Read Ebook: The Mesnevi by Jalal Al Din Rumi Maulana Redhouse James W James William Sir Translator
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o sono uomini che, cristiani non iscritti a chiese, riconoscono e apprezzano nel Cristo e nel cristianesimo, considerato nelle sue direzioni e credenze fondamentali e nei valori di vita religiosa che esso ha esaltato, una interpretazione dell'esistenza umana e del mistero delle cose la quale, se non pu? essere definita per essi in formule e riti precisi, ? ricca pur sempre di un significato e di un contenuto vitali ed esige l'adesione dello spirito;
o, se anche sieno giunti a conclusioni le quali non permettono di vedere in ogni fatto religioso e religione positiva e in ogni rivelazione e dottrina altro che momenti storici definiti dello spirito religioso che si svolge, superando, con l'impeto di una interiore attivit? creatrice che mai non resta, ogni sua precedente posizione e definita concretezza, veggono pur sempre nel cristianesimo storico una grande pedagogia religiosa della civilt? europea, la quale, per i servigi che pu? ancora rendere, sotto molti aspetti ed a molti spiriti, merita di essere considerata con animo scevro da ogni passione polemica, e condotta, per altri sviluppi ed applicazioni forse secolari, sino all'esaurimento ed annullamento di s? nella piena maturit? dell'alunno, che ? lo scopo di ogni buona pedagogia.
Nell'uno o nell'altro di questi modi, il fatto cristiano ci unisce tutti, come punto di partenza e come via, quali che siano le mete pi? o meno lontane alle quali tendiamo; e ci permette di essere insieme fraternamente e di discutere e di intenderci intorno al modo di aver fra noi rapporti sempre pi? intimi, di aiutarci nella comune opera intenta a detergere la coscienza religiosa europea dagli odii teologici che ancora la intorbidano e le annebbiano la vista e ad ottenere dai valori cristiani, messi in armonia con la cultura e le aspirazioni del nostro tempo, il massimo risultato possibile.
Egli ? che tutti qui abbiamo imparato, eredi di una esperienza storica maturatasi in lotte secolari gloriose, od ammaestrati dalla nostra stessa esperienza personale, l'importanza ed il pregio della libert? religiosa, e questa anteponiamo, in qualche modo, allo stesso giudizio che ciascuno di noi si fa della legittimit? o della credibilit? delle speciali dottrine religiose alle quali aderiamo come singoli. Poich? nessuna fede ci sembra degna di esser vissuta e per la quale si lavori o si faccia sacrificio di s?, che non sia capace di vivere e di crescere nella libert?, non educhi anzi alla libert? lo spirito di chi la riceve; e, per converso, ogni fede alla quale l'animo aderisca con intima persuasione e che sia, non parola o gesto vuoto di vivente significato, ma traduzione in simbolo e in rito di quei valori spirituali e morali che la coscienza praticamente realizza, termometro della temperatura spirituale, saliente con questa, ci sembra degna del massimo rispetto e considerazione, come frutto dello spirito, che spira dove vuole.
E, cos? facendo, noi abbiamo fiducia di raccogliere ed in qualche modo precisare le tendenze spirituali e religiose della nostra epoca. Poich? la gloria e il tormento di essa, da quando sorse l'et? moderna, fu appunto la liberazione della coscienza e dello spirito umano dal peso opprimente di vecchi istituti sociali, la costituzione della personalit? umana sulla base dell'autonomia, e la sovranit? dell'uomo, fatto cos? padrone di s?, sulla sua storia.
La prima rivendicazione dell'uomo moderno ? quella della divinit?, strappata al sacerdozio che ne aveva fatto monopolio, restituita all'intima coscienza umana. La prima libert? proclamata, quella dalla quale ogni altra doveva poi logicamente discendere, fu la libert? religiosa; bench? poi questa, prima ad illuminare i vertici della coscienza filosofica, rimanga ultima da conquistare per le moltitudini, che debbono innanzi giungere con cammino faticoso a una sufficiente padronanza di s? e somma di cultura.
La nostra libert? adunque, quella che noi siamo fieri di aver rivendicato e difendiamo e vogliamo, per noi e per il prossimo nostro, far sempre pi? larga e sicura, non ? orgoglio di anima che si ribelli alla divinit?, non filosofia audace che proclami vuoti i cieli e l'uomo creatore non solo degli d?i, ma di Dio; ? libert? che si afferma storicamente, nel seno delle istituzioni trasmesseci dagli avi, per piegarle al dominio di una crescente consapevolezza, per liberarle da ci? che di esse muore, mutando la cultura ed il senso dei valori spirituali, per investirle insomma della presenza viva di uno spirito che, affaticato da una divinit? interiore, continuamente crea la sua storia, vive la sua nuova vita.
