bell notificationshomepageloginedit profileclubsdmBox

Read Ebook: La strega ovvero degli inganni de' demoni: dialogo by Pico Della Mirandola Giovanni Francesco Turini Turino Translator

More about this book

Font size:

Background color:

Text color:

Add to tbrJar First Page Next Page Prev Page

Ebook has 609 lines and 33068 words, and 13 pages

e quell'altro:

E 'l tristo augurio d'infelice Strega E 'l cor de l'assiuol mesto e doglioso.

e ancora:

Gl'interior cavati a viva Strega.

Avvenga ch'io sappia ancora solersi mandare anticamente per maledizioni, nondimeno quel che sia, e che natura ell'abbia, non lo so: e Plinio si pensa che sia favoloso quel che si trova scritto delle streghe, che mettino le lor poppe in bocca a' bambini, e dice invero non sapersi che uccello sia la strega.

FR. Maravigliomi, vedendoti pratico ne' poeti, che tu non abbi letto come anticamente le streghe si solevano cacciare dagli usci con una mazza di spina bianca, e che sono uccelli ingordi col corpo grosso e gli occhi fissi, incavati, il becco torto, le penne macchiate di bianco, e l'ugne adunche, e che si chiamano streghe dall'orribile stridire che fanno di notte: vedi adunque che pur si trova scritto come ella si chiami, e perch?, e qual natura, e qual forma sia la sua.

AP. Tutto intendo, ma queste streghe son forse d'un'altra sorte, e di natura diversa, perch? si dice che queste bevono il sangue de' bambini, e non che gli munghino le lor poppe in bocca; onde disse colui,

Volan' di notte, e i pargoletti figli Guastano in culla a le nutrici assenti, Gli ingordi petti empiendo e i crudi menti Del sangue nostro tinti, e i fieri artigli.

E che queste cose siano state osservate in fino al tempo degli eroi, mi muovono a crederlo quei versi:

Venner di Proca drento a l'ampio tetto, Di poco nato il figlio ivi trovaro Lasciato loro in preda, e 'l miser petto Votar di sangue, empiendo il ventre avaro. Gridando aiuto l'infelice astretto Tra crude man, l? corse al grido amaro La nutrice smarrita, e 'l figlio vede Guasto che tardi omai soccorso chiede.

Non ti pare egli che quei versi, tanto diversi in fra di loro, dimostrino ancora la natura diversa e contraria delle streghe? Quelli si poteva giudicare che fussino uccelli amorevoli, facendo l'uffizio della balia, e questi altri si pu? dire che siano molto nocevoli, che, bevuto il sangue de' fanciulli, gli facciano morire.

FR. A me pi? tosto pare che sia fabuloso l'uno e l'altro, ovveramente se alcuna verit? ? nascosta sotto la favola, credo che non manchino tal sorta d'uccelli, n? mai sieno stati trovati, ma canzona, e baia che

Trasfigura in uccel la sciocca vecchia.

Penso ben pi? tosto, che quelli stessi uccelli per opera di demonj maligni apparischino in forma di balia che cerchi d'ingannare, e tanto pi? che quel demonio falsamente creduto Iano insegn? il rimedio del fascino, tre volte toccando gli usci, e altrettante segnando i sogli con foglie d'arbatro, spargendo l'acqua su l'entrata, e l'altre cose macchinando che non erano sacre, ma portenti esecrabili, avvenga che anco i medici ne parlino, onde si legge quello:

In oltre se la Strega a notte oscura Preme in bocca il veleno al picciol figlio Mungendo l'empia a s? la mamma impura;

e cos? usano di fare le streghe del nostro tempo; quando si dice che son portate al giuoco di Diana, guastano i fanciullini nati di poco che piangono nelle culle, di poi gli soccorrono col rimedio; le quali cose mi pare che abbiano avuto origine da queste, e che eziandio il nome loro sia derivato da quelle, conciossiach? le donne che fanno tal eccesso, appresso di noi, e per tutto abbiano avuto il nome di strega.

AP. Parmi adunque, Fronimo, che tu sia ingannato dal medesimo errore che sono aggirati la maggior parte de' nostri, credendo tu per vere le cose che sono dette dal volgo: io non so che donnicciuole si siano queste che volano a' conviti, e agli abbracciamenti delle fantasime nella notte pi? oscura, dalle quali sian guasti i bambini.

FR. Non dir cos?, perocch? quello che hanno per cosa certa molti uomini dotti, esperti e dotati di buoni costumi, e che apertamente lo confessano, non debbe credersi che sia errore.

AP. Certo che io non sono mai stato fatto capace a credere queste cose.

FR. Per che ragione?

AP. Perch? mi par cosa da ridere, che fatto un circolo, e untosi il corpo con esso uno unguento, non so in che modo, e dette mormorando non so che parole, si mescolino coi demonj e che quelle ribalde cavalchino la notte sopra quel legno, col quale si concia il lino e la canapa, sopra capre, sopra becchi, o sopra montoni, e che altre siano portate per l'aria pi? veloci che il vento. E che si trovino nelle congreghe di Diana e delle Erodiadi a scherzare, mangiare, bere, e a pigliare disonesti piaceri. Ma avvertisci che come io ho inteso, non vi vanno tutte ad un medesimo modo; imperocch? dicono alcune esser portate per la pi? alta regione dell'aria, altre pi? presso a terra, e altre affermano andarvi con l'animo e non col corpo, e essere posate sopra il lago Benaco in monti altissimi: meravigliomi che non abbino detto sopra il monte Micala a star con Talete, o sopra Mimante con Anassagora. Alcune altre dicono esser portate all'arbore di Benevento, oggi detta la noce di Benevento. Ma quale ? la causa che non son poste pi? tosto nell'Arpinate, essendoci pur pi? vicino alla quercia di Mario? e se non grava loro l'andar pi? lontano, perch? non vanno elleno alla quercia d'Alessandro nel Cheronesso? In oltre si dice che abbiano a fare coi demonj, li quali essendo senza corpo, come possono esser tocchi? Che libidine, e in che modo possono le donne di carne con una certa loro imagine vana pigliare diletto? Le fantasime so io che sogliono scherzar coi morti, ma non gi? con vivi.

