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Read Ebook: The Three Brothers; vol. 3/3 by Oliphant Mrs Margaret

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Ebook has 117 lines and 4530 words, and 3 pages

L'ALC?VA D'ACCIAIO

F. T. MARINETTI

L'ALC?VA D'ACCIAIO

ROMANZO VISSUTO

NONO MIGLIAIO

CASA EDITRICE VITAGLIANO--MILANO

PROPRIET? LETTERARIA RISERVATA

I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati.

Copyright by C. E. Vitagliano Aprile 1921 15-4-1921-5

Tip.-Lit. A GORLINI--Milano.

L'OFFENSIVA DELL'AMORE

La sera del primo giugno 1918 nella baracca dei bombardieri piantata spavaldamente a sghimbescio sopra una cresta montana di Val d'Astico, si mangiava e beveva allegramente. Le lunghe lunghe forchette rosse del tramonto s'intrecciavano con le nostre, arrotolando gli spaghetti sanguigni e fumanti. Una ventina di ufficiali, tenenti, capitani, colonnello Squilloni giocondo e pettoruto a capo-tavola. Fame da bombardieri dopo una giornata di lavoro duro. Silenzio religioso di bocche che masticano preghiere succolente. Teste chine sui piatti. Ma i pi? giovani non amano le pause, e vogliono ridere, agire. Sanno la mia fantasia feconda in beffe e mi eccitano con occhiate. C'? troppo silenzio a tavola, e il buon dottore ? troppo gravemente assorto nel rito della pasta asciutta.

Con quattro bocconi io placo il mio stomaco poi mi alzo e brandendo una forchettata di spaghetti, dico ad alta voce:

--Per non impantanare la nostra sensibilit?, spostamento di due posti a destra, march!

Poi tirando su alla meglio piatti, bicchiere, pane, coltello, spingo brutalmente il mio compagno di destra, che a malincuore cede, tira su tutto anche lui e spinge a destra. I giovani, pronti, eseguiscono l'esercizio, ma il dottore sbuffa, brontola, grida. Lo sollevano di peso. Il piatto di maccheroni gli si rovescia sulla giubba. Crollo di bicchieri Inondazione di vino. Risate, urli, schiamazzo. Tutti spingono il dottore, lo pigiano come l'uva. Schizzano le sue urla.

Dominando il tumulto, io comando:

--Spostamento riuscito! Tutti seduti! Ma guai, guai a chi lascia ancora impantanare la propria sensibilit?!... E tu, caro dottore, non dimenticare che la pi? alta e preziosa delle virt? ? l'elasticit?. Come potresti, senza elasticit?, curare un bubbone, un callo, una sifilide, una otite, o il rammollimento di certi superiori? Con elasticit?, abbiamo abbandonato il Carso dopo Caporetto, abbiamo riso mentre il cuore piangeva nella ritirata. Come potremmo, senza elasticit?, schiacciare il passatismo austro-ungarico, rinnovare integralmente l'Italia dopo la vittoria? T'impongo, caro dottore, d'interrompere con elasticit? futurista la tua spanciata passatista!

Tutti ridono. Il dottore mi guarda spaventato. Minacciandolo burlescamente, impongo:

--Per non impantanare la nostra sensibilit?, piatti e bicchieri nelle mani! Giro totale della tavola, in corteo!

Il frastuono diventa infernale. Urti, scossoni, <> <> pugni, capitomboli, <>. Vortice rullio e beccheggio. Ma i giovani sono tenaci e con forza imprimono alla ressa un giro tumultuoso intorno alla tavola. Piace molto al colonnello il gioco bizzarro. Soltanto il dottore non si diverte. Dov'?, il dottore? Dov'?? Tutti lo cercano. E' fuggito sulla terrazza col suo piatto di pasta asciutta.

Fuori, fuori all'assalto! e si finisce il pranzo alla rinfusa, sbandati, con grande scrosciar di risate nella risata fulva del Tramonto, tutto nuvole di cristallo incandescente, bottiglie spumeggianti d'oro, cirri di porcellana viola affastellati, luminoso banchetto aereo sospeso a picco sulla pianura veneta crepuscolare.

I miei amici cantavano intorno al dottore l'inno della burla futurista:

Uccidevano cos? le nostalgie.

