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Read Ebook: Le monete dei possedimenti veneziani di oltremare e di terraferma descritte ed illustrate da Vincenzo Lazari by Lazari Vincenzo

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Ebook has 183 lines and 42582 words, and 4 pages

dall'autore quale ne fosse il peso. Se in alcuno de' musei nostri avessi trovato esistere questo rarissimo pezzo, sarebbe stato agevole lo sciogliere l'intricata questione.

Grossetto.

Parlando tuttavolta de' grossetti di Cattaro, e toccando necessariamente di quelli battuti col nome e colla imagine dei re di Rascia, troppo credo interessare la veneta numismatica il far un cenno, sia pur di volo, de' pi? antichi grossi coniati da que' re a somiglianza de' veneziani.

L'immenso spaccio ch'ebbe nel volger di pochi anni questa nuova moneta mosse i re di Rascia ad imitarne il tipo; ond'ebbero origine i grossi, simili a' nostri, di Stefano e del primo Urosio. Di quest'ultimo i primi serbavano il peso e il titolo de' veneziani, quelli coniati pi? tardi ne serbavano il peso ma n'era molto scemato il titolo. Questa adulterazione, fatta con tanta malafede da quel re di cui disse Dante

determin? la Repubblica a riguardare come falsi i grossi rasciani, ed a decretarne formalmente il bando colla seguente terminazione del 1282:

Fallita a re Urosio la turpe impresa e scoperta da' Veneziani la frode, i re di Rascia mutarono il tipo de' grossi loro, staccandolo da quello de' veneziani.

Sappiamo infatti da scrittori e da documenti contemporanei che nel 1627, sotto la reggenza del medesimo Pietro Morosini, furono de' grossetti ivi allora battuti recati alla zecca nostra. Chi venne incaricato dell'assaggio di queste monete le riscontr? a peggio 238 per marca, ad un titolo cio? di molto inferiore al legale. Quale per? si fosse questo titolo legale a cui doveano attenersi gli zecchieri albanesi, non si pu? agevolmente conoscere. La rarit? singolare del pi? antico grossetto toglie che s'istituiscano sovr'esso esami d'assaggio, n? d'una moneta di cui si reputa esistere un solo esemplare dee il numografo valersi, quand'anche fosse sua, per distruggerla o spezzarla. Tutti sanno quanto dubbioso sia l'assaggio per semplice tocco, quantunque non alteri sensibilmente la moneta esaminata; dal tocco la mi parrebbe questa in discorso, d'argento peggio k. 50 all'incirca, di un titolo cio? che s'accosterebbe a quello de' grossi veneziani, valutato dal co. Mulazzani a Milano a 0,952. N? mi fu pure possibile procurarmi alcuno de' mezzi grossetti, che per? occorrono pi? frequenti ne' pubblici e privati medaglieri, comech? il semplice tocco accusi la bont? di questo spezzato, simile a quella del suo intero. Vedemmo pi? sopra come la Signoria di Venezia, verificata nel 1627 l'alterazione del titolo de' grossetti di Cattaro, li richiamasse inutilmente all'assaggio alla zecca nostra, e come poi andassero del tutto in disuso.

Mezzi Grossetti.

Tre variet? di tipi, molto fra loro distinti, si conoscono di questa piccola moneta d'argento, i cui esemplari mi offersero quasi costantemente un peso di k. 2. 2, bench? il loro grado di conservazione lasci supporre che quella cifra in origine dovess'essere alcun poco pi? alta.

Dalle memorie di zecca sembra che nel 1627 siansi battute gazzette in quella citt?, le quali si trovarono da' monetarii della metropoli a peggio 443 per marca. Ma di questi pezzi non n'esiste alcuno nelle nostre raccolte, che avrebbe dovuto recare, come il gi? riportato grossetto, le iniziali di Pietro Morosini e gli stemmi della costui famiglia.

Quattrini?

A. B. Antonio Boccole, primo conte, dal 1420 al 1422; o piuttosto Alvise Bon, dal 1464 al 1466.

L. B. Lodovico Baffo, 1451 a 1453.

P. T. Priamo Tron, 1488 a 1489.

IE. O. Girolamo Orio, 1492 a 1494.

S. C. Sebastiano Contarini, 1501 a 1503.

P. Z. Pietro Zen, 1514 a 1516.

D. G. Domenico Gritti, 1526 a 1527.

M. B. Marco Barbo, 1527 a 1528.

F. S. Francesco Sanudo, 1533 a 1534.

M. B. Matteo Bembo, 1538 a 1540.

B. B. Battista Barbaro, 1546 a 1548.

F. P. Francesco Priuli, 1562 a 1563.

Obolo o Follare.

Riassumendo pertanto, prima di dipartirci delle monete di Cattaro, la enumerazione de' singoli conti e rettori che vi improntarono il loro nome o i loro stemmi, li registriamo nell'ordine cronologico, apponendo a ciascuno il numero che occupa nella serie, quale ce la lasci? Flaminio Corner, l'anno della elezione, e la qualit? della moneta.

Ma fuor di dubbio fu battuto a Venezia il bagattino di puro rame o d'ottone di Antivari. Questa bella citt? d'Albania tennero i Veneziani, che vi mandarono a reggerla un podest? a biennio, dal 1405 sino al 1571, nel qual anno Alessandro Don? la cedeva mediante capitolazione a' Turchi, e reduce in patria veniva, come perpetratore d'atto codardo, punito. Ma la pace conchiusa fra la Repubblica e la Porta nel 1573, fiss? per sempre le sorti di Antivari, incorporata d'allora ne' possedimenti dell'impero ottomano.

