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Read Ebook: Dal molino di Cerbaia a Cala Martina Notizie inedite sulla vita di Giuseppe Garibaldi by Guelfi Guelfo

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Ebook has 94 lines and 31325 words, and 2 pages

Spieghiamo ora la venuta di Angiolo Guelfi a dare in persona l'avviso della partenza.

Stava esso, come abbiamo detto, al Morbo, in apparenza come bagnante, in fatto per riprendere all'occorrenza le pratiche del trafugamento per la via del Tirreno, se per una qualche disgrazia non si fosse potuto effettuare il piano ideato. Si era imposto di non accostare il Generale che in caso di assoluta necessit?, ma la sera del 1? settembre aveva ricevuto un espresso dei fratelli Lapini diretto a Girolamo Martini, col quale si diceva che tutto era pronto, e che nella notte stessa sarebbero impostati lungo la via i mezzi di trasporto, e non aveva potuto reggere al desiderio ardentissimo di rivedere per l'ultima volta i due profughi, e portare loro da s? stesso la lieta novella. Ma non aveva dimenticato di dire ad arte che, richiamato a Pisa da urgenti affari, andava la sera a San Dalmazio, per farvisi condurre dai cavalli dell'amico Serafini. E cos? fece di fatti, che il giorno successivo, mentre Garibaldi imbarcava felicemente a Cala Martina, il Guelfi si faceva vedere in Pisa.

Quivi il Serafini, ritirando i fucili da caccia come armi troppo appariscenti, volle fare accettare al Generale un suo stile dalla lama triangolare, poi il Garibaldi e il Leggero si accomiatarono da lui esternandogli i loro pi? vivi ringraziamenti per l'ospitalit? cordiale, e per la sua valida cooperazione al loro salvamento. Si scambiarono augur? per s? e per la patria, e si divisero abbracciandosi e baciandosi.--Quanto il Generale tenesse in conto l'operato di Cammillo Serafini, e qual memoria ne abbia sempre conservato, lo mostrano l'accoglienza fattagli la sera del 2 Ottobre 1860, al quartiere generale di Caserta, subito dopo la vittoria di quel giorno, cosa della quale abbiamo gi? parlato, e lo mostrano altres? le molte lettere direttegli in tempi diversi, ma specialmente la seguente che qui riproduciamo, colla quale, sotto colore di fare domanda relativa ad un caso d'idrofobia, fa sapere al Serafini e agli amici di essere arrivato in salvo, e di conservare memoria degli aiuti che ebbe in Toscana. Ecco la lettera scritta poco dopo i fatti narrati:

Nel tempo che avvenivano tutte queste cose, Cammillo Serafini e Angiolo Guelfi stavano a San Dalmazio trepidanti sul buon esito dell'impresa.--Appena fu giorno spedirono un espresso al Morbo per sapere qualche cosa dal Martini, che doveva essere di ritorno, e con loro consolazione riceverono la seguente lettera scritta da Girolamo Martini, ma senza data, e senza indirizzo:

C. Signore,

Appena ricevuta questa lettera, e ormai quasi sicuro del fatto suo, partiva subito il Guelfi per Pisa, quantunque ne fosse dovuto fuggire con la famiglia pochi mesi avanti, e col pericolo di essere ivi arrestato andava a sviare colla sua presenza l'attenzione dalla sua casa di Scarlino, presa di mira come il proprietario, e andava anche a preparare una difesa per s? e per gli altri, nel caso non improbabile di un futuro processo.--E il processo fu iniziato subito dal Vicario di Massa, ma quantunque pi? volte ripreso, and? sempre a vuoto per mancanza di prove e di fatti, e soprattutto per la presenza accertata di Angiolo Guelfi a Pisa nei giorni in cui si voleva imputargli di avere dato ricovero a Garibaldi nel piano di Scarlino.

