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Read Ebook: Amedeide: Poema eroico by Chiabrera Gabriello

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Ebook has 1944 lines and 93450 words, and 39 pages

Carlo Traverso, Claudio Paganelli and Distributed Proofreaders

AMEDEIDE

POEMA EROICO

GABRIELLO CHIABRERA.

NUOVA EDIZIONE

Dedicata

A S. S. R. M.

IL RE

CARLO ALBERTO

GENOVA

TIPOGRAFIA DE' FRATELLI PAGANO

Canneto il lungo, Palazzo Raggio, n.? 800.

Presso l'Editore VINCENZO CANEPA Sotto i Portici dell'Accademia Ligustica.

SACRA REALE MAEST?

L'Augusta Casa de' Sovrani Sabaudi, S.R. Maest?, diede sempre colla grandezza di azioni magnanime nobilissimo argomento all'ingegno de' Cantori d'Italia.

Gabriele Chiabrera, sommo ornamento delle lettere ne' Vostri Reali Dominj, confortato dal favore del Duca Carlo Emanuele, prese a celebrare con eroico poema quell'Amedeo che liber? col senno e colle armi l'Isola di Rodi. Questo poema era ben degno di ricomparire, dopo due secoli, sotto gli auspicj della Reale Maest? Vostra, che tutti consacra i suoi pensieri alla felicit? de' sudditi ed alla gloria del regno; e che si ? degnata di permettere, che fregiato dell'Augusto nome di Lei, venga nella luce del pubblico. Io lo depongo appi? del Trono Reale insieme agli umilissimi sensi del mio sommo rispetto

Ubbidientissimo Servitore e fedelissimo Suddito VINCENZO CANEPA Editore.

AI LETTORI GENTILI

VINCENZO CANEPA

Gli argomenti all'Amedeide, che leggerete in questa edizione, sono fatica del sig. avvocato G.B. Belloro, savonese, che me gli offer? gentilmente; n? io volli ricusare il dono della sua cortesia; troppo essendo convenevole che in qualche modo concorra ad una edizione del Chiabrera uno almeno degli arcadi savonesi.

VITA DI GABRIELLO CHIABRERA

Se la nostra Liguria occidentale non avesse di che pregiarsi se non se di GABRIELLO CHIABRERA, ragion vorrebbe ch'ella se ne tenesse onorata e superba. Perciocch? fu questi il primo che mostr? agl'italiani esservi pure un'altra scuola, fuori della provenzale, in cui mirando studiosamente si potea venire in fama di poeta meraviglioso; e il mostr? con esempj felicissimi s? nel genere grande, s? nel gentile; spirando, se cos? m'? lecito parlare, ne' petti degl'italiani un nobile ardimento; e la nostra favella, di timida e rispettosa ch'ella era in mezzo alla copia delle voci e de' modi, facendo animosa ed altera senza macchiarne l'urbanit? e la grazia che le viene dal puro e sonante dialetto dell'Arno. Ma questo Poeta non ebbe mai scrittore della sua vita; ed egli di se medesimo parl? brevemente, pi? tosto per dire gli onori avuti da Principi grandi e da Sommi Pontefici, che per altra cagione. E per? non a torto faceva querele il Tiraboschi di tanta negligenza. Ond'? che nella Storia Letteraria della Liguria io m'ingegnai di stendere minutamente la vita di questo sommo poeta; ed ora ne do quasi un compendio, ma corredato di molte notizie, che per quegli anni non erano conosciute; cosicch? Egli pi? non abbia a dirsi inonorato in Italia.

La madre del Poeta, rimasa vedova in fresca et?, pass? ad altre nozze con Paolo Gavotti nobile savonese, e di GABRIELLO si tolse la cura Margherita sorella del padre di lui, la quale di Ottavio Pavese suo marito non aveva prole veruna; ma la tutela del pupillo tenevala Giovanni pure fratello del padre, ed esso ancora senza figliuoli. Giunto GABRIELLO all'et? d'anni nove, fu condotto in Roma, ove Giovanni suo zio faceva dimora, ed ivi fu nodrito con maestro in casa da cui appar? la lingua latina. In quegli anni lo prese una febbre, e dopo due anni lo percosse un'altra, che sette mesi lo tenne senza sanit? e l'inviava a morire etico; onde Giovanni suo zio, per farlo giocondo con la compagnia d'altri giovinetti lo mandava alle scuole de' PP. Gesuiti; ed ivi prese vigore e fecesi robusto, ed ud? le lezioni di filosofia, anzi pi? per trattenimento che per apprendere; e cos? visse fino all'et? di venti anni. Ma nel 1572, essendo mancato di vita in Roma lo zio Giovanni, esso GABRIELLO and? a Savona a vedere e farsi rivedere da' suoi; e fra pochi mesi tornossene a Roma.

