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Read Ebook: La vita operosa: Nuovi racconti d'avventure by Bontempelli Massimo

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Ebook has 1199 lines and 38193 words, and 24 pages

MASSIMO BONTEMPELLI

La vita operosa

NUOVI RACCONTI D'AVVENTURE

VALLECCHI EDITORE FIRENZE

Firenze, 1921 -- Stabilimenti Grafici A. Vallecchi -- Via Ricasoli, 8.

AUSONIO.

CAPITOLO PRIMO

APERTA CAMPAGNA

Il Catechismo.

Alla scuola degli allievi ufficiali io e i miei compagni studiavamo le molteplici bellicose materie su certi quaderni che si venivano trasmettendo dinasticamente di corso in corso.

Poich? i corsi duravano due mesi, il succedersi delle nostre generazioni era rapido. Passavano gli studenti; ma restava, inesausto come il sole e il pensiero, il Quaderno. Molti degli studenti li port? via la guerra; i quaderni li dov? distruggere la pace, perch? l'uomo ? un animale improvvido, e probabilmente nessuno ha pensato a conservare, per qualche ventura guerra con corsi accelerati, quelle concentrazioni manoscritte delle discipline di Marte e di Bellona.

Ricordo che il quaderno di una delle materie meno omicide -- la topografia -- era fatto a domande e risposte, esattamente come i catechismi della dottrina cristiana e gli opuscoli di propaganda socialista: la quale triplice coincidenza potrebbe far fede che la umanit? elementare ? fondamentalmente dialogica.

Il capitolo intorno all'orientamento in aperta campagna finiva con queste battute:

-- D. Come si fa a orientarsi in aperta campagna?

-- R. Con una bussola, che ? uno strumento ecc. ecc.

-- D. E quando non si ha la bussola?

-- R. Con un orologio che si espone orizzontalmente al sole avendo cura, ecc. ecc.

-- D. E se ? notte?

-- R. Con le stelle, una delle quali chiamasi polare, e si trova tirando una linea immaginaria, ecc. ecc.

-- D. E se ? giorno e non si ha l'orologio?

-- R. Col sole.

-- D. E se il sole ? coperto?

-- R. Esaminando i tronchi degli alberi: la parte dove sono pi? verdi, poich? ? quella dove non vengono battuti dal sole, ? il nord: la parte opposta naturalmente ? il sud.

A questo punto finiva il capitolo, e cominciava un altro argomento.

Ma a quel punto io sentivo un vuoto improvviso. Forse qualcuno dei lettori l'ha sentito con me. M'auguro che siano pochi: li avverto che ? un fenomeno morboso, prodotto in noi da una malsana tendenza verso l'infinit?.

Infatti, allora, ho potuto fare alcune osservazioni sul contegno che i miei compagni tenevano di fronte all'interruzione. La maggioranza non aveva nessuna impressione o curiosit? particolare: studiava quelle nozioni senza desiderarne altre. Qualcuno, d'intelletto notevolmente preciso, ne dedusse che la guerra si fa sempre ed esclusivamente in luoghi ove ci siano almeno degli alberi. Pochissimi si accorgevano che il trattato ereditario di topografia militare lasciava insoluto un grave problema: come si fa a orientarsi in aperta campagna quando si ? perduta la bussola, si ? rotto l'orologio, il sole ? coperto di nuvole, e non ci sono alberi.

Quei pochissimi finivano per concludere che in quel caso ognuno fa quello che pu?: -- che in effetto ? il solo insegnamento sicuro e fondamentale per tutte le discipline pratiche della guerra e della pace.

Estasi.

Quando, due mesi dopo l'armistizio, rientrai -- come dicevamo allora -- in Italia, mi sono trovato nella citt? di Milano, aperta campagna per le maggiori battaglie della vita: mi sono ritrovato nell'aperta campagna di Milano, senza bussola, n? orologio, n? sole, n? stelle.

