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Read Ebook: La montanara by Barrili Anton Giulio

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Ebook has 1208 lines and 57147 words, and 25 pages

a vostra alta approvazione. Avrete dunque il diritto di scegliere, non dimenticando che Malatesti siete nato, con mille anni di nobilt? accertata e riconosciuta, che vostra madre ? una Pallavicina, con altrettanti, e che dovete qualche cosa a questo sangue; almeno almeno,--e qui il vecchio batt? ancora sull'avverbio,--di non fallire alle consuetudini.

--Ah!--mormor? Gino, che si sentiva perduto. Ma il vecchio Malatesti non mostr? di dargli retta, se non per piantar meglio il dardo nella ferita.

--Avete dunque capito, mi pare;--riprese egli, implacato.--Ho fatte le mie indagini, ho meditato su tutti i partiti che potevano offrirsi, e per venir subito alla migliore delle proposte, a quella che raccoglie in s? tutte le condizioni di sangue, di ricchezza, di educazione, ed anche di bellezza ho pensato che convenisse molto a voi la figliuola del mio amico Baldovini.--

Andava per le spicce, il conte Jacopo, e bisognava rendergli questa giustizia, che non voleva far soffrire troppo a lungo suo figlio, per l'incertezza del modo in cui doveva essere finito. Il povero Gino ebbe un tremito nervoso, e gli si offusc? la vista, all'udire quel nome. Ma vide allora, come in una nube, la lettera del suo grande amico Emilio Landi, in cui era magnificata, levata a cielo, la bellezza della giovane Baldovini.

--Come?--balbett? egli.--Una bambina!...

--Ha diciott'anni;--ribatt? il conte Jacopo.--Lo so da suo padre, e non me lo ha negato sua madre. Voi non l'avete guardata molto attentamente.... Parlo della figliuola, si capisce!--soggiunse il vecchio, non sapendo rinunziare all'occasione di lanciare un bel frizzo.--Non l'avete guardata molto attentamente; ma vi consiglio di farlo fin da domani, quando andrete a visitar la marchesa.

--Oh, padre mio!--esclam? Gino, trascurando l'ironia e non vedendo che l'orrore della cosa;--con tutto il rispetto.... con tutta l'obbedienza che vi devo, non ci andr?.

--Non ci andrete? E perch?, se ? lecito domandarvelo?

--Perch?... perch?.... Voi non mi costringerete a dirlo. Ma un'alleanza con quella casa....

--C'eravate cos? intimo!

--Ebbene, per quella medesima intimit?....

--Ragazzate!--sentenzi? il conte Jacopo.

--Ma il mondo, padre mio....

--Il mondo vedr? nel fatto d'oggi la pi? bella, la pi? categorica, la pi? solenne smentita a tutte le sue ciarle di ieri. Se pure,--soggiunse filosoficamente il vecchio Malatesti,--se pure il mondo si ricorder? di averne fatte, fino a tre mesi fa. Non mettiamo dunque fuori di queste scuse; non mostriamo di volerci attaccare a' rasoi. Infine, volete voi che io dica al mio vecchio amico Baldovini le ragioni, gli scrupoli, per cui ricusereste la mano ch'egli ci offre? Perch? egli ce l'offre, capite? egli in persona; e la marchesa Polissena approva un'idea, che ella medesima ha ispirata al marito. Voi sapete che il Baldovini non fa nulla senza sua moglie.--

Un interlocutore che avesse amato il frizzo come lo amava il vecchio Malatesti, avrebbe colta a volo l'occasione per dire che la moglie non gli ricambiava la cortesia. Ma il nostro Gino pensava a tutt'altro. Egli rivide in nube la lettera di Emilio Landi e fremette.

--Mi sarei dunque ingannato?--pens?.--Quella lettera sarebbe stata scritta... sotto la dettatura di lei?--

Si poteva fare molto cammino su quella traccia che il caso metteva dinanzi alla immaginazione di Gino. Ma egli doveva difendersi dalle incalzanti argomentazioni di suo padre.

--Ma che significa tutto questo amore cos? tardo dei signori Baldovini per me?--domand? egli, scuotendosi, e mostrando un rancore che non sentiva in cuor suo.--Mi hanno almeno dimostrato un po' d'amicizia nella sventura che mi era venuta addosso?

