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Read Ebook: Le donne che lavorano by Treves Virginia

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Ebook has 390 lines and 32963 words, and 8 pages

In casa avr? degli argomenti meno frivoli e pi? interessanti per intrattenere il suo compagno, potr? comprenderlo meglio e spiegarsi certe sue preoccupazioni, perch? anch'essa le prova; non lo annoier? perch? la conduca ai divertimenti, perch? dopo una giornata operosa si sentir? anch'essa stanca e avr? voglia di riposare. Se sar? una donna di cuore, serber? sempre una parte, anzi la migliore, a beneficio della sua casa e dei suoi figli, mentre se non avr? affetto per la famiglia, anche non avendo occupazioni proficue, la trascurer? per l'ozio e i piaceri frivoli.

? naturale, il lavoro non ? un divertimento e richiede dei sacrifici; non pu? lavorare chi vuole, ma chi fin dalla prima et? ha imparato l'abitudine del lavoro e a tener calcolo del tempo; perci? ognuno dovr? scegliere un'occupazione adatta alla propria indole e alla propria inclinazione.

Se secondare le proprie facolt? ? un dovere, sforzarle ? un delitto; perci? la donna non dovr? sopraccaricarsi di lavoro, ma subordinarlo alle proprie forze e alla condizione della propria famiglia. Se prender? interesse al proprio lavoro vedr? le sue giornate trascorrere rapidamente senza un minuto di noia, prover? il sublime godimento di chi ha impiegato il tempo utilmente, compianger? quelle che non hanno mai provato la gioia di compiere un lavoro e di essere utili a s? e alla propria famiglia.

Non mi si venga a dire che la casa e le cure della maternit? sono incompatibili con un lavoro continuato e proficuo.

Si ? veduto come col progresso dei tempi il governo della casa si ? semplificato, e quelle che d?nno tanta importanza alle modeste occupazioni domestiche vuol dire che non apportandovi ordine ed intelligenza, trascinano tutto il giorno un lavoro pel quale non occorre che poco tempo, oppure esagerano le loro occupazioni per farsi valere maggiormente. In quanto ai figliuoli, potranno occupare per qualche anno, ma non tutta la vita e poi basta sul principio educarli bene e non dar loro cattive abitudini.

Non voglio dire che ora non esiste pi? famiglia, ma ? molto mutata da quello ch'era una volta, basta dare uno sguardo al passato per accorgersene.

Una volta la famiglia era addirittura una trib?: tutti i figli maschi si sposavano in casa, erano sottomessi al padre, e per la madre era un'occupazione importante dirigere una famiglia molto numerosa e composta di persone di et? e caratteri diversi.

Ora, non solo quando i figli si sposano, ma spesso quando hanno una professione, escono di casa; le ragazze, se trovano, vanno a marito e si formano piccole famigliuole che si possono condur bene senza fatica e senza sprecar tanto tempo, dove il marito esce pei suoi affari, i bambini vanno a scuola e la moglie ha tutto il tempo d'annoiarsi se non si dedica a qualche occupazione utile o piacevole.

Poi mettiamo il caso che il marito non riesca a procurarle il sostentamento, qual vita meschina sar? la sua?

Abbiamo un bel ripetere che l'ufficio della donna ? di badare alla pentola, come far? se non ha niente da farvi bollire e se non ha imparato il modo di procurarselo? A questo proposito voglio riportare un aneddoto letto in un volume che parla della vita americana:

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<< -- No, -- rispose la professoressa, -- ma ho sulle altre donne il vantaggio che, essendo abituata allo studio, lo imparerei molto facilmente e in ogni caso posso guadagnare colla mia professione abbastanza, per pagare una cuoca.>>

La casa, la famiglia, tutte belle cose, ma prima di tutto bisogna vivere; se ognuno penser? ai casi suoi, la famiglia andr? bene come le ruote d'una macchina che funziona perfettamente, e la casa sar? come un porto dove i figli che ritornano dalla scuola e i genitori che vengono dal lavoro si ritroveranno e scambieranno tranquillamente le loro idee, sar? un rifugio lontano dalle tempeste del mondo, un asilo per la vecchiaia dove ognuno potr? riposarsi dalle fatiche passate.

