Read Ebook: Tra cielo e terra: Romanzo by Barrili Anton Giulio
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Ebook has 1317 lines and 71962 words, and 27 pages
--Ma s?, come bisogna essere in chiesa. O non ci si va, o ci si sta come si deve. Dopo tutto, non ? la casa del nostro superiore? del grande ammiraglio, di quello, io voglio dire, che non commette ingiustizie?--
Cortesie di buon vicinato.
Passarono tre giorni, che Maurizio occup? degnamente in cento piccole cure. Prima di tutto aveva da riconoscer la casa, dopo tanti anni d'assenza, da vedere tutte le novit? che c'erano state fatte in quel lungo intervallo, il parco, il giardino, l'orto, il frutteto, la fagianaia, il pollaio, insomma tutto ci? che sua sorella Albertina aveva ordinato, o condotto a termine, o perfezionato, affinch? il Cast?u, com'ella diceva, bastasse a s? stesso.
--Egregiamente;--notava Maurizio, approvando.--Credo che si potrebbe sostenere anche un anno d'assedio.
--Capisco che tu ci avresti tempo di annoiarti;--rispondeva Albertina.
--No, sai; tu coi tuoi polli e coi tuoi fagiani; io coi miei libri, le mie carte, i miei strumenti; si passer? il tempo benissimo, e il peggiore dei nemici non avr? modo di penetrare qua dentro.--
Maurizio aveva ricevuti da Ventimiglia i suoi bauli e le sue casse. Tutto era gi? stato aperto, schiodato, sciorinato; libri, carte geografiche, idrografiche, bussole, cannocchiali, seste, sestanti, cronometri, tutto il bagaglio scientifico dell'ufficiale di marina. Il legnaiuolo della casa era stato chiamato, e sotto la direzione di Maurizio lavorava ad aggiustare, ed aggiungere scaffali, a piantar chiodi e bullette, ad appender quadri, stampe, fotografie, armi, stoffe, amuleti, stoviglie, tutto il museo dell'ufficiale di marina che era stato anche un viaggiatore intelligente e curioso. Era quello un lavoro faticoso, ma gaio; e lo rendeva pi? gaio il pensiero della quiete futura, in cui Maurizio avrebbe potuto finalmente metter mano alla sua Storia delle Guerre marittime. Quella, davvero, non gli usciva di mente.
La mattina del quarto giorno, mentre era in maniche di camicia su d'una scala di legno appoggiata alla parete, gli fu portata da Giaume una lettera.
--Gi? la posta a dar noia!--esclam? egli, seccato.
Non era della posta; era una lettera del paese.
--Mettila l?, su quella tavola. Chi l'ha portata?
--Il fattore della Balma.
--Ah!--disse Maurizio; e pi? non disse.
Com'ebbe finita l'operazione per cui si era inerpicato lass?, scese tranquillamente e and? a prender la lettera, che portava scritto sulla busta: <
< < "BOURDIGUE." Maurizio lesse e sorrise; ripieg? il foglio, dopo avergli data ancora una rapida scorsa, lo rimise nella sua busta, e depose questa sulla tavola; dopo di che ritorn? al suo lavoro. Alle dodici il legnaiuolo si conged?, per andarsene a desinare. --Ripasser? alle due, signor conte;--diss'egli. --No, per oggi baster?;--rispose Maurizio.--Ho da far altro; ritornerete domattina, all'ora solita.-- E anch'egli discese, dopo essersi messo in ordine, per andare ad asciolvere. Dopo il pasto mattutino, and? nelle sue stanze a mutar abiti. --Vai fuori?--gli chiese Albertina, vedendolo cos? vestito di tutto punto. --S?, alla Balma. Vedi che cosa mi scrive il tuo generale.-- Cos? dicendo, porgeva ad Albertina la lettera che aveva ricevuta nella mattinata. --? cortese;--osserv? ella, dopo aver letto.--E gli sei proprio debitore di una visita. Io, anzi, te lo volevo dire fin da ier l'altro. --Andiamo dunque, e perdiamo questa mezza giornata;--conchiuse egli sospirando. E uscito dal Cast?u, si avvi? alla Balma; non dalla parte del paese, ma dalla parte della montagna, per la scorciatoia del bosco e della cascata, che ben ricordava, per averla fatta da ragazzo, almeno un centinaio di volte. Rivedere i luoghi dove si ? passata la prima adolescenza, dove non ? per noi un ricordo che non sia lieto, ? certamente bellissima tra tutte le cose belle della vita. Maurizio s'immerse in quella gioia cos? profonda, e nondimeno un pochettino chiassosa, che invade tutto il nostro essere, e trova ancor modo di espandersi in esclamazioni, in grida, in rotte parole, che vorrebbero diventar inni, ondate di poesia, e non riescono ad essere che sussulti, gorgogli, balbettamenti dell'anima. Si fermava un po' da per tutto, vedendo e ricordando; ma pi? si trattenne davanti all'Aiga, alla bella cascata, con tutte quelle felci e quei muschi onde erano tappezzate le pareti dello scoglio, con quella rupe che sopraggiudicava l'abisso, con quel lastrone orizzontale, vero labro di granito, donde si precipitava il cristallino volume delle acque nella conca