--Vi potrei rispondere che questo disegno d'alleanza ne ? una luminosissima prova, e certamente pi? seria di una lettera di condoglianza;--rispose il vecchio Malatesti.--Ma io posso dirvi ben altro. Sappiate che la marchesa Polissena si ? unita, alleata a me, nelle pratiche occorrenti per il vostro perdono. Ella ha disposto a favor vostro il ministro, che non ? mio amico, sebbene mi tratti sempre con tante cerimonie. Forte di questo appoggio, io non mi sono inginocchiato inutilmente a Sua Altezza.

--Con mille anni di storia!--os? dire Gino Malatesti.

Il vecchio conte salt? dal cuscino del canap?, come se lo avesse spinto una molla.

--Che intendete di dire, malcreato?--grid? egli inviperito per la tracotanza del figlio.

--Che per me, padre mio, non dovevate inginocchiarvi davanti a nessuno, foss'anche un duca della casa di Lorena, tanto pi? recente della vostra.--

Il conte Jacopo volse in giro un'occhiata sospettosa; poi, come non fosse ancora ben certo, and? verso l'uscio, lo aperse e guard? nell'anticamera. Finalmente, richiuso l'uscio dietro di s?, ritorn? verso il figliuolo, che era rimasto l?, non sapendo che pensare di quella scena, e gli disse a mezza voce, ma con intensit? tanto maggiore di accento:

--Sciocco! Imparate qualche cosa della vita anche voi. I duchi e i re non sono opera nostra; li fanno le circostanze, i tempi, la concatenazione degli eventi, e pi? di tutto le foll?e dei popoli. Se non fossero state queste foll?e, i Malatesti avrebbero ancora uno Stato, come lo avrebbero i Pallavicini, donde pur discendete, per vostra madre. I rivolgimenti politici hanno spogliate le nostre famiglie, ci hanno dispersi qua e l?, nelle corti di pi? fortunati signori. Ed eravamo duchi di Ravenna nel 752, ricordatelo; duchi di Ravenna, e non per diritto longobardico, ma per avanzo di potest? romana; poi fummo signori di Rimini, di Pesaro, di Fossombrone, di Fano, di Cesena, di Cervia; padroni della Marca, insomma, assai prima che si parlasse di casa Borgia nel mondo. So la mia parte di storia, e dovreste saperla anche voi. Dovreste sapere altres? che i Malatesti, perduti gli antichi dominii, ridotti allo stato di semplici gentiluomini, hanno almeno serbati i loro privilegi, quei privilegi di cui fate alle volte cos? poca stima, e che pure vi servono tanto, eleganti fannulloni, per correre di qua e di l?, onorati da per tutto, inchinati dal volgo alto e basso. Voi giovani vi date bel tempo, sfruttando l'economia e la previdenza dei vostri maggiori; noi frattanto, padri non degeneri dagli avi, dobbiamo pensare a mantenervi lo stato, a procacciarvi le alleanze che guarentiscano ai vostri figliuoli l'agiatezza e gli onori del grado. Pensate che ho tre figli, io, e in tre parti andr? divisa la mia sostanza, niente pi? larga di quella d'un modesto banchiere.

--Se non ? che questo,--disse Gino, appena un sospiro del conte Jacopo gli permise di collocare una frase nel discorso,--ci sono sul Modenese altre ricchezze e maggiori di quelle che pu? darci un'alleanza coi Baldovini.

--Ci verremo, alle maggiori, ci verremo;--rispose il conte Jacopo.--Ma i Baldovini non hanno solamente ricchezze; hanno credito. La marchesa Polissena ? potente a Corte. Non ho dovuto sperimentarlo io? Soltanto dopo che la marchesa ? entrata in lizza, allora soltanto, ho potuto esservi utile, ottenere il vostro perdono da Sua Altezza, io, ciambellano antico, io pi? fedele alla casa del Duca, nei giorni della sventura, che non fossero tanti nobili di pi? fresca data, compresi gli stessi Baldovini. Pensate a questo, Gino, e finiamola con le vostre ripugnanze inesplicabili.

--Inesplicabili! Vi piace di chiamarle cos?;--mormor? Gino.--Ma io non vi ho detto ancora tutto.

--Parlate, allora. Siamo qui per dirci ogni cosa. Appunto per questo ho voluto venirvi incontro a Sassuolo.

--Ebbene, padre mio.... Se non fossi io l'uomo pi? adatto a far felice la giovane Baldovini.... Se ella amasse gi? un altro....

--E chi, di grazia?

