Read Ebook: La strega ovvero degli inganni de' demoni: dialogo by Pico Della Mirandola Giovanni Francesco Turini Turino Translator
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Ebook has 609 lines and 33068 words, and 13 pages
BIBLIOTECA RARA
PUBBLICATA DA G. DAELLI
VOL. XL.
LA STREGA
TIP. REDAELLI
Propriet? letteraria G. DAELLI e C.
LA STREGA OVVERO DEGLI INGANNI DE' DEMONI
DIALOGO
GIOVAN FRANCESCO PICO DELLA MIRANDOLA
tradotto in lingua toscana da TURINO TURINI
AVVERTENZA DELL'EDITORE
Giulio Michelet scrisse la leggenda della Strega, leggenda pi? meravigliosa ed attraente che le stupide storie estorte coi tormenti dalle imaginazioni inferme di povere donne in delirio. Col suo profondo sapere del medio evo, il grande storico mostr? come il diavolo fosse il necessario consolatore nelle dolenti tenebre di quell'et?; come insegnasse segreti e rivelasse semi di futura scienza; come perseguitato dai signori e dai preti, contr'alla cui tirannide non era invocato invano, il diavolo diventasse uno spirito di Dio, quando serviva alla corruzione od alla avarizia sacerdotale. Cos? gl'idoli, nei primi tempi della nova fede, furono ai preti or diavoli or santi, secondo che loro tornava. Non si pu? leggere senza piet? quello strazio di anime pi? assetate di conforti, pi? avide d'idealit?, che veramente colpevoli.
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Lo stesso Pico ha parlato delle sue opere in una lettera latina a Lilio Gregorio Giraldi, parente ed amico del nostro Giraldi Cintio, che ci parve bene riprodurre, cos? perch? porge un'idea dello scrittore, come perch?, citata da tutti, non ? riportata da nessuno, e chi voglia leggerla, dee cercarla nel grosso volume dell'edizione di Basilea.
Dell'opera che noi ristampiamo, ecco le notizie bibliografiche che d? il Tiraboschi nella sua Biblioteca Modenese, T. 4, p. 117-8.
EPISTOLA
de operibus literariis Ioan. Francisci Pici, et Ioan. Pici ejus patrui: Ioan. Fr. Lilio suo salutem.
LA STREGA
ALLA ILLUSTRISSIMA SIGNORA LA SIGNORA LEONORA DI TOLEDO DUCHESSA DI FIORENZA
TURINO TURINI ABATE DA PESCIA SUO UMILISSIMO E DEVOTO SERVO.
AL REVERENDO SIGNOR ABATE TURINO DE TURINI
ANTONIO BUONAGRAZIA CANONICO DI PESCIA.
Qui viret in foliis venit a radicibus humor Sic Patrum in natos transeunt cum semine mores.
Lugubri carte, a voi dogliose strida Di miseria e d'orror non sia chi neghe, Tristi lai, mesti accenti, atroci grida Maggiori or pi? l'antica et? non spieghe.
Al pi? barbaro Scita omai si pieghe L'animo fero; a cui la mente infida Di? il freddo ciel, poi ch'el men reo ci affida A crude serpi, a velenose streghe.
A che cercando gir verso Aquilone, Di crudo antropofago, o d'arimaspe, O se pi? feritade altrui s'ascrive?
Se d'un mostro ciclope, o lestrigone pi? crudel aspe Nel nostro clima in mezzo Italia vive.
GIOVANFRANCESCO PICO
AL SUO MAINARDO S.
LA STREGA
DIALOGO
INTERLOCUTORI
APISTIO, FRONIMO, STREGA e DICASTE.
APISTIO. Fronimo, dove corrono l? tante persone per la piazza dell'erbe?
FRONIMO. Accostiamoci un poco, che intendiamo la cagione di tanto concorso; poca pu? essere la perdita di s? pochi passi.
AP. Non saranno pochi se andiamo insino alla chiesa che si ? cominciata alla Vergine madre di Dio, a cui si ? dato il nome di santa Maria de' miracoli; per? che ci si fa pi? d'un miglio. Parmi di vedere alcuni di quella compagnia che si hanno eletto la stanza a detta chiesa; per? m'imagino che tutti quelli che noi veggiamo vadano col?.
FR. Credo che tu dichi il vero, perch?, s'io non m'inganno, ho visto fra la moltitudine de' fanciulli, i famigli che servono al vicario del vescovo; ma che danno ce ne pu? egli mai avvenire d'andare in fin col?? anzi pi? tosto credo io ci sar? utile, se non grande, almanco tanto che, quando torneremo, aremo voglia di mangiare; ma forse che porter? la spesa, che saria facil cosa intendessimo qualche novit?, perch? io penso che sia presa una strega, e che tanto popolo insieme con i fanciulli corra a vederla.
AP. Oh, abitano streghe in questi luoghi? certo che per vederla non mi sarebbe grave l'andar dieci miglia.
FR. Se dunque tu non n'hai mai viste, ora potresti vederne.
AP. O s'egli avvenisse che io potessi trovare uno uccello che gi? con tanta diligenza ho cerco, n? mai ritrovato?
FR. Che uccel di' tu?
AP. La strega.
FR. Burli, Apistio?
AP. Credimi ch'io dico da vero e non burlo, che il vedere una volta quello che non videro mai gli antichi, debbe esser caro ad ognuno, e massimamente a chi ? curioso.
FR. Adunque tu non sai quello che sa tutto uomo?
AP. Credi ch'io voglia attribuirmi d'aver notizia di quello che tanti grandi uomini e dotti affermarono non aver mai potuto n? pigliare, n? sapere quel ch'egli si fusse, se alcuni per? mai ne presono?
FR. Che cosa?
AP. L'uccello Strega, perch? ancora che io abbia letto:
L'infami con la carne ali di Strega; Che il timido assiuol, che la notturna Strega si lagna, e suona in mesti lai.
e quell'altro:
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