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Read Ebook: Messere Arlotto Mainardi Pievano di S. Cresci a Maciuoli by Guerrazzi Francesco Domenico

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Ebook has 75 lines and 25932 words, and 2 pages

MESSERE ARLOTTO MAINARDI PIEVANO DI S. CRESCI A MACIUOLI

DI F. D. GUERRAZZI

TERZA EDIZIONE

LIVORNO

GIO. BATTISTA ROSSI EDITORE

FIRENZE NAPOLI LIBRERIA DEGLI SCOLARI FELICE PERRUCCHETTI

IL PIOVANO ARLOTTO

La presente Operetta ? posta sotto la tutela della Legge sulla propriet? letteraria, riserbandosi l'editore ogni diritto per agire contro chiunque ne facesse contraffazione o ne smerciasse edizioni illecite e contraffatte.

Prato, Tip. Giachetti, Figlio e C.

PREFAZIO

Occorrendomi venire per queste parti mi sembra spediente di chiarire chi sia, e come e perch? io mi movessi da casa. Io sono il piovano Arlotto Mainardi, e nacqui in Firenze il gioved? di Berlingaccio del 1396 dove parimente senza il mio consenso mi tocc? a morire il 27 febbraio 1484; alcuni scrivono nel 1483; ma ci? non ? vero, e me lo potete credere perch?, ecco, io mi ci trovai presente. Mio padre si chiam? Giovanni, e fu per tutto il tempo della sua vita scannato pi? di san Quintino, il quale, come sapete, suonava a messa co' tegoli, onde al povero uomo accadde di sdrucciolare nelle Stinche pi? spesso, che le palle di biliardo non entrano nelle buche. Non pertanto io mi ebbi parente l'Arcivescovo santo Antonino, che fu santo davvero, imperciocch? ci hanno i veri santi nella medesima guisa, che ai giorni nostri troviamo le verit? vere, e le verit?, che non sono vere.

Per le quali cose, io giudico che derivassero in me certe qualit? che mi accompagnarono durante la mia vita come sarebbe a dire la giocondit?, la malinconia, e il santo timore di Dio.

Per la carit? della casa Neroni, ed anco un po' per lo aiuto del mio parente Arcivescovo ottenni la chiesa pievania di san Cresci, ma intendiamoci bene quello a Maciuoli, non gi? l'altro Cresci in val Cava, che ? un santo nel calendario di quello sboccato, che fu, Dio lo perdoni, Messere Giovanni Boccaccio. Questa chiesa tenni sposa fedele a mo' di fedelissima sposa, n? per altra o pi? bella, o pi? ricca io volli lasciarla mai; l'ampliai, la dotai di navate di colonne di pietra, la imbiancai levando dalle pareti le immagini dei santi, che non facevano frutto ci misi la sepoltura famosa con la iscrizione, che parlava cos?:

Voi avrete sentito dire, che io non sapeva leggere in altro libro, eccettoch? nel mio: ora questo ? vero per met?, perch? sebbene io non leggessi altro libro fuori del mio non per ci? io lo leggeva tutto; figurava bens? svoltare le faccie, ma il mio cuore come i miei occhi non andavano pi? oltre della prima, contenendosi in lei tutto quanto mi abbisognava sapere, anzi mi pareva ce ne fosse d'avanzo. In fatti su cotesta pagina ci si leggeva scritto:

<

Come sacerdote discreto io attesi rimediarci senza scandalo, provando un po' se ci fosse verso di applicare ai tristi scribacchiatori certo mio trovato, che fece la mano di Dio per liberarmi la canonica dai topi l'altra volta ch'io ci fui nel mondo: e il trovato fu questo; chiappai quanto pi? potei topi, e pel cocchiume gli misi dentro ad una botte, dove gli lasciai tanto, che si divorassero fra loro; uno solo sopravvisse, immane per mole, e per ferocia; e questo presi, e dopo avergli appiccato un sonaglio al collo lasciai andare per casa, dove cos? ferocemente continu? ad esercitare le parti di carnefice contro i tipi, che San Domenico non fece di peggio contro agli Albigesi. Il tiro era bello, ma non pot? mandarsi a compimento perch? i giornalisti non si lasciarono agguantare, allora raccolsi i giornali e ne feci un fal? pentendomi di tutto cuore della tentazione di leggere per questa volta che io sono al mondo pi? di quello, che costumassi durante la prima, e cercato, e ritrovato il vecchio libro deliberai risolutamente di starmi come per lo innanzi all'unica pagina.