DALLA CASA GUELFI A CALA MARTINA

Nel breve tempo che gli ospiti prendevano riposo, fu preparato un qualche cibo per ristorarli, come lo permetteva il luogo e la precariet? delle circostanze. Abitava il piano pi? alto della casa la famiglia del colono, e fu incaricata la sua moglie di preparare una zuppa pel Generale e pel compagno. Intesero bene quei buoni lavoratori che vi erano nella casa proscritti politici, ma non li videro n? seppero i nomi loro, e quanto al ricovero che ivi trovavano i perseguitati, era per essi cosa abituale, alla quale erano stati ormai assuefatti dal proprietario, a cui erano legati per verace affezione. I quattro Scarlinesi facevano intanto vigile guardia, e uno di essi stava constantemente nel piazzale ove si apre l'unica porta d'ingresso della casa. Alle ore 4, dopo un'ora e mezzo di riposo, Olivo Pina and? a battere alla porta della camera in cui era il Generale, ed avvert? che si ponessero in ordine per la partenza. Fu subito pronto il Generale, ma inavvertito, dopo Olivo Pina, si present? sull'uscio di camera un giovane ungherese disertato dall'esercito austriaco sotto le mura di Livorno. Aveva anch'esso trovato ricetto ospitale da pi? mesi in quelle lande maremmane, e si era per tutto quel tempo ricoverato alla casa Guelfi, e alla Fonte al Bugno, vicino podere diretto allora da Olivo Pina. Non si sa come, ma certamente doveva avere avuta notizia della presenza di Garibaldi, poich? affannandosi in segni di rispetto, parlava animato al Generale in lingua ungherese, e sulle sue labbra veniva spesso il nome venerato di Kossuth. Lo stava ascoltando Garibaldi, quantunque non lo intendesse, e domand? a Giulio Lapini ed Olivo Pina chi fosse quel giovane, e cosa volesse. Gli fu spiegata in poche parole la causa per cui l'ungherese si trovava in quei luoghi, e Garibaldi sempre compassionevole per tutti, mostr? desiderio di condurre seco il disertore, ma si opposero il Lapini e il Pina dicendogli avere essi preso impegno cogli amici di provvedere alla salvezza della sua vita preziosa, e non potere mai permettere di farla esporre a maggiori pericoli per l'ungherese, al quale si sarebbe pensato a tempo migliore; e siccome il Generale mostrava di non cedere a quelle ragioni, fecero allora intendere il rifiuto del capitano Azzarrini di portare un individuo pi? del convenuto sulla sua fragile barca, e a questo argomento ced?, sebbene a malincuore, Garibaldi. L'ungherese poi fu fatto ritornare alla Fonte al Bugno, con ingiunzione per parte di Olivo Pina di non allontanarsene fino al suo ritorno.

Narro ora un triste episodio. Nella lunga peregrinazione di Garibaldi dall'Adriatico al Tirreno, ? qui soltanto che ebbe esso ad incontrare persona disposta a nuocergli per animo deliberato. Era questi un tale Antonio Cardini ex-gendarme dei Lorenesi, che fu incontrato sull'argine destro mentre guardava maiali di propriet? di Domenico Fontani, fratello ad Oreste, uno dei quattro Scarlinesi che scortavano Garibaldi. Il Cardini riconobbe il Generale per averlo riveduto in altri luoghi, e lo estern? a Giuseppe Ornani, che in quel momento era l'ultimo della comitiva. Neg? come era naturale l'Ornani, e aggiunse che sbagliava d'assai se sognava Garibaldi in quei luoghi, mentre il da lui supposto proscritto non era che un cacciatore, col quale andavano essi Scarlinesi in padule, e cred? averlo convinto, e fu bene pel tristo, perch? i quattro giovani non erano tali da lasciarsi dietro una spia. Pass? oltre la piccola brigata, e il Cardini col cuore ormai deturpato dal suo vecchio mestiere, tornando la sera al paese, ripet? di avere veduto il giorno stesso Garibaldi traversare il piano di Scarlino, e disse ci? al suo padrone noto e zelantissimo reazionario, il quale per? sapendo contemporaneamente come fra i componenti la brigata sospetta vi fosse suo fratello Oreste, non ne fece nessun caso. L'ex-gendarme per? era invasato dal turpe desiderio di un lauto guadagno, e voleva andare a denunziare il fatto ai gendarmi di Follonica, ma pens? bene di non farlo quando fu prima sconsigliato, poi minacciato della vita da Giorgio Fontani altro fratello ad Oreste; e sapeva bene il vigliacco delatore che la faceva con uomini capaci di mantenere la promessa.

