bell notificationshomepageloginedit profileclubsdmBox

Read Ebook: History of Sculpture Painting and Architecture by Memes J S John Smythe

More about this book

Font size:

Background color:

Text color:

Add to tbrJar First Page Next Page

Ebook has 336 lines and 93749 words, and 7 pages

TRA CIELO E TERRA.

TRA CIELO E TERRA

ROMANZO

ANTON GIULIO BARRILI

NUOVA EDIZIONE RIVEDUTA DALL'AUTORE

MILANO

FRATELLI TREVES, EDITORI

Propriet? letteraria.

--Edizione illustrata . 5.? ediz. 5 --

--Edizione illustrata 5 --

--Edizione illustrata 5 --

--Edizione illustrata 3 50

A FRANCESCO BERLINGIERI

O frate, a lui l'esilio E le pugne dell'alma: A te l'obbl?o degli uomini E la cristiana calma. Perch? t'alzi a colloquio Col Ghibellin? tu piega La queta fronte, e prega.

Per pi? fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura e scolorocci il viso: Ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Povero frate! Satana gli ha dato l'esca. Che ardori nel suo sangue! che visioni nella sua cella! I giorni felici si ripresentano alla sua mente, con immagini e fragranze di baci; la giovent? lo chiama, la terra lo invita; il rimorso lo turba, e il cielo dimenticato un istante gli ridipinge agli occhi la scena terribile dei sicuri castighi. No, non pi? affetti terreni, non ribellioni, non fughe.

Dio, mi salva dal d?mone Che tutto mi possiede! Di macere vigilie Rinforzer? la fede. N? pi? profane pagine Avran su me l'impero! Io minier? il Saltero.

L'uomo antico era ricomparso tra le mortificazioni dell'asceta; ma l'asceta ha riconosciuto il tentatore, ha resistito, ha vinto. Cos? tu, fantasticando davanti alle rovine di un vecchio convento, che l'anima tua ripopolava <>, hai rievocato un momento tipico della vita passata, o, per dire pi? veramente, hai intravveduto nella vita passata un lampo della coscienza eterna, dell'eterno dissidio e del vincolo eterno tra la terra ed il cielo.

Ho il mio frate ancor io. Non minia, pur troppo: parla il linguaggio aspro e nondimeno attraente che molti ascoltano tuttavia, che molti ascolteranno ancora dopo di noi, perch? tra forme mortali e transitorie reca sempre la nota della immortale verit? non mai intieramente chiarita, della immortale domanda non mai pienamente soddisfatta. Egli ? voce e coscienza d'una religione storica, che in mezzo a tante cure mondane onde fu troppo infrascata nei secoli scorsi ed ? ancora afflitta nel nostro, ? pur bastata a dare un corpo di dottrine morali purissime, suggellate dal bel principio in uno stupendo esemplare di dolcezza e di grazia, di virt?, di mansuetudine, di sacrifizio sublime, parlante dalla montagna al popolo di Tiberiade, disputante coi dottori della legge nel tempio di Gerusalemme, odiato ugualmente da Scribi e da Farisei , ugualmente franteso da Giudei e da Romani, dagli uni e dagli altri condannato nella doppia sentenza del sinedrio e del pretorio, epicamente grande nel supplizio del Golgota, redivivo e trionfante nella fede degli umili come promessa infallibile di ricompense celesti, presente in ispirito e in verit? dovunque si soffre, dovunque si procede, dovunque si spera di giungere ad una meta, commensale divino degl'infelici, rompente con paterno amore ai pellegrini di Emaus quel pane quotidiano, che a tanti figli d'Adamo s?guita sempre a mancare. Triste cosa, non ? vero? e si pu? bene rimpiangere che i seguaci si siano allontanati di tanto dall'esemplare maraviglioso; riuscendo agli onori del trionfo per collegarsi tosto a mutua difesa coi potenti della terra; non dando ai miseri altro aiuto fuor che di buone parole; sognando per s? l'impero del mondo, ed ottenendo per via da tutti i monarchi, alternamente combattuti e favoriti, uno scampolo di territorio per le loro famiglie, nella patria divisa, assoggettata e tradita. Ma gli errori degli uomini nel corso dei secoli, ed oggi le ineluttabili ragioni della difesa civile, non ci faranno dimenticare il buon principio essenziale di quella religione, che ha pure educato nei cuori il sentimento del divino, prendendolo ovunque le fu dato rintracciarlo, germe prezioso e fecondo, tra la scoria delle superstizioni volgari e tra le perle della filosofia antica, tra i dubb? della scuola e gli stupori della piazza, tra i foschi terrori e le serene speranze di settantaquattro generazioni. E chi sa? l'istesso mio frate, un po' incalzato e stretto al muro da chi avesse avuto pi? tempo per ci?, si sarebbe licenziato a parlare pi? liberamente che non solesse fare dal pergamo ai fedeli cristiani di San Giorgio. Credete in Dio, avrebbe detto, credete in un Dio giusto e buono, come causa prima dell'universo; osservate la legge morale, com'ella per volont? di lui si ? rivelata alle genti: praticato il rispetto, l'amore, la carit? nel mondo, e lasciate al tempo la cura del resto. Molte foglie cadono ogni autunno dall'albero; molti rami secchi al peso delle nevi invernali, all'azione dei geli, al soffio della tramontana si spezzano: ci? che ? vitale, vivr?.

