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Read Ebook: Un segreto vol. 1 by Farina Salvatore

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Ebook has 766 lines and 29321 words, and 16 pages

UN SEGRETO

ROMANZO

DI SALVATORE FARINA

VOLUME PRIMO

MILANO E. TREVES & C. EDITORI 1869

Propriet? Letteraria

Tipografia Letteraria -- Via Marino, 3

<

Mi pare un anno che tu sia lontano da me, e se penso che non sono invece che poche settimane, non so darmene pace, cotanto il mio tempo mi ? diventato increscioso. Tu dirai come al solito che ? la mia anima che ? pigra, e che la sua lentezza indolente ? quella appunto che mi fa parere pi? tardi che agli altri mortali i due movimenti del nostro pianeta. Ma questa volta t'inganni; e dico in sul serio che se mai vi fu momento della mia vita in cui abbia sentito il sangue giovanile pulsare violento ed ostinato alle arterie ed al cuore, questo gli ? desso. E non ho pi? a rimpiangere come per lo passato gli stravizzi e le orgie che, come tu affermavi, avevano ottuso i miei sensi, e spuntato le spine del desiderio. Anzi io penso che questo raddoppiarsi della mia vita, questo nuovo vigore delle mie forze morali, mi facciano appunto parere lungo il tempo che trapasso. Non dico che io non mi annoji -- la solitudine mi condanna a questo -- ma l'avidit? con cui aspiro ad un bene impossibile, il desiderio e la speranza sempre alimentati in segreto, sono senza dubbio pi? potenti della noia.

Non mi sono mai sentito cos? audace, e cos? gaio, come di questi giorni. Se qualche volta sospiro, lo faccio per abitudine, o anche per smania, all'incirca come un viaggiatore frettoloso sospira il momento che avr? toccato la meta. Accetta questo paragone disgraziato; so bene che non fa al caso mio. Io non ho una meta, peggio, non so neppure se io non l'abbia; i sentimenti che m'empiono il cuore sono cos? vaghi ed indeterminati, che sfumatura di pennello maestro non saprebbe renderne l'immagine. Ma tuttavia sono sentimenti -- questo almeno sta fermo -- per? io me ne trovo pago, e cinguetto tuttod? da solo, da fare invidia ai passeri che in questo momento pispigliano inseguendosi e beccandosi fra i rami del vecchio platano del mio giardino, che tu hai cantato nei tuoi primi versi.

Ad ogni modo il tempo mi ? increscioso. ? questa una bizzarra contraddizione del mio spirito irrequieto, se pure in uno spirito irrequieto vi sono contraddizioni vere, o piuttosto il volere e disvolere a un tratto cento cose non ? una condizione necessaria di quello stato.

Confessami che a questo punto ti ho messo in una gran curiosit? dei fatti miei. Potessi pagartene in qualche modo! Potessi darti la mia confidenza, ed averne in cambio i tuoi conforti! Ma dovrei scrivere un libro, e non basterebbe; e non sapresti nulla del mio cuore, perch? io stesso non so nulla. So che in questo momento sono lieto, e che di tali momenti non ? povera la mia giornata; sento il sangue circolare pi? rapido, l'intelligenza pi? chiara, e pi? salda e vigorosa la potenza di amare.

Amare! -- L'ho io scritta questa parola? La ci stia. Tu ne sorriderai con sarcasmo, e sar? tutto; e se interpretando a modo tuo la confusione di queste mie parole, mi dirai seriamente che io sono innamorato, ti creder? senza dibattere. Sarei cos? felice di innamorarmi un'altra volta! Ma ho paura, mio buon Eugenio, che ci? non sia, e che tutto il benessere che io provo in questi giorni si risolva in una quistione di nervi. Anzi se devo credere al Dottor L. gli ? proprio cos?, e a discuterci sopra mi farei dare del gaglioffo. Colui dice che noi viviamo nelle nuvole, e che i nostri malanni derivano da ci?, che discendendo da quelle alture, vediamo le nostre ali tarparsi miseramente, e temiamo non bastino a reggerci al volo mai pi?. Ho spesso creduto che egli avesse ragione; ma ora non temo pi? di nulla; e se ? vero che mortale ebbe mai le ali, io me le sento crescere sui fianchi cos? salde e robuste, da sfidare l'aquila a seguirmi. E davvero che da qualche tempo gli uccelli non mi fanno invidia, e guardo le nuvole senza desiderio, e misuro l'orizzonte con qualche sicurezza.

Lavora per me; arrossisci di rivedere le Alpi, senza aver cantato i Pirenei. Oltre a che il tempo ti parr? pi? breve, e le noie degli avvocati meno amare; e quando le tue faccende siano all'ordine, e ritornerai fra le braccia dell'amico tuo, anch'egli sar? in qualche modo compensato della tua assenza. Amami>>.

Ma che! tu minacci dunque d'impazzire? E che modo ? questo tuo di torturare il cervello d'un amico che ha i fianchi rotti, non so se pi? dai cavalli di posta, o da una mezza dozzina di curiali che gli stanno alla cintola giorno e notte? Che vuoi tu che io capisca di queste vaporose fantasime del tuo intelletto?