FR. Credo che se io mander? a terra i tuoi argomenti, che tu cederai.

AP. Certo s?.

FR. ? cosa d'uomo ragionevole lasciarsi persuadere e fermarsi, per le ragioni, per gli esempj, per l'autorit? de' maggiori, confermata dal comune parere. E questo tanto pi? si appartiene a chi ha ingegno, e che ha dato opera alle lettere: se io adunque per i tuoi medesimi fondamenti ti far? credere quello di che ti fai beffe, che dirai?

AP. Arrenderommi, e porgerotti le mani.

FR. Credo che mi doverai porgere anco i piedi.

AP. Non nelle pastoie.

FR. Cotesto non desidero gi? io, ma s? bene che tu venga nel parere mio e con le mani e coi piedi. Questo arei caro che facilmente mi succedesse.

AP. Ogni cosa potrebbe essere, se mi attenderai quello che ti presumi.

FR. Parmi vedere per i ragionamenti passati, che tu abbia molto bene per le mani i poeti, e similmente la filosofia.

AP. Cotesto non mi attribuisco io d'avere i poeti su per le dita; perci? che ? tanto il fare professione di tal cosa, che chi non sa niente non debba attribuirsela; perch? principalmente bisognerebbe avere la lingua greca e la latina, dipoi sapere i profondi sensi della pi? nascosta filosofia, delle quali cose ? pieno il poeta, e massimamente Omero, il quale intendo essere stato dichiarato con gran comenti da Aristotile, e da alcuni altri filosofi stoici. Intendo ancora Plutarco essersi sforzato di mostrare in un libro assai ben grande, che quel cieco ebbe ogni scienza, ogni arte, e finalmente che seppe tutte le cose umane e divine; per la qual cosa, cos? come io nego d'aver quella tal cognizione, cos? ancora confesso che alle volte, quando ho avuto tempo, mi sono esercitato fra loro, ma solo per aver notizia delle lingue, per cavarne alcuni ammaestramenti accomodati a' costumi, per non parere dipoi nel cerchio degli amici ignorante delle lettere, quando vien occasione di parlare. Se io non ho avuta quella filosofia che ? nascosta in loro, l'ho almanco tocca, e l'ho gustata con la sommit? delle labbra.

FR. Non stimo che tu dica questo n? per arroganza, n? per ironia, ma per la verit?, la quale ? posta da Aristotile nel mezzo di quei duoi vizj: per? che tu non fingi di non sapere nulla, n? anco ti vanti di saper ogni cosa, e quel che dici della cognizione de' poeti non repugna al vero; perch? Platone stesso, e Aristotile son pieni d'autorit? d'Omero, d'Esiodo, di Simonide, di Pindaro, d'Euripide, e d'altri poeti; per? dubito che tu finga non avere quella filosofia che hai abbracciata: laonde io giudico che tu abbia molte pi? cose riposte, che non mostri in apparenza.

AP. Abbiamo alle volte da natura, senza studio nissuno, o le virt?, o le cose simiglianti a quelle.

FR. Per questa risposta mi hai dato maggior sospetto.

AP. Che sospetto?

FR. Che io dubito parlare con un filosofo; pur nondimeno io lo lascer? da banda, dando principio al nostro ragionamento; se vuoi per? promettermi di rispondere a quello che ti domander? circa la prima disputa.

AP. Prometto risponderti.

FR. Hai tu mai letto appresso d'Omero, quando Ulisse and? a' popoli cimmeri?

AP. Certo s?, a quella gente che abita nell'aria caliginosa e nera, dove il sole mai non arriva coi raggi.

FR. Che vi fece?

AP. Molte cose.

FR. Non sono eglino questi i versi, a dirli nella nostra lingua?

Io dal fianco la spada trassi allora, E una fossa cavar mi presi cura Ivi sotterra un gomito a misura, Spargendo i sacrifizj a l'ombre fuora.

Tu hai detto benissimo e 'l senso, e le parole.

FR. I giuochi, e i balli di Diana con le Ninfe sue compagne, credo che tu gli abbia trovati scritti pi? d'una volta.

AP. Credi bene.

FR. Cos? anco che tu abbia letto l'abboccamento di Venere e di Anchise; e come in quei tempi antichi dicevano molti eroi esser nati dai lor bugiardi Dei.

AP. E cotesto anco ho visto pi? volte.

FR. Quelli che al tempo degli eroi, si dicevano essere stati in pregio, ingannavano in vari modi gli uomini dati alla vita rustica, e pastorale, come erano la maggior parte di loro;, in questa guisa parimente avea quel demonio in forma di Tetide ingannato Peleo pastore, il quale come cant? quel Poeta.

Poco lontan dalla cittade intento Sol dietro a quella in una ombrosa valle Lasci? il bel gregge suo, lasci? l'armento.

E acciocch? manco s'accorgesse dell'inganno gli fu insegnato da un altro demonio che pigliava diverse effigie, chiamato Proteo, in che modo avessi a fare a pigliare Tetide, che

Add to tbrJar First Page Next Page Prev Page

 

Back to top