Il mio frate non minia, ti ho detto; n? io son riuscito a miniar lui con arte degna del tema. L'ho tirato gi? alla grossa, ma vedendolo bene; e penso che questo si debba sentire da tutti coloro che lo vedranno apparire a suo tempo, nel corso di queste pagine, viva figura di combattente, o larva di promessi rimorsi per due povere creature condotte dal destino all'aspro dissidio tra la passione e il dovere, tra la natura obbedita e la legge violata. Intorno alle quali cose, io credo che il mio pensiero, essendo chiarissimo, non si possa frantendere n? falsare da uomini di parte, credenti o miscredenti che vogliano essere: ma certo non sar? male renderlo pi? evidente colla giunta di poche altre considerazioni.

Restaurare nel civile consorzio il senso morale parr? necessario a chi pensa; e necessario veder cominciare la restaurazione dai capi, dai capi della famiglia, dai capi della societ?, donde l'autorit? deriva, donde gli esempi si spargono. Ma noi non faremo niente senza virt? private, senza idealit? che le informino, scaldandone la buona semente nei cuori. Tanto io credo, <>. Per ritornare al libro che ti offro, esso sar? giudicato come vorr? essere; anzi diciamo pure, pronosticando, che non sar? giudicato affatto. Viviamo in un paese di gente savia e prudente, che aspetta di fuori sentenze ed oracoli, mode, predizioni del tempo ed almanacchi. Mi preme soltanto che il libro sia sentito da coloro che lo leggeranno. Da ventimila, dice l'amico editore, sperando: da venti, dico io, gi? molto ambizioso, se penso ai venticinque di cui si contentava il Manzoni: nel fatto, levando tutti gli zeri, me ne bastano due.

Era un sogno, e fin? come finiscono i sogni. Ma i bei sogni si ricordano volentieri; ed io pi? volentieri l'ho ricordato, tornando or non ? molto con te alla tua bella Spotorno, bianca lucente sulla spiaggia lunga, tra la voltata di Bergeggi e il monte Orsini, aspra guardia di Noli. Ad un certo punto, e di comune accordo, abbiamo fatta fermar la carrozza; io per contemplare il mio ?remo, tu per farmi bere un sorso della fontana l? presso, l'Acqua Novella, zampillante da una gran vasca quadrata, sul margine della strada maestra. O acqua ben nomata, veramente fresca, ristoratrice e pura, come tutte le cose novelle! Io non sogno pi? solamente il mio vecchio ?remo e la mia vecchia meridiana; sogno ancora l'Acqua Novella e quel buon tratto di strada quieta, che abbiamo fatta a piedi con tanta allegrezza, mentre i cavalli ci seguitavano al passo. E penso ancora, nel mio sogno, che l'uomo pi? felice della terra debba essere un certo guardiano di strada ferrata, che ha il suo casotto in quelle vicinanze, col suo orticello, i suoi fagiuoli e il suo gran fico brogiotto, accanto allo sbocco della galleria di Bergeggi. Poveraccio! e forse egli sogna a sua volta un trasloco, una promozione, che lo sbalzi guardia eccentrica o guardia di sala in qualche stazione importante, donde gli sia facile di mandare a scuola le quattro o cinque creaturine che senza fatica, quasi senza un pensiero al mondo, gli sono rampollate l? dentro.