Alla vigilia di una grande offensiva nemica i combattenti italiani dovevano spesso subire una ben pi? pericolosa offensiva; l'offensiva dei Ricordi Amorosi. La sentivamo accanirsi sopra di noi e in noi, nel nostro cuore e sulle labbra--quella sera fra gli agili ventagli di piume rosate del cielo e i fiumi interni del nostro sangue felice. Ero seduto col colonnello Squilloni, il capitano Melodia, il tenente Bosca e il mio attendente Ghiandusso, sull'orlo a picco della alta montagna scoscesa.

Muti in ascolto sorseggiavamo la sera dolce fresca mordente come certe bevande arabe impreziosite e profumate di spezie e di fiori. Guardavamo le citt? dell'immensa pianura veneta. Sentivamo laggi? Milano. A quell'ora la ribollente citt? lombarda, dopo il lavoro curvo accanito, accendeva tutti i suoi lumi azzurri guardando e bevendo con tutte le sue finestre l'ossessionante linea curva del Fronte.

Le sue 800.000 anime buttavano via sul selciato i corpi affranti gretti e rapaci per salire in alto e vedere, vedere. Su, su, a grandi grappoli colorati, salivano le anime come palloncini sfuggiti alle mani dei bimbi. Finalmente potevano immaginare, forse vedere ci? che i fratelli, i padri, gli sposi, gli amanti facevano, combattevano, soffrivano laggi?.

Io parlavo a Zaz?, la mia cagnetta di guerra, fulva grassotta agile e intelligentissima bastarda, nata sul Piave da una foxterrier purissima e da un cane randagio. Una di quelle lunghe tenerissime conversazioni astratte, piene di una filosofia indulgente tra due animali di sesso diverso uno dei quali dimentica volentieri il suo genio per essere semplicemente un cane. Mi sentivo cane per la mia fedelt? generosamente data, prodigata, al nome radioso dell'Italia che dal Cengio vedevamo in tutta la sua bella nudit? dormente coricata fra i mari il cui respiro salato ci veniva a quando a quando sulle labbra colla brezza.

I miei amici sgranavano confidenze a mezza voce e ricordi amorosi. Io pensavo al mio probabile passaggio nelle automitragliatrici blindate e sognavo una bella velocissima blindata per inseguire gli austriaci che dovevano fra poco sferrare la loro grande offensiva. Il mio ottimismo era pi? che mai convinto della vittoria finale. L'idea della morte non preoccupava nessuno.

Il capitano Melodia, viso asciutto e tagliente, occhi furbi, languidi di ricco signore romano, ufficiale di cavalleria, volontariamente passato nei bombardieri per amore del pericolo e per onorare il padre senatore. Anima vivacissima piena di allegre pazzie e di buffonate temerarie. Era celebre per le sue bizzarrie e avventure originali. Afflitto da una blenorragia doveva, prima della guerra entrare all'ospedale o fare istruzione ai suoi soldati. Prefer? fare istruzione in Piazza d'armi e comandare il suo squadrone stando seduto in carrozzino con a fianco l'attendente. Brandiva la frusta con la mano destra per dare i comandi mentre guidava il suo cavallo con le briglie nella sinistra. Un'altra volta mandato in servizio di pubblica sicurezza in un villaggio di Romagna si fece passare per principe del sangue, ingravid? la figlia del sindaco e pass? in rivista, il giorno dello Statuto, pompieri, societ? operaie e carabinieri. Ebbe due mesi di fortezza.

Ora Melodia, sentendo parlare di morte, interviene dominando la conversazione:

--In guerra, non ebbi mai la paura di morire. Son sicuro che non l'avr? neanche nella prossima battaglia. Per?, la conosco... La provai lontano dal fronte, in condizioni veramente eccezionali. Ero all'ospedale di Torino, un anno fa, per la mia ferita. Gi? guarito con una voglia pazza di divertirmi e l'impossibilit? assoluta di uscire dall'ospedale. Divieti e sentinelle feroci. Pensai per tre giorni al mezzo di fuggire. Al quarto una idea di genio: mi introduco nella camera mortuaria. I piantoni discutono intorno al cadavere enorme di un Alpino che non si poteva fare entrare in una cassa troppo corta. Aiuto anch'io. Tentiamo vanamente. La cassa troppo corta ? messa da parte e i piantoni se ne vanno. Intanto io complotto con un mio amico e decido. La notte stessa rientro nella camera mortuaria e mi sdraio nella cassa da morto troppo corta, ma sufficiente per me. Mentre io bestemmio sotto per il rumore, l'amico mi inchioda sopra il coperchio alla meglio, per modo che una lunga fessura mi permetta di respirare. All'alba avvenne ci? che avevo preveduto. I portatori macchinalmente mi sollevarono, mi buttarono con brutalit? sul carro. Questo sgangheratissimo e trascinato da due rozze entr? due o tre volte nelle rotaie del tram con degli scossoni da staccarmi le budella. Ad un tratto sento trombettare un automobile con ferocia ingiuriante. Cosa fa il mio cocchiere? Certo dorme. Perch? non si scansa? C'erano anche due autocarri che mi correvano addosso addosso... e urlai urlai dal terrore! Sentivo veramente sentivo il glaciale e lacerante terrore di morire.

