Read Ebook: The Mesnevi by Jalal Al Din Rumi Maulana Redhouse James W James William Sir Translator
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Ebook has 108 lines and 11548 words, and 3 pages
BIBLIOTECA POPOLARE DI PROPAGANDA DEMOCRATICA
N. 2.
ROMOLO MURRI
DEPUTATO AL PARLAMENTO
Il cristianesimo
e la religione di domani
Primo migliaio
ROMA
COMITATO DI AZIONE LAICA
EDITORE
Piazza Trasimeno, 2
INDICE
Al lettore Pag. 5 Introduzione >> 11 La libert? religiosa >> 31 Interiorit? ed immanenza >> 37 La pratica della libert? >> 43 L'unit? religiosa >> 48 Le chiese e il loro ufficio >> 52 L'avvenire del cristianesimo >> 59 La chiesa di Roma >> 65 Roma e l'Italia >> 73
AL LETTORE
Introduzione.
Una breve introduzione ? necessaria per il pi? facile intendimento delle pagine che seguono: nelle quali si parla di religione, di coscienza, di libert?, supponendo noto al lettore il senso che a queste ed altre parole affini va attribuito, dopo i pi? recenti chiarimenti dell'idealismo filosofico.
Ma l'introduzione dovrebbe essere un trattato; e il trattato, nei brevi confini di questi volumetti, ? impossibile. Debbo dunque contentarmi di esporre, in forma quasi assiomatica, talune delle conclusioni metodologiche pi? ovvie le quali, per ogni studioso delle cose dello spirito, dovrebbero essere oramai acquisite e sicure.
In un significato, essa dice lo stesso spirito umano in quanto, antecedentemente ad ogni concreta determinazione storica del fatto religioso, ? in esso l'esigenza, originaria ed irreducibile, di pensare ed agire religiosamente, cercando di esprimere in s? una conoscenza sintetica della vita, dell'essere e dell'universo, e di coordinare a questa sintesi la sua attivit?. Le religioni storiche procedono da questa fonte e non l'esauriscono mai. Esse possono esser considerate, sotto questo aspetto, come i torrenti di lava di un vulcano vivo. La forza ignea che accende e fonde la materia ? nell'interno ed erutta di quando in quando la lava, la quale poi si raffredda e solidifica, scorrendo sul declivio.
Coloro i quali non sanno parlare di religione, senza riferirsi, implicitamente almeno, a qualche religione storica, confondono lo spirito e la coscienza umana con un momento ed un fatto storico, contingente e relativo, concretato in dottrine ed in riti, nel quale lo spirito, bench? pi? lentamente che non faccia la lava del vulcano, stagna, si raffredda, si solidifica e muore; confondono l'idea con quello che forse ? gi? divenuto il cadavere di una idea.
E questa religione ha i suoi precedenti storici in molte superstizioni brutali delle religioni antiche; nei cui riti si cercava di esprimere, con grossolana confusione, l'adorazione della vita fisica e della natura; p. es., nella prostituzione sacra e nei culti dionisiaci.
Una riduzione analitica del cattolicismo alla molteplicit? degli elementi religiosi, sovente assai pi? antichi, dei quali esso si ? servito per comporre l'attuale religione o superstizione popolare ? oggi assai facile; e la volgarizzazione delle sue conclusioni pi? certe sarebbe uno strumento efficacissimo di educazione religiosa. Lo Stato italiano ha reso alla Chiesa romana un immenso servigio, abolendo nelle universit?, e quindi sopprimendo di fatto, lo studio scientifico delle religioni in Italia.
Le religioni costituite, se sono riuscite a trarre il loro vantaggio da questa ignoranza e ad aggiogarla al loro carro, sono per necessit? conservatrici ed affaticano i propri teologi nel cercare delle spiegazioni accomodanti; come quel decreto della Curia romana il quale permetteva e sanciva l'uso di pezzettini di carta, con su formule e invocazioni religiose, da ingoiare per ottenerne, in certi casi, effetti fisici miracolosi.
Ma lo spirito religioso ? necessariamente ed essenzialmente innovatore e, contro tali costumi, rivoluzionario; poich? esso abdicherebbe a suoi fini pi? essenziali se non cercasse di profittare, per le sue sintesi superiori e per il dominio della vita da parte degli interessi ideali, di tutti i progressi dello spirito e della cultura.