Ma se una felicit? compiuta non si ritrova in nessun luogo, neanche l? dove io l'avevo sognata, bene mi sar? lecito di desiderare che la vita sia pi? ricca d'ideale, e che un'acqua novella, se pure non ci si debba vivere accanto con oraziana serenit?, rinfreschi e purifichi le nuove generazioni; che il sentimento del divino, ingenito nella coscienza umana, si accordi un giorno colla critica non pi? arrogante di facili dispregi, colla scienza non pi? infatuata di sollecite deduzioni, e venga in buon punto a rinvigorire di nuovi succhi la povera morale intristita. Questo ? il mio sogno dell'et? matura, e credo che questo sia pure il tuo. Tu hai, a buon conto, una famiglia nata di te; vuoi che abbia i tuoi stessi ideali, riflettendo alcun che di quelli che tu stesso derivi dai tuoi vecchi; ai quali con animo reverente mando un augurio e un saluto filiale ancor io.

Comunque esso sia riuscito per l'arte, il mio libro ? morale. Non gi? come un trattato; credo anzi che ci corra molt'acqua, e tutt'altro che novella, di mezzo. Ma esso ? morale, nondimeno, come pu? essere tale un romanzo; cio? a dire una rappresentazione della vita reale, aspersa d'una certa idealit?, che ? poi la nota personale fatalmente recata dall'artista nella cosa veduta, nella cosa sentita ed espressa.

Ritorneremo col bel tempo all'Acqua Novella e al vecchio ?remo diroccato. Tu ama intanto il tuo

TRA CIELO E TERRA

CAPITOLO PRIMO.

Addio, bel mare!

Gli avevano fatta un'ingiustizia, saltandolo nelle promozioni; perci?, a mala pena sbarcato, aveva mandata la sua dimissione al ministro. Per la via gerarchica, s'intende; e il capo del suo dipartimento marittimo, alla Spezia, si era degnato di esortarlo a pensarci su, almeno un paio di giorni. Per non fargli dispiacere col mostrarsi sconoscente alla cortesia del superiore, aveva accettato il consiglio; ma, quarantott'ore dopo, si era ripresentato al suo illustre capo, pregandolo di dar corso alla lettera.

Tra gli uguali, qualche amico sincero aveva tentato dissuaderlo, arrischiandosi a dirgli che commetteva un errore; ma egli non aveva voluto convenirne. Altri gli dicevano: <>. Ed egli rispondeva con un vivo cenno di assenso, quasi di ringraziamento, come uno che si senta compreso, congedandosi con una poderosa stretta di mano da tutti quei vecchi compagni, ai quali lasciava un gradino vuoto su quella scala di Giacobbe che conduce al paradiso del viceammiragliato.

Era sicuro del fatto suo; la risoluzione gli pareva buona, per il caso presente e per i casi futuri. Infatti, che cosa sperare da quel ministro, che era stato suo comandante in una memorabile crociera e che aveva mostrato in parecchie occasioni di non poterlo soffrire? Effetto di una ruggine antica, per una manovra fatta da lui, di suo capo, che il comandante non aveva ordinata, che anzi aveva biasimata. Un po' troppo presto, per altro: lo scandaglio, la mattina dopo, aveva dimostrato a tutti che seguendo ciecamente gli ordini del comandante si sarebbe rimasti incagliati. Quattro palmi di s?gola avevano dato ragione all'inferiore; e il superiore se l'era legata al dito, quantunque l'inferiore si fosse studiato con ogni maggior cura di non lasciar trasparire il sentimento della propria superiorit?. Una promozione, dopo quel giorno malaugurato, era venuta per tutt'e due, l'uno giungendo al grado di tenente di vascello, l'altro al grado di contrammiraglio. Due anni ancora, e il contrammiraglio diventava ministro. Il ministro si era slegato finalmente il dito, saltando nelle prime promozioni il tenente di vascello.