E qui vogliamo dire cosa che se non aggiunge gloria alla meritata fama di disinteresse del Capitano del Popolo, torna di onore immenso a quei generosi che erano disposti a far sacrifizio della vita e degli averi per condurlo in salvamento. Il capitano Leggero camminava spesso di coppia con Giuseppe Ornani, e presso a poco nel luogo detto di sopra, ragionando fra loro, gli disse come tutto il denaro di cui disponesse il Generale consisteva in dieci monete , ma che il Serafini colla sua squisita gentilezza aveva messa a disposizione di Garibaldi una qualche somma, depositandola su di un mobile della camera da lui abitata.--E questo avveniva quando i sicarii della penna cercavano con ogni maniera di calunnie insozzare la bella fama del Generale.--Quanto poi alla nobile offerta del Serafini, noi crediamo sia la pi? bella lode il narrarla, aggiungendo come esso non ne abbia mai fatta parola ad alcuno n? prima n? poi.

L'imbarco

Era il drappello disceso al mare dalla parte di Punta Martina, e percorrendo la spiaggia in curva, and? a fermarsi a riparo di Punta Sentinella. Per quanto si poteva scorgere non vi erano barche alla vista. Allora fu il primo pensiero di Olivo Pina il mandare a speculare da luogo ove si scoprisse pi? largo orizzonte, e intanto provvedere alla sicurezza della brigata. Ordin? all'Ornani di percorrere il lido dalla parte di Punta Martina, e giungere allo scavalco da dove si scorge vasto tratto di mare verso Castiglione, ma di camminare sempre per la macchia facendo in modo di non essere veduto dai cannonieri di Punta Martina.--Appost? il Carmagnini nel bosco presso la Via delle Costiere, colla ingiunzione che se passasse il cavalleggere e non vedesse quanto si andava facendo alla Cala, lo lasciasse andare oltre, ma se succedesse altrimenti, facesse fuoco su lui.--E il Carmagnini si appost? tranquillo al suo posto, pronto ad eseguire l'ordine ricevuto.--L'Ornani poi percorse sempre per il bosco il tragitto indicato, ma arrivato allo scavalco di Punta Martina specul? l'uno e l'altro braccio di mare senza vedere la barca, e torn? a darne avviso ad Olivo Pina, da cui ricev? l'ordine di andare per la parte opposta onde vedere se l'Azzarrini fosse per venire di l?. Pietro Gaggioli, che stanco dalle fatiche sostenute in quei giorni si era disteso accanto al Carmagnini senza scendere alla Cala, segu? l'Ornani nella corsa verso Follonica. In questo tempo il Generale stava estatico a riguardare il mare. Appena arrivato a Cala Martina aveva voluto bagnarsi i piedi nell'onda prediletta, e si era dato a slacciarsi la calzatura. Corse Olivo Pina ad aiutarlo, ma esso rifiutava, e ced? solamente all'insistenza sua, accettandone l'aiuto, e si lav? i piedi nell'acqua marina, contento, come diceva, di poter fare ci? dopo tanto tempo. Di poi insieme a Leggero, Fontani e Pina si trattenne sulla spiaggia ad aspettare.

Comparve poco dopo la barca, che veniva dalla parte di Follonica, senza essere stata veduta dall'Ornani e da Giccamo perch? aveva bordeggiato lungo la costiera in sembianza di barca peschereccia. Ed era infatti una semplice barca peschereccia, guidata da soli quattro uomini, cio? il padrone Azzarrini e tre marinai, e avendo camminato quasi rasente alla spiaggia, non poteva averla scorta l'Ornani che guardava ad una certa distanza, impedito a vedere vicino dal lido tagliato a picco, e coperto di folto bosco.

