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Read Ebook: La tabernaria by Porta Giambattista Della

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Ebook has 544 lines and 13602 words, and 11 pages

PEDANTE. Da questa massima ne segue: ho perduto la figlia, ergo, igitur, ? stata violata; e io ne resto disperato.

LARDONE. Disperati son quelli che l'han trovata; ch? subito gli verr? in fastidio, che doppo il fatto, se avessero il pozzo appresso, ce la buttarebbono dentro, ch? non ? peggio mercanzia che di femine.

PEDANTE. Ti par poco essermi tolta una figlia?

LARDONE. Ti par poco esser restato io senza mangiare e senza dormire, che non sarebbe altro che sotterrarmi vivo?

PEDANTE. Perch? sei un forfante che ad altro non pensi che mangiare.

LARDONE. Come si parla di mangiare e di bere, sono un forfante; come non darmi da mangiare e bere, son pi? che fratello carissimo.

PEDANTE. Ti vorrei attaccar la bocca con una cannella piena di vino e lasciarti bere fin che crepassi; e dire:--Vinum sitisti, vinum bibe.

LARDONE. O che crepar dolce!

LARDONE. Lo star senza mangiare importa la vita, che ? pi? dell'onore: si pu? vivere senza l'onore, ma non senza mangiare. Da questo mondo non se ne ave altro se non quanto ne tiri con i denti.

PEDANTE. Ergo, igitur, absque dubio, poco importa l'onore.

LARDONE. Le leggi dell'onore son fatte per i cavalieri e prencepi, re e imperatori, e appena se ne curano; perch? vuoi curartene tu?

PEDANTE. Chi son questi reggi e imperadori?

LARDONE. La regina Didone, come ho inteso da voi leggere a' scolari.

PEDANTE. Mente per la gola Virgilio, mente e rimente per guttur quante volte lo vuol dire overo l'? passato per la fantasia: ch? Didone fu una regina onorata, n? mai si ritrov? a solo a solo con Enea in quella spelonca; e io lo vuo' mantenere con lo filo e la punta della penna contro qualsivoglia letterato che lo voglia dire.

LARDONE. Poco importa questa disfida alla mia fame, e ad ogni parola fare una disputa.

PEDANTE. Il parlar teco troppo familiare causa il minuspretio: omnis familiaritas parit contemptum; ma sempre che parlerai meco senza licenza, vuo' cavarti un dente.

LARDONE. Vorrei pi? presto perdere un diamante che un dente. Ma io merito questo e peggio. Venir da Salerno a piedi a preparare l'alloggiamento, e restar con una bocca secca come avesse mangiato presciutto!

LARDONE. E che sapete ben correre alla quintana.

PEDANTE. ... Sederai meco a tavola, beverai al mio bicchiero e del vino che bevo io, e seraimi compagno nello Studio: questo onor ti far? glorioso fin alla fin del mondo. ...

LARDONE. Io non ho bisogno ingrammaticarmi; e questi onori d?lli ad altri che li desiderano; ch? io vuo' pi? tosto mangiarmi una cipolla, una radice e ber vin che senta di muffa, quando ho appetito, e a mio modo, e dormir solo in terra e trar corregge a mio modo; starei pi? tosto in galea che nel tuo Studio.

PEDANTE. ... Sedendomi appresso, questa mia venerabil toga ti onorer? e ridonder? in tua gloria, che mai dall'edace tempo ti fia consumpta.

LARDONE. O Cielo, che mirabil nuovo genere di pazzia ave occupato il cervello di costui! Non ? pi? dolce boccone che beccarsi il suo cervello.

PEDANTE. Parli da quel che sei, cio? una bestia; e io sono una bestia, che d'un asino vogli farlo diventar cavallo. Il dedecore m'ha transverberato il core. Ma ricogliamoci in qualche luogo e dormiamo insino a giorno.

LARDONE. Or questo no.

PEDANTE. Lasciami dire.

LARDONE. Non voglio ascoltare.

PEDANTE. Nil melius sobrietate.

LARDONE. Nil peius affamatione.

PEDANTE. Io non intendo questa tua grammatica.

LARDONE. N? io la tua.

PEDANTE. Dimmelo in volgare.

LARDONE. Non si trovano parole per dichiararlo.

PEDANTE. Se vuoi rispondere ad ogni cosa, non finiremo questa notte. Ma sta' di buona voglia.

LARDONE. Come posso, morendo di fame, star di buona voglia?

LIMOFORO, LARDONE, PEDANTE, ANTIFILO.

LIMOFORO. Sento lamenti.

LARDONE. ? segno ch'hai orecchie.

LIMOFORO. ? segno d'uomo sconsolato. O uomo da bene!

LARDONE. Questo nome di uomo da bene non fu mai in casa mia, e io sono il primo di questo nome.

LIMOFORO. Cons?lati.

LARDONE. Come pu? consolarsi chi non ha niuna speranza di cons?li?

LIMOFORO. ? troppo gran miseria viver senza speranza di cons?lo.

LARDONE. Per? son discontento e ne disgrazio tutti i cons?li.

LIMOFORO. Non pianger dunque.

LARDONE. Piango per sfogar la mia disgrazia e per morire.

LIMOFORO. Meglio ? che ti consoli da te stesso che esser consolato da altri: abbi pazienza.

LARDONE. La pazienza non ? rimedio da far passar la fame.

ANTIFILO. . O Lardone!

LARDONE. Mai fui manco Lardone che ora: ? scolato il grasso e ci ? rimasta a pena la cotica.

ANTIFILO. Se non sei Lardone, sarai lo spirito suo.

LARDONE. E il spirito ? quello che ti risponde, ch? il corpo ? gi? morto.

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