Read Ebook: Le donne che lavorano by Treves Virginia
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Ebook has 390 lines and 32963 words, and 8 pages
CORDELIA
Le donne che lavorano
MILANO FRATELLI TREVES, EDITORI 1916
PROPRIET? LETTERARIA.
Copyright by Fratelli Treves, 1916.
Tip. Fratelli Treves.
Voi, mie fedeli lettrici, vi sorprenderete che dopo avervi parlato della casa come del miglior centro dell'operosit? femminile, io venga ora a dirvi:
La casa ? bell'e buona come rifugio per riposare dalle fatiche della lotta per l'esistenza; ma voi pure dovete combattere, uscire dal vostro guscio e procurare di aver la vostra parte al banchetto della vita>>.
La ferrovia, l'elettricit?, la diffusione delle idee col mezzo della stampa, le macchine perfezionate, tutto questo ha rimpicciolito e trasformato il mondo, tanto che la vita esteriore ha preso il sopravvento sulla vita interna e l'umanit? va prendendo il posto della famiglia.
Non so se la trasformazione della casa e della donna sar? un bene o un male, ma ? una necessit?; e chi non sa piegarsi e modificarsi secondo l'ambiente, muore intristito come il fiore che si piega sullo stelo, quando tutto intorno a lui risorge al soffio vivificante della primavera.
In questi ultimi tempi ho molto studiato il nuovo ambiente che si ? andato formando; e quasi una luce nuova ha rischiarato il mio spirito.
Ho veduto la donna del popolo accasciata sotto il peso d'un lavoro superiore alle sue forze, retribuito in modo che le impedisce appena di morire di fame, invecchiata e sciupata prima del tempo, abbandonata il giorno che le sue stanche membra si rifiutano ad un lavoro proficuo.
Ho veduto la donna borghese, se priva di danaro per comperare un marito, intristire fra le pareti domestiche senza la consolazione d'un lavoro che la occupi e la renda indipendente, avvizzire come una pianta priva di luce, oppure divenir acre e ribelle all'ingiustizia che l'opprime; e mi sono persuasa che col progresso dei tempi, col mondo tanto mutato ? necessario cambiare le idee che furono per molto tempo le nostre aspirazioni e portare la propria pietra affinch? la societ? possa esser basata sopra un sistema di maggior giustizia.
Vorrei che la donna, senza diventare una virago, fosse pi? libera e indipendente; e ora che si parla tanto della causa del debole e dell'oppresso, fosse anch'essa protetta da leggi pi? giuste e ragionevoli.
Non credo che la donna amer? meno la casa e i figli quando col suo lavoro contribuir? al loro benessere, n? che quando avr? coltivata l'intelligenza vorr? soverchiare l'uomo e tenerlo soggetto; come credo che non perder? nulla della sua femminilit? quando sar? dedicata ad occupazioni meno frivole; e se gli sciocchi la disprezzeranno, l'uomo saggio e intelligente la stimer? di pi? e la trover? pi? degna d'essergli compagna.
Non parlo della categoria delle donne ricche le quali possono permettersi il lusso di annoiarsi nell'ozio e di stancarsi in mezzo ai piaceri; esse dovrebbero invece adoperare la loro influenza, il loro tempo e le loro ricchezze a beneficio delle compagne diseredate.
Da quando ho cominciato questo libro, che per varie circostanze ho dovuto interrompere, la questione della donna ha fatto grandi progressi, molti pregiudiz? contro la sua indipendenza sono caduti e l'idea del suo miglioramento si fa strada trionfalmente.
Ecco perch? voglio esporre, alle mie fedeli lettrici, le mie nuove convinzioni; e se riuscir? ad incoraggiare le fanciulle timide ed esitanti ad imparare un mestiere, a scegliere una professione colla quale possano guadagnarsi da vivere ora che i molti bisogni impostici dal progresso hanno reso la vita pi? difficile; se riuscir? a far sorgere nelle pi? fortunate l'idea di occuparsi e di aiutare quelle che sono condannate ad un lavoro improbo e mal retribuito, se riuscir? a risvegliare le anime dormenti delle donne impigrite nell'ozio, ed a far loro apprezzare la gioia sublime del lavoro, mi sembrer? che la mia opera non sia stata inutile.
CORDELIA.
La questione della donna.