Le lavoratrici della terra.

Nel lavoro dei campi la donna non ha mai trovato opposizione, ? sempre stata la compagna dell'uomo, e spesso le ? toccata la parte pi? ingrata e faticosa.

Senza riguardo al suo sesso e all'et? giovanile, appena pu? rendersi utile, accompagna i genitori nei campi; lavora sotto la sferza del sole estivo, fra le nebbie autunnali, e passa l'inverno nelle stanze buie e affumicate affaticando gli occhi nel cucito e nel ricamo.

Nelle regioni alpestri che circondano i laghi settentrionali i lavori della campagna sono tutti affidati alle donne, perch? i loro compagni, spinti dalle necessit? della vita, imparano un mestiere e vanno nei paesi dove la mano d'opera ? meglio retribuita a fare il muratore, lo scalpellino, lo sterratore e simili aspri lavori; e le donne rimangono coi vecchi e i bambini a custodire la casa e al lavoro dei campi. A loro tocca vangare, zappare, seminare, raccogliere la messe; si caricano enormi pesi sul capo, o sulle spalle, salgono, scendono pei greppi, ricominciando ogni giorno la medesima vita dura, monotona, uniforme, che varia soltanto col mutar delle stagioni.

Se la donna dei campi sapesse amare il proprio lavoro, ordinarlo in modo che non le riuscisse troppo grave, forse sarebbe pi? fortunata della donna, che abbandona i campi per andare all'officina; ma l'idea di elevarsi, di prendere un salario alla fine della settimana, di trovarsi con altre compagne di lavoro riesce un'attrazione troppo forte; sicch? si prevede che a poco a poco i nostri campi saranno abbandonati come avviene nelle localit? vicine ai centri industriali, e le ragazze pi? delicate finiranno per rimetterci la salute preferendo vivere in ambienti chiusi invece di respirare l'aria libera e ossigenata dell'aperta campagna, occupandosi in un lavoro meccanico e monotono invece di quello pi? salubre atto a rinvigorire il corpo esercitando i muscoli.

Il lavoro dei campi, purch? sia fatto in buone condizioni, non ? poi tanto da disprezzare. Molte persone ricche, specialmente in Inghilterra, stanche della vita cittadina, non esitano a prendere in mano la vanga e la zappa e darsi ad una ginnastica utile lavorando le loro terre. Molti generali si ritemprano dalle fatiche di una vita avventurosa coltivando i campi e tutti rammentano che Garibaldi era lieto di poter dedicare ai lavori campestri gli oz? di Caprera.

Per chi ? educato al sentimento della natura il lavoro della terra pu? dare immense soddisfazioni, ritempra il corpo e lo spirito, fa vivere in un ambiente sano, procura sempre all'animo nuove gioie e nuove sorprese.

Quell'essere al contatto quotidiano colla terra madre d? vigore al corpo e purezza allo spirito. Chi sa col lavoro delle braccia dissodare un terreno incolto, asciugare un suolo paludoso e renderlo fecondo, e vede i campi sterili coprirsi per opera sua di messi abbondanti deve sentirsi quasi collaboratore nella grande opera della creazione e provare una gioia altrettanto intensa di chi fa un'opera d'arte, di chi suda e fatica la mente sui libri.

Penso quale ricchezza sarebbe pel nostro paese se l'agricoltura fosse tenuta pi? in onore, ma forse troppe terre sono incolte e non d?nno da vivere ad una popolazione troppo numerosa, n? invita il far sacrifici per ricavarne i frutti soltanto in un lontano avvenire; ad onta di tante difficolt?, mi sembra che un po' d'amore al lavoro dei campi, e specialmente da parte della donna, dovrebbe portar buoni frutti; ma invece di avvilirlo dobbiamo aiutarlo, elevarlo e creare intorno alle lavoratrici un'aureola di approvazione e cooperare al loro benessere.

