Read Ebook: Africa Orrenda by Rapisardi Mario
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Ebook has 91 lines and 7532 words, and 2 pages
Non hai tu, donna, or ora a turpi sgherri in braccio Inebbriati di poter maligno, A chi diceati: <
Non hai tu, che d'oltraggio le pure anime cibi, Negato il pane al Giusto, il culto al Vero, Per onorar l'Inganno, per ingrassar gli Scribi Del vitupero?
Difeso col tuo nome, del tuo pallio coverto Chi fa dell'are tue bisca e bordello? Chi, pi? che penna o spada, ? a maneggiare esperto Il grimaldello?
Profuso oro a' bertoni d'Astrea fatta baldracca? Procacciato a Bonturo onor divino? Scolpito in marmi e in bronzi la guarnacca Di Truffaldino?
Non hai tu, barcheggiando su le calde fiumane Del pianto, druda delle altrui vendette, Scagliato ai derelitti, che ti chiedeano pane, Piombo e manette?
Non hai, madre, sofferto ch'a' tuoi sacri captivi Fosse un raggio di sole anco vietato? Non hai tu su la fossa dei tuoi martiri vivi Cancaneggiato?
Ed ecco, or nell'ecclissi del tuo giudizio, alata Furia al tuo capo la Giustizia romba; E l'Espiazione, vermiglia aquila irata, Sopra a te piomba!
Oh fragor d'improvvisi sdegni e d'immani lutti, Dal ciel, dal mar, dalle cruente arene! Oh suon misterioso di palpitanti flutti: Ecco, ella viene!
Sostano a' campi avari, alle officine, intorno, L'opere in minacciosa alta qu?ete; L'austero Etna nevoso, che si arrubina al giorno, Viene, ripete.
Dalle reggie pollute, dai trafficati altari Sorgono al casto cielo ululi immensi; Mandano le severe Alpi a' bollenti mari Fraterni assensi.
O monti, asceti assorti nello splendor del Nume, O flutto uman cui la speranza investe, O dei cieli e dei cuori interminabil lume, Voi mentireste?
DOPO LA SCONFITTA
Finch? briaca alla caterva sozza, Che nell'obbrobrio e nel dolor l'atterra, Porge Italia le groppe, ella che mozza Agli apostoli il grido e i polsi inferra;
Finch? il turpe delirio in lei non langue Di rei conquisti e di vendette oscene, E tributo alle nostre esauste vene Osa chiedere ancor d'oro e di sangue;
Finch? la Frode, ire affilando e spade, Di mercate lusinghe il vulgo impregna, E all'Abissin, cui la capanna invade, L'infamia nostra e il nostro eccidio insegna;
Finch?, tra un baccanal d'anime guerce, La Sconfitta e la Resa in Campidoglio; L'Onore in ceppi, il Vituperio in soglio, Ludibrio il Dritto, la Giustizia merce;
Lungi da questo sciagurato suolo, Lungi dall'et? rea sorga il poeta: Liriche strofe, liberate il volo A ciel pi? puro, a reg?on pi? lieta.
A che turbar dei bellicosi ladri L'animo pio con misurati pianti? O cari petti giovanili infranti, ? troppo che su voi piangan le madri!
Ove andrem noi? Sangue e miseria intorno E fango. Oh ferrea notte D'Europa! Oh immani lotte Di truffatori! E ancor lontano ? il giorno.
Gitta la vaticana Idra la squama Fra' mal guardati avelli, E gl'incauti ribelli Affascinando, il nostro esizio trama.
La jena di Stamb?l, di terror folle, Nel sanguinoso mare Galleggia, ove affogare Invan l'inglese mercator la volle.
Ecco, il deforme orso del Volga accampa Sul provocato lido, E con geloso strido Porge alla rea l'insanguinata zampa.
Ma la francesca Libert? bastarda, Che, le adipose cuoja Date in custodia al boja, Tutto vende ghignando e tutto infarda,
Indarno al Papa ed allo Czar gl'immondi Quarti lambisce abjetta: Gi? nell'ampia belletta, Ond'ora ingrassa, ? forza pur che affondi.
Squassa il Leone castiglian la giuba, E ruggendo si scaglia Ove in armi travaglia La invan contesa Libert? di Cuba.
All'auree vene del Trasvallo intanto Calano in tetri giri Gli europei vampiri, Che di civile sap?enza han vanto.
O Civilt?, se messe altra non d?i Che di s? tristi allori; Se agli aspettanti cori Fuor che stragi e miseria offrir non sai;
O che le armene piagge, o che la vetta Dell'Amba orrida innostri, Co' tuoi bugiardi mostri, Perfida Civilt?, sii maledetta!
Oh agreste pace, candido Regno dei buoni! Come fiamma viva Agitata dal turbine, Su l'et? sfatta il gran Giudizio arriva.
E tu prima il benefico Passo n'udrai, tu dal giaciglio fondo Sorgerai prima, o triplice Roma, cuore d'Italia, amor del mondo.
Ecco, ove un tempo il bufalo Torvo sguazzava, e tra paduli morti Serpean le Febbri, il florido Lavoro avviva di Feronia gli orti.
Quanto vigor di giovani Cori, asserviti all'Ignoranza e al Fasto, La burbanzosa Ignavia Gittava all'Ozio e alla Lussuria in pasto;
Quanto tesor di valide Braccia, in miserie apriche, in odj bui, Tingea con folli audacie D'innocuo sangue il vituperio altrui;
Quanti all'altar cadeano D'un bronzeo nume in sanguinose gare, O di miseria indocili Fugg?an maledicendo il patrio mare,
Oggi a' nuraghi inospiti. All'ardue Sile, alle insalubri chiane Un salutar diffondono Fiume di redentrici opere umane;
Che, propagate in fervidi Commerci, ignari di gelosi insulti, Fan che redento a' secoli L'immenso core della Terra esulti.
Stendi l'oblio su l'umile Mia fossa, o generosa itala prole; Ma sul tuo capo indomito L'alta speranza mia splenda col sole!
Prezzo di questo opuscolo Cent. 70
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vendibili
NELLA LIBRERIA EDITRICE DI NICCOL? GIANNOTTA
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