Questo spirito religioso ha tuttavia una preoccupazione; quella di giudicare delle dottrine e dei riti dal loro valore di vita non solo in astratto ma, particolarmente, negli individui nei quali essi operano; e quindi di rispettare, per la sincerit? e l'efficacia morale che essi possono avere, quelle dottrine e quei riti, in certune categorie di individui, in quanto non gli riesca di sostituirli con norme pi? ricche di vita e di efficacia morale. In questi casi si ? dinanzi a un doppio dovere: di educare con bont? coloro i quali sono nella ignoranza superstiziosa e di combattere apertamente e risolutamente coloro i quali profittano della loro ignoranza.
Quello che negli individui ha appunto questo carattere e significato pi? alto, e veramente quasi divino, di rivelare e di praticare la pressione degli interessi ideali nella vita, il tentativo di raccogliere nell'unit? interiore le diverse tendenze ed atteggiamenti pratici dello spirito, di costruire le sintesi unificatrici e di mettere la propria vita ed il mondo esteriore che ? il mondo di ciascuno di noi in armonia con esse, l'intendere l'arco della propria vita ad un fine pi? alto, questo ? in essi e per essi la loro religione.
E questi vari ideali, ciascuno dei quali separatamente ? monco ed imperfetto, ed approfondendo ciascuno dei quali noi scuopriamo, in complicazioni e rapporti sempre pi? intimi via via che il nostro pensiero si aguzza, anche gli altri, noi diciamo, con termine generico, Dio; il quale esprime la necessit? che noi abbiamo di concepire questa pi? ricca ed occulta vita dello spirito come il massimo della universalit? ed insieme il massimo della concretezza e della personalit?; perch? l'universalit? astratta, quella che il pensiero razionale e scientifico pu? darci, ? la forma e la categoria, il vuoto, mentre la vita ? concretezza ed attualit? e personalit?.
E poich? non si tratta per noi, in quanto religiosi, di sapere e di volere ci? che ? e ci si manifesta nel nesso esteriore ed oggettivato delle causalit? e delle successioni e nella concretezza del suo essere, percettibile e misurabile da noi, ma di sapere e di volere quella ulteriore sintesi e realt? ed armonia e ricchezza di vita che non ?, ora, ed in tanto pu? essere--per noi--in quanto ci ? dato di intravederla e di volerla e di farla, cos? una religione la quale si identifichi con la scienza o con la stessa filosofia ? una contraddizione in termini; poich? l'una e l'altra sono di ci? che ?, della vita vissuta, della realt? che ? divenuta queste realt? concrete, delle cose fatte e morte.
La filosofia ha anche per oggetto lo spirito e si sforza di rimuovere l'illusione dell'intellettualismo astratto e di colpire la vita nell'atto della sua unit? e continuit?; ma essa lo fa con un atto di riflessione, e cercando quasi di sdoppiare lo spirito, di cogliere s?, dal di fuori, nell'atto del suo fare e di decomporre questo fare negli elementi che lo costituiscono, di definirlo.
Ed essa ? indefinibile e inafferrabile e intraducibile, perch? ?--dicevo--l'atto vivente dello spirito, gravido di vita, nativit? continuata e rinnovantesi.
Ed ora, o mai pi?, il lettore intender? perch? la religione vera ?, per ed in ciascun individuo, il massimo della personalit?, il suo santuario interiore, il suo Dio incomunicabile, il fiore alto e puro della sua vita, se questa ? nobile e pura, capace di generare un Dio, e non solo dei mostricciattoli morituri. E intender? come ? sciocco parlare di religioni solo come di assemblee di teologi e volumi di dottrine e corpi di riti e di simboli; poich? tutto questo o ? il cadavere della religione od ? il materiale del quale le coscienze religiose si servono per creare la loro fede. Ma quanti ancora confondono il neonato con gli strumenti della levatrice!
Come negli individui la religione ? il culmine della personalit?, il fiore della vita ricca e pura, cos? nei popoli e nella loro storia la religione va cercata in ci? che essi sanno compiere, come unit? spirituale, per l'avvento dei grandi ideali umani, per il trionfo della cultura, della giustizia e della bont?. E i sacerdoti veri dei popoli sono i loro condottieri in queste opere eroiche, in questi momenti solenni delle creazioni sociali nelle quali vien raggiunto e si compie un qualche concreto ideale di giustizia e di solidariet? umana.