Voi sapete, che l'arte si pu? quasi dire, che ci culla pargoletti noi altri italiani, massime fiorentini, per? io Piovano misi subito, appena risuscitai, un bene matto addosso al Rossini, al Niccolini e al Guerrazzi, e siccome ad ora ad ora udiva taluno, che tagliava il giubbone addosso a questi cari miei, io presi a studiarli bene per di dentro e per di fuori, li macinai, li crivellai, o poi l?, come Aiace, che difende le navi dei Greci, calata gi? buffa me ne dichiarai campione contro chiunque marrano a cui bastasse il cuore in corpo da venire avanti; le difese mie naturalmente ebbero a parere pi? strenue per l'ultimo imperciocch? contro di lui per essere balioso sempre, e non anco vecchio, ed oltre a fare professione di lettere si vers? nei garbugli politici vedessi pi? gagliarde e pi? spesse rinnovarsi le offese.

Per? stesi un po' di scrittura dove alla meglio m'ingegnai a scolparmi mostrando cos? in iscorcio le ragioni per le quali io non idolatrai no, bens? mi venne in grado il Guerrazzi, e la portai allo stampatore perch? me la stampasse. Io sono prete e aborro gli scandali, per? vi dico una cosa sola, e voi altri intendete pi? di quello, che io non vi voglio dire. E' non ci fu verso di poterla stampare. Ora io dissi:--queste le sono porcherie, e non possono piacere a Dio, n? agli uomini: innanzi tratto ci sarebbe la grande benedizione, che noi non corressimo mai a contendere fra noi; e poich? questo sembra, che non si possa fare, almeno disputando ci astenessimo dagli improperii e dalle calunnie; e caso mai per disgrazia sdrucciolassimo anco a questo si lasciasse libero il campo alle difese come lo fu alla offesa. Quel voler dire, e volere poi, che non ti sia risposto ? roba da poltroni; le prepotenze ebbero mai sempre virt? di farmi uscire dai gangheri, ed una volta questo mio genio mi cost? due fiorini d'oro, e tre lire di bolognini, ed ecco come: essendomi recato un d? dopo vespro a visitare messere Antonio Picchini, piovano di Cercina, mi venne fatto di vedere certa tela dipinta da maestro Squarci, che fu garzone nella bottega del Ghirlandaio ove era ritratto Ges? Cristo legato alla colonna con dietro un figuro lungo, magro, colore di cece cotto, la faccia di avvoltoio che muta le penne, il quale tirava gi? come se pestasse il pepe:--ah! ghiottone, ah! poltronaccio, presi a urlare, tu picchi perch? ? legato, tu meni perch? prima ti se' voluto assicurare, che ei non te le baratti.... to' piglia questo--e menatogli un pugno lo sfondai, perch? in vista parea il Capitano Cardone, ma poi, a fin di conto gli era dipinto su la tela.... per la qual cosa pagai a maestro Squarci i due fiorini, e le tre lire perch? lo rabberciasse.

Questa volta non isfondai niente, ma risoluto a non patire violenza mi ricordai di certo salvadanaio murato in un canto della vecchia canonica dove riposi non so che danari, che mi furono pagati pel mortorio di Messere Francesco di Neri Diotisalvi Neroni trecento cinquanta anni fa a fine di servirmene in qualche repentino bisogno; lo trovai, lo ruppi, e messimi i denari allato m'incamminai verso Livorno disposto venirmene a Genova, dacch? il mare non mi fa paura, che fui un tempo cappellano di Galera, e nove volte navigai in Fiandra.

A Livorno sperava incontrare il mio amico capitano Raimondo Mannelli, ma l? seppi, che non aveva avuto voglia di resuscitare n? manco egli, e ora quasi quasi mi sembra, che abbia avuto ragione. Cercai delle galere, e mi risposero che non usavano pi?; allora mi mostrarono un macchinone, che fumava, e presomi per un braccio mi avvertirono, ch'entrassi l? dentro:--o che sono diventato un pane, che mi vogliate mettere in forno?--Gridai io pure, tentando di liberarmi, ma la gente mi fece capace come in grazia del signore Fulton adesso si andava sull'acqua col fuoco. E fuoco sia, onde m'imbarcai, e venni a Genova.

