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Read Ebook: La sposa di Mènecle: Comedia in un prologo e tre atti con note by Cavallotti Felice

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Ebook has 1260 lines and 45936 words, and 26 pages

ELIASTI . No, no!... Abbasso!

EUDEM. . A Giove che ascolta i giuramenti e le ragioni... io domando...

TESMOT. Fate silenzio!...

EUDEM. . Io domando che se ingiusti...

EUDEM. . Una volta due uomini e un asino...

EUDEM. . Un asino e due uomini viaggiavano: l'uno, il padron della bestia, l'altro che l'aveva a nolo: e scottando forte il sole, litigarono i due, a chi l'ombra dell'asino toccasse: l'uno, il padrone, diceva aver noleggiato l'opera della bestia e non l'ombra: l'altro replicava, l'ombra essere parte dell'opera...

EUDEM. ? finita che i due han ricorso ai giudici in tribunale, e i giudici li han sentiti imparzialmente tutti e due... quello che voi non fate con me: e voi che state attenti, appena vi parlo di un asino... potreste bene star attenti, or che vi parlo di... un altro!...

EUDEM. . Non dubitate, sar? cortese: e se di quante leggi violate ei m'accus?, tante menzogne e stolidaggini gli prover?, bene io confido ei non sia per portar fuori, col quinto dei voti, salve le spalle da qui: perch? sul vostro animo incorrotto non han presa n? i grossi paroloni, n? la truce minaccia onde egli, per ispaventarvi, concluse. Paroloni e minacce a lui dettate, s'intende , non da odio n? invidia, ma da purissimo zelo dei costumi e dell'arte: cos? almeno vi assicur?: tu intanto chiamami i testimoni.

CANCELL. . Callia di Stefano del borgo di Alop?ce, P?nfilo di Ar?stide del borgo di Anag?ro, Ch?rea di Lis?ppo del borgo del Pireo... <>

EUDEM. Basta. Giurate che ? vero?

I TRE TESTIMONI . Giuro. Giuro. Giuro.

EUDEM. Ebbene, o giudici, io non nego che scevro da invidia e purissimo sia lo zelo di Beoto: perch? la memoria delle sventure purifica, e i fischi a lui toccati nell'arte furon tanti, che nessuno zelo pu? essere pi? puro del suo. Ad una sua accusa vo' intanto rispondere: ch'abbia per me sofferto ingiuria il vero. Voi tutti ricordate di Fr?nico, il poeta tragico che dilett? i vostri avi: chi sulla scena finse il vero pi? di lui? Tutta la citt? egli commosse rappresentando la presa e la distruzion di Mileto: quand'egli mostr? l'orde persiane irruenti al baglior degli incend? per la citt? devastata, e lo strazio dei feriti e moribondi, e le jonie vergini strappate per i capelli agli altari, le donne trafitte, i poppanti scannati sul seno delle madri, tutti vinse la piet?, e per tutto il teatro fu altissimo pianto: ma gli avi vostri condannarono Fr?nico a fortissima multa, per averli fatti piangere, rappresentando troppo al vero quella disgrazia. Giusta e savia condanna! Perocch? a noi le Muse abbiano concesso i celesti doni a disvago e conforto dell'anima, non gi? ad intristirla nella contemplazione pura e semplice dei mali. E chi non sa che uccisioni, e atti di ferocia, e pietosi casi avvengono tutti i giorni intorno a noi?... Incontrai e vidi, qua venendo, un padre piangere dirotto sul cadavere dell'unico figlio: io vi giuro, o Ateniesi, che egli superava nella verit? del pianto ogni istrione, e che n? Sofocle n? Euripide mai non dipinsero un dolor come il suo: ed io non chiedo riveder finto ci? che i miei occhi han visto gi? cos? vero! Ma vollero i Numi che, a sollievo de' mali, noi alle Muse sagrificando ci levassimo sopra dei dolori umani: e da dolori e da colpe e da miserie, brutta discordante miscea, fuor balzasse un mondo di forme belle e nascose, parlasse una arcana divina armonia, che i cuori umani intendessero... e pure non fosse di quaggi?!... Questo vollero i nostri poeti: per questo ammirammo la legge di Tebe che punisce l'artista se dalla natura e dal vero non evoca le linee del bello. E tu calunn?, o Beoto, quegli altissimi poeti che nominasti: non da utili verit? n? insegnamenti venne a loro la gloria, ma perch? le menti umane, sull'ali de' lor canti leggiadri, sorgendo a pi? vaste e pi? lucide sfere, ne ridiscesero migliori e pi? gagliarde allo studio delle utili cose!...

TESMOT. Accusato, tu divaghi, e l'acqua scorre!..

EUDEM. Grazie, Arconte.... non esco dal tema. Perch? forse ? poi vero che io abbia detto cose false e messa a capriccio la mia fantasia nel posto delle leggi e del costume? Vero forse che io insegni nuovi riti coniugali, libert? e diritti di donna e di moglie, a donna e a moglie negati?... Ma, o tristo che m'accusi, perch? non accusi anche l'ombre del vecchio Cr?tino e del divino Aristofane, e di Ant?fane, e di Alessi, e di Filemone, e di Menandro nostro dai dolcissimi amori, a cui le grazie conservino lunghi anni i geniali estri e la vita? Provami che le mogli delle lor commedie sbugiardino le mogli della mia: o trascinali anch'essi a questa ringhiera, e trascinavi Aristotile e Senofonte, che qui nel suolo dell'Attica il nome di sposa resero augusto e bello di pi? alti uffici, di cari diritti, di nova dignit?. A voi intanto, o giudici, basti la pazienza di udir la commedia, e raffrontarla alle leggi, se alcuna d'esse violai. Tu brevemente recita queste: voi appresso giudicherete quella. Ferma l'acqua. E di' su.