--Il marchese Landi.

--Come lo sapete?

--Ho una sua lettera, in cui non fa che parlarmi della marchesina, dei suoi vezzi, dei suoi trionfi di societ?. ? una lettera di un innamorato.

--Come v'ingannate!--esclam? il conte Jacopo.--Emilio Landi ? uno dei vostri.... Via! mi fareste dire delle cose....

--Ditele, padre mio; non vi trattenete per me.

--Ebbene, s?, uno dei vostri successori;--replic? il vecchio Malatesti, compiendo la frase.

--Me ne rallegro con la marchesa;--disse Gino, che vedeva cos? confermato un suo recente sospetto.--Ma ecco una ragione che dovrebbe rendermi molto penoso il rimetter piede in quella casa.

--Sciocchezze, ve l'ho gi? detto una volta.

--E siano pur tali;--ribatt? Gino.--Ma anche di queste si vive. Ora, io non sposer? mai la figlia dei Baldovino Non posso...--soggiunse, alzando la voce, per darsi in quel modo un po' d'energia.--Non posso, non devo, non voglio.--

Il conte Jacopo si morse le labbra, vedendo cos? sfidata la sua autorit? paterna.

--Ecco un discorso che stona con la vostra condizione rispetto alla mia;--diss'egli, dopo un istante di pausa.--Che voi possiate e dobbiate, mi sembra di averlo dimostrato abbastanza, n? intendo di spenderci altre parole. Che voi non vogliate... ? ci? che vedremo. Badate bene, Gino! Potrei anche diseredarvi.

--Ma non togliermi la vostra stima, padre mio;--replic? il giovane, animandosi.--Questa mi ? cara assai pi? delle vostre sostanze. Ascoltatemi, ve ne supplico, e poi giudicate.

--Non ho fatto altro finora;--disse il vecchio Malatesti.--Ma poich? avete ancora qualche novit? in serbo, son qua per ascoltarvi.--

Cos? dicendo, si ricompose sul sedile e stette in atto di giudice ad udire il figliuolo.

Gino, ridotto agli estremi delle sue difese, fece uno sforzo violento e svel? tutto il suo cuore. Tanto avrebbe dovuto farla, un giorno o l'altro, la sua confessione generale; e meglio allora che poi. Narr? come fosse giunto a Fiumalbo, per recarsi a confine in Querciola; come avesse conosciuti i Guerri e ricevute le dimostrazioni pi? affettuose, le prove di una ospitalit? che doveva essere ricordata con gratitudine, non solamente da lui, ma da tutti i Malatesti. In quella casa aveva conosciuto un angelo di bellezza e di bont?; la sua virt?, la sua educazione, avrebbero innamorato il conte Jacopo, come avevano innamorato suo figlio. Bisognava vederla, bisognava conoscerla, quella divina fanciulla. I Guerri, poi, erano ricchi.... Egli si vergognava, in verit?, di dover mettere in conto queste cose; ma infine, se potevano persuadere suo padre, erano argomenti non ispregevoli, perch? i Guerri erano infatti ricchissimi, e conosciuti per tutto l'alto Modenese come i re della montagna.

Il conte Jacopo era rimasto ad ascoltarlo, taciturno, immobile, senza batter palpebra, e Gino sper? di essere stato eloquente. Alla fine, il vecchio Malatesti parl?.

--Re! Un bel titolo, non lo nego, e val pi? che marchese. Ma son nobili, questi re?

--Padre mio! Vi assicuro....

--Tacete! Una sciocca passione vi far? anche trovare una genealogia ed uno stemma per la vostra Dulcin?a. Avete infatti qualche cosa di Don Chisciotte nell'anima. Il sentimento della cavalleria, senza dubbio, e la propensione alle avventure agresti. ? una ubbriacatura come un'altra. Non vi mancher? pi? altro che di giudicar la montagna pi? abitabile della pianura, e la societ? dei taglialegna preferibile a quella delle persone educate. Non mi dite pi? nulla. Vi ho ascoltato con pazienza, per vedere fin dove giungesse la vostra foll?a, e riconosco che era tempo di richiamarvi a casa, perch? avreste fatto qualche ragazzata irrimediabile, dopo tutte le altre... che costeranno care, ve ne avverto, assai care ai vostri ospiti.

--Care!--esclam? Gino atterrito.--Spiegatevi, in nome di Dio! ? un obbligo d'onore per voi.

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