Qu? sto, prima per istampare la mia difesa circa l'accusa appostami d'idolatria; e poi se i quattrini mi ci arrivano, vo' dare una capata a Torino per dire al Cocchiere che si ? messo a cassetta:--fratello, con queste bestiaccie che hai attaccato al carro fa di adoperare frusta, e briglie perch? altrimenti, io dubito forte, che te, e noi non iscaraventino in qualche precipizio; di' loro: voi siete al verde, imperciocch? convoca l'assemblea se le cose hanno da procedere in regola bisogna, che deponiate il vostro potere nel seno di quella che ? il principe: ad ogni modo voi avete a cessare dopo il voto dell'annessione, vogliamo dire unione col Piemonte: smettete via la voglia di volere morire a uso Argante.

Superbi, formidabili, feroci Gli ultimi moti fur, le ultime voci.

Argante, pagano fu, e and? all'inferno, e voi altri cristiani, e dovete volare tutti in paradiso se prima non sarete obbligati a fare una fermatina al limbo per riverire il vostro amico Messer Pietro.

Acconciate pertanto le cose dell'anima confessate le peccata vostre a modo, e a verso, proponete di non peccare mai pi? e poich? siete in fondo non vi torner? difficile mantenere la promessa, e Dio misericordioso, che ha le braccia tanto lunghe potr? pigliare anche voi.

Eccovi dunque chiariti del perch? io mi sia recato a Genova, e intenda andarmene fino a Torino, siatemi cortesi di ospitalit? come a quello, che pi? degli altri sono fermo a formare con voi una casa, e mettere in combutta ogni cosa; e poi perch? io per natura inchino al cortese, e agli amici apersi in ogni tempo la casa e il cuore, sicch? se voi verrete a San Cresci di Maciuoli fate ricerca di me e in casa, o nella sepoltura mi ci troverete di certo dove vi render? due cotanti pi? festose e liete accoglienze. I calunniatori al solito vi avranno detto, che io benedico i miei ospiti coll'olio: non date retta alle lingue bugiarde, questo feci una volta sola a certi tristi, che mi chiusero fuori di casa e mangiatomi il desinare ebbero il cuore di lasciarmi digiuno; allora io per barattare lo scudo di loro con sette lire di mio, quando vennero in chiesa li benedissi coll'olio. Io, da questa tattera in fuori, vissi sempre da galantuomo, e voi lo potete credere perch? ve lo affermo proprio io. Vivete buoni se desiderate vivere felici.

IDOLATRIA DEL PIOVANO ARLOTTO

PER F. D. GUERRAZZI

? Il Piovano ha commesso un anacronismo.

come disse il Caporali di Mecenate. Per? la sera fu forza mettersi in mare, e il tempo volgeva alla burrasca, il sole si tuffava infocato, l'aria incupiva ogni momento pi?; il giovinetto bellissimo portava un berretto vermiglio alla greca, e i capelli proprio d'oro schietto gli fremevano ventilati dietro le spalle. Un marinaro livornese nel vederlo non pot? frenarsi dal dire: <> N? sole le persone, ma carte private e pubblici documenti di suprema importanza si confidarono nelle mani del Guerrazzi affinch? li serbasse, e gli spedisse; tra gli altri conserv? parecchio tempo i fogli spettanti all'avvocato Vicini che fu presidente di Bologna; io so, ch'essendo aperti, ei li lesse, e vi trov? cose di cui egli intende ragionare a suo tempo a modo, e a verso per ammaestramento dei suoi compatriotti.

A me piace il Guerrazzi quando pertinace nel 47 neg? fede al risorgimento italiano per virt? del Papato: prete sono, sicch? come Catone so in quale parte mi stringa la scarpa.

? Bisogna avvertire che quando il carabiniere venne per mettere i ceppi alle mani al Guerrazzi egli disse prima: <> e quegli: <> Intanto sopraggiunto il Comandante del Porto, signor Bargagli, visto il turpe atto, si mise a piangere di rabbia ed ordin? si levassero le catene; non l'obbedirono paurosi di trasgredire agli ordini del Ministro.--Avvertasi, inoltre, che su i bastimenti da guerra, mentre si naviga, tolgonsi i ferri ai prigionieri, perch? in caso di sinistro si possano salvare. Il signor Ridolfi ordinava si facesse alla rovescia.