Quello che pi? di tutto stringe il cuore ? constatare la vita meschina che conduce il contadino, spesso per miseria, ma pi? spesso per ignoranza.

Le massaie preparano il pane per parecchi giorni e d?nno da mangiare ai figli la polenta rafferma, inacidita, quasi senza sale, perch? nella loro ignoranza trovano che con questo sistema ne mangiano meno, e cos? ? un vantaggio per l'economia domestica. D?nno ai bimbi il vino invece del latte nell'idea falsa che li renda pi? robusti, non sanno adoperare le erbe aromatiche dei loro campi n? trar partito dagli animali domestici per preparare dei cibi salubri e gustosi al palato, vendono il latte, i polli e le uova piuttosto che adoperarle per gli usi domestici.

Non parliamo dei tugur? dove abitano; eccetto in qualche comune pi? fortunato e dove si va prendendo qualche provvedimento, si trovano anche nell'alta Italia nere tane affumicate, spesso senza finestre, dove abita un'intera famiglia, dove i muri trasudano l'umidit?, piove dal tetto, col letamaio vicino e le acque inquinate. Nell'Italia Meridionale, eccettuate alcune case fabbricate dai contadini arricchiti in America e detti americani, e nella Sicilia, le abitazioni sono composte di una sola stanza dove dormono in comune tutti i membri della famiglia in compagnia dei polli, del maiale e di altri animali domestici. In alcuni villaggi vi sono tugur? dove non penetra n? luce n? aria, le pareti annerite gocciolano per l'umidit?, i pavimenti sono rotti e infossati, i letti sono composti di sacchi di paglia e stoppia ammuffita.

Tutte queste miserie e molte altre ancora vennero portate alla luce dall'inchiesta agraria ordinata dal Governo nel 1877. Si studi? la questione, si proposero miglioramenti, ma ben poco si fece, come risulta da una nuova inchiesta fatta di recente sulle condizioni dei contadini dell'Italia Meridionale e della Sicilia.

Il contadino ? per natura refrattario alle novit?; ? diffidente, non accoglie i consigli che gli vengono dati per suo bene, ma coll'istruzione che lentamente si va diffondendo nelle campagne, colle facili comunicazioni coi grandi centri, dovr? necessariamente accogliere, sia pure lentamente, i benefici del progresso.

In Italia, per la sua forma e la diversit? del clima e dei prodotti, esiste una grande differenza di costumi, da una regione all'altra.

Se in molta parte del Mezzogiorno e della Sicilia il contadino vive in tuguri malsani, se nell'agro romano abita ancora in grotte e caverne come ai tempi dei trogloditi, se le terre, in mano di avidi sfruttatori, non d?nno alle famiglie da vivere al punto da obbligarle ad emigrare in terre lontane, nella Toscana, invece, se non regna il benessere e l'agiatezza, la povert? ? meno triste, perch? ? circondata da un'aureola di salute e di benessere. Come le campagne sono ridenti e festanti fra i vigneti e gli olivi, anche le contadine sono pi? aggraziate e sorridenti. Lavorano, ? vero, con fatica dalla mattina alla sera, lavorano a produrre il vino, e forse bevono sempre acqua, ma se non hanno da nutrirsi ci pensa il padrone, il quale si occupa personalmente delle sue terre, vede da vicino i bisogni dei suoi dipendenti e procura di porvi riparo.

Anche nella Lombardia, i possidenti si occupano di migliorare le condizioni di vita dei contadini, si istituiscono forni per fare il pane economico e salubre, si stabiliscono cooperative di consumo e si procura di fabbricar case che non siano tuguri e riescano pratiche e igieniche; ma i pochi volonterosi non sono nemmeno incoraggiati da quegli stessi a beneficio dei quali si adoperano, e la vicinanza dei grandi centri industriali fa disertare la campagna alle persone pi? evolute e intelligenti; ci? ? dannoso per l'agricoltura e la donna spesso perde allontanandosi dalla sua casa la salute e l'innocenza.

