Read Ebook: Virgilio nel Medio Evo vol. II by Comparetti Domenico
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Ebook has 634 lines and 105921 words, and 13 pages
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e Virgilio facevasi innanzi in aspetto e in abito di giovane uomo, e diceva:
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Simile ufficio ha Virgilio nel Mistero delle Vergini folli, ed in altri Misteri scritti anche in lingue volgari, in tedesco, in olandese ecc. In una grande composizione drammatica di Arnoldo Immessen , per una singolare inversione di parti, la Sibilla Cumea cita Virgilio come sua autorit?.
Non sempre per? nei Misteri ha luogo Virgilio; talvolta la Sibilla ? sola a rappresentare i profeti gentili. In un Mistero latino del Natale la Sibilla conosce la venuta di Cristo dalla stella che guid? i re magi. Questa stella secondo un antico poeta spagnuolo fu anche veduta da Virgilio.
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come appunto dicono i versi latini. Prese tanto interesse pel morto poeta che arriv? a scoprire un luogo sotterraneo in cui trovavasi riposto. La via per arrivarvi era terribile; soffiava un vento impetuoso, e si udivano tuoni spaventevoli. L'apostolo pot? vedere Virgilio assiso fra due ceri ardenti, tutto attorniato da libri gittati in terra alla rinfusa; alla volta era appesa una lampada, e dinanzi a Virgilio stava ritto in piedi un arciere che coll'arco teso la teneva di mira. Questo si vedeva dal di fuori, ma entrare era difficile, ch? all'ingresso stavano due uomini di bronzo i quali con martelli d'acciaio facevano dinanzi alla porta un tal continuo martellare che guai a chi si attentasse a valicare la soglia. Tanto fece l'apostolo che riusc? a far cessare l'opera di quei martellatori; ma allora l'arciere scocc? la saetta contro la lampada e tutto cadde in polvere. San Paolo che avrebbe voluto prendere i libri del poeta, dov? tornare colle mani vuote.
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Chiudiamo queste notizie sulla parte sporadica della leggenda Virgiliana con un racconto poco diffuso, ma pur notevole, che combina la leggenda di Virgilio con quella di Giulio Cesare.
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Queste leggende che trovansi cos? isolate e sparpagliate non aggiungono gran cosa alla fisionomia del Virgilio mago; sono un effetto di quanto in questo tipo ? gi? fissato da leggende pi? stabilmente connesse col nome del Mantovano; effetto di cui potrebbero moltiplicarsi gli esempi senza aggiungere gran che di essenziale al nostro studio. Per? questo tipo leggendario, quale lo abbiamo descritto fin qui, non pu? ancora dirsi completo. Un personaggio cos? accetto e familiare al mondo romantico non poteva in tanto varia attivit? sua e in tanta celebrit? dei suoi fatti rimanere del tutto estraneo al bel sesso. La leggenda infatti non lasci? per lui una lacuna che sarebbe stata tanto anormale, ed ora noi dobbiamo rivolgerci a quella parte di essa che mostra appunto Virgilio alle prese col sesso femminile.
Coloro i quali sostengono che di molto vada debitrice la donna al cristianesimo e alla cavalleria, evidentemente vogliono farsi illusione in favore di questi agenti storici, contro l'autorit? dei fatti. L'ideale della santa e quello della dama degli antichi romanzi, sono prodotti d'idee utopistiche affatto inconciliabili coll'ordine sociale. Ognuno pu? domandarsi che cosa diverrebbe la societ? umana se ogni donna fosse una santa Teresa od una Isotta; due opposti egualmente esiziali per essa come quelli che, quantunque in modo diverso, ne escludono il principale fondamento, la famiglia. Gran bisogno delle inesauribili forze sue ebbe nel medio evo l'umanit?, costretta a lottare contro questi due potenti principi: l'uno de' quali avrebbe voluto cambiarla in un vasto eremo dove la famiglia cessasse e rimanesse l'individuo puro e semplice, l'altro in una casa di dementi posti in continua opposizione colla morale e col senso comune. Da un lato i padri e gli scrittori ecclesiastici ad una voce encomiavano il celibato, come quello fra gli stati dell'uomo che solo ? capace di condurre a perfezione: dottrina non solo assurda, ma eminentemente immorale perch? egoistica, perch? contraria alla prima base della societ? umana, e perch? tale che pone il perfezionamento umano in aperta contradizione colle leggi naturali e sociali e coll'esistenza stessa dell'umanit?. L'aver santificato il matrimonio, che a molti sembra uno dei grandi meriti della chiesa cristiana, fa l'effetto di una derisione a chi conosce il medio evo ed ha veduto dappresso tutta quella immensa falange di uomini autorevoli, che ad ogni occasione il matrimonio e la donna pongono in iscredito colla voce, coll'esempio e collo scritto. Dall'altro lato e per via opposta, alle stesse mortifere conseguenze spingeva la cavalleria, fiaccando ogni saldezza dei vincoli coniugali, privando la donna della prima base su di cui possa riposare la dignit? sua, che ? l'onest? ed il rispetto di s? stessa. Cos? avveniva che, ad onta di certe purissime imagini presentate dall'hagiografia e dalla leggenda cristiana, ad onta degli incensi prodigati al sesso femminile nei romanzi, nei tornei e nelle corti d'amore, in verun'altra epoca fosse la donna pi? turpemente insultata, beffata, svillaneggiata di quello fu nel medio evo, cominciando dai pi? serii scritti dei teologi e scendendo fino alla poesia ed al teatro da piazza. Una incredibile quantit? di racconti e di aneddoti, spesso triviali ed osceni, la cacciavano nel fango e, quel che oggi pare impossibile, non figurano soltanto nei repertori dei giullari che avevano il solo scopo di divertire, ma nei repertori dei predicatori che li narravano dal pergamo col pretesto di cavarne una morale qualsiasi, ma spesso in realt?, giullari in cocolla, per far ridere anch'essi. Chi conosce quei repertori spiega lo sdegno del nostro poeta che grida:
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A questo spirito persecutore ? informata tutta la parte pi? antica della leggenda virgiliana che si riferisce a donne. Nel primo e pi? comune racconto in cui Virgilio figura come innamorato, egli ? posto in relazione con una giovane figlia di un imperatore di Roma. La viva fiamma che gli arde in petto non solo non ? corrisposta, ma incontra grandissima crudelt? nell'oggetto amato, che non resiste alla tentazione di farsi beffe del grande uomo. Fingendo di accettare la sua dichiarazione e di piegarsi ai suoi voti, la giovane gli propose di introdurlo nascostamente nelle proprie stanze, facendolo tirar su di notte dentro una cesta fino alla finestra della torre da essa abitata. Tutto gioia, Virgilio accett?; e all'ora designata corse a mettersi nella cesta che trov? pronta appuntino, e con sua grande soddisfazione non tard? a sentirsi sollevare in aria. E fino ad un certo punto la cosa andava bene; ma giunta la cesta a mezza strada l? si ferm? e vi rimase fino a giorno. Grandi furono le risa e il chiasso che fece la mattina appresso il popolo romano, a cui Virgilio era notissimo, quando vide un s? grave personaggio in quella pensile situazione. N? qui finiva la cosa: ch?, informato di tutto l'imperatore, Virgilio messo a terra di grave pena era minacciato, se coll'arte sua non avesse saputo sottrarvisi. Ma lo smacco rimaneva, e l'oltraggio non era perdonabile. La vendetta ch'egli immagin? fu terribile. Ei fece che il fuoco tutto quanto era in Roma si spegnesse a un tratto, notificando che, chi ne volesse, soltanto sulla persona della figlia dell'imperatore avrebbe potuto procurarsene, e che il fuoco cos? ottenuto non si potrebbe comunicare dall'uno all'altro, ma ognuno dovesse prenderne direttamente nel modo indicato. Fu duopo piegarsi ai voleri del mago. La figlia dell'imperatore posta sulla pubblica piazza nella pi? indescrivibile posizione, dovette soggiacere a quel lungo supplizio: i Romani riebbero il fuoco e Virgilio fu vendicato.
Questa novella consta di due parti distinte che in essa trovansi riunite, ma che esistettero anche separate: quella cio? della burla e quella della vendetta. Virgilio non figura veramente come mago che in quest'ultima. La prima appartiene al vasto ciclo dei racconti relativi alle astuzie femminili, ed esprime l'idea che non v'ha grandezza d'uomo a cui la malizia donnesca non si mostri superiore, come la stessa idea esprimevano mille altri racconti comunissimi nel medio evo, taluni desunti dalla storia sacra e profana e dalle tradizioni dell'antichit?, altri totalmente leggendari. Cominciando da Adamo, David, Sansone, Ercole, Ippocrate, Aristotele e mille altri illustri figuravano nella lunga lista delle vittime degli inganni muliebri. Alcuni di questi non faceano che prestare un nome illustre ad un racconto favoloso, e se a ci? avean soggiaciuto Ippocrate e Aristotele, non poteva a meno di soggiacervi Virgilio, celeberrimo qual'era per infinita sapienza. Citiamo come esempio i seguenti versi francesi d'anonimo:
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Eustachio Deschamps scrive anch'egli:
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In un poemetto inedito contro amore, pur di quell'epoca, leggiamo:
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Nicol? Malpiglio in una canzone per Nicol? d'Este scriveva, parlando ad amore:
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< < Cos? pure l'arte italiana di quel tempo spesso tolse a soggetto questo fatto della leggenda. Una stampa d'ignoto autore, ma d'antica scuola italiana, rappresenta la beffa e la vendetta, colla seguente scritta che ? desunta dalle due ottave del Pucci sopra riferite: < La seconda parte della novella trovasi in uno dei tanti libretti popolari italiani che si ristampano continuamente e si diffondono fra la plebe. Essa per? non ? riferita a Virgilio ma ad altro mago, Pietro Barliario , il quale, come Virgilio, pi? d'un fatto prodigioso eredit? dall'antico mago Eliodoro: < Questo racconto, nato, come abbiam veduto fuori d'Italia, non era il solo che ponesse il mago Virgilio in rapporto col sesso femminile. -- Residui di alcune antiche idee del mondo greco-romano e orientale, e pi? ancora le usanze nazionali proprie dei barbari invasori, resero nel medio evo familiare e comune, anche nella parte pi? nobile dell'Europa, l'idea fondamentale e l'uso dei giudizi di Dio; secondo i quali la divinit? era chiamata a far trionfare, per mezzo di un miracolo, il vero ed il giusto. Nello scredito in cui la donna era caduta, queste forme di giuramento rimanevano sempre fra i mezzi coi quali era chiamata a giustificare la propria condotta. Se la fantasia dei gelosi assai feconda si mostrava nel trovare difficili generi di prove, pi? feconda era in ci? la fantasia dei novellatori, romanzieri e moralisti e di quanti da burla o sul serio perseguitassero il sesso femminile, i quali nello scopo di mostrare che non c'era prova o terribile giuramento che una donna non sapesse deludere, inventavano a provar ci?, aneddoti d'ogni sorta. In questo l'Europa avea il torto di trovarsi d'accordo coll'oriente, e quindi di accettare racconti beffardi e disonorevoli per la donna, quali di l?, dove la sua condizione era ed ? la pi? bassa possibile, provenivano. Ad uno di questi, che fu assai in voga in oriente e in Europa, fu mescolato il nome di Virgilio, sempre assecondando l'idea inerente all'avventura della cesta, quella cio? della pi? grande sapienza umana insufficiente contro le astuzie femminili. Virgilio, secondo questo racconto, fece in Roma una figura di pietra colla bocca aperta; le persone chiamate a dar prova della loro castit? o fedelt? coniugale ponevano la mano in quella bocca, e se mentivano eran sicure di lasciarvi dentro le dita. Una donna per? che avea una relazione illecita, chiamata a giustificarsi con questa prova dal marito venuto in sospetto, trov? modo di renderla vana. Disse al suo amante che, preso abito e maniere di pazzo, si trovasse l? dove il giuramento doveva aver luogo, e appena la vedesse arrivare, corresse a lei e folleggiando l'abbracciasse. Cos? fu; essa finse sdegnarsi di quell'atto, ma il marito e gli astanti, trattandosi di un povero pazzo, non ne fecero caso. Allora la donna giur? che mai in vita sua non avea sofferto abbracciamenti di altr'uomo che di suo marito e di quel pazzo che tutti aveano visto abbracciarla; e siccome era ci? la pura verit?, la sua mano usc? intatta dalla terribile bocca. Virgilio, a cui nulla si celava, accortosi dell'inganno, dovette confessare che le donne la sapevano pi? lunga di lui. < < < < < In nessuna delle tre citt? principali che si collegano alla vita di Virgilio questi lasci? le impressioni che lasci? in Napoli. Mantova presso alla quale egli nacque, ma dove non istette, a quanto sembra, che poco, non diede alcun prodotto fantastico intorno a lui. Nel medio evo senza dubbio Mantova non dimentic? mai di esser patria di Virgilio, e come vediamo da Donizone, alcune localit? di quei dintorni portavano il nome del poeta o si congiungevano con questo come abitate o frequentate da lui. Ma ci? si riferiva, a torto o a ragione, alle reali memorie biografiche del poeta e non includeva in alcuna guisa l'idea di una sua attivit? miracolosa. Se Mantova coni? moneta colla sua effigie, se gli eresse una statua, ci? fu un omaggio a lui reso dalla classe istruita del paese, nel quale ? impossibile riconoscere la presenza di tradizioni fantastiche relative al poeta. Una prova di questo che io asserisco ? appunto il poema in terzine che sopra ho menzionato. La rozzezza della composizione e le assurdit? in esso accumulate mostrano nel modo pi? evidente che se Mantova avesse avuto tradizioni leggendarie speciali intorno a Virgilio, l'autore sarebbe stato uomo da conoscerle e da riferirle scrupolosamente. Ma in esso non troviamo assolutamente nulla di simile. Egli parla di Virgilio come di una delle glorie mantovane, e ne tesse una biografia in parte desunta da quella di Donato, ed in parte dalle leggende virgiliane dell'epoca, estranee a Mantova. Incomincia dal parlare, seguendo l'antico biografo, del babbo e della mamma di Virgilio, e del sogno fatidico avuto da questa, dopo il quale: < Dopo aver parlato della profezia del Cristo, viene l'Aliprando a narrare l'avventura del paniere, la vendetta, e la prigionia del poeta, il quale da questa si libera nel modo che ho detto di sopra. Aggiunge che in viaggio, Virgilio per procurarsi vivande mand? uno spirito a prenderne dalla mensa di Ottaviano, il quale vedendole sparire: <<. . . . senza mancamente, Disse: Virgilio questo ha fatto fare; E della beffa rallegr? la mente.>> < < La scena dei fatti di Virgilio riman sempre Roma e Napoli, ma la sua origine non ? italiana: Virgilio era figlio di Gorgilio re di Bugia in Libia. Partito in cerca d'avventure, arriv? nel regno dei Latini dove il re, che era zio di Giulio Cesare, tanto gli parl? di Roma, che s'invagh? d'andarvi e vi and?. Tedioso per? ed inutile sarebbe riferire qui tutta la farragine di bizzarre e balorde fantasticherie che trovansi ammassate in questa biografia. Noter? solamente quanto pu? servire a mostrare il rapporto di essa colle leggende che gi? conosciamo, in modo generale. -- Tutto quanto abbiamo riferito intorno a Virgilio mago era pi? che sufficiente a caratterizzarlo con colori assai vivi come tale, e quindi Jean d'Outremeuse non avea bisogno per questo lato di aggiungere gran cosa a quanto aveva raccolto da varie parti. Nondimeno egli alcune cose ha aggiunto, talune delle quali non servono che ad aumentare in qualche modo il grandioso del genere di vita che la magia dovea procurare a Virgilio. Cos?, fra le altre, nuova ? l'aggiunta di certi desinari che d? il mago, nei quali, per divertimento degli invitati, egli fa eseguire dai suoi folletti ogni sorta di giuochi e di beffe ridicole. Come all'idea del profeta, cos? Jean d'Outremeuse ha saputo dare grande sviluppo all'avventura della cesta che, amplificata e modificata, costituisce il fondo di tutta la parte galante della sua biografia virgiliana. Poche donne furono cos? perdutamente innamorate quanto fu di Virgilio, che pur non avea mai veduto ma di cui molto avea inteso parlare, la bella Febilla figlia di Giulio Cesare. Tanto cocente ed irrefrenabile fu questo amore, che posto da banda ogni riguardo, chiamato a s? Virgilio, l'imperiale donzella gli fece la seguente troppo disinvolta dichiarazione: < Se anche questo aneddoto ? aggiunto agli altri due nello stesso spirito persecutore del sesso femminile, non cos? le altre avventure galanti che a questo fan seguito. Disgustato della moglie, Virgilio si rammenta d'aver udito parlare di una bellissima figlia del Soldano di Babilonia. In un baleno arriva presso di lei, la seduce, e la trasporta per l'aria fino a Roma. Quando per? la damigella volle tornare presso suo padre, egli immediatamente la riport? l? dove l'avea presa e torn? a Roma. Il Soldano chiese alla figlia dove fosse stata e con chi, e questa raccont? tutto l'accaduto, tranne il nome del rapitore, a lei ignoto. -- Quando egli ritorni, le disse il Soldano, pregalo di darti alcune frutta del suo paese. -- E cos? essa fece; e il Soldano conobbe di qual paese fosse il seduttore di sua figlia. Ma ci? non bastava. -- Quando egli ritorni, ingiunse di nuovo il Soldano alla figliuola, tu farai in modo che, prima di porsi a giacere, beva di una pozione soporifera che io ti dar?; cos? sapremo chi egli sia. -- Ma la vera ragione di questo agguato, era ch'egli voleva impadronirsi del seduttore per punirlo. Ed infatti Virgilio e la sua druda presi e legati e posti in prigione, furon condannati ad essere arsi vivi. Ma il giorno dell'esecuzione Virgilio fece un incanto tale che al Soldano e a tutti quanti l? erano parve che il fiume straripato allagasse. Tutti credendosi sott'acqua e minacciati d'affogare, facevano atto di nuotar disperatamente, mentre il mago, dinanzi agli occhi loro sollevatosi in aria, trasportava a Roma la sua bella. Proponendosi di darle marito e volendo accrescerle la dote, fond? per lei la citt? di Napoli, tanto bella, che l'imperatore di Roma, invogliatosi d'averla, l'assedi?; ma Virgilio coi suoi incanti lo costrinse a ritirarsi, e la damigella allora fu maritata ad un nobile di Spagna che aveva aiutato Virgilio nella difesa della sua citt?. In Napoli egli pose una scuola di negromanzia, fece un ponte per uso dei trafficanti, e molte altre belle cose, fissandovi la sua dimora finch? mor?. <
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