? Dispacci Elettrici.

Io Piovano lo predico a cui lo vuole, e a cui non lo vuole sapere; faccio di berretta al Guerrazzi quando domando: a quale dei suoi parenti dette officio? quale degli amici suoi promosse? piuttosto quale dalle cariche respinse per causa, che gli aveva proceduto avverso?--Al contrario in quei tempi corse, e tuttavia dura la voce, che per ottenere favore da lui bisognava essergli stato nemico.

Ci furono scapestrati di altra ragione, che incolparono Guerrazzi di non avere condotto alla ruina il Granduca; e per non dire peggio parvero parole ebre: egli amministr? fedelmente in pro della patria, e del Principe, finch? sper? stessero insieme, e quando si separarono la Patria come doveva antepose al Principe. In questo concetto dava opera a comporgli il regno della Italia centrale e lo faceva se Leopoldo si fosse rammentato pi? di essere nato a Pisa, e meno del sangue suo austriaco, e meglio compiacendo a Dio avesse posta minor fede in colui, che se ne dice Vicario.--Il popolo a parlare chiaro non si mostr? grato a questo figliuolo uscito proprio dalle sue viscere, ed io so, che il Guerrazzi dopo averci meditato su un pezzo, esclamava:--Il popolo ha ragione! io non feci nulla per lui: bene ? vero che non lo concesse il tempo tempestoso e breve; pure rimane certo, che non feci niente per lui. E s? che delle terre maremmane, ed altre dello Stato disegnava formare giusti poderi, e quelli concedere gravati di tenue livello, crescente a stregua dello aumentato valore, ai reduci dalle guerre, premio del sangue, non solo gratuitamente ma con danaro, che bastasse alla casa, alle bestie, agli arnesi; e cos? restituita la gente quanto pi? si poteva alla terra, il popolo rimasto nelle citt? educare nelle arti, e nei mestieri; provvedere che ai padri il momentaneo mancamento dei figli non nuocesse; instituire piccole banche dove l'onest? trovasse il poco capitale necessario a i suoi lavori; e con tutti i modi promovere le voglie, e gli esercizi militari, rimedio agli scioperi viziosi, salute dei corpi. Sopramodo mi stavano a cuore le cose marinaresche, e feci studiare certo mio concetto di ampliare il porto di Livorno isolando la Porta Murata, e parve buono; ma pi? che altrove pensava a dare forma alla Colonia Toscana, la quale per presentimento dir? cos? provvidenziale da parecchio tempo sciama in Alessandria di Egitto...; ma nulla feci di questo; e la fortuna per umiliare la mente superba ha voluto, che mentre io mi sono durante la mia vita affaticato ad ampliare la Patria l'abbia lasciata in peggiori termini di prima, e per arroto perduta; delle leggi lodabili a cui desiderava dare il nome, sola dura quella che ha fatto, me involontario, il triste dono al paese del carcere solitario!--Furono le mie intenzioni piene di benevolenza pel popolo, per? che popolo nacqui, e popolo intenda morire; ma poich? questo non pu? conoscerle che per via degli effetti i quali mancarono, non ne serba e non pu? serbarne gratitudine, Dio, che le conobbe, vorr? ricompensarle un giorno nella sua misericordia; confidiamo in lui.

Stringendo i tempi in cui era forza, che il Granduca scegliesse tra la Patria, e l'Austria, egli prefer? l'Austria, e fugg? insidioso allegando per pretesto fatto non vero; per? che stesse a lui differire, ed anco rifiutare la legge della Costituente la quale accettava, il suo ministero non l'offendeva, dacch? avendo offerto risegnare l'ufficio egli non consentiva, al contrario a rimanersi lo supplicava.