Ed anche questo voglio dire quantunque fosse pazzia, ma di quelle che muovono da impeti magnanimi, e tale da mostrare a quali uomini era affidato Garibaldi. Passarono i quattro Scarlinesi, per tornare alle case loro, dalla Torre di Partiglioni, e visto l? presso l'innocente cannone, utensile obbligato delle torri di costa, volevano in segno di festa a ludibrio dei cannonieri e del loro governo, gettarlo in mare.--E l'avrebbero fatto, ch? quei quattro valevano per quaranta picchiotti , se per fortuna non fossero stati ivi incontrati e dissuasi da Giccamo, che tornava da riprendere il suo barroccino a Meleta, per andare a Follonica.

La traversata sulla barca dell'Azzarrini fu felice, e senza casi notevoli. Partiti dalla spiaggia toscana si diressero alla Punta al Cavo, ove l'Azzarrini sbarc? il padre ed un altro marinaio di Capoliveri, e cos? si mise in ordine col numero degli uomini descritti nella patente, poi tanto preg? il tenente-castellano di Rio Marina, che questi gli firm? abusivamente la patente per l'estero, quantunque volesse la legge vigente che per fare ci? si fosse munito del visto delle Autorit? di Portoferraio. Torn? a costeggiare la spiaggia tirrena, e il giorno di poi sbarc? felicemente a Porto Venere il Grande Italiano. L'Azzarrini stesso, richiesto da Giovanni Gaggioli figlio del tanto benemerito Giccamo, scrive da s? stesso la storia della traversata colla lettera seguente:

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Era meritato questo attestato di benemerenza, poich? Paolo Azzarrini ebbe troncati i suoi interessi per la parte presa nel salvamento di Garibaldi. Impossibilitato a ritornare nell'Elba, ove lo avrebbero aspettato persecuzioni poliziesche, per avere sottratto l'Esule illustre alla caccia spietata, dov? condannarsi all'esilio per i 10 anni nei quali perdur? la dominazione lorenese, e solamente in contrabbando si avvicin? una volta a Capoliveri per imbarcare il vecchio padre e il resto della sua famiglia, che dov? trasportare sul suolo ospitale della Liguria.--E in mezzo a tanta pioggia di pensioni e di croci per gli eroi del domani, nessuna ricompensa ? stata data a Paolo Azzarrini, che perd? anche gli arnesi del suo mestiere per salvare all'Italia il suo Eroe.

E qui termina l'assunto mio.--Una mano di patriotti disseminati da Vaiano alla spiaggia di Follonica, di cui alcuni incogniti l'uno all'altro, perseguitati e costretti a pensare alla loro salvezza, in 7 giorni, senza accordi precedenti, in onta alla polizia lorenese e all'occupazione straniera, alla reazione toscana e al bando feroce di Gorzhowscki, seppe trafugare il Generale del Popolo, fargli percorrere centinaia di chilometri e provvedergli una barca per metterlo in luogo di salvezza. Al Molino di Cerbaia--alla Casa Bardazzi a Vaiano--alla Madonna della Tosse--alla Stazione della ferrovia di Prato--alla Casa Bonfanti a Poggibonsi--al quadrivio di Volterra--alla Locanda della Burraia--alla Casa Serafini a San Dalmazio--alla Casa Comunale di Castelnuovo--al vetusto Palazzo Municipale di Massa--sulla piazza principale di Follonica--e alla Casa Guelfi nel piano di Scarlino--in tutti questi luoghi una lapide, un ricordo rammenta l'opera di salvamento compiuta dai patriotti toscani nel 1849.--Solo a Cala Martina neppure una pietra ricorda che quel luogo riun? in s? e tradusse in fatto quanto era stato compiuto da Cerbaia alla spiaggia Tirrena.--Solo Cala Martina aspetta una memoria e l'avr?--perocch?, lo pensino gli Italiani, se li umili scogli di Cala Martina non erano, la storia non avrebbe registrato nei suoi fasti lo scoglio glorioso di Quarto.

NOTE:

Il compagno di Garibaldi conosciuto generalmente col nome di Capitano Leggero si chiamava Leggero Cogliuoli, cosa che ho potuto accertare in diversi modi, ma specialmente per dichiarazione fattami dal signor Cammillo Serafini che possedeva il suo nome scritto in pi? luoghi sui libri letti dai profughi nella sua casa di San Dalmazio.