Lagnarsi? ? presto detto. In che modo? Aspettare che cascasse il ministro; s?, fra due o tre anni, e intanto divorarsi l'affronto. No, niente aspettare; perci? aveva mandata la sua dimissione. Cosa amaramente spiacevole per lui, quanto edificante per tutti, la sua dimissione era stata accettata a volo. Brutto momento, vedersi cos? di punto in bianco fuori dell'uscio! Ma c'? <>; e questa, nei brutti momenti, consola.

Ahim?, non del tutto. A lui una pena sorda restava nel profondo dell'essere. Amava il mare; il bel mare, cos? pieno di misteri, cos? magnifico nella collera, cos? augusto nella calma, che pare abbia un'anima, e grande, meravigliosamente grande, grande almeno sei volte quella dell'umanit? tutta quanta; il buon mare che mette in comunione tutte le creature viventi, assai pi? ed assai meglio che non facciano tante strade ferrate e tanti telegrafi. In questi dotti congegni c'? sempre l'arte di un mondo piccino, piccino come tutte le trovate degli uomini; c'? sempre l'idea di sentirsi passare in una cruna d'ago, assottigliati, stiacciati, tanagliati dagli attriti continui del passo. E poi, che cosa sono le invenzioni dell'uomo, ristrette ad un solo ufficio, ordinate ad una sola utilit?, in confronto di quella superficie azzurra, pianura liquida e senza solco, che palpita e porta, mobile, gloriosa e superba, che d? moto e gioia a tanti organismi animati, colore agli occhi, calore agli spiriti, essendo ad un tempo la via e la vita?

Tutto ? nuovo su quella via, l'abbiate pure cento volte percorsa; ve la fanno parer sempre nuova i mille diversi aspetti delle cose, nella vastit? sconfinata degli orizzonti, nella infinita variet? delle tinte, mezze tinte e sfumature, dell'aria e dell'acqua. Il punto a cui volgete la prora ? di giorno una striscia di azzurro, di grigio, di roseo, sull'ultimo lembo del mare, una striscia tenue che non vi offre il colore stridente n? i contorni aspri del vero; nella notte, poi, ? un punto di fuoco, che getta sulle acque un raggio luminoso; pi? spesso, e di giorno e di notte, ? l'invisibile, il nulla, ma con la sublime certezza di vedere, di trovar qualche cosa, al momento prefisso, sulla via che vi dimostrano le stelle, che vi traccia infallibilmente un computo aritmetico. E intanto il lontano fa pensare; l'occhio intravvede l'infinito; l'anima sente Dio; n? ci sono professori di calcolo per rimpicciolirvi quello con la figura di un otto coricato, n? filosofi del malanno per dirvi che questo ? un sogno, una idiosincrasia naturale, una concrezione storica del vostro pensiero.

Con che ansia, adolescente allievo del collegio di marina, aveva aspettato il giorno del suo primo imbarco! Con che passione aveva fatto il suo primo viaggio, quindici anni addietro! Lo aveva sentito cantare e sospirare, fremere, urlare e ruggire, quel mostro immane dai grandi occhi verdi e dal dorso di spume! E lo aveva ammirato nella molteplicit? degli aspetti, soavi e terribili, graziosi e feroci, sempre nuovi e stupendi; lo aveva amato nella salubre vivezza delle fragranze, nella dolce giocondit? dei ritmici cullamenti. E dopo tante ammirazioni, dopo tanti amori, lo aveva lasciato! Ma s?, che volete? gli avevano fatta un'ingiustizia. Le ingiustizie non si sopportano, o si mostra di averle meritate; nel qual caso non sono pi? ingiustizie, ne convenite? Triste cosa, per altro! Aveva sempre sognato una guerra, da far le sue prove anche lui, da onorare l'Italia, questa lunga penisola che pare una gran nave imbozzata attraverso il Mediterraneo, e che non dovrebbe starci, perdio, come un pontone, come una fregata in disarmo. Quella guerra non l'aveva certamente invocata; il valoroso non invoca i pericoli, che non sono solamente per s?, ma per tutti; li aspetta, e si prepara ad affrontarli.

Aspettando la guerra, preparandosi a quella, il soldato serve la patria. E perch? non l'aspettava egli ancora, passando sopra ad una cattiveria di ministro? Infine, gli uomini passano, la patria resta. Verissimo, questo; ma ? verissimo ugualmente che son tutte parole. La patria che resta ? sorda, cieca e muta; non vi sente, non vi vede, non vi conforta per nulla, non vi consola affatto, non vi vendica di quell'altra che passa, agitandosi intorno a voi, standovi sotto, accanto e sopra, che vi giudica senza criterio, ammirandovi di fuga quando il caso d? a voi di far bene e a lei di non poter fare altrimenti, disprezzandovi quando ne pu? avere un pretesto, deridendovi spesso e volentieri, ne abbia o non ne abbia ragione, solo che si presenti un appiglio. La patria grande, la vera, dopo tutto, si serve con dignit?. Levate la dignit? al soldato, e non gli resta pi? nulla; c'? la morte nell'anima, e il servire ? vergogna.

Per altro, non credeva di dover tanto soffrire, obbedendo alla voce della propria coscienza. Fu una triste giornata quella in cui gli annunziarono che la dimissione del tenente Sospello era stata accettata. Ah, non voleva stare neanche un giorno alla berlina delle condoglianze. Le sue valigie erano fatte, in attesa dell'evento. Se ne andava subito subito; e lontano, molto lontano dal mare, che non voleva vedere mai pi?. Alla terra de' suoi padri, alle Alpi, avrebbe chiesto il rifugio; possedeva ancora una bicocca, lass?. Di vecchi non c'era pi? nessuno, ad aspettarlo: restava una sorella maggiore, nobile e santa creatura, che tant'anni prima avrebbe desiderato di chiudersi in un monastero, ma non aveva osato farlo, per non lasciar solo del tutto il suo vecchio babbo. Morto quello, non aveva potuto lasciar solo e vuoto il vecchio palazzo, dove cinque generazioni di Sospelli di Vaussana erano passate, e dove era naturale che ella restasse per custodire il posto alla settima, se mai il fratello Maurizio si risolvesse di continuare la stirpe.

Buona e cara Albertina! Egli andava a farle compagnia nella triste casa; e qual compagnia! Lei, fastidita del mondo anche prima di conoscerlo, certamente per qualche intima ragione si era appartata a quel modo, rinunziando alle gioie della vita; se pure la vita ne ha. Anch'egli, vecchio scapolo, che aveva sognato d'impalmare la gloria, offeso un giorno nella sua dignit?, rinunziava a tutti i sogni di una legittima ambizione, per andarsi a rinchiudere nella casa dei suoi maggiori, come un povero alcione ferito va a posar l'ala sanguinolenta sul nido abbandonato.

Maurizio aveva gi? scritto alla sorella, annunziandole la sua dimissione come un proposito irrevocabile: ma egli non intendeva gi? d'impoltronire nella sua bicocca montanina; non voleva finir cacciatore, n? giuocatore beone, come tanti gentiluomini campagnuoli. Possedeva una ricca libreria; l'avrebbe al bisogno accresciuta, per dedicarsi ad un'opera di polso. Aveva sempre vagheggiato il pensiero di scrivere un libro delle guerre marittime d'Italia, ma condotto con una certa larghezza di disegno, da appagar tutti i gusti, da rispondere a tutti i bisogni intellettuali, ordinato e preciso come una storia, vivo e animato come un romanzo, il libro del marinaio italiano, il libro che mancava ancora, per dare una idea chiara e compiuta delle antiche navigazioni e degli antichi commerci, argomenti di emulazione e cause di guerra tra i popoli; per descrivere i costumi marinareschi, le imprese audaci, le trasformazioni successive della strateg?a e della tattica navale nel gran bacino mediterraneo. Certo, per condurre a termine un'opera come quella, non gli sarebbero bastati i libri che possedeva. Ma il primo anno lo avrebbe speso a tracciare il quadro; poi avrebbe veduto, si sarebbe destreggiato via via secondo il bisogno, cercando altri libri, viaggiando per citt? e biblioteche; ottima occasione per isgranchirsi, per non fare la ruggine. Ed era ancora una bella vita per un uomo di trentadue anni; e aveva tempo davanti a s? per colorire degnamente il quadro ideato.