In quale condizione si trovasse lo Stato, donde alla vigilia della guerra, disertava il capo, ogni uomo pu? immaginare; i vecchi ordini distrutti, i nuovi non fermi; partiti diversi ed estremi; i liberali divisi per cause, che parevano personali, ma che la esperienza chiar? accennare a principii perch? la superbia aristocratica ribolle, ed ? per avventura la classe sociale che pi? tarda dimentica, e pi? pronta stende le mani a ricuperare il perduto; governo senza causa giuridica; autorit? nessuna; opinione poca; credito contrastato; di fuori non potest? in Italia a cui appoggiarci, la quale stesse in condizioni migliori delle nostre; ad ogni modo niente affatto disposta a sovvenire il paese, bens? piuttosto balenante a farsi aiutatrice del principe fuggitivo. In simile condizione di cose popolo, deputati, e senato elessero il triumvirato di cui fu parte il Guerrazzi. Comunque io faccia professione di teologia non gi? di politica poco mi ci volle a conoscere, che nello eleggere il governo provvisorio non furono mossi tutti da un medesimo concetto; ma quali e quanti essi fossero qui non preme cercare; basti, che tra i promotori del governo provvisorio ci furono i signori Capponi, Ricasoli, e Corsini. Dissero che ci si trovarono costretti, ma non ? vero; perch? i due ultimi con giuramento affermarono averlo fatto liberissimi; il primo fu l'unico in Senato che con amplissime parole favor? il governo provvisorio.

Intanto il Granduca che scappava dallo Stato da mezzogiorno ci voleva rientrare da tramontana; ma intendiamoci, da cotesto lato ei si partiva inerme, dall'altro si affacciava armato; di qu? per sottrarsi alla legge, di l? per calpestarla; per?, ordinava alle milizie lasciassero indifesi i confini al nemico, contro le citt? si avventassero; compissero insomma l'uffizio per cui Leopoldo austriaco institu? mai sempre le sue milizie, combattere cio? il popolo non gi? i tedeschi. Il generale Laugier per poco discorso, pi? che per malizia obbediva ai comandi del Granduca, non avvertendo egli che per necessit? di cose da codesti partiti tirannici non poteva fare a meno, che uscisse la morte della libert?;--ma se grande fu l'amarezza della mossa del Laugier, infiniti percossero la amarezza e lo stupore quando si ebbe conoscenza che il signor Neri Corsini consigliere o capitano era accorso a sostenere cotesta impresa. O non aveva votato egli pel governo provvisorio? Non aveva parlato per lui? Chi lo obbligava a farlo? La fuga del principe non aveva anch'egli ripreso? In cotesti tempi si lesse stampata una lettera del signore Corsini responsiva ad altra del generale Laugier che gli faceva ressa di porsi a capo dello esercito ribellato, nella quale il degno uomo favellava cos?: <> E questa considerazione come capace a chiarirci del prodigioso buon senso del signore marchese di Laiatico, cos? mi sembra atto a testimoniarne la fermezza nei propositi. Di ci? non tennero ricordo nel Decreto, che lo manda in Santa Croce; l'ho tenuto io; basta che qualcheduno se lo rammenti; e queste non sono calunnie, che di simili tiri non sa farne il Piovano.

A me piace il Guerrazzi quando con fiere minaccie difende la madre del Generale dallo insultare della plebe infellonita; e piacemi altres? quando muove contro al Laugier, e lui cercato a morte secretamente avvisa si salvi; come mi piacque il signor Laugier e di molto allorch? venuto testimone nel processo Guerrazzi, mentre questi per iscolparsi dell'accusa di avere messo la taglia sul capo di lui stava per narrare il fatto, egli troncategli le parole di bocca disse: lascia parlare a me, ch? a me tocca scolparti dalla iniqua taccia; e qui espose per filo, e per segno i modi tenuti dal Guerrazzi affinch? egli si riducesse incolume sul territorio piemontese. Io Piovano credo che il popolo nostro per questi fatti salisse in fama di civile, e non pei vanti continui, e sazievoli i quali scemano il pregio se vero, e se falso eccitano lo scherno della gente.

Soddisfece il Guerrazzi in compagnia dei colleghi o solo al mandato a loro commesso dal Parlamento toscano? S? certo lo soddisfece, e cos? giudico non per opinione mia, bens? per testimonianza giurata di parecchie centinaia di cittadini uditi nel processo, cominciando dall'Arcivescovo, fino all'usciere; anzi non mancarono n? anco quelle degli stessi Ricasoli e Corsini; e i Ministri d'Inghilterra e di Francia gli resero giustizia; di fatti il tribunale condannando il Guerrazzi disse cos?: <> Eh! non fa n? anco una grinza. Se non avessi letto io con questi occhi la sentenza, ed altri me la avesse riferita, gli avrei detto: chetati campana del bargello! Ma l'and? proprio come la conto. Che queste cose si facciano lo capisco anch'io, ma che le si abbiano a mettere in iscritto io non me ne so capacitare, molto pi? dopo che fu smessa la corda. Per me farei Pasqua se mi riescisse attribuire cotesta razza di sentenza alla sperticata ingenuit? dei Giudici; ma chi li conosce veda se la interpretazione pu? stare, e se essi meritino come la inclita Nice del Prete Parini i titoli:

D'ingenui e di pudichi.