La donna che ospit? Garibaldi era bens? nata Bonfanti, ma unitasi in matrimonio con tale Serafino Pucci ne portava allora il cognome. F. D. Guerrazzi dett? una epigrafe che a cura di alcuni patriotti di Poggibonsi fu posta all'esterno della casa, e anche in essa la donna ? chiamata Giuseppa Bonfanti, e cos? continueremo noi pure a chiamarla, essendo con questo nome ormai conosciuta.

Il vetturino Niccola Montereggi assicura che in quel giorno vi era a Colle fiera o mercato. Abbiamo rintracciato ci?, e abbiamo saputo con certezza come la fiera annuale vi si tiene da tempo immemorabile il 17 Agosto, e il mercato si ? sempre fatto in giorno di Venerd?, ma il giorno del passaggio da Colle fu invece il 27 Agosto, giorno di Luned?, quindi non resta che a supporre lo spostamento in quell'anno della fiera, o del mercato per una qualsiasi causa eccezionale, ovvero che l'affluenza straordinaria di popolo asserita con sicurezza dal vetturino provenisse da qualche festa religiosa o reazionaria.

Abbiamo voluto rintracciare con precisione il luogo ove avvenne a Colle il cambio del cavallo, e accurate informazioni ci fanno sapere essere stato ci? alla locanda di Moneta, condotta allora da Luigi Papini, la quale locanda esisteva nella casa Buccianti in via S. Jacopo, che poi si chiam? via Stefano Masson. Per? i viaggiatori non entrarono nella locanda, e si trattennero nel mezzo della strada tutto il tempo che occorse al cambio del cavallo.

Era necessario, per l'esattezza storica del racconto, rintracciare l'itinerario seguito nei giorni 26 e 27 Agosto 1849 dai due proscritti, tanto pi? che ora appunto su questo viaggio cos? rapido attraverso alla Toscana che potevano nascere i maggiori dubbi. ? per questo che come riassunto delle ricerche pi? minuziose fatte in proposito, pongo qui l'intiero itinerario del Generale da Cerbaia al Bagno a Morbo colle ore approssimative dei diversi fatti.

--Ore 8 ant. Incontro coll'ingegnere Enrico Sequi. --Ore 9 pom. Partenza dal Molino di Cerbaia. --Ore 10 pom. Arrivo alla Casa Bardazzi a Vaiano. --Ore 11-1/2 pom. Arrivo alla Madonna della Tosse. --Ore 12 pom. Arrivo alla Stazione di Prato.

--Ore 8 ant. Arrivo a Poggibonsi. --Ore 12 merid. Partenza da Poggibonsi. --Ore 3 pom. Al quadrivio di Volterra. --Ore 5 pom. Arrivo al podere di Prugnano. --Ore 6 pom. Partenza dal podere di Prugnano. --Ore 7 pom. Arrivo alla Burraia. --Ore 9 pom. Partenza dalla Burraia. --Ore 11 pom. Arrivo al Bagno a Morbo.

Angiolo Guelfi nel Decembre 1862 faceva apporre nella camera ove ripos? Garibaldi nel piano di Scarlino la seguente epigrafe dettata dall'illustre F. D. Guerrazzi, e che qui trascrivo per l'altissimo suo valore letterario, e per lo stupendo concetto che in essa ? svolto, e di cui ho riportata una parte come sintesi e chiusura del presento capitolo.

BANDITO COME BELVA DA ROMA IL DESTINATO A TANTA PARTE DEL RISCATTO ITALIANO GIUSEPPE GARIBALDI QUI LA NOTTE DAL 1? AL 2 SETTEMBRE 1849 POCHE ORE POS? LA NOTTE STESSA PEDESTRE E SCORTO DA UN COMPAGNO SOLO TRAVERSATO IL PIANO DI SCARLINO ATTINSE LA CALA DI PUNTA MARTINA DOVE SU DI UN BURCHIELLO S? COMMISE IN BAL?A DEI VENTI DIO COMPASSIONANDO ALLE MISERIE NOSTRE LO SALV? LO PROTESSE QUINDI IMPARI CHI LEGGE A NON DISPERARE MAI DELLA PATRIA ANGIOLO GUELFI IN LAUDE DI DIO ONORE ALLO EROE Q. M. P. IL GIORNO VENTESIMO QUINTO DEL MESE DI DECEMBRE 1862