CANC. . <>.

EUDEM. Ora la terza di Solone sull'orfane.

CANCEL. . <>.

EUDEM. Continua l'altra.

CANCEL. . <>.

EUDEM. Queste, o giudici, le leggi nuziali, conservatrici delle stirpi. Passa a quelle dei divorz?.

CANCEL. . <

<>.

EUDEM. Basta cos?. Queste savie leggi, o Ateniesi, a noi ha dato Solone: voi direte se ad esse scrupolosamente conforme il tema della commedia e la condotta di M?necle non sia. Ben vero costui s'alza e vi dice: A M?necle, ne' panni suoi, per fargli onore, miglior partito era scendere, volontaria ombra, fra i morti. E tu che lo affermi, l'avresti fatto? Tu che adduci la legge, perch? non l'adduci intera? Perch? sapevi che, nel caso di M?necle, il Senato di andar fra l'ombre anzi il tempo non gli avrebbe data licenza. Leggila tutta... Occhio all'acqua!...

CANCEL. <

EUDEM. Senti?...

CANCEL. .... e impetrato dal Senato il permesso, beva la cicuta e vada pure>>.

EUDEM. Hai udito le cagioni che la legge enumera? Mi dirai che l'avere a sessantacinque anni una sposina di venti, sia compreso dalla legge nella rubrica dei morbi incurabili?

BEOTO. Certo.

EUDEM. Ammettiamolo. Chi ti dice che lo ammetteranno, per proprio conto, i senatori? E che a tutti poi accomodi di contar in piazza, al Senato, malattie di forma cos? atroce? E se il permesso ? negato, perch? non parli della pena ai trasgressori?... Dilla tu.

CANCEL. <>.

EUDEM. E tu, difensor delle leggi, tu volevi da me sulla scena l'esempio di un Arconte che le leggi offendesse, o scendesse col moncherino alla barca di Caronte, senza la mano per pagar l'obolo e ritirare il resto? Ma tagliati la tua che ha scritto pi? menzogne sulle tabelle di quanti abbi capelli sulla testa!...

Che resta adunque delle accuse di questo tristo? Una sola. Aver messo in iscena, contro la legge, cittadini Ateniesi col loro nome. Io non dir? che la legge, se tale fosse, fu posta da L?maco, uno dei Trenta tiranni, quando la tirannide infuriava tra noi, e che le leggi dei Trenta sono a ritenersi abolite... Non dir? che l'attica Musa, nei tempi d'oro della libert? nostra, ripudi? i freni come sacrileghi, e Pericle istesso, provatosi a porne, vi rinunzi?. Non dir?...

TESMOT. Neh, accusato, quello che non dirai, lascialo da parte.

EUDEM. Ebbene, dir? che la legge, se tale foss'anche, costui non l'ha letta neppure. Dimmela su.

CANCEL. . <>.

EUDEM. Dunque la legge parla di fatti contemporanei: ora invece la commedia risale ai d? della 100ma Olimpiade, quando Atene raccolse i fuorusciti di Tebe, e Pelopida ed Epaminonda prepararono la riscossa. La legge parla di cittadini viventi: ora ecco ben sessant'anni che il buon M?necle riposa nel sepolcro degli avi; ecco dieci anni che Aglae lo raggiunse, veneranda vecchierella, benedetta dai figli dei figli suoi. E se la legge d? al cittadin nominato facolt? di trarre in giudizio chi lo nomina, io sbaglier?, ma parmi, o giudici, che per far questo egli debba prima di tutto esser vivo... ti pare, o Arconte?...

TESMOT. S?... mi pare...

EUDEM. Perch? ai morti non ? data facolt? di querela, e all'infuori di Orfeo, di Teseo e di Ercole non so chi altri fin qui sia tornato dalle porte dell'Erebo. Cos? M?necle potesse tornarne!... egli, pel primo, pregherebbe, o giudici, a me propizio il vostro voto! Egli ve ne pregherebbe, o voi giovani, per la memoria dell'atto suo generoso, a cui resero giustizia qui in quest'aula istessa, innanzi a questa effigie istessa di Lico eroe, i padri vostri, quando ad essi la parola eloquente di Iseo la raccont?. Egli ve ne pregherebbe, o vegliardi, non per lo squallore che costui vi minaccia, dei talami solitari, ma per i giorni sereni e consolati di affetti cari, che a lui furono compenso e letizia della tardissima et?. Ben vero, egli non morse, il vecchio M?necle, alla mela cotogna che la legge invita gli sposi a mangiar insieme, la notte delle nozze: ben vero, per lui i bianchissimi graziosi dentini di giovinetta non furono costretti a cercar nella scorza del frutto sacro alla gam?lia Giunone, i solchi di denti gialli e tarlati...

EUDEM. Ma egli ebbe il conforto, raro concesso a mortali, nell'ora suprema, di leggere in isplendide pupille il dolore di lagrime vere... Ah no, o giudici, non voi irriderete alla preghiera che di sotterra il buon vecchio vi manda per me: non voi raccoglierete la iniqua accusa di questo furfante...

BEOTO . Arconte!...

TESMOT. . Furfante... ? un termine di giurisprudenza...

TESMOT. Finito?... . Ah... Passerem dunque, prima dei voti, alla recita della commedia in atti... Or quindi, o giudici, l'arringa che udiste...

CANCELL. ... li ha gi? persuasi... Dormono.

TESMOT. Dormono? . Recita, ch'? il momento buono!...

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