Fra le molte questioni che si agitano nel nostro tempo si pu? dire che quella della donna ? all'ordine del giorno.
Si riuniscono continuamente congressi femministi, si fanno leghe per gl'interessi femminili, i giornali ne parlano, ne sorgono discussioni: l'esistenza della donna si fa sentire anche fuori delle pareti domestiche e ci si accorge che la pi? numerosa met? del genere umano esiste, e forse in un prossimo avvenire la donna non si contenter? pi? di essere una macchina per far figliuoli o una bambola da salotto; ma mostrer? che nella lotta libera delle forze individuali ha anch'essa il diritto di combattere per la propria indipendenza.
Ed ? certo che il progresso dei tempi ha tanto mutato l'ambiente in cui viviamo, che la condizione della donna deve mutare per forza delle circostanze inevitabilmente; solo resta a sapersi se ci? si potr? fare in breve o lentamente; ma dato l'impulso, non si potr? pi? ritornare indietro, come non si pu? impedire ad un torrente di scendere la china dei monti e andare al suo destino.
? gi? molto che, se non si applaude al movimento in favore della donna, si accetta senza combatterlo, si sopporta senza deriderlo, come non si sarebbe fatto in altri tempi.
? certo per?, che per ora la donna ? ancora dipendente dall'uomo, il quale aggiunse alla sua forza fisica delle leggi che, mentre lo assolvono, abbandonano e condannano la sua compagna.
Soltanto fra certi popoli barbari, la donna ? superiore all'uomo, oppure ci? accadeva in un tempo remoto quando era in vigore la potest? materna e la civilt? non avea dettato delle leggi ingiuste.
Se c'? un risveglio, non bisogna essere impazienti; non ? facendo congressi, rivoluzioni, gridando o imprecando che si potr? modificare la sorte della donna, ma bens? aiutando le condizioni favorevoli al suo sviluppo morale e intellettuale.
Col lavoro intanto, la donna potr? emanciparsi economicamente dall'uomo e rendersi indipendente; e fatto il primo passo gli altri verranno da s? senza scosse o battaglie.
Finch? la donna si limiter? a chiacchierare e discutere, non far? molto cammino, ma se coll'opera mostrer? di saper far bene un lavoro finora riserbato all'uomo, tutti s'inchineranno al fatto compiuto e nessuno oser? dire che la donna non ? adatta ad un genere di lavori in cui i fatti hanno provato il contrario.
? naturale che per ottenere anche qualche piccola concessione, c'? molto da lottare e molto cammino da fare.
Prima di tutto ? difficile anche nelle stesse donne far entrare idee nuove e vincere la forza d'inerzia, per quella tema di ogni novit? che ci fa adagiare tranquilli dicendo che si ? sempre fatto cos? e cos? si pu? tirare innanzi. Poi c'? da vincere il pregiudizio che fino dal tempo di Demostene vuole che la donna sia destinata a fare figliuoli e custodire la casa, e che volerla togliere alle faccende domestiche sia un voler andare contro natura; e questa asserzione che forse poteva aver qualche valore nei secoli passati si ripete tutti i giorni come se il mondo non avesse fatto nessun passo nella via del progresso e l'ufficio di massaia sia tale da poter occupare tutta la vita e la operosit? della donna.
Se invece di ripetere le frasi fatte si volesse un po' ragionare, si vedrebbe che la donna, esclusivamente massaia, ha fatto il suo tempo, come i menestrelli del medio evo e le parrucche, le portantine e i guardinfanti del settecento.
Una volta l'intera giornata non poteva bastare a tutte le faccende domestiche.
La massaia, oltre a spezzare la legna per accendere il fuoco doveva preparare il pranzo, attingere l'acqua fuori di casa, filare, tessere, cucire, far calze, fare il bucato, il pane e tante altre cose che l'industria ora ci fornisce a prezzi minimi, sicch? col progresso il lavoro della massaia ? andato sempre diminuendo; ed ora le macchine da cucire che permettono di fare in poche ore il lavoro pel quale una volta occorrevano intere settimane, hanno dato l'ultimo colpo ai lavori d'ago che rendevano tanto orgogliose le nostre nonne e le tenevano occupate gran parte della giornata. S'aggiunga che nelle citt? coll'uso dei fornelli a gas, di acquedotti che portano l'acqua anche nei piani pi? alti e con tante altre facilitazioni, il governo della casa si riduce ad un semiozio, perch? il porre in assetto qualche stanza modesta e preparare un pasto frugale, come avviene nelle famiglie che non possono permettersi il lusso di pagare dei domestici, non potr? occupare che un paio d'ore; ed ancora mentre bolle la pentola, la massaia potr? dar qualche punto ai vestiti del marito o alla biancheria della casa. E tutte le altre ore come potr? impiegarle? Ad annoiarsi a girare per la citt? o a mirare le nuvole che passano? ? forse un delitto se procura occupandosi utilmente di guadagnare qualche soldo onde aumentare il benessere della famiglia?
