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Read Ebook: La sposa di Mènecle: Comedia in un prologo e tre atti con note by Cavallotti Felice

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Ebook has 1260 lines and 45936 words, and 26 pages

FELICE CAVALLOTTI

LA SPOSA DI M?NECLE

COMEDIA IN UN PROLOGO E TRE ATTI CON NOTE

PROPRIET? LETTERARIA DEGLI EDITORI-TIPOGRAFI FORZANI E C.

Un giovine orfano adottato per figlio da certo M?necle, al quale avea dato la propria sorella in isposa, e divenuto, alla morte di M?necle, erede di lui, si vede contesa la eredit? da un fratello del defunto: il quale afferma in tribunale l'adozione non essere stata legittima, ma carpita al vecchio, gi? imbecillito dall'et?, per mezzo di sua moglie, sorella all'adottato. Iseo scrive l'arringa in favor di quest'ultimo e sostiene legittima la adozione e la eredit?, difendendo il giovine dall'accusa. Era questa poi falsa? Era vera? V'ha chi inclina a quest'ultima ipotesi: e scorger vorrebbe nell'arringa di Iseo la perizia di un avvocato abilissimo messa a servizio di due giovani imbroglioni, sfruttanti la imbecillit? senile di M?necle. A me la ipotesi pare molto avventata; dato che le cose stessero a quel modo, bisognerebbe ammettere che causa cattiva di rado fu difesa con migliori e pi? commoventi argomenti. Checch? ne sia, ecco i fatti, quali l'accusato, nell'arringa che da Iseo per lui fu scritta, innanzi ai giudici li espone: giusta la legge che agli accusati prescriveva di perorare la propria causa in persona:

Due vecchi ateniesi, Ep?nimo del borgo di Acarne e M?necle, erano uniti da intima amicizia. Il primo mor? lasciando quattro figli, due maschi e due femmine. La maggiore fu maritata dai fratelli a certo Leucolofo. Quattr'anni dopo, quando la minore era gi? in et? da marito, al vecchio e ricco M?necle mor? la prima moglie: ed egli and? dai due figli di Ep?nimo a chiedere in seconde nozze la lor sorella, in memoria dell'amicizia antica che lo legava al loro padre defunto. I due fratelli, in reverenza della memoria del genitore e pensando interpretarne il voto, di gran cuore gliel'accordarono. Ed ora lasciamo all'accusato la parola:

PROLOGO

PROLOGO

DICASTERO ATENIESE.

All'alzarsi della tela, i due litiganti son ritti in piedi nello sfondo. Il Tesmoteta ? gi? seduto: gli Eliasti entrano e vanno a prendere i posti. Essi hanno tutti in mano un bastone verde anch'esso come il color del Tribunale, e terminante in pomo. Man mano entrano, avanti sedersi, ritirano dal Tesmoteta una tavoletta di cera . L'Araldo ch'? sul davanti della scena, in veste bianca, sta bruciando nel tripode dei rami di mirto e dell'incenso.

TESMOT. Araldo, recita la preghiera e le imprecazioni.

AR. . <>.

TESMOT. Araldo, vedi se vi son giudici ancora fuori. Appena si incominci non entrer? pi? alcuno.

AR. . Pare ci sian tutti...

TESMOT. . Sian chiusi i cancelli. Chi dei giudici fosse ancor fuori, perder? la paga...

TESMOT. Silenzio!... ? chiuso? Chiama i litiganti.

AR. Causa di Beoto, figlio di Bl?piro, del borgo di T?rico...

BEOTO . Presente!

AR. Contro Eudemonippo, figlio di Evalce, del borgo di Cefiso...

EUDEM. . Presente!

TESMOT. Cancelliere, recita l'accusa.

TESMOT. Giudici, udiste l'accusa. Fu affissa nel termine prescritto, sotto le statue degli eroi. Le parti hanno dato il giuramento. Accusatore Beoto, monta in ringhiera. Silenzio!...

TESMOT. Fate silenzio... attenti, giudici...

BEOTO . O giudici Ateniesi! La accusa test? letta mi dispensa...

BEOTO ... la accusa test? letta mi dispensa da lunghe parole, e sar? brevissimo...

BEOTO. ... brevissimo... e mite: e regalo all'accusato tutta l'acqua che m'avanza...

EUDEM. Non so che farne...

BEOTO. ... perch? la evidenza dei fatti val meglio di ogni arringa eloquentissima. N? alcuno di voi creda, per l'olimpico Giove, che privata invidia o rancore m'abbiano mosso all'accusa: ch? l'animo nel muoverla mi piange...

BEOTO. ... e pagherei volentieri, perch? i fatti non fossero, la multa dell'accusator soccombente.