I fatti accennati nel presente Capitolo sono stati i pi? difficili a rintracciarsi, perch? avvolti pi? profondamente nell'oblio, come lo mostrano le notizie incerte, che quasi per incidenza si trovano su di essi nei due opuscoli Sequi e Ricciardi. Eppure dopo l'imbarco ? questo il momento pi? importante della traversata. Dalle 2 della mattina alle 11 della sera il Generale, facendo il cambio di tre vetture, e prendendo brevi riposi, si trasfer? da Prato al Bagno, passando incolume per le terre popolose della Valle dell'Elsa, e rasentando Volterra e Pomarance. Mi fu cortese di tutte le informazioni fino all'arrivo a Poggibonsi l'ora defunto patriotta Antonio Martini, ed ebbi la fortuna di rintracciare i due vetturini tuttora viventi Niccola Montereggi a Poggibonsi, e Vittore Landi detto Zizzo a Pomarance. Parlai altres? con Tommaso Pucci figlio della Giuseppa Bonfanti, dal quale ebbi sicuri particolari circa alla fermata degli esuli nella sua casa.

L'opuscolo del dottor Ricciardo Ricciardi espone le principali circostanze narrate in questo capitolo. Io poi potei completarle merc? le pi? particolari informazioni fornitemi dal signor Odoardo Pellini, e dalla signora Ester Martini, il primo genero, e la seconda vedova del fu Girolamo Martini. In questa parte mi sono altres? venute in aiuto le reminiscenze di giovinezza, per quanto aveva io stesso sentito narrare dal padre mio Angiolo Guelfi. Era esso alieno dall'entrare in particolari del fatto, ma rammento sempre la sera stessa del suo ritorno a Laiatico ai primi di Settembre 1849, quando, nell'atto di coricarsi nella medesima camera, raccont? con entusiasmo a me, allora dodicenne, il salvamento compiuto da pochi giorni, e i particolari dei colloqui avuti col Generale, e massimamente il dono dello stile coll'invito di farglielo presentare dall'unico figlio se fossero v?lti per la patria destini migliori.--Da quella circostanza in fuori gliene ho sentito parlare raramente, come da chi avesse inteso compiere un dovere e nulla pi?.--Tanto ? ci? vero che le altre informazioni relative alla parte presa da Angiolo Guelfi nella fortunata impresa le ho dovute raccogliere dall'egregio amico, signor Cammillo Serafini, e dai quattro Scarlinesi, segnatamente dal Pina e dall'Ornani, come pi? degli altri familiari di Angiolo Guelfi.

L'illustre patriotta signor Cammillo Serafini, entusiasta dell'esito felice dell'impresa di cui era stato tanta parte, non curando il pericolo, conserv? per i dieci anni della dominazione lorenese i preziosi documenti citati nel corso di questa storia. In una mia visita all'egregio ed onorando amico ho veduto questi documenti ingialliti dal tempo, macchiati dall'umidit?, essendo essi stati per dieci anni chiusi in un tubo di latta, e sotterrati nelle grotte della Pieve presso San Dalmazio, e sono i seguenti:

Devo alla squisita gentilezza dell'amico signor Cammillo Serafini il dono del primo di questi documenti, cio? della lettera scritta da Angiolo Guelfi al suo arrivo a Massa, quando non trov? ivi Giccamo come aveva sperato. ? questo per me un preziosissimo autografo, e che mi ? doppiamente caro, come quello che da un lato ? prova della parte non ultima presa dal padre mio nell'impresa onoranda, e dall'altro mostra l'amicizia di cui mi onora il signor Cammillo Serafini, che con gentilezza d'animo senza pari volle donare al figlio un documento cos? importante scritto dal padre suo 35 anni avanti, in quali condizioni ognuno pu? pensarlo. Ed io ne rendo qui all'egregio donatore pubbliche e meritate grazie.