In verit? io ho serio timore che assai valesse meglio la tua tetraggine d'una volta, che questa falsa allegria che ti contorce le labbra come la sardonica; e meglio era non uscirne mai, che uscirne cos? stoltamente.

Sei o no innamorato? Non lo sai! l'hai a sapere dico io. In queste miserie del cuore, se non ci vedi dentro tu, chi ci ha a vedere? Oltre a che tu sarai colto alla sprovveduta, come una fortezza sguarnita; e questo, credilo, ? il peggior danno che possa toccare ad un galantuomo. Diffida, diffida sempre, e di tutti; e pi? che d'ogni altro, di te medesimo. Se gli uomini sapessero cacciarsi in mente questa verit?: che le grandi sciagure sono tali per lo appunto, perch? inaspettate, il numero degli sciagurati n'andrebbe minorato d'assai.

In amore l'abbandono ? pericoloso come in tutte le cose della vita -- forse peggio -- la vita non si ha gi? ad avere in conto d'un'infanzia perenne, n? l'amore s'ha a torre come un giocattolo da bimbi. Assai triste gioco ? quello che fa l'amore, e in fede mia ci si dee pensare non una, ma cento volte.

Non dimenticare i tuoi ventisei anni, non rinfanciullire a un tratto dinanzi al volto d'una bella donna. Quale che ella sia, pensa che il suo sorriso nasconde un pugnale, e i suoi baci un veleno. Le suo braccia sono morbide come il velluto, e fragili e pieghevoli come uno stelo di giunco; ma tuttavia sanno stringere in amplessi soffocanti -- la volutt? che spira dalle sue nivee forme ? un fuoco che consuma.

Oh! io conosco troppo bene come le vanno queste cose -- e tu pure. Ma all'occasione si ? sempre arrendevoli; ingannati cento volte, cento volte la bestemmia ? spirata sul nostro labbro -- domani ci si inganner? ancora.

<>. Verissimo -- se si cadesse nella lotta, sopraffatti nobilmente -- se non che -- ed ? questa vera codardia -- disillusi, vagheggiamo col pensiero un nuovo fantasma di donna che raccatti il nostro cuore e voglia mentire un po' d'amore per lui.

Osceno mercato di sentimenti, di fantasie e di menzogne -- e di volutt?. E se ricerchi ci? che vi ha di vero in questi rapporti, vedrai sbigottito una sola cosa, il sesso -- e non potrai andar oltre.

Tu giuochi una scommessa perigliosa; v'ha per posta una parte, la pi? bella parte, del tuo avvenire.

Che potrai ottenere da questa donna, se tu l'amerai? Un momento di volutt?, un po' d'amore forse -- ma sai tu ci? che vi perderai inesorabilmente?

Pensaci. Se mai avvenga che dal confronto tu ritragga qualche forza, combatti disperatamente; se sarai vinto, avrai qualche conforto pi? tardi; quando ti parr? d'aver tutto perduto, ritroverai dentro di te qualche cosa che non sar? morta coi tuoi amori -- la compiacenza della propria forza adoperata nobilmente, e quella non minore di poter far carico alla sorte soltanto dei tuoi dolori.

Questi miei consigli -- e non vogliono essere pi? che consigli, n? meno -- ti giungeranno forse tardi, e ti saranno cagione d'inutili rimorsi. -- Ma se la mia voce avr? mai la sorte di prevenire, d'un solo istante, l'estremo passo, oltre il quale ? questo fatalissimo abisso dell'Amore, tu soffermati alquanto a meditarla. Forse la chimera pazza che vagheggi andr? sfrondata delle sue corone, e le seduzioni di una sirena non sapranno rimuoverti dall'austera saldezza che ti eri proposto di mantenere per tutta la vita.

Se poi a quest'ora il tuo spirito si culla nelle nenie voluttuose di questo tuo amore adultero, la pace sia teco; e tu perdona alla audacia di chi ha osato profanare il tuo tempio, parlandoti un linguaggio insensato.

Ho scritto <>. M'ingannerei io forse? Aff?, che non saprei pi? raccapezzarmi. Ma questo ? un dubbio passeggiero, e si ? dileguato di gi? dal mio cervello senza lasciarvi traccia.

Scommetterei anzi di potermi spingere pi? oltre senza fallire, fino ad immaginare il pallido viso della ninfa che ti ha sedotto, e a poter ripetere il nome che i vaneggiamenti del tuo sonno tradiscono forse ogni notte. Ed ?...

Ma io potrei errare, e ci farei pure la triste figura dopo aver vantato tanta avvedutezza; e forse anche -- e questo sarebbe peggio -- l'importanza del mio consiglio ne andrebbe scemata ai tuoi occhi, e ti parrebbe che le mie parole siano inspirate dalla persona e non dal principio, e sprezzeresti le mie teoriche. Per? questo ? per l'appunto ci? che io non voglio da te; e se posso, far? che tu non sorrida della mia filosofia balzana. Ad ogni modo tieni in mente questo che io ti ho detto: che credo d'avere indovinato il nome dell'eroina della tua nuova passione.