sottoposta, sprizzando in polvere liquida, estuando in candide spume, rompendosi in rivoli che tornavano a ricongiungersi pi? sotto in un solo zampillo. Maurizio non si sarebbe pi? spiccato di l?, se non avesse pensato in buon punto che aveva da fare una visita d'obbligo, che per quella visita aveva congedato il legnaiuolo, interrompendo il suo piacevole lavoro, che per quella visita si era vestito di tutto punto e mosso di casa. --Ci torner?;--diss'egli ad alta voce, come per fare le scuse della sua fretta alla divinit? del luogo. Gli antichi avevano ben ragione a mettere delle dee per protettrici delle fonti. Non c'? cosa pi? poetica di una bell'acqua corrente nella solitudine di un bosco, n? altra che pi? meriti il sorriso di una divinit? tutelare. Maurizio si avvi? finalmente; e non in dieci minuti, per verit?, ma in trenta o quaranta giunse sotto al muro di cinta del castello della Balma. C'era un muro, e ci stava benissimo; tutti i castelli che si rispettano ne hanno uno, spesso pi? d'uno. Ma l'uscio per entrare? o la breccia? Maurizio rammentava benissimo che la breccia non mancava; non fatta da nemici, ma da contadini poco disposti a passare per la strada maestra. Quella breccia, ridotta a passo campestre, si ritrovava pi? su, dietro una svolta del muro. --Per di qua;--gli disse dall'alto una voce.--Se andate alla Balma, c'? qui il sentiero. --Lo so, grazie;--rispose Maurizio.--Conosco i luoghi da un pezzo.-- E salutava, cos? dicendo, il brav'uomo che gli dava l'avviso. Era un pastore, che se ne stava seduto su d'un masso, pascolando due mucche e una dozzina di pecore. Trovato facilmente il passo, ed entrato nel recinto della Balma, il visitatore fu ben presto ad una piccola spianata, davanti a cui sorgeva la gradinata che metteva al portone d'ingresso. Non c'era nessuno alla vista, ma si sentivano voci di dentro; anzi, per dire pi? esattamente, si sentiva una voce sola, che faceva per quattro, rumorosa, allegra, voce di comando frammezzata di risa. Nessuno era nel vestibolo. Maurizio entr?, col suo cappello in mano; da un uscio aperto, sulla sua destra, vide una sala da biliardo, e due uomini che stavano giuocando, l'uno occupato in una serie di caramboli, l'altro in atto di guardare il giuoco dell'avversario, e in pari tempo di ingessare il cuoio della propria stecca. La serie fu breve, per effetto di troppa sicurezza, o di fretta soverchia nel dare il colpo, e il giuocatore sfortunato era gi? per attaccare un moccolo, quando un gesto del compagno, che stava dirimpetto all'uscio, lo costrinse a voltar gli occhi verso il nuovo personaggio che appariva allora nel vano. --Ah, bene!--esclam? egli, deponendo la stecca sul panno verde e muovendo incontro al visitatore.--Siate il benvenuto, signor Maurizio. Qua la mano; anzi, no, un abbraccio, tanto per cominciare. Ma come va?--soggiunse, volgendosi al compagno.--Il vostro servizio d'avamposti procede assai male, mio caro Dutolet. --Non so veramente come sia andata;--rispose quell'altro, con accento dimesso. Maurizio era rimasto un pochino interdetto, non sapendo che cosa significasse quell'accenno di avamposti, che interrompeva in mal punto la cortesia delle accoglienze. --Figuratevi;--ripigli? il generale, rivolgendosi a lui, come se avesse letto in quel punto nell'animo del visitatore.--Avevamo messo un uomo in sentinella a met? della salita, per essere avvertiti del vostro arrivo. Vi avevo annunziato che mi avreste ritrovato in fondo alla scala, e voi siete arrivato fin qua, signor conte, senza trovarmi al posto assegnato. E sono disonorato, Dutolet;--disse il generale, volgendosi ancora al compagno.--Manderemo agli arresti la sentinella infedele; daremo un esempio, non vi pare? --Intercedo per la sentinella, generale;--disse a sua volta Maurizio, mettendosi volentieri sul tono di celia che aveva assunto il signore della Bourdigue.--Voi l'avete fatta mettere al posto buono per invigilare la strada maestra; e certamente sar? ancora laggi? ad aspettare che io mi presenti al cancello. Ma io non son venuto di laggi?; son capitato dalla scorciatoia del bosco. --Ottimamente, da astuto nemico che conosce il terreno,--replic? il generale, ridendo.--Ma questo mi fa pensare che la Balma non ? cos? forte come sembra. La posizione ? stata girata, Dutolet; come laggi?.... ti rammenti, mio bravo? E quanti valorosi ci sono caduti, incominciando da te!...