Nemmeno i bimbi ora d?nno molto pensiero, per chi non pu? affidarli a nutrici o a bambinaie: ci sono gli ospizii per i lattanti e asili per l'infanzia, poi le scuole e cos? via di seguito, tanto ? vero che nelle classi popolari l'emancipazione della donna si pu? dire un fatto compiuto, e pi? di due milioni sono le donne occupate in Italia nelle officine. In principio per esservi ammesse hanno dovuto lottare coll'opposizione fatta loro dagli uomini che ne temevano la concorrenza, ma le occupazioni domestiche diminuite e il bisogno di procurarsi un certo benessere, l'insistenza e l'attitudine mostrata a certi lavori e pi? di tutto l'adesione degl'industriali, che pagandole meno avevano maggiori profitti, hanno dato loro la vittoria, e c'? soltanto da lamentare che lavorino troppo e si sottomettano a lavori faticosi che vanno a scapito della loro salute e di quella delle generazioni future.
Dove la donna trova maggiori ostacoli e maggiore opposizione ? nei lavori d'indole elevata, nelle lettere, nelle scienze, nelle arti. Poche sono quelle che si d?nno agli studii superiori, che frequentano le Universit?; e quelle poche non sono ben accolte n? dai professori n? dai compagni, per quanto studiose e diligenti; se riescono ad ottenere una laurea non possono servirsene perch? trovano mille ostacoli e mille pregiudiz? che sorgono a sbarrar loro il cammino e dopo aver tanto sudato e affaticato sui libri non riescono a trar alcun profitto dalle loro fatiche, non si contentano di occupazioni materiali e rimangono avvilite e scoraggiate; ma ? destino, ogni innovazione deve avere le sue vittime ed esse sono come gli avamposti in una battaglia destinate ad essere sacrificate al trionfo d'un'idea e preparare la strada per le generazioni future.
Si ? sempre tentato di distogliere la donna dal dedicarsi agli stud? severi, asserendo che non avrebbe mai potuto uguagliare l'uomo nel campo dell'intelligenza, perch? gli antropologhi e i filosofi avevano trovato che il suo cervello pesava meno di quello dell'uomo e da ci? arguivano la sua inferiorit?.
Con gli stud? pi? recenti si trovarono false quelle teorie, perch? paragonandolo agli altri organi si vede subito che la massa del cervello ? proporzionata al volume del corpo, e se c'? una differenza ? favorevole alla donna; poi non ? detto che l'intelligenza consista nel peso del cervello, mentre molte volte il cervello d'un imbecille pesa assai pi? di quello d'un uomo di genio, e se non si badasse che alle sue proporzioni, un bue dovrebbe essere pi? intelligente d'un cane o d'una formica.
Si trov? sbagliato tutto quello che riguardo al cervello e all'intelligenza si credeva vent'anni fa ed ora si sa di certo che il cervello della donna ? pi? pesante di quello dell'uomo, che la sua struttura istiologica ? la stessa; se vi ? una leggera differenza ? nell'irrigazione del sangue che ? pi? abbondante in quello della donna, ma supplisce al sangue pi? povero che possiede.
Del resto nessuno sa ancora il vero punto dove ha sede l'intelligenza, dove si forma il pensiero; e perch? poi dovrebbe essere l'uomo diverso da tutti gli altri animali, che vediamo vivere indipendenti senza riguardo al sesso e ognuno, maschio o femmina, soddisfare ai propri bisogni e procacciarsi il nutrimento allo stesso modo?
Se, eccetto che nel periodo della maternit?, la leonessa ? uguale al leone, il gatto alla gatta, il cavallo alla cavalla, perch? la donna dovrebbe essere diversa dall'uomo?