Se il sistema di vita nelle varie regioni ? diverso, l'ignoranza e la miseria regnano ovunque e quel tenue raggio di progresso dato dai primi elementi d'istruzione han fatto scorgere all'animo dei lavoratori della terra, la difficolt? di raggiungere la meta agognata, aumentando il loro malcontento e la loro infelicit?.

Quando la donna sar? meno ignorante, quando nelle scuole rurali le insegneranno nozioni pratiche d'igiene e del modo di coltivare gli erbaggi, di curare gli animali domestici, di preparare il cibo, di tenere la casa e i figli secondo norme igieniche, essa sar? la fata benefica della famiglia che vedr? crescere rigogliosa per opera sua.

Per esempio, da noi ? stato per tanto tempo trascurato l'allevamento del coniglio, dal quale in altri paesi si trae grande profitto; ? un animale che non costa nulla, che si moltiplica con grande facilit?, d? un cibo buono e sano e anche la pelle pu? essere adoperata per fare le pelliccie che adornano e riscaldano le signorine e signore e che si sono mostrate tanto utili ai nostri soldati che combattono eroicamente sulle Alpi.

Tornando alla donna, essa deve essere aiutata e considerata e chi pu? deve fare in modo, di crearle un ambiente simpatico. Bisognerebbe che vi fossero leggi che ordinassero di radere al suolo le case insalubri, rinnovare quelle diroccate e fabbricarne di nuove secondo le norme d'igiene, ma come trovare i denari per farlo? Dovranno degli esseri umani essere condannati a vivere in tugur?, peggio delle bestie? Mi chiedo sempre perch? i proprietari, i comuni, le provincie, tutti i filantropi che d?nno aiuti e premi in denaro per incoraggiare e migliorare l'allevamento del bestiame, non istituirebbero dei premi per le massaie che tengono ordinata e pulita la casa, per i piccoli proprietari che la mantengono in buono stato, per le mamme che hanno i bambini pi? puliti e ben nutriti. Perch? si pensa al miglioramento delle razze inferiori e non si cura quello della razza umana?

Fino che nelle campagne regna tanta ignoranza, ? inutile predicare l'igiene e la pulizia, conviene che le famiglie ne ricavino un compenso materiale, poi si troveranno meglio, prenderanno delle abitudini buone e il benessere si propagher? senza premio e incitamento. Una volta, i ricchi facevano l'elemosina ai poveri delle loro terre che sfilavano alle porte dei castelli e delle ville. Ora il mondo ? mutato, e in altro modo dobbiamo aiutare il nostro simile, occupandoci di creare un ambiente salubre e simpatico affinch? il suo lavoro possa svolgersi in condizioni favorevoli di vita; e tutto quello che si far? per il suo benessere fisico e morale andr? non solo a vantaggio dell'individuo, ma anche del suo lavoro.

All'estero il contadino vive assai meglio che da noi, eppure le terre non sono cos? fertili, n? il clima mite come il nostro, ma ? che col? pensano molto di pi? di noi al lavoratore della terra e si fa qualche cosa di pratico per educarne la donna.

In Inghilterra la contessa di Warvick, preoccupata dal disagio di molte ragazze di condizione civile, pens? di procurar loro il mezzo di trovarsi un'occupazione per fare una vita agiata e igienica, e istitu? un collegio che potesse dare un'istruzione agricola, con l'aggiunta di molti ettari di terreno, serre, orto, pollaio, alveari e vaccheria, affinch?, all'istruzione teorica impartita da esperti professori, ci fosse unita la pratica.