Ho girato dunque per la citt? respirando la vita e cercando affannosamente un albero per vedere da che parte sta il nord.

Quanto mi piacquero quel giorno i bar con le bottiglie di tanti colori! I colori dei bar, gli specchi dei caff?, i cristalli delle vetrine, e le donne che salgono in una carrozza o anche in un tranvai, furono i beni terrestri di cui il soldato sent? maggiore nostalgia.

I liquori colorati, gli specchi, le vetrine e le donne, scossero ebriosamente la mia fantasia rinfanciullita nella lunga assenza dai piaceri del mondo.

E cos? agitando lo sguardo goloso dall'uno all'altro dei molti esemplari d'ognuna di quelle specie benefiche, a un certo punto mi avvenne di fermarlo in modo particolare sopra una donna, la quale non saliva in tranvai, ma camminava morbidamente verso non so qual suo sogno o realt? fascinosa, e presto mi scomparve e non ebbe mai nome per me; era bellissima e aveva corta e densa la pelliccia e lunghe e rade le calze, e due occhi di carbone e di luce.

Come si allontanava, mi sorpresi a mormorare una frase di estasi ammirativa, che fu la seguente:

-- Perdio! qui bisogna trovar modo di far molti quattrini.

Poich? intanto la donna era vanita del tutto dal mio orizzonte, un mio vigile Genio o D?imone personale, che ? loico e ironico di natura, mi domand?:

-- Quale rapporto cos? diretto e immediato supponi tu dunque che gli d?i abbian posto tra la visione della bellezza e il pensiero del danaro?

Ma, contro il D?imone, ho insistito, d'istinto, nell'affermare quel rapporto come reale, e forse anzi fondamentale ed eterno. Forse quando nacque la divina Afrodite dal mare e si present? sul lido terrestre vestita alla moderna di poca spuma, forse allora i Tritoni e i mortali si mormorarono l'un l'altro ammirandola:

-- Per Zeus! qui bisogna trovare il modo di far molti talenti.

Facilit?.

Il cielo era coperto, come si conviene a una citt? di vita operosa. L'aria avvolgeva un velo di grigio intorno alle cose, com'? opportuno in una aperta campagna delle battaglie della vita.

Il cielo era coperto e l'aria un velo grigio: ma di tratto in tratto le vie s'illuminavano di lunghi bagliori folgoranti, perch? rapide correnti d'oro invadevano il cielo, s'insinuavano tra le linee dei tetti, volavano sopra le strade della citt? con una voce d'aeroplano giovane. Le correnti dell'oro a ogni momento urtando negli spigoli dei tetti si frangevano e mandavan gi? rutilanti cascate a zampillar sui marciapiedi sotto lo sguardo dei passanti.

Le donne non si chinavano a raccogliere quell'oro: lo raccoglievano gli uomini per esse.

Le correnti e gli zampilli s'allontanavano, si spegnevano, ricominciavano qua o l? bizzarramente.

A un certo punto mi domandai perch? non mi ero chinato anch'io come gli altri. Era facile. Chiunque pu? chinarsi e raccogliere.

? facile chinarsi, ma non ? facile pensarvi. Certi uomini, quando sarebbe il momento di chinarsi, continuano invece a contemplare la pelliccia corta che si allontana, e non fanno a tempo a raccogliere l'oro per lei. Questa ? la differenza tra essi e gli altri.

Non me ne rimproverai troppo. Tutto era ancora nuovo per me, che mi trovavo senza bussola n? orologio n? sole n? stelle in mezzo all'aperta campagna della nuova vita. Bisogna prima orientarsi. E proseguii l'esplorazione per la citt?, alla ricerca di alberi che m'indicassero il settentrione e l'oriente. Era l'ora che Milano ? pi? bella: quando l'aria si risolve a essere scura del tutto, e s'accendono i lumi delle strade e delle case.

Le aristocrazie.

Per intonarmi all'ora, sono andato al caff?.

Sono entrato in un caff? che ha fama di ritrovo elegante.

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