Quivi avuta occasione di vendere un giardino, che sembra eredit? dello zio, al Cardinale Luigi Cornaro Camerlengo di S. Chiesa, colse l'opportunit? di entrare in corte di quel Porporato, e vi stette tre anni. In questo, avvenne, che senza sua colpa fu oltraggiato da un gentiluomo romano, ed egli vendicossi; n? potendo meno, gli convenne di abbandonar Roma, e ridursi alla patria. Del qual avvenimento non abbiamo altra notizia, salvo se quella lasciataci dal Poeta, e che si ? riferita colle sue parole medesime.

Appena nato, a' duri miei tormenti Sorte volle adoprar la sua fierezza; Mi neg? le lusinghe dei parenti, Mi pose in risse, m'invol? ricchezza: Amore alfin con le sue fiamme ardenti Servo mi fe' d'una crudel bellezza.

Forza d'alta belt?, ch'empie gli amanti Di caro duol, tiranneggi? mia cetra: Oggi che imbianco........ ........ altrove ergo i pensieri.

E tuttavia nel CHIABRERA l'amore vestiva un abito gentile, alla platonica; e in tutte le sue poesie non ? parola che ricordi, non dir? le sozzure di certi poeti de' tempi a noi vicini, ma n? anco la licenza dell'Aminta e della Gerusalemme.

L'anno del 1584 rallegr? la solitudine del CHIABRERA con l'arrivo in Savona della famosa Isabella Andreini, venutavi colla sua compagnia comica a farsi udire sulle scene. Il poeta onor? con parecchie composizioni il valore dell'attrice, ed essa, che non era donna volgare, rispose con rime pregevolissime che abbiamo alle stampe. Ma v'ebbero sdegni e combattimenti tra' gentiluomini di Savona. Stavano per una parte Ottaviano e Luigi Multedo; per l'altra Benedetto Corsi, Giulio e Cesare Pavesi, Ambrogio Salinero e il nostro Poeta; che brevemente, al solito, cos? accenna quella tenzone: <> Si compose la discordia con un atto di pace rogato in Mulazzano add? 16 aprile 1585, ed accettato in Savona dai Multedo il d? 24: il che ne fa conoscere che la fazione del CHIABRERA ebbe a ricoverarsi negli antichi dominj della R. Casa di Savoja.

Ma di un sommo poeta non si deggiono cos? ricercare le notizie della vita domestica, come quelle degli studj e degli onori per essi ottenuti. GABRIELLO CHIABRERA, uscito dagli anni della prima giovent?, e dalle istituzioni puerili, cominci? a praticare in Roma con Paolo Manuzio amico di Massimo suo fratello, e ascoltavalo ragionare: poi recandosi alla Sapienza, udiva leggere Marcantonio Mureto, ed ebbe con lui familiarit?: avvenne poi che Sperone Speroni fece stanza in Roma, e con lui domesticamente tratt? molti anni; e da questi uomini chiarissimi raccoglieva ammaestramenti. Que' sommi latinisti, Manuzio e Mureto, gli fecero nascere desiderio di poetare nell'antica lingua de' Romani; ma non istette molto ad avvedersi che i primi seggi erano gi? tenuti da uomini famosi; e si volse alla lingua italiana; confortatovi eziandio da Sperone Speroni. Diedesi dunque a studiare ne' primi fondatori dell'idioma toscano, e specialmente in Dante, nel Petrarca, e nel Boccaccio: tra' meno antichi pregi? sopra tutti l'Ariosto. Con presidj s? fatti, e coll'aggirarsi per la Toscana, venne a tanto di perfezione che s? nella poesia, come nella prosa, egli ? scrittore pieno di urbanit?, di grazia non affettata, e cos? puro che l'Antologia di Firenze, disse del suo scrivere quelle parole dell'Alighieri:

<<........ ma Fiorentino Mi sembri veramente quand'io t'odo.>>

Il taciuto valor quasi ? viltade,

Con tanti presidj ed ammaestramenti, e dotato d'ingegno grande, e bramoso di gloria, non poteva il CHIABRERA non levarsi sopra la schiera de' poeti, e giungere a tale di altezza, che altri non avesse speranza di aggiungerlo. Tent? quasi tutti i generi di poesia, e i pi? felicemente.