Il racconto vissuto del capitano Melodia fu acclamato.

Tutti lo sapevano capace di quello e d'altro. Ma le risate morivano sotto le ampie troppo soavi carezze della notte che dopo l'offensiva dei ricordi amorosi e delle nuvole carnali sferrava una delirante offensiva di stelle negatrici d'ogni eroismo terrestre. Stelle, stelle, stelle, che beffeggiavano con lunghi trilli bianchi la compattezza delle montagne e lo sforzo entusiasta delle cime, e la statura atletica del nostro bel colonnello Squilloni ritto davanti a noi.

Squilloni ? un simpaticissimo quarantenne, fiorentino pieno d'ingegno. Maffia del suo capello alpino un po' piccolo sul viso giocondo fiero. Occhi celesti di sbarazzino senza ironia. Gesti violenti che contrastano col sorriso offerto per piacere a tutti. Comandante energico ma paterno dei bombardieri che lo adorano.

Conosciutissimo nei caff? di Vicenza, di Thiene, di Schio dove passa e ripassa muscoloso pettoruto col suo giardino multicolore di decorazioni, raccogliendo sorrisi speciali di cocottes e contraccambiandoli con risatine subito ricomposte nella fierezza militare.

Bell'uomo che avrebbe tutte le fortune con donne della buona societ?; forse disilluso, ora amante amato di tutte le prostitute.

Per loro canta accompagnandosi sulla chitarra, seccato se qualcuno canta insieme con lui. Magnifico ufficiale, quattro volte medagliato, ottimo organizzatore di batterie, goliardico e carnascialesco re dei bordelli.

Squilloni si volta e parla con voce importante all'Italia, alle citt? della pianura, a noi: <>.

Il giorno dopo tutti nell'autocarro della spesa, per Campiello e Mosson fino a Thiene, sbattuti dalle risate trionfali del Colonnello Squilloni che ci conduceva verso ci? che chiama l'unico paradiso!

Sforzo del motore nelle salite vruu truu vruu truu. Poi respirazione dilatata in discesa vraaaa svaaaa err tling tlaang.

Polverone. Odore di morte a Campiello. Vi sono trincee colme di cadaveri della prima offensiva austriaca. Qui la nostra difesa fu accanita.

A un chilometro dalla casa ospitale, una automobile militare ci sorpassa, filando a tutta velocit? forse collo stesso obbietivo. La sua sirena si sforza di imitare il raglio d'un asino in amore.

iii ooo iii ooooo

Noi sorpassiamo dei piccoli plotoni di scozzesi in gonnella, rudi gambe e polpacci abbronzati e bitorzoluti. Marciano a passo ritmato pi? rapido del passo militare alla conquista dei piaceri facili. A frotte veloci meno ordinate, ufficiali e soldati grigioverdi.

Stop. Entriamo nella graziosa villetta. Per ufficiali. Fumo, fumo, fumo. Non si respira, tenenti e capitani in grigio verde tozzi rudi, sporchi polverosissimi, frustino o bastoncino in mano, tintinnio di speroni, nei corridoi da transatlantico.

Le dame sembrano tutte bellissime, delicatissime, troppo fragili. Strane statuette di cristallo, fra i voluminosi rullanti e beccheggianti maschi di guerra in foia.

Il colonnello Squilloni ? festeggiatissimo.

--Lei... ho gi? avuto il piacere di conoscerla. Mi ricordo, nel bordello di Cervignano, offensiva di Maggio.

--Signor colonnello, si ricorda di Madama Rosa a Cormons? Mi disse: Salutami tanto il caro Squilloni!...

Interviene un capitano inglese ubriaco:

--Moi aussi, monsieur le colonnel, je vous ai connu au bordel de Verona.

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