In questa continuit? di vita che ? creazione e perenne novit?, noi accettiamo il passato--le tradizioni, le dottrine, i riti, le chiese--non come norme immutabili e limiti, ma nella misura in cui esso ? continuit? vera, acquisizione e patrimonio nostro; accettiamo il presente, i dati di fatto offerti al nostro spirito come materia del suo lavoro, ma lo accettiamo appunto come somma di dati, di condizioni poste, di materia da elaborare, non come misura ed argine; obbediamo alla divinit?, quale essa ci si offre, al lume della nostra esperienza religiosa, come a legge dello spirito, come a necessit? della libert?.
Interiorit? e immanenza.
Ma un passo sul terreno filosofico conviene pur fare, almeno per rimuovere equivoci, facili e frequenti in materia.
E la norma di questa assimilazione e nutrizione spirituale non pu? essere che in noi, nella luce interiore che si fa nel nostro spirito, se esso segue <
Vi sono bens? delle parole, degli atti di tale pi? alto e divino eroe ed assertore della coscienza religiosa che ci appariscono come traslucida rivelazione dell'assoluto religioso: molte pagine del Vangelo, la morte di Cristo. Ma sono parole, atti e momenti singoli immensamente remoti dalla complessit? di una dottrina e di un sistema religioso, di una liturgia, di una Chiesa; poich? appena quel lucido rivo incomincia la sua via, incomincia anche necessariamente ad ingrossare del contributo di innumerevoli coscienze.
A parte il fatto che una tale difficolt? deve essere risolta in qualunque sistema religioso, poich? anche in un noviziato di gesuiti il Dio di un novizio non ? Dio dell'altro che per approssimazione e artificiosamente, tanto che il Dio del superiore dei novizi vuol essere obbedito ciecamente e senza discussione, e quindi il Dio degli inferiori non ? che un odioso gendarme... di se stesso, la difficolt? nasce dal non aver compreso di qual natura sia e quale possa apparire alle coscienze il Dio della immanenza, nel senso non trascendentale ma psicologico e storico da noi indicato.
Il Dio che io adoro, il mio Dio, ? una mia creazione e costruzione; e io lo adoro. Egli ? mio, e quindi talmente mio che non pu? esser di altri, perch? ? specchio e fattura e personificazione della mia coscienza; e tuttavia mi unisco ad altri nell'adorarlo.
Mai forse si trovarono insieme, come in questo congresso, uomini di fedi diversissime--o forse solo al congresso delle religioni a Chicago--; e pure queste nostre riunioni sono una tacita adorazione di un unico Dio.
Quindi il mio Dio non in tanto ? Dio in quanto viene, uno e identico, adorato da molti, ma in quanto uno s'incarna ed esprime e traduce in molti, ineffabile e incommunicabile secondo quel che egli ?, vivente e vero e concreto in ci? che noi siamo ed andiamo divenendo secondo lui, in cui viviamo, ci muoviamo e siamo; uno e vero nella stessa molteplicit? delle imagini.
Aver creduto di poter passare dalla interiorit? alla esteriorit? spirituale fissando un Dio oggetto, persona esteriore e tipo, ? l'errore, in proporzioni pi? o meno gravi, di tutte le religioni storiche del passato, ed insieme la fonte di tutte le discordie teologiche e religiose; aver veramente e definitivamente ricondotto la religiosit? nella interiorit? ? la grande conquista spirituale della coscienza moderna.
In essa i diritti dell'individuo sono salvi, appunto perch? ? preclusa ogni via alla sopraffazione di un altro individuo nel nome della divinit?; ma insieme sussiste il vincolo religioso, fra individui, nello spazio e nel tempo, come vedremo.
Quale sia poi la natura metafisica di questo Dio, quale il suo essere ed i rapporti del suo col nostro, quali il carattere, i limiti, le leggi della nostra personalit? spirituale in rapporto ad una personalit? divina trascendente, od in ordine ad uno spirito davvero immanente del quale noi non siamo che momenti e frammenti, sono questioni troppo difficili e vaste, che non ci ? necessario qui esaminare.