-- Un'ombra era passata sugli occhi del generale, contrastando maledettamente con l'aperto sorriso di prima. In un attimo, per altro, e la figura marziale del vecchio riprese il suo aspetto di franca cordialit?. Il generale Matignon della Bourdigue doveva essere stato un gran bel giovane a' suoi tempi: era ancora un bell'uomo, e decorativo in sommo grado. A cavallo, certamente, con quelle spalle quadre, quell'ampio torace, quei baffi bianchi biondeggianti e quegli occhi azzurreggianti sul vermiglio della carnagione, doveva parere uno di quei paladini di Carlomagno, che potevano essere oppressi dal numero a Roncisvalle, ma dopo aver fatto prodigi di valore e di forza, accoppando mille Saracini, prima di ricevere essi medesimi una graffiatura al braccio, o una ammaccatura al ginocchio. L'accenno militare condusse naturalmente il generale alla presentazione del suo ospite. Il capitano Dutolet, sottotenente nella campagna del 1870, era stato ferito gravemente a Reichshoffen, e sarebbe morto sul campo, se non si fosse dato pensiero di lui, facendolo raccogliere in tempo e mandare all'ambulanza, il suo capo di squadrone Matignon de la Bourdigue. Quel magro cavaliere dal volto grigio, dalle gambe di ragno e dall'aria sempre malinconica, era una salda tempra di acciaio; ancora a servizio, veniva a spendere le sue licenze ordinarie e straordinarie presso l'antico superiore, che da cinque anni aveva lasciato l'esercito, per passar tra gl'invalidi assai prima del tempo. Anche il generale de la Bourdigue aveva avuto a dolersi di una ingiustizia? La cosa era possibile; tanto gli uomini si rassomigliano, sotto tutte le longitudini della zona temperata e sotto tutti i governi civili. Quel generale, che avrebbe fatto ancora una cos? bella figura a cavallo, possedeva un magnifico stato di servizio. Nizzardo di nascita, aveva raggiunto il grado di capitano nell'esercito, piemontese, combattendo in Crimea e quindi in Lombardia nella campagna del '59. Dopo la cessione di Nizza alla Francia, era stato tra quelli che avevano optato per la nazionalit? francese, e nel '70 era giunto al grado di capo squadrone, dopo aver fatto parte del corpo di spedizione al Messico e aver combattuto valorosamente sotto le mura di Puebla. Colonnello dopo Sedan, generale di brigata nell'esercito della Loira, non aveva pi? fatto altri passi in avanti. A chi era dispiaciuto? Che demeriti avevano ritrovato in lui? Il generale Bourdigue non istette a domandarlo: una dolorosa occasione gli si offerse di lasciare il servizio, ed egli colse quella occasione pel ciuffo. Camillo, il suo fratello maggiore, rimasto italiano alla cura degl'interessi domestici, che erano tutti di qua dalla linea della Roia, era venuto improvvisamente a morire, lasciando orfana l'unica figliuola Gisella. Il generale, venuto a surrogare il fratello, aveva prese le redini della amministrazione domestica; e il tutore, un anno dopo, diventava marito. Come era avvenuto ci?? Si diceva a Nizza, a Villafranca, a Mentone, dovunque i Matignon erano conosciuti, e si ripeteva da Ventimiglia a San Giorgio, dove avevano le loro possessioni, che la fanciulla medesima avesse voluto quelle nozze. I valorosi, hanno sempre questa sorte di fascino sulla donna. Pare alla bellezza di appoggiarsi meglio, quando il braccio che la sostiene ? quello di un eroe. Inoltre, la donna conosce il suo proprio valore, la sua qualit? di gioiello; sente di essere buon premio alla forza, morale o fisica ch'ella sia, o l'una cosa e l'altra ad un tempo. La contessa Gisella, a cui Maurizio di Vaussana fu presentato quel giorno, era una bellissima creatura di ventuno in ventidue anni, bionda e rosea come abbiamo gi? avuto occasione di dire. Ma quando si dice bionda e rosea, non si ? detto ancor nulla: bionda e rosea pu? essere anche una pupattola; bionda e rosea su per gi? era anche la cugina splendidissima e formosissima di Maurizio. La castellana della Balma non offriva tuttavia nessuna somiglianza con una pupattola; non aveva nessun'aria di parentela con la cugina di Maurizio. In primo luogo era pi? alta, e pi? flessuosa nella persona; donde una formosit? d'altro genere. Poi la carnagione era pi? fine, d'impasto pi? gentile, pi? tenero, con un certo riflesso dorato sul roseo, che non aveva quell'altra. Il biondo dei suoi capelli era pi? luminoso, pi? morbido, pi? ondato; e quei capelli formavano un volume cos? abbondante, da potersi paragonare a quelli di Genovieffa di Brabante, capaci a far da accappatoio a tutta la persona, quando la bella principessa della leggenda ebbe logorati i suoi abiti nella foresta di Tr?veri. Non si poteva poi pensare alla cugina, vedendo gli occhi della contessa Gisella; grandi occhi profondi, neri d'un nero d'indaco, ma che mettevano bagliori d'oro ad ogni batter di ciglia. --Mia moglie ? fosforescente;--diceva qualche volta il generale.
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