Visto che ogni allieva, uscita dal collegio, trovava subito un buon impiego in qualche azienda agricola, il numero delle studentesse aument? tanto che non solo la contessa di Warvick dovette comperare un castello circondato da cento e quaranta ettari di terreno per dare al suo collegio il modo di espandersi, ma poi sorsero parecchi altri istituti dello stesso genere che furono tutti molto frequentati. Quando sull'esempio della donna inglese, ho veduto istituirsi anche da noi sul medesimo tipo una scuola a Niguarda situata in una bella villa contornata da un podere con vaccheria, pollicoltura, alveari, bachicoltura, -- ho applaudito di cuore alle persone benefiche che davano le loro energie e i loro denari per un'opera tanto utile, e pensai che sarebbe stata frequentata da un bel numero di allieve, che poi sarebbero andate a estendere le loro cognizioni nelle campagne con grande vantaggio dell'agricoltura, contente d'essersi trovata un'occupazione proficua per tutta la vita; e pensavo che le stesse possidenti avrebbero approfittato di quella scuola per poter acquistare cognizioni utili onde dirigere con sapienza le loro terre, per ricavarne maggior reddito e nello stesso tempo avere un'occupazione interessante per i lunghi mesi di villeggiatura e poter essere d'esempio e d'istruzione alle loro dipendenti.

Invece ben poche allieve si sono iscritte alla scuola di Niguarda, forse perch? le famiglie e le stesse fanciulle, non sono abbastanza evolute per comprenderne tutti i vantaggi, e forse per il pregiudizio che il lavoro campestre sia troppo umile, errore che dobbiamo distruggere invece, persuadendo il popolo che non v'ha nessun lavoro umile purch? sia fatto con amore, che quello della coltura dei campi, del giardinaggio, dell'allevamento degli animali domestici, oltre ad esser fonte d'infinite soddisfazioni, perch? ci mette a contatto colle forze vive della natura, ? un lavoro adatto per uomini e donne, per ricchi e poveri, per vecchi e giovani, d? infinite soddisfazioni morali, ed ? fonte di ricchezze; i doni della terra sono inesauribili, e se ben diretto, il lavoro dei campi si muta facilmente in industria e il coltivatore pu? trovarvi il principio di vera prosperit? per s? e per il proprio paese.

L'elevazione e l'educazione delle lavoratrici della terra sarebbe un vasto campo aperto all'operosit? delle signore benefiche. Ora l'elemosina non basta per sollevare gli umili, bisogna educarli, insegnar loro un lavoro fecondo e redimerli dall'ignoranza e dalla superstizione.

Si riuniscono congressi, si fanno leggi per le lavoratrici delle risaie, per le malattie del lavoro, per gl'infortunii, si desta l'attenzione colla pubblicit? sopra tante miserie ignote; perci? ? sperabile che le mie non siano parole gettate al vento, e che qualche cosa di utile si riesca a fare anche per le lavoratrici della terra. L'esempio deve darlo il Governo con lo stabilire facili comunicazioni e rendere le strade sicure specialmente nell'Italia Meridionale, dove i possidenti dovrebbero prendere esempio da quelli della Toscana e dell'Alta Italia e vivere qualche mese dell'anno nelle loro terre, mettersi al contatto coi loro contadini invece di lasciarli morire di fame, sfruttati come sono da avidi intermediarii e rovinati dall'usura.

Come si troverebbero compensati se invece di sciupare il denaro e le energie vivendo sempre fra i passatempi delle grandi citt?, si adoperassero a beneficio dei loro possedimenti e a migliorare la sorte dei loro contadini!

Quando esco dall'Italia, e vedo come sono tenute le case rurali dei paesi vicini, mi sento arrossire dalla vergogna pensando in che miseri tuguri vivono le famiglie dei nostri contadini, dove entrando si sente un tanfo che ci toglie il respiro, e compiango i poveri esseri condannati a passarvi la vita, oppure a trascorrere le lunghe serate d'inverno nell'aria poco respirabile delle stalle, mentre a pochi passi, quando si entra nella vicina Svizzera, si vedono subito casette bianche, pulite, dove dalle finestre pendono rami di garofani e di geran? fioriti che d?nno una nota allegra al paesaggio ed invitano ad entrare.