Ma quello che in ordine a tali argomenti si pu? oramai dire, nella speranza di essere intesi da molti, ? l'incitamento a una grande modestia. Oramai non pu? non apparirci puerile chiunque esponendo la sua filosofia non mostri il senso vigile della relativit? del proprio sistema e delle conclusioni tratte con dialettica faticosa, nella quale molti oscuri elementi extradialettici s'insinuano, dai propr? princip?.
Affatichiamoci a far la luce intorno ad alcune concezioni fondamentali, a chiarire le esigenze di quello che, in molti pensanti, ? pur sempre il pensiero. E, d'altra parte, affatichiamoci a porre in luce le esigenze e i postulati della nostra vita morale, seguendoli poi fiduciosamente. Sono due traduzioni faticose; l'una, traduzione della realt? fatta, compiuta, presente, che c'? data, e del nostro spirito, colpito, non nel suo pi? intimo essere, ma nell'atto dell'indagarla, in scienza; l'altra, traduzione della realt? stessa intima, profonda, creatrice, che ? in noi, di noi come attitudine e possibilit? di essere, di un essere in noi che ? divenire, e dell'immenso mistero che questo divenire accoglie nel grembo, in fede.
Non riusciremo certamente con ci? a fondere in armonia le varie correnti e scuole d'idealismo e di spiritualismo che dominano ai nostri giorni: per esempio, Croce, Bergson, Royce, tre gradi dall'astratto verso il concreto essere spirituale; ma procederemo pi? cauti, insieme, e pi? fiduciosi.
La pratica della libert?.
In forza adunque di questa libert? spirituale che c'? cara e per la quale abbiamo lungamente lottato e sentiamo di dover continuare a lottare, noi non ci sentiamo isolati, non ci costituiamo come grezze individualit?, in lotta con ogni altra, non ci disinteressiamo n? della tradizione religiosa, n? della Chiesa, n? del prossimo nostro. Come nella vita civile, anche per la nostra vita spirituale noi abbiamo bisogno di alimento e sentiamo di dover procurarcelo insieme, raccoglierlo da ogni parte. Il buon grano, in qualunque continente prodotto, ci nutrir?, poich? una ? la legge di conservazione e di sviluppo delle nostre anime.
E se, nei secoli e per gli uomini che ci precedettero, dinanzi alla sete di libert? si deline? il pi? spesso un c?mpito di opposizione e di distruzione, tanto era forte e vicino il nemico di essa, oggi un pi? sereno lavoro incomincia: e il desiderio di avvicinamenti proficui, d'intesa, di collaborazione ci spinge gli uni verso gli altri. Ed ? una prova palpabile della presenza e dell'efficacia di un Dio interiore, il quale regna su di noi, il fatto che noi siamo portati a cercare--mossi gli uni verso gli altri da un'intima simpatia--quali sieno i c?mpiti positivi e ricostruttivi della libert?.
Questa, innanzi tutto, non ci allontana, di per s?, dal cristianesimo, il quale anzi in essa e per essa solo diviene adorazione del Padre in spirito e verit?. Accetta, anzi esige, la revisione critica delle dottrine o dei credo cristiani; poich? tutto lo sviluppo storico dello spirito umano, in quanto esso ? aumento di consapevolezza e di dominio delle cose e di s?, riferisce ad una unica fonte di progresso, la divinit? interiore della quale vi ho detto; e tutto lo spirito e tutta la coscienza vede presente con atto inscindibile in ogni sua diretta e spontanea manifestazione. Non pu? quindi ammettere che esista un dissidio fra la fede religiosa e il sapere scientifico o lo spirito pratico, il quale si esercita nelle attivit? giuridiche ed economiche e nel tessere, nella trama degli istituti sociali, la sua storia. Il sapere scientifico ci ha condotti a considerare le religioni storiche come lente complesse formazioni culturali, idee erompenti dallo spirito religioso, in un momento solenne di intuizione precorritrice e di visione profetica, ma che poi si organizzano in Chiese, assumendo e assorbendo dal mondo circostante le forme e le vesti concrete, con forza di assimilazione degradante, sino a che la lettera e il corpo non sopraffanno lo spirito? Ebbene, con tal occhio noi dobbiamo esaminare la storia anche delle nostre confessioni religiose. Lo spirito pratico d? luogo ad una magnifica fioritura di istituzioni democratiche e ad un affanno assiduo di correzione e rinnovazione di questi istituti? Ebbene, questo principio democratico, che afferma ed attua la sovranit? dello spirito umano sulla sua storia, deve essere accettato anche dagli istituti religiosi, simili a ogni altro nei loro processi storici, in quanto fatti e forme concrete dello spirito anche essi.
E per ci? stