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Read Ebook: Baby by Rovetta Gerolamo

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Ebook has 156 lines and 13465 words, and 4 pages

Per Andrea cominci? un nuovo e pi? atroce martirio. Egli aveva pensato al Castelguelfo come in un possibile alleato che dovea mettere un po' d'ordine e di quiete nella vita rumorosa della Baby e allontanare da lei gli sciocchi sdolcinati e sfacciati. La continua lontananza di questo marito, il non averlo mai veduto, avea indotto Andrea a considerarlo quasi come un personaggio mistico, incorporeo. Ma invece le rivelazioni del Baldi venivano a strapparlo brutalmente a quelle illusioni, mettendogli a un tratto dinanzi agli occhi la realt? pi? spietata. Allora immagini nuove e strane popolarono la sua fantasia e gli straziarono il cuore. Il sangue fervente della sua maturit? intatta, non gli concedeva alcuna tregua. Non poteva pi? lavorare; non gli riusciva di scrivere nemmeno una riga. Molte volte, vergognando di s? stesso, egli si chiudeva nello studio col fermo proposito di vincere quell'inerzia che lo accasciava, compiere il lavoro che avea incominciato, e ritrovare nell'intelligenza uno svago, un conforto a' suoi dolori. E per un momento pareva inebriarsi, stordirsi, ritornava pieno di ardore verso quelle aspirazioni prime della sua giovinezza, ma poi, dopo alcune righe che aveva scritte, rallentava la corsa della sua mano, si lasciava andare disteso sulla poltrona, e il pensiero suo abbandonava le vergini foreste e i popoli barbari per correre pi? vicino dove era la Baby, e di l? non poteva pi? muoversi.

Era geloso del passato e sgomento dell'avvenire.--Se il Castelguelfo fosse tornato?

....Se fosse ritornato?!...--e poteva tornare da un momento all'altro.

Egli l'odiava quell'uomo, eppure aveva rimorso del suo odio; avrebbe voluto dimenticare, addolcire lo spasimo della propria gelosia, abbandonandosi a qualche nuova illusione. Ma nel medesimo tempo era trascinato, come dal delirio di una febbre maligna, a ricercare tutti gli argomenti, tutti i pensieri che lo torturavano; parlava sempre alla Baby di suo marito, e voleva tutto sapere di lui, per cercar di capire se quel marito assente poteva farsi strada nel suo cuore. E lungamente stava fisso cogli occhi in un ritratto del Castelguelfo che era appeso nel salotto, e lo scrutava, lo divorava; pareva gli volesse investigare anche l'anima.

La Baby rideva, indovinando i pensieri del Santasillia, e si godeva mostrarsi tenera, affettuosa verso suo marito; e quando il cugino guardava il ritratto cos? fissamente, ella esclamava con una grazietta piena di moine che <>

--Che diritto aveva quel lunatico,--pensava la Baby stizzita,--d'essere geloso di suo marito? Era proprio una pretesa fuori di posto e ridicola assai! E avrebbe voluto <> ritornasse per fargli dispetto. In tal modo la gelosia di Andrea riavvicinava la Castelguelfo a suo marito.

--Povero Giuliano! Egli almeno era sempre di buon umore e non l'avea mai seccata!

In quei giorni la Baby, com'era sua abitudine di ogni anno, aveva abbandonato Verona per recarsi alla villa di Castelguelfo: un vecchio palazzotto, innalzato sopra un dirupo enorme, che sporgeva nel lago di Garda. E la tiepidezza dolce del settembre penetrava misteriosa nel cuore della giovane donna, mentre la serenit? placida del lago, azzurro e nitido, come una meraviglia orientale distesa ai piedi delle Alpi, infondeva nel suo spirito un raccoglimento affettuoso.

Ma pure, la solitudine della campagna non le piaceva punto e spesso era anche annoiata.

E la Baby, che di solito scriveva ogni quindici giorni a suo marito, in quella prima settimana che si trov? in villa sola, gli scrisse tre volte, e l'ultima lettera era pi? lunga delle altre. Essa gli narrava la sua vita di ogni giorno; le passeggiate, le visite ricevute e ricambiate, e si doleva di veder poca gente a Castelguelfo perch? troppo lontano dalle sue amiche, e di non poter avere per correttivo alla noia del Santasillia, altro che le facezie di Marco Baldi.

Ma non ostante l'umore bizzarro della cugina, Andrea si sentiva assai pi? tranquillo vedendola a Castelguelfo. Non c'erano visite, n? viaggiatori, e anche il Damonte e Scipio Spinola non capitavano altro che la domenica a pranzo, per ripartire la sera stessa. La fabbrica, i ristauri d'Oriano e i disegni relativi erano occupazioni che si confacevano allo stato suo; ed egli vedendo che trovava modo di attendere a quegli impegni, s'illudeva promettendo ogni giorno a s? stesso, che all'indomani avrebbe ricominciato i suoi studi con nuova lena; ed era tanto sicuro di spicciarsene in breve, che avea gi? scritto a Milano per procurarsi un editore.

Egli, intanto, sopportava ogni capriccio della Baby; era sola in villa, e ci? lo confortava di tutto.

E infine quelle durezze non attestavano la piena innocenza della sua amicizia?... Come dovevano essere diverse le soavi espansioni e gli incanti dell'amore! Si era ingannato quando aveva creduto che gli occhi della cugina somigliassero a quelli della povera Adele...--Avevano tutt'altra espressione!--No, no; egli non veniva meno alla sua fede, n? alle sue promesse recandosi sovente a Castelguelfo. La Baby non gli addolciva punto la vita; ed egli continuava a rimanerle amico, perch? quella testolina sventata gli faceva paura. Essa, circondata com'era da mille pericoli, aveva bisogno di consiglio, di guida, e si sentiva in dovere di non abbandonarla.

Ingannandosi in tal modo nel giudicare i propri sentimenti, Andrea rimaneva assiduo presso la bimba crudele, vivendo della vita sua, e respirando del respiro suo; divorandola cogli occhi, adorandola coll'abbandono pi? appassionato dell'anima e soffrendo spasimi ineffabili, che soltanto una parola buona o un atto cortese di lei riuscivano a mutare in altrettanta felicit?. A poco a poco egli aveva talmente rinchiusa la propria esistenza in quella della Castelguelfo, da perdere persino il giusto criterio delle cose. Un oggetto che apparteneva alla Contessina gli era sacro, e Andrea provava un senso di dispetto e di gelosia quando il Baldi prendeva nelle sue mani o il cestino da lavoro, o l'astuccio delle spagnolette, o lo sciallettino che ella si faceva portare sotto la tenda. Quegli oggetti erano cari al suo occhio e al suo cuore. Voleva essere lui solo quello che li presentava a Baby; ed essa, che aveva indovinata la strana gelosia del cugino, affidava volentieri lo sciallettino a Marco Baldi, e da lui si faceva offrire e accendere la spagnoletta. E come il cuore di Andrea avea raggiunto tanta finezza, cos? anche la sensibilit? di lui si era fatta maravigliosa.

Ma pure quelle belle sere di settembre erano tutte un incanto. Il lago tranquillo sotto le stelle scintillanti; il profilo cupo delle colline e dei monti lontani, che chiudevano l'orizzonte con immagini strane e diverse: l'armonia quieta e uniforme della notte, solo interrotta dallo schiocco echeggiante della frusta e dal cigol?o de' carri che salivano la strada erta della riviera, tutto ci? rendeva pi? deliziosa al Santasillia, in quella pace serena, la muta contemplazione del fumo della spagnoletta, che usciva lento come il respiro, fra le labbra socchiuse della Baby.

Certe volte, quando il rapimento di Andrea sembrava pi? intenso, la Contessina lo interrompeva a un tratto, mormorando con un piccolo sbadiglio:--Dio, Dio! com'? seccante la campagna! Ha proprio ragione il mio Giuliano di rimanersene a Vienna!--Andrea, allora, la guardava addolorato; ma mentre il Baldi protestava galantemente <>, lo sbadiglio della Baby pareva mutarsi in un sospiro di tenerezza, in un saluto, in un invito misterioso del cuore a un'immagine cara e lontana.

--Andremo a dormire... a sognare!--mormor? la Baby stringendosi con un fremito nello scialletto e facendo un po' la ninna nanna colla poltrona di vimini.

Andrea s'era messo a guardare quella finestra lontana, rischiarata, senza pi? dire una parola.

--Perch? guarda cos? fissamente la finestra della mia camera?--gli domand? la Baby, dopo qualche momento di silenzio.--Gli fa ricordare, forse, il lumicino della Valpantena.

Cheh, cheh! Voleva continuare i restauri, la fabbrica, e figurarsi che Castelguelfo non esistesse nemmeno, o, invece di essere l? vicino, fosse in capo al mondo. Ma quando scese in giardino e gli fu mostrata una cesta di fiori bellissimi, appena colti, si sent? impacciato non potendo ordinare, come al solito, che fossero mandati alla Contessina. Che cosa ne avrebbe fatto di tutti quei fiori? E poi, nel restauro della villa s'era tanto uniformato ai gusti e ai consigli della Baby, che adesso molte di quelle opere gli parevano diventate inutili; e non and? nemmeno a vedere i lavori.

Andrea respirava con gioia quell'aria fine, che gli sfiorava la faccia. Il lago era pi? limpido, il cielo pi? sereno, e pi? ridenti gli parevano i vivi colori della collina, sparsa di ulivi e verdeggiante di vigneti.

In quel momento egli aveva obliato rimorsi e dolori. La figuretta mesta e soave della povera Adele era dileguata dal suo cuore; l'immagine minacciosa di Francesco Parabiano era scomparsa dalla sua mente. Egli aveva dimenticato anche tutto ci? che la Baby stessa gli aveva fatto soffrire; e nella mente, nel cuore, nel sangue non aveva pi? che un pensiero, una gioia, una febbre: rivederla!

Entr? nel cancello della villa e fece tutto il largo e ripido viale del giardino spingendo i cavalli sempre al trotto, ma quando fu presso alla casa tutta quella grande contentezza svan? quasi per incanto, e si sent? sopraffatto dal pentimento e dalla vergogna.

Perch? mai aveva ceduto all'impeto del cuore?... Perch? mai si era mosso da Oriano?...

Quando il Santasillia entr? nel salotto, la Contessina lo salut? con un cenno del capo e un sorrisetto esprimenti una certa maraviglia birichina; ma continu? a cantare, accompagnandosi al pianoforte. Il Damonte, in piedi vicino a lei, le voltava le pagine della musica e salut? Andrea, come Scipio Spinola, senza dir motto: mentre il Baldi, che stava leggendo sul canap?, si alz?, e in punta di piedi, gli and? incontro per istringergli la mano.

La Baby cantava con anima e con passione.

--E cos??--esclam? ridendo;--il nostro benamato cugino, non ha potuto resistere, e ha smesso il broncio? Sa, ha fatto bene a venire. Sono forse gli ultimi giorni che rimango in questo eremo, ameno s?, ma noioso alquanto!... Lo zio Pancrazio sta male assai, e se succedesse una disgrazia, andrei probabilmente a finire l'autunno a Navaledo... Povero Santasillia,--continu? poi con un'aria leggermente canzonatoria,--rimarr? qui solo solo, ed io non potr? nemmeno ammirare le meraviglie di Oriano!... Ma vuol dire che, per compensarlo della mia mancanza, affitter? Castelguelfo a madama Kraupen che, appunto, ? in cerca di una villa!

Andrea non bad? allo scherzo che avea fatto ridere gli altri; ma avvicinandosi vivamente alla Baby, le domand? con voce rotta dalla commozione:

--Davvero?... Davvero, Contessa?... Non rimane pi? a Castelguelfo?

--Ma... chi pu? sapere?... Tutto dipender? dalla salute dello zio Pancrazio!

Era costui un vecchio decrepito, che giaceva infermo da parecchi anni nella sua tenuta di Navaledo, nel Friuli, ma che non moriva mai, come forse desideravano i creditori del conte di Castelguelfo.

Originale, di umore bizzarro e avarissimo, il conte Pancrazio, ricco a milioni, non aveva parenti all'infuori di Giuliano e di Baby, i quali spendevano senza scrupoli, fidandosi appunto in una tale eredit? che, del resto, non poteva mancare. Ma il conte Pancrazio era stato altre volte in fin di vita, e poi era sempre ritornato indietro, per quanto i medici si fossero ostinati a dichiarare il caso suo disperato. E Andrea, sconvolto da quella inaspettata minaccia di perdere la Baby, e dimenticando che un momento prima aveva ancora fermamente promesso a s? stesso di non rivederla pi?, innalz? dal profondo del cuore una preghiera cos? fervida, che forse l'uguale non era mai stata fatta per la salute del conte Pancrazio.--Se la Baby fosse partita davvero, come avrebbe potuto vivere a Oriano? E dove sarebbe andato? Che cosa avrebbe fatto della vita sua?...

Tutto il mondo, senza la Baby, gli parea vuoto e triste.

Alcuni giorni dopo, ritornando Andrea a Castelguelfo, sent? che la Contessa era a letto, un po' raffreddata. Egli aveva gi? fatto voltare la carrozza per ritornarsene a Oriano, quando la Gege accorse dicendogli che la padrona stava meglio, e che avea dato ordine di lasciarlo passare.

Andrea non rispose verbo e segu? la cameriera; ma si era fatto ancora pi? pallido del solito; non riusciva con le mani che gli tremavano ad abbottonarsi i guanti, e incespic? nel tappeto dello scalone. Il pensiero ch'egli doveva entrare nella camera di Baby lo intimidiva, e provava una sensazione strana d'inquietudine, come s'egli fosse per abbandonarsi all'ignoto.

--Ma forse--pens?--avr? inteso male.--La trover? alzata, certamente!--E sper? davvero che cos? fosse.

Era la seconda volta soltanto, ch'egli vedeva e che entrava nella camera di una donna. Per? la cameretta umile, piccina, dove sul casto lettino di ferro avea veduta distesa la morta, in quel punto non gli attravers? la mente: egli era troppo commosso e turbato.

La Gege apr? l'uscio e sollev? la portiera; ma Andrea rimaneva fermo sulla soglia. Non ardiva inoltrarsi in quell'oscurit? misteriosa, fra quel tepore insinuante, in cui sentiva pi? acuto il profumo particolare, che la Baby spandeva dalle vesti, dai capelli, da tutte le cose sue.

--Avanti, Santasillia, coraggio!... Si direbbe che le fo paura!

Andrea si avvicin? d? alcuni passi. Il suo occhio, abituandosi, cominciava a vederci a poco a poco, le tenebre sembravano diradarsi, ed egli non osava guardare il letto grandissimo, a dorature. Balbett? alcune parole, ma non sapeva dove mettersi: la Baby non era proprio alzata!

--Prenda una poltroncina, e venga qui, accanto a me!

Egli volse lo sguardo dove la Baby gli faceva cenno di andare, e vide muoversi, e uscire dall'oscurit? qualche cosa di lustro: era il cranio pelato di Marco Baldi, che si alzava per cedergli il posto.

Andrea, pi? che di gelosia, prov? allora un senso di disgusto e di ribrezzo, scorgendo la faccia rossa, accesa del vecchio, vicino al letto, proprio accanto alla Baby, tutta bella, coi capelli biondi che coprivano mezzo il guanciale, e le ricadevano sul giubbettino di seta rosa, chiuso fino al collo.

Egli non la guardava; pure quella figuretta gentile, la sentiva, la vedeva muoversi nell'anima e nel sangue. Per quanti discorsi fossero incominciati, Andrea taceva sempre, e tutt'al pi? non sapeva rispondere che con pochi monosillabi, o parole inconcludenti. In quella camera soffocava; dinanzi a quel letto soffriva turbamenti nuovi e terribili. Rimaneva immobile, cogli occhi fissi nella faccia di Marco Baldi , ma intanto vedeva, osservava, studiava tutto d'intorno a lui.

Sul tavolino accanto al letto, c'era il ritratto di Giuliano, e lo avea fatto fremere, come lo faceva fremere la Baby quando si muoveva per accomodarsi colle mani il grosso volume dei capelli, quando cercava sul letto, dove l'aveva buttata, la scatolettina delle caramelle, e quando girava e batteva colla punta dei piedini irrequieti, sotto la coperta grossa di stoffa antica. E, come se tutto ci? non bastasse, c'erano anche le spiritosaggini e i commenti di Marco Baldi, che aumentavano le sue angoscie e lo tenevano in continua agitazione.

Il Baldi scherzava a proposito dell'altro cuscino, accanto a quello della Baby, che rimaneva sempre vuoto, e la Baby, dopo aver arrossito un poco, sorrideva, confessando di essere stata cattiva e ingiusta col suo Giuliano.

--La finisca, Baldi! Non so come si possano dire certe cose!--esclam? la Contessina facendosi rossa di fuoco.

--Ne faremo giudice il conte Andrea!--seguit? il vecchio sboccato, che non voleva cedere a quelle intimazioni; e mentre la civettuola nascondeva le fiamme del visetto, con amabile modestia, contro il cuscino, rifer? al Santasillia le dicerie che correvano in quei giorni a proposito del testamento che avea fatto o stava per fare il conte Pancrazio. Questi, non vedendo di buon occhio la separazione che esisteva di fatto tra Giuliano e la Baby, pensava di lasciare tutti i suoi milioni... al loro futuro primogenito.

Andrea guardava attonito il Baldi, ma non capiva bene:--Se i Castelguelfo non avevano figliuoli?

--Appunto per ci?!--esclam? il vecchio ridendo sguaiatamente.--Lo zio Pancrazio vuole che si dia principio alla successione!

Andrea arross? a sua volta vivamente, poi subito impallid?. Avrebbe voluto schiaffeggiare Marco Baldi, pigliarlo per il collo, cacciarlo fuori dalla camera... Ma si sentiva la gola strozzata e non poteva parlare; gli battevano le tempie; aveva la testa in fiamme e il cuore soffocato. Reso pi? ardito dallo sdegno, dall'angoscia, dalla gelosia, che gli bruciava il sangue, fiss? la Baby; essa in quel punto volgeva gli occhi amorosamente verso il ritratto di suo marito. Andrea si alz? con impeto; era diventato livido. Se Giuliano fosse entrato in quel momento, egli si sarebbe avventato contro di lui. La Castelguelfo e il Baldi si scambiarono un'occhiata di intelligenza. Quella si sent? irritata contro i furori del Santasillia; Marco Baldi, prudentemente, cambi? il soggetto delle sue chiacchiere.

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