Se esiste differenza ? nell'educazione e nell'ambiente in cui ? vissuta finora. Ristretta fra la cerchia delle occupazioni domestiche, non ha potuto sviluppare la sua intelligenza e la sua operosit?; in modo che in lei si sono affievolite quelle qualit? che coll'esercizio si sono fatte nell'uomo pi? forti e gagliarde.
Quante intelligenze saranno rimaste assopite, chiuse fra le pareti della casa, occupate di meschine e incessanti cure domestiche? Quanti germi si saranno spenti perch? privi di quel raggio che valesse a scuoterli e a ravvivarli?
Due piante della stessa specie, seminate e coltivate in condizioni diverse, non vegetano allo stesso modo, e due individui anche appartenenti alla stessa famiglia, l'uno posto in un ambiente intellettuale e raffinato e l'altro lasciato crescere in mezzo ai campi, senza istruzione, come un'erba incolta, dopo pochi anni non sembreranno pi? appartenenti alla stessa famiglia: tanto l'educazione e l'ambiente hanno influenza sulle qualit? fisiche, morali e intellettuali dell'individuo.
Da tutto questo si vede possibile che col progresso dei tempi la donna possa anch'essa sviluppare la propria intelligenza per poter bastare a s? stessa.
Intanto, dagli studi fatti recentemente, dobbiamo concludere che l'intelligenza della donna non ? minore di quella dell'uomo, ma ? d'un'altra specie; che non esiste inferiorit?, ma qualche diversit?, sicch? non sar? mai identica all'uomo moralmente, come non lo ? fisicamente, e come identici non sono nemmeno individui dello stesso sesso; ma che agguerrendosi meglio alle battaglie della vita e ricevendo un'educazione pi? pratica e pi? intelligente, avr? maggiori attrattive senza perdere la sua femminilit?.
Abbiamo veduto che ora le faccende domestiche si riducono a cos? poca cosa che non bastano ad occupare ed a riempire la vita d'una donna, per cui senza far rivoluzioni, purch? abbia del coraggio, potrebbe riuscire col tempo e gradatamente ad invadere i campi che finora rimasero chiusi alla sua operosit?, e ci? non le impedirebbe d'esser buona moglie e buona madre. Se l'uomo trova tempo di dedicarsi oltre che alla propria professione, alla politica, allo sport, ai divertimenti, non lo potr? trovare la donna per la propria casa e per i propri figli? Anzi il trovarlo le riuscir? facile e piacevole perch? vi si sentir? spinta naturalmente dall'affetto e dalle antiche consuetudini.
E poi il formarsi una famiglia ? un problema che diviene ogni giorno pi? difficile, e migliaia di donne a cui sono negate le gioie domestiche nel lavoro soltanto potranno trovare quel conforto che la societ? non ha loro concesso e si sentiranno rialzate moralmente all'idea di bastare a s? stesse e al proprio sostentamento, senza aspettare la manna dai genitori, ed essere di peso ai parenti.
Naturalmente la donna dovr? lavorar meno dell'uomo per riserbare le forze all'ufficio della maternit?, ma nell'esercizio moderato delle proprie facolt? trover? una fonte di salute. Coll'esercizio si rinvigoriscono i muscoli, si rafforza l'intelligenza, lavorando si mangia con miglior appetito e il nutrimento si assimila con maggior facilit?; non c'? tempo di pensare a tanti malucci che spesso sono immaginar? o nati e cresciuti nell'ozio; si ? pi? contenti di s? stessi e dei propri simili.
La donna che lavora non avr? tempo di girare per la citt? a comperare degli oggetti inutili, oppure a dir male del prossimo colle amiche e a farsi corteggiare dai bellimbusti; potr? invece trar profitto dal suo lavoro e contribuire col marito al benessere della famiglia.
In casa avr? degli argomenti meno frivoli e pi? interessanti per intrattenere il suo compagno, potr? comprenderlo meglio e spiegarsi certe sue preoccupazioni, perch? anch'essa le prova; non lo annoier? perch? la conduca ai divertimenti, perch? dopo una giornata operosa si sentir? anch'essa stanca e avr? voglia di riposare. Se sar? una donna di cuore, serber? sempre una parte, anzi la migliore, a beneficio della sua casa e dei suoi figli, mentre se non avr? affetto per la famiglia, anche non avendo occupazioni proficue, la trascurer? per l'ozio e i piaceri frivoli.
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