Parmi di avere accennato tutte le composizioni di GABRIELLO CHIABRERA cos? in prosa come in verso; bench? ve n'abbian molte inedite; per figura, le lettere al pittore Luciano Borzone, e le poesie varie che Benedetto Guasco prometteva di voler mandare alla luce pubblica; ma furon parole.

Ora ? da far motto degli amici, che n'ebbe molti, e segnalati. Gi? si ? detto di P. Manuzio, del Mureto, di Sperone Speroni, del P. Grillo, e di Gianvincenzo Imperiale. Aggiungeremo Fulvio Testi, Agostino Mascardi, Virginio Cesarmi, Giacomo Filippo Durazzo, e Monsignor Ciampoli, il P. Rho Gesuita di Lombardia, il P. Antinori, il Cav. Luca Assarino, Mariano Valguarnera, siciliano, il Cicognini, il Balducci, Ansaldo Ceb?, Giangiacomo Cavalli, poeta sommo nel dialetto di Genova, il pittore Cristofano Allori, Lorenzo Fabbri, lucchese, che stavasi in Genova, i due fratelli Ambrogio e Giulio Salinero, Pier Girolamo Gentile e il P. Alberti, Somasco, tutti e quattro savonesi. In Firenze ebbe amici ed ospiti i signori Corsi marchesi di Cajazzo; in Genova, Gianfrancesco Brignole Sale marchese di Groppoli, e Pier Giuseppe Giustiniani: quest'ultimo signore, degno veramente dell'illustre sua stirpe, ebbe col CHIABRERA un'amist? familiare, che dur? fino alla morte del poeta: l'albergava in sua casa; e tutti gli anni il voleva a Fassolo; dove gli aveva fatto apprestare una stanza rivolta a mezzod?, e sopra la porta fatto incidere il distico seguente:

Intus agit Gabriel: sacram ne rumpe quietem: Si strepis, ah! periit nil minus Iliade.

Cos? visse GABRIELLO CHIABRERA fino all'anno 87 della sua vita: manc? poco a poco, per vecchiezza anzich? per forza di morbo. Ed essendo vivuto mai sempre, come a vero cattolico s'addice, sentendo appressarsi il fine del suo vivere, si confess? d'ogni sua colpa al P. Garassino, Servita, e ricevette il Viatico e l'Olio Santo dalle mani di Benedetto Malfante suo parroco. Confortato in tal guisa dalla Religione, si mor? il 14 ottobre 1638; e il d? appresso, fu il suo cadavere onorevolmente accompagnato alla chiesa di S. Jacopo de' Minori Riformati, e nell'arca della sua famiglia deposto; ma n? la moglie, bench? agiata ed erede del marito, n? gli amici, n? il Comune pensarono mai a onorarne la tomba. Lelia sopravvisse fino al 1647. Il testamento del Poeta ha la data del 3 febbrajo 1634; quello della sua vedova, del 5 maggio 1640: ambedue ricevuti in Savona dal notajo Marcantonio Castellini. Qui porr? fine alle notizie di GABRIELLO CHIABRERA, principal vanto di Savona, gloria della Liguria ed ornamento d'Italia.

ANNOTAZIONI ALLA VITA.

AMEDEIDE

POEMA

Con gli Argomenti

DELL'AVVOCATO

GIAMBATISTA BELLORO

SAVONESE

CANTO PRIMO

ARGOMENTO.

Musa, ch'alme corone al crine adorno Tessi di stelle, e di bei lampi ardenti, E dal Cielo, ove fai dolce soggiorno, D'ammirabile spirto empi le menti, Di' d'AMEDEO, come da Rodi intorno Tolse il furor de le nemiche genti, Quando a' Cristiani altar porgendo aita Il feroce Ottoman trasse di vita.

E Tu, ch'alto adoprando, ampio sentiero T'appresti, o CARLO, a le magion stellanti, Mentre pur sali, e nel v?aggio altiero Belle orme imprimi, odine lieto i canti; Non perch? 'l corso del real pensiero Spronar tu deggia del grand'Avo ai vanti; Non ? mestier: cos? spedito, e franco Voli a le mete eterne unqua non stanco.

Scorgi sol, ch'agli Eroi sacra corona Dassi in Parnaso; e lo sperar sia certo, Ch'un d? cetra immortal lungo Elicona Temprer? Febo al tuo s? nobil merto: Bene alto in terra d'AMEDEO risuona Il giusto affanno in guerreggiar sofferto; Ma pi? sublimi inverso il ciel tue lodi Allor n'andranno: or d? l'orecchio a Rodi.

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