Il suo attendente, congedandosi da lui alla stazione di Spezia, gli aveva dato il buon viaggio con le lagrime agli occhi.

--Grazie, Susini, e addio; siamo uomini;--gli rispose Maurizio.--Scrivimi, se ti occorrer? qualche cosa; ed anche quando non ti occorrer? nulla; ricever? sempre le tue lettere con molto piacere.

--E lei, signor tenente, non avr? mai bisogno di nulla, da un povero marinaio?

Aveva il cuor gonfio, il signor Maurizio, e incominciava a tremargli la voce.

--Ah, signor tenente!--mormor? il marinaio, singhiozzando.--? stata una grande ingiustizia.

--No, sai? t'inganni. Non si fanno ingiustizie, in servizio. Ci possono essere degli equivoci, dei malintesi; ma ingiustizie no, mai;--replic? il signor Maurizio, che aveva ancora la disciplina negli occhi e non voleva finir la carriera dando lo scandalo di dir male o di lasciar dir male dei superiori.--Se ti sembro commosso, pensa che ne ho qualche ragione. Non si abbandona il mare senza uno schianto dell'anima. Un giorno la sentirai anche tu, Susini mio, la nostalgia del mare.

--Io no, signor tenente, con sua licenza non avr? da sentirla. Non si ricorda che sono della Maddalena?

--? vero, s?, e invecchierai vedendolo ogni giorno; e quando sarai morto lo sentirai ancora da tutte le parti brontolare alla spiaggia; che bella cosa!--concluse sospirando il tenente.--Ma senti, fischia la macchina, e non vuol pi? saperne dei nostri discorsi. Qua la mano, mio vecchio, e addio!--

Il treno si metteva in moto, e il marinaio ebbe appena il tempo di baciare la mano che il suo tenente gli offriva per l'ultima volta.

--Non lo vuole ammettere;--borbott? egli, allontanandosi dal marciapiede d'asfalto, come il treno fu scomparso nel buio della notte;--ma tutti lo dicono a una voce: ? stata un'ingiustizia. Per colpa di quei signori laggi?, la marina italiana ha perso ancor uno dei suoi manovrieri. E buono, poi, buono come il pane di Voltri; gentile come una ragazza di quindici anni, che non gli si ? sentito mai uscir di bocca una mala parola, neanche nelle ore che scapperebbe la pazienza ai santi.--

La notte, senza lume di luna, era buia, e l'entrare del treno nelle centomila gallerie delle Cinque Terre e l'uscirne non facevano divario alla vista. Maurizio, nondimeno, sentiva il mare vicino, lo sentiva alle acute fragranze e al romper dei marosi contro le rupi. Lo rivide sull'alba, il vecchio amico brontolone; lo rivide di l? dal monte di Portofino, farsi a mano a mano pi? luminoso e pi? bello, a Recco, a Nervi, a Genova, e gi? gi? per tutta la quieta Riviera di Ponente, dove si aprono cinquanta seni azzurreggianti tra il verde, e su lembi sottili di candide spiagge cinquanta paesi si distendono al sole. Quanti porti e rade, e golfi e calanche, di cui Maurizio conosceva gli approdi! A Genova era vissuto parecchi anni collegiale, e tante volte c'era tornato ufficiale. Nella rada di Vado, ancoraggio sicuro, era andato una volta a rifugio colla sua cannoniera, cacciato per due giorni da un fortunale di libeccio. Quella costiera della Cornice tutta frastagliata da balze ferrigne, coi suoi fondi di turchino carico listato di smeraldo e sormontato di bianche creste spumose, come l'aveva in pratica! Ed era sempre l?, il suo mare, ad ogni uscita di galleria, il suo mare azzurro, scintillante, superbo, il buon mare, il bel mare, a cui aveva tutto sacrificato per tanti anni, perfino l'amore, il grande, il forte, il supremo bisogno dei cuori.

Add to tbrJar First Page Next Page

 

Back to top