Le osservazioni fatte sui bagattini, allorch? dissi di quelli coniati per le citt? della Dalmazia, possono riferirsi anche a questo che ha comune con essi l'epoca, il peso, la fabbrica; sicch? ritengo inutile il soffermarmi davvantaggio a parlarne.

DULCIGNO.

ALESSIO.

E qui si chiude la prima delle classi in cui ho spartito la numismatica de' possedimenti de' Veneziani, rivolgendo ora le mie indagini alle monete da loro battute per le province che costituivano il Levante Veneto.

Venendo ora a dire delle monete che i Veneziani coniarono nelle varie epoche perch? avessero corso nel loro Levante, questa seconda categoria avrebbe ad abbracciare quelle che si destinarono ad aver corso in tutt'i possedimenti, ad esclusione della Dalmazia e della Terraferma d'Italia. Ma ho creduto separarne le battute per Candia e per Cipro, per la ragione espressa nel principio di quest'operetta che, limitandosi queste due serie quasi puramente a monete ossidionali, mi parvero meritare due classi a s?. I nummi de' quali ci occuperemo in questa seconda parte furono invece cusi, niuno eccettuato, nella metropoli.

Tornese.

Se il tornese del Loredan ? veramente la moneta di questo doge alla quale ho applicalo quel nome, siccome l'unica che mi parve corrispondervi pel suo titolo e pel suo peso, ? notabile come se ne scostasse il tipo dai precedenti. Il peso degli esemplari che ne esaminai varia da k. 2 a k. 2. 2, il diametro ? di m. 0,015. Offre nel campo del diritto la figura stante del doge che tiene il vessillo, e intorno a cui ? la scritta . LEONAR . LAVREDAN .; il titolo DVX ? in caratteri verticalmente disposti lungo l'asta; dietro al doge le sigle BM in alcuni esemplari, ed in altri AB. Nel rovescio il San Marco in soldo attorniato dalla consueta leggenda + . S . MARCVS . VENETI . ? chiuso in un ornamento di perline quadrilobato. Due esemplari di questo nummo erano presso il Gradenigo , altro ? nella Marciana proveniente dal Pasqualigo, due altri n'esistono nella Raccolta Correr.

Grossetto per navigare.

Tanta dunque era la voga delle monete veneziane in Oriente, che il duca di Sassonia le preferiva a tutte le altre nel muovere al viaggio di Terrasanta!

Ducato delle Galee.

Da 30 tornesi.

Nell'esporre pertanto a' lettori la serie de' pezzi multipli di questo minor tornese coniati dal Priuli, dar? primamente luogo a quello da tornesi 30, perch? ne esiste qualche raro esemplare colla iscrizione latina , eccedente il peso ordinario del pezzo.

Ragguagliato il tornese a 4/5 del bagattino, il pezzo da 30 tornesi equivale ad una gazzetta.

Da 32 tornesi.

Non so che altri dogi, fuorch? Antonio Priuli, abbiano coniata questa moneta, non ovvia a trovarsi. Il suo peso, in due begli esemplari che n'esaminai, uno alla Marciana e l'altro al Museo Correr, mi risult? di k. 18. 3. cio? pari al pezzo da 30 tornesi del primo tipo. Ma donde sorse mai cos? strano caso, che due monete di peso e titolo identici e d'epoca uguale, variino nel valore? Potrebb'egli ritenersi forse che la eccedenza nel pondo della moneta da 30 tornesi coll'iscrizione latina, avesse consigliato a sminuirla e a stampare i pezzi gi? preparati col valore di 32? Non oso decidere la intricata questione.

Da 60 tornesi.

Da 15 tornesi.

Piastra.

La rarit? singolare di questo pezzo, il vederne l'unico esemplare che se ne conosca a fior di conio, il non incontrare in tariffe n? in memorie di zecca alcuna moneta con questo nome, n? in quell'epoca n? dappoi, fanno ritenere essersi bens? progettata la piastra ed eseguitone il conio, ma non aver mai essa avuto corso, qualunque sia il motivo che determinasse a sospenderla.

Reali.

Altro reale esisteva nella raccolta di Maffeo Pinelli, la cui libreria fu s? dottamente descritta dal Morelli che ci conserv? memoria di questo pezzo, che non si sa ove pi? esista dopo la deplorata dispersione di quel medagliere.

Leoni Morosini.

Gl'immensi dispendii che la Repubblica dovette sostenere per la guerra co' Turchi, gli ultimi anni del secolo di cui ci occupiamo, resero straordinariamente operosa in quell'epoca la zecca nostra. Ad agevolare pertanto le transazioni commerciali co' popoli del Levante, si determin? lo stampo di nuove monete che fossero in un medesimo facili a conteggiarsi ne' territorii ove durava la ideale lira di computo dalmata, e dove non si conosceano altre monete all'infuori da quelle della dominante. Nel 1688, ducante Francesco Morosini, uscirono dalla veneta zecca tali monete, che 2 e mezza d'esse uguagliavano uno zecchino, e delle quali ciascuna equivaleva a lire 10 di Dalmazia o lire 6. 16 di Venezia, perch? allora nella capitale lo zecchino andava a lire 17, nelle province a lire 25.

Il quarto equivaleva a lire 1. 14 di nostra moneta, o a lire 2. 1/2 di computo nel Levante.

Gazzette e Soldi per le Isole e per l'Armata.

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