BEOTO . Ma in vedere costui farsi giuoco dei patrii magistrati, e sommuovere con funeste massime la citt?, chiamando complici della iniqua opera le Muse, santo e puro zelo d'indignazione mi prese per la offesa fatta a quelle dee: le quali invoco e gli altri numi ed eroi tutelari di questo suolo, perch? vendichino s? stessi, e voi, e le leggi, e i patrii templi, e i boschi, e i domestici sagrifici...

BEOTO. Che se, per far breve, a poche leggi sole nella accusa mi restrinsi, ben potrei portar qui tutto intero l'archivio di quante leggi e sentenze si conservano nel tempio della gran madre degli dei, perch? questo impudentissimo tutte in una le calpest?. E tu, che tanto osasti, sei ancora vivo? sei qui?

TESMOT. Neh, oratore, se ? qui, mi par inutile domandarglielo. Bada all'acqua...

BEOTO. Ci bado!... non temere, sar? cortese con questo... scelleratissimo. La commedia vi sta, o giudici, davanti: essa vi parli per me. Vietano le leggi nostre, o Ateniesi, sian messe sulla scena persone vere sotto il loro nome e dicasi ingiuria a magistrati: savio divieto, perch? l'onore di questi ? onor dei cittadini che li elessero, e l'onor dei cittadini ? patrimonio della Repubblica. E pur qui nella commedia si nominano e Fania ed El?o: e pur non ignorate che il vecchio M?necle fu eletto due volte tesmoteta, e and? ambasciatore ai Corintj e governatore in Lesbo: giudicate voi, dopo tanta dignit? di uffici, qual parte nella commedia gli tocca di fare. Bellissima anzi, vi dir? questo istrion da dozzina: ma voi non sorprenderanno le sue parole, perch? appunto la commedia ? intesa a capovolgere ogni concetto e della famiglia e della virt?. Vedo molti fra voi dalla testa calva o canuta, i quali condussero in tarda et? giovane sposa...

BEOTO. ... essi, essi diranno, per gli dei, se la condotta che a M?necle costui attribuisce, sia imitabile e seria, se degna di un Arconte ella sia! Ad essi, ad essi, se a loro ? pur caro sentirsi sui freddi levigati avor? della testa la carezza di mano morbida e tepida, e stringere la fresca dolce compagna fra le braccia antiche e dignitose -- ad essi, ad essi io domando se meriti pena costui che dalla scena osa propor simili esemp?, e proporli in persona di un magistrato che porta corona, affinch? l'esempio, reso pi? autorevole, porti pi? presto, o vecchi giudici, nei talami vostri la solitudine...

BEOTO . S?... questo osa!... e difendeteli, difendeteli, i vostri talami, per gli dei!...

BEOTO. Io non so se io deva... non vorrei...

BEOTO. Non vorrei eccedere nei diritti della accusa, fedele al mio proposito di essere cortese con questo... solennissimo birbante...

BEOTO. Ma egli forse vi dir? che nei panni di M?necle altro partito non v'era da quello che egli invent?: e voi rispondetegli che miglior partito era la morte...

BEOTO. ... e che in quei panni ognun di voi preferirebbe morire...

BEOTO. Perch? la legge non vieta a chi versi in tristi impicci nel mondo l'andarsene... dilla su, cancelliere... tu ferma l'acqua...

CANCEL. . <>

BEOTO. Come vedete, o Ateniesi, la via d'uscita e magnanima vi era: magnanima costui poteva rendere la condotta di M?necle: ma a lui premeva sovvertir la famiglia, e dare ai vecchi mariti detestabile suggerimento... Or io mi volgo tra voi, giudici, anche a color che son giovani; a voi, che appena in quest'anno avete avuto la tabella e prestato in Ardetto il giuramento: e a voi domando, se baldanza di mogli sia lecita in Atene, quanta costui nelle donne di Cr?bilo e di F?nia ne pens?... Ben pi? modesto ufficio, saviamente, o Ateniesi, fra noi si assegna alla sposa del cittadino: poich? abbiam le cortigiane pei piaceri dello spirito e per gli affetti della vita... e abbiam le mogli per crear figli legittimi e per la custodia della casa e della roba.

BEOTO . Questa la legge, questo il costume, questa la base della citt?: se v'ha chi altra ne sappia, la indichi, salga qua, gli cedo l'acqua. Ma costume, e legge, e citt?, che diverranno se manderete assolto costui che insegna alle mogli ad alzar la voce, quando parla il marito? O terra, o sole, o dei! Cos? tu, celibe, insidii dei mariti l'autorit?, e nulla avendo da far nella tua casa, metti sossopra la loro?

TESMOT. Accusato, monta in ringhiera: e sii calmo: non mi andare fuor degli ulivi. L'accusatore ? stato moderato nei termini e cortese. Vedi di esserlo anche tu.

EUDEM. Ateniesi! Giudici!... A Giove...

ELIASTI . No, no!... Abbasso!

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