Nell'interno, aria e luce, piccole stanze dalle pareti bianche, immacolate, e tavole di legno ricoperte da tovaglie pulite, sulle quali le bianche stoviglie invitano a rifocillarsi. Ecco una contadina dalla faccia fresca e paffuta, vero ritratto della salute, lascia il tombolo o il ricamo a cui stava intenta e che le serve a passare il tempo dopo il lavoro dei campi e della casa, e vi offre una tazza di latte o di cioccolata, e noi si prova la sensazione che in quella casa alberghi l'agiatezza e la felicit? forse meglio che nelle dimore dei ricchi.

La donna pu? far molto per rendere piacevole la casa, ma prima deve possedere una casa e non un tugurio, e poi deve essere educata all'amore del bello per poter tenerla in ordine e pulita, ed anche renderla elegante con qualche fiore, anzi, quando l'istruzione l'avr? resa pi? esigente sentir? essa stessa la necessit? di vivere in un ambiente pi? civile.

Le signore che hanno introdotto nelle campagne le industrie femminili, e si sono avvicinate cos? alle loro dipendenti, creando per loro un'occupazione che aumentandone il benessere ? atta a sviluppare il senso artistico, dovrebbero dar loro consigli utili di tenere pulite ed ordinate le loro case e di adornarle e renderle pi? belle con qualche vaso in fiore o con canestri di frutta olezzanti.

Quando sar? tolta o scemata la piaga dell'analfabetismo forse scompariranno certi pregiudiz? che fanno vivere i contadini fra il sudiciume, e le norme d'igiene serviranno ad inculcar nelle loro menti, che un nutrimento buono d? forza e salute, e che l'acqua da bere non deve essere inquinata e il tenersi puliti ? salute e civilt?, e col vivere nelle stalle non si respira un'aria buona.

Dove diminuisce l'ignoranza, aumenta il benessere; e quando questo sar? penetrato nelle case dei contadini, la donna prender? amore alla vita dei campi e alle industrie casalinghe, ed innamorata della propria casa, pi? difficilmente si sentir? la volont? di abbandonarla per andare a rovinare la salute e corrompere la mente fra le mura cittadine.

Mi pare che sarebbe molto opportuno per l'istruzione e l'educazione del contadino diffondere nell'insegnamento degli asili rurali il metodo Montessori adottato gi? nelle case popolari di Milano e di Roma. Prima di tutto perch? ? un metodo razionale che educa i sensi senza costringere troppo il bambino ad una disciplina che contrasti colla sua et? giovanile, poi perch? educa prima d'istruire e insegna a lavarsi bene, a vestirsi, a tener puliti i propri indumenti, oltre che a leggere e scrivere senza fatica, poi a seminare e lavorare la terra, a tenere in ordine gli oggetti che si adoperano e pi? di tutto ad amare il loro lavoro. Con questo sistema stato gi? adottato all'estero e specialmente in America, un bambino di sei anni sa gi? leggere e scrivere senza aver fatto alcuno sforzo, e si trova preparato per le scuole elementari; soltanto vorrei che affinch? non dimentichino quello che hanno imparato, finita la scuola, avessero il mezzo di andare la domenica qualche ora ad esercitarsi nella lettura, a sentire qualche conferenza, e sotto la direzione di buoni maestri potessero allargare le loro idee mano mano che coll'esperienza della vita la mente si matura e si rinvigorisce.

Perci? ogni scuola dovrebbe avere biblioteche adatte affinch? chi ha terminato la scuola possa esercitarsi nella lettura, ma i libri scelti siano oltre che utili, piacevoli e interessanti, e possano invitare i ragazzi ad occupare nella lettura il tempo delle giornate festive.

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