Se ? rimasto un posticino nel tuo cuore, serbalo per me; ma ho paura di no -- i nuovi amori sono come i nuovi proprietarii d'un campo; i quali, per far sentire il loro imperio, si cacciano dappertutto, e rimuovono e ricostruiscono i limiti, per attaccare in qualche modo la loro personalit? alla nuova possessione>>.

Come Eugenio lo aveva pensato, la sua lettera giunse tardi. Cotesta in generale ? la sorte comune dei consigli, e in ispecie dei consigli agli innamorati, i quali sono incontrastabilmente la razza pi? ostinata che viva sulla terra.

Convien sapere per altro che se Eugenio, buon figliuolo in tutto il resto, si scaglia da poco in qua con compiacenza contro l'amore, e contro le donne, ne ha le sue buone ragioni. E chi l'avesse conosciuto due mesi prima, avrebbe udito ben altre sentenze sulle sue labbra. Si pretende di doverne incolpare una certa bruna, con certi occhioni neri, e certa chioma lussureggiante; ma siccome ci? non torna indispensabile al caso nostro, lasciamo che la maldicenza districhi del suo meglio questo nodo.

Una cosa intanto resta ferma, che Silvio alla lettura di questa lettera si strinse nelle spalle.

<

Oramai non lo dissimulo pi? a me medesimo -- se pure riuscissi ad ingannarmi, non ne avrei al certo giovamento -- per? vorrei gridarlo a tutto il mondo: <>

Questa parola che qualche settimana addietro mi avrebbe fatto arrossire di vergogna, risuona dentro di me come una melodia soavissima. I miei nervi, le mie fibre, la cantano in coro.

E perch? dovrei io arrossire? perch? dovrei ostinarmi in questa ringhiosa inerzia, che impoverisce ogni d? pi? la sorgente degli affetti?

In fede mia, povero Eugenio, tutti i sermoni della filosofia accigliata non saprebbero arrestare un solo istante quest'inno che prorompe in mille suoni dalle corde della natura; n? la vanit? d'essere chiamato filosofo pu? pagare un solo battito d'un cuore innamorato.

Poi che tu dici d'aver indovinato il suo nome, tanto meglio; lo scriver? senza titubanza: <>

Intendo il rimprovero che tu mi fai; non vo' affannarmi a ribatterlo, ma tuttavia ti giuro che non ho in mente una colpa.

Io non voglio nulla, non domando nulla, solo che mi si lasci amarla. La mia felicit? ? opera sua, ma pure non ? in essa; ? in me, nell'amor mio. In appresso... e che so io del futuro? ma ho fede che saprei resistermi in ogni evento.

Non tenermi il broncio se io non pongo mente alle tue raccomandazioni; se tu sapessi quante volte io ti ho benedetto per avermi fatto conoscere questa donna, se tu potessi vedere la mia gioia, non ti reggerebbe l'animo di contraddirmi pi? oltre; e la mia gratitudine ti compenserebbe ad usura della mia disobbedienza.

Tu ignori quanto si possa essere felici amando questa donna; la tua mente, comunque ci si affatichi, non pu? riprodurti che una pallida immagine della sua bellezza; per? nella tua cecit? tu accomuni questa creatura colle mille che paghi col disprezzo, mentre... N? io vo' tormi la briga di farti ricredere; ma se tu la vedessi... Vestiva un abito nero semplicissimo, colle maniche che lasciavano vedere le sue braccia ignude; pure quanto pi? leggiadra di tutte le altre, nonostante i loro pizzi, le loro trine e i cento altri fronzoli a cui mendicavano la grazia!

Me le accostai tremante; mi sorrise, mi porse una mano breve, affilata, candidissima, e mi salut? per nome. Un nonnulla per l'indifferente, un'epopea pel mio cuore.

Oh! dimmi che questa mia non ? illusione, che quel saluto e quel sorriso erano da pi? che non volessero parere, che io posso... No, non voglio nulla; non dirmi nulla -- ho io bisogno d'alimentarmi di menzogne e di speranze audaci come un fanciullo? A che fine uscire dalla mia paga serenit?, ed abbandonarmi ciecamente al desiderio?

Il desiderio! Oh! gli ? questo un mare senza confini, un assai tristo mare per una nave sdruscita; n? io vo' avventurarvi il mio cuore>>.

<

Gioved? scorso mi sono recato, secondo il consueto, in casa del signor Verni. L'impazienza, e da qualche tempo la turbolenta va facendomi spesso di siffatti tiri, mi vi aveva condotto mezz'ora prima; per? consultato il mio orologio, e avvedutomi, stavo fra due se dovessi entrare od allontanarmi; e intanto non mi moveva dal limitare della porta.

Il signor Verni sal? le scale in quel momento, e mi sorprese nella mia indecisione.

Il signor Verni ? uomo di bei modi, colto, e facile parlatore. Ebbi agio d'esaminarlo, e mi parve anche bello, e quel che ? pi?, di quella bellezza simpatica che si rivela prima al cuore che agli occhi.

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