Abbiamo letto stampato che il Guerrazzi non sovvenisse al Piemonte nella guerra contro lo austriaco; e posto ci? lo vedemmo scomunicato in cera gialla. Quando la storia si detter? col giudizio non gi? con le infelici passioni di partito, e quando alle bugie surrogheranno i documenti degli Archivii cos? in quelli di Firenze come negli altri di Torino, appariranno le larghe profferte che ei fece di porre in arbitrio del Re le armi, e l'erario toscano; le quali profferte scritte al generale Colli vennero confermate a voce a Pasquale Berghini, ed a Lorenzo Valerio, entrambi uomini egregi, e vivi, della monarchia sarda tenerissimi, e di credito grande presso di lei. Se le offerte non furono accolte, anzi se, mentre da Torino si domandava la lega e a Firenze si consentiva, il generale Lamarmora entrava sul contado nostro come su terra nemica, e il generale D'Apice ordinava ai nostri dessero indietro per non incominciare la guerra contro gli austriaci collo azzuffarci tra noi italiani, la ? cosa che vuolsi deplorare, non accusarne il Guerrazzi, il quale pens? ed ha pensato sempre, che se il generale Lamarmora avesse avvisato il Governo toscano avrebbe trovato allestimenti e somieri, e procedendo spedito ed ingrossato dai Toscani, sarebbe forse giunto a tempo per offendere il nemico di fianco, o almeno tenerlo in rispetto.

Ora dir? cose affatto ignote, o poco manifeste, donde si chiarir? se onorando il Guerrazzi per cittadino dabbene io faccia il debito, o se piuttosto io sacerdote meriti l'accusa d'idolatria. N? rechi maraviglia se io mi mostrer? ragguagliato di casi che parranno segretissimi, imperciocch? alla et? mia non si fa a fidanza, e prima di dire vuolsi pegno in mano: anzi questo si tenga per sicuro che delle quattro parti appena ne racconto una, sempre disposto a dare tre pani per coppia se taluno si lagnasse di non avere avuto il suo avere.

Che se il sig. Boncompagni non voleva leggere il Vangelo, ti dia la peste! avesse almeno letto il proemio al lib. 3. delle storie del Macchiavello, che ci avrebbe appreso come le contese tra popolo, e nobili augumentassero Roma per? che vi definissero con una legge, mentre all'opposto nabissarono Firenze dove si terminavano con la morte, e l'esilio dei cittadini.--Ora se il sig Boncompagni non legge il Vangelo, n? il Macchiavello, oh! che sia benedetto, che cosa legge egli per governare i popoli? Forse il giornale agrario toscano? Buon libro, sa ella? Anzi ottimo, il quale tra le altre belle cose insegna come i cavoli possiedano due coni un aereo, e l'altro sotterraneo, i quali noi altri ignorantacci prima di lui chiamavamo foglie, e torsolo... tandem anche col giornale agrario non si va a governare, e a rigovernare i popoli come il sig. Boncompagni ha fatto.

N? questi soli i conforti, gl'inviti, e le preghiere al Guerrazzi di starsi lontano, che a dirsi tutto verrebbe meno il foglio; minaccie non si adoperarono perch? sapevano che queste l'avrebbero fatto correre addirittura a Firenze. Egli pieg? il capo, e disse: <>

Donde queste subitanee trasformazioni? Ci? ? quanto vuolsi domandare al Conte non al Piovano. Il Piovano pu? accertare che il Guerrazzi ne rimase afflitto, ma non per lui; maravigliato non gi?, che ormai di nulla ei pi? si maraviglia in questo mondo.

<>

Figliuoli miei, ma come volete, che si compiaccia il Guerrazzi dell'odio, e non sapete che quando si fabbrica un ingegno l'Amore ci mette pi? che mezza la sostanza di suo?

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