Seguendo il sistema di documentare quanto pi? ? possibile questo tratto di storia fino a qui imperfettamente conosciuta, credo bene annotare, per la sua importanza storica, l'itinerario di Angiolo Guelfi dal 28 agosto al 4 settembre, tale quale ho potuto ricostituire con certezza dalle deposizioni dei superstiti poste in confronto coi fatti che si andavano svolgendo, ed ? il seguente: 28 agosto. Nelle ore del mattino si trovava alla fiera del Ponte di Ferro sul fiume Cecina, da dove part? improvvisamente per San Dalmazio, tostoch? fu avvertito della presenza di due proscritti politici.

--Nelle ore della sera parl? col Generale in casa Serafini.

Le particolarit? del soggiorno di Garibaldi a San Dalmazio, quelle della sua partenza e del cammino fatto fino al Molino di Bruciano, non che la copia degli importanti documenti finora inediti che sono riportati in questa parte di racconto, tutto questo mi ? stato fornito dal prelodato signor Cammillo Serafini. Mi sono poi venute in aiuto le informazioni del signor Odoardo Pellini per il viaggio notturno degli esuli fino a Massa, e per tutto ci?, ma pi? specialmente per la parte presa nel salvamento dai patriotti di Massa Marittima, mi ha guidato il gi? citato opuscolo del dottor Ricciardo Ricciardi, il quale, coscenzioso sempre, ? in questa parte esattissimo per aver potuto raccogliere le pi? minute informazioni dalla bocca degli ora defunti Giulio e Riccardo Lapini. Le particolarit? del viaggio di Angiolo Guelfi nella Maremma mi sono state date specialmente da Olivo Pina.

Per le ragioni altra volta esposte del riscontro storico delle date riassumo l'itinerario di Pietro Gaggioli detto Giccamo, il quale ebbe parte cos? importante nel trovare la barca che condusse in salvo i due esuli:

Tutte quante le notizie che riguardano il viaggio di Giccamo mi sono state fornite dal di lui figlio, ed amico mio Giovanni Gaggioli. I diversi episodi avvenuti alla Pecora, e nella traversata del piano di Scarlino, e l'itinerario seguito, mi sono stati concordemente narrati dai quattro Scarlinesi Olivo Pina, Giuseppe Ornani, Leopoldo Carmagnini e Oreste Fontani, come resulta altres? dall'Atto Pubblico di Notoriet? da essi sottoscritto nel d? 19 agosto 1883, rogato a Scarlino dal Notaro Biageschi, e registrato a Massa Marittima. Detto Atto, che ha per scopo precipuo la identificazione e descrizione dello stile americano donato da Garibaldi ad Angiolo Guelfi, riassume altres? i principali fatti del salvamento dal Morbo fino al mare.

La carta militare italiana, ed anche la pianta topografica della tenuta demaniale di Follonica, danno nomi diversi da noi alle localit? nelle quali avvenne un fatto storico che andiamo svolgendo. In ambedue viene indicato col nome di Cala Martina il seno di mare che sta al sud di Punta Martina dalla parte di Castiglione della Pescaia, e vi si chiama Poggio degli Olivastrelli quello che noi chiamiamo Poggio Sentinella, mentre non si d? nome alcuno al seno di mare da noi conosciuto per Cala Martina. Saputa questa differenza di nomi, ci siamo dati pensiero di interrogare i pi? vecchi pratici dei luoghi, e cos? abbiamo potuto accertare che da essi si chiama Cala Martina il luogo ove avvenne l'imbarco, limitato dalla parte di Castiglione della Pescaia da Punta Martina, e dalla parte di Follonica dal Poggio Sentinella, o Poggio degli Olivastrelli che dire si voglia. In ogni caso ? indiscutibile che l'imbarco del Generale nel 1849 avvenne nella piccola cala che noi descriviamo, e questo ci risulta per reiterate visite fatte sul luogo insieme agli Scarlinesi che servirono di scorta ai profughi, e cos? ci venne indicato anche il punto preciso della costa da dove mosse il Garibaldi per incontrare la barca.

INDICE

Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici. Sono stati corretti i seguenti refusi:

Grafie alternative mantenute:

augurii / augur? cavalleggeri / cavalleggieri Gorzhowscki / Gorzkowscki segu?to / seguito volontar? / volontari

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