Ci? apparirebbe agli uomini assai pi? facilmente se le vecchie religioni storiche non avessero tutto l'interesse di far della religione una cosa professionale e di fissare della norme di vita e un tipo di bont? dal quale chi si allontana ? giudicato perverso; e se quindi gli uomini, concentrando tutto il loro interesse sui progressi, nelle coscienze singole e nelle istituzioni, dei beni e delle energie ideali dalle quali dipende per tanta parte l'arricchimento della vita e della personalit? umana, potessero intelligentemente e serenamente giudicare di ci? che a tali fini con pi? efficacia conduce.
E, giudicando in tal modo, si vedrebbe che la societ? contemporanea, se pur sembra irreligiosa perch? non esterna nelle vecchie forme il suo ossequio ad una divinit? e non ha fiducia nelle vecchie dottrine, ? invece pervasa e percorsa da intime correnti di religiosit? sincera e fattiva, le quali si manifestano in tante forme di lotta contro il male--l'alcoolismo, la tubercolosi, la miseria, l'abbandono o la poca cura dell'infanzia, ecc.--e di propaganda per iniziative benefiche, cos? varie e numerose che il solo esemplificare sarebbe lungo.
L'et? nostra e la coscienza contemporanea ha dunque la sua religione cos? come le altre et? hanno avuto la loro; e se essa offre caratteristiche assai diverse da quelle delle religioni passate: la poca cura delle formule dottrinali, la ripugnanza ai riti tradizionali, lo sforzo verso la libert? e la personalit?, il culto della vita quale essa si offre alla nostra esperienza presente, senza affannose indagini su l'al di l?, il senso della interiorit? del divino, la praticit? di intenti e di opere, tutto ci? a chi non abbia la mente ingombra di pregiudizii religiosi apparisce come un progresso e non come uno smarrirsi dello spirito religioso.
Roma, soprattutto, sentendo venir meno il sostegno di tutto il suo colossale edificio esteriore, si affanna a dare a questo la maggior consistenza possibile, perch? esso possa reggersi, corpo senz'anima, quasi per l'istesso suo peso?. Di qui le varie riforme di Pio X: la condanna del modernismo, la codificazione del diritto, le riforme liturgiche, la rigida difesa della tradizione ortodossa; tentativi disperati di puntellare un edificio sotto il quale viene mancando il terreno.
Ma chi giudica del valore dei segni e dei riti religiosi da ci? che essi contengono di religiosit? viva e palpitante, quegli ? condotto ad una grande serenit? di giudizio e ad un rispetto sincero che va diritto alle coscienze e da esse discende alle forme esteriori con le quali queste manifestano, con maggiore o minore chiarezza ed efficacia, le loro fedi.
E lo sforzo di questo osservatore, se egli si trasformi in uomo di azione, sar?, non gi? quello di difendere tenacemente ed imporre delle forme fisse, ortodosse, di religiosit?, quali che si sieno, ma, al contrario, di cercar di diminuire quanto ? possibile ogni differenza artificiosa ed ipocrita fra la interna religiosit? e la religione esteriore; di ravvivare e liberare ed alimentar quelle, anche se l'effetto inevitabile sar? una reazione immediata contro le vecchie formule che tenevano servo ed avvinto lo spirito.
Questo modo di regolarsi, quando esso fosse riconosciuto buono e praticato da molti, avrebbe certo risultati preziosi nella nostra vita spirituale di individui e di popolo; poich? ci permetterebbe di liberar noi stessi e via via il popolo italiano dai pregiudizi e dalle passioni che esso porta nel giudizio di materie religiose; di scindere la causa della religione popolare, vestita di forme cattoliche, da quella della teologia e della gerarchia romane; di vedere nel clericalismo, non la difesa della religione, ma l'ultimo sforzo d'una gerarchia che dal progresso dello spirito religioso si vede minacciata e dannata; di elevare e nobilitare ai nostri occhi le varie forme di attivit? educatrice e benefica nelle quali si dispiega la religiosit? dello spirito contemporaneo; di permettere a ciascuna coscienza ed all'insieme di esse un pi? libero e sincero e coerente atteggiamento dinanzi a s? stesse e ai doveri e ai misteri e ai fini supremi della vita.
Dissociare queste due tenaci e false associazioni di idee e di cose deve essere oggi l'ufficio di quanti amano sinceramente la democrazia. Dall'una parte, cio?, bisogna distaccare la religione dalla reazione, abbandonando a questa tutte le forme e le formule di quella, oramai morte e vuote di contenuto, portando alla democrazia l'anima viva di una religiosit? che ? fervore di fedi di entusiasmi di sacrificio per il bene.
Dall'altra parte, alla democrazia stessa bisogna fare intendere che se essa deve riserbare alla violenza un posto nelle eventuali ore decisive della storia, nelle quali un mondo nuovo non pu? nascere senza una lacerazione del vecchio, oggi, conquistate le libert? politiche, aperte dinanzi al proletariato innumerevoli vie di azione positiva, l'ideologia rivoluzionaria non fa che turbare gli spiriti ed offuscarli, nascondendo ad essi i compiti positivi della riforma.
Il modernismo religioso lotta per la democrazia, analizzando e risolvendo le religioni storiche, dividendo le cose morte dallo spirito vivo del quale quella ha bisogno di alimentarsi. La rivolta lotta per la reazione, perch? nella irrequietezza torbida delle fermentazioni proletarie delle grandi citt? e negli impazienti e nei demagoghi attenua od annulla il senso delle responsabilit? e dei doveri morali, crea ed alimenta la sciocca illusione che quello che deve esser fatto con molto amore e con molta pazienza, con il contributo assiduo e volonteroso di tutti, dipenda da un colpo di forza. Ed essa permette alla reazione di avvalersi e di profittare del timore suscitato nelle classi medie dai tumulti irrequieti e dalle minacce insistenti dei demagoghi.
Ma coloro i quali, ribellandosi alla tradizione di secoli di lotta, riescono a superare le antitesi ed a vedere nella democrazia un'anima religiosa, nelle impazienze della rivolta un'anima reazionaria, sono ancora molto pochi.
Essi muovono da questo concetto, cos? semplice e fondamentale, che come l'et? antica, il medio evo, in ci? che lo costituisce, era l'assoggettamento dell'uomo ad istituzioni ecclesiastiche e civili concepite come dominatrici per un diritto superiore e divino, l'et? moderna consiste invece nella affermazione della sovranit? dell'uomo, dello spirito umano sui costumi sulle leggi sulle istituzioni sociali. Questo sforzo continuo di effettiva sovranit?, di rinnovazione sociale, di dominio dello spirito sulla storia ha due lati, due momenti, due aspetti che non possono essere divisi; dei quali l'uno interiore, l'altro esteriore.
Primo momento. L'individuo, il singolo, diviene uomo, cio? umanit?, cittadino, coscienza libera, signore delle sue fedi e delle norme della sua condotta, capace di effettiva sovranit?, non in nome di un capriccio individuale, ma in nome delle esigenze ideali di giustizia e di bene che egli porta con s?. Ed egli pone e nutre cos? in s? stesso una esigenza, una sete, una energia di giustizia di riforma di rinnovazione la quale potr? poi essere impiegata nelle lotte e conquiste civili.
Secondo momento: questa sete di giustizia pi? alta, di fraternit? pi? largamente ed efficacemente umana, che si ? venuta facendo nella esperienza della vita sociale, entra in conflitto con gli ostacoli che la realt? concreta oppone alla sua realizzazione, educa e prepara ed organizza le forze le quali possano assicurare la vittoria dell'ideale democratico. Queste forze lottano e si addestrano nelle libert? politiche, nelle iniziative pratiche, nelle riforme positive.
Questo concetto della religiosit? e della religione ? il messaggio che il modernismo ha per molti contemporanei; il messaggio che modestamente ma tenacemente noi ripeteremo, nelle vie e nelle piazze, a chi ascolta e a chi non ascolta, a voce alta e ferma, sinch? esso non sia inteso.
LA LIBERT? E L'UNIT? RELIGIOSE
La libert? religiosa.
E il nostro congresso realizza gi? largamente l'unit? nella libert?; poich? gli aderenti ad esso:
o sono credenti secondo la regola di fede di alcuna delle confessioni religiose protestanti, qui fraternamente adunate;
o sono uomini che, cristiani non iscritti a chiese, riconoscono e apprezzano nel Cristo e nel cristianesimo, considerato nelle sue direzioni e credenze fondamentali e nei valori di vita religiosa che esso ha esaltato, una interpretazione dell'esistenza umana e del mistero delle cose la quale, se non pu? essere definita per essi in formule e riti precisi, ? ricca pur sempre di un significato e di un contenuto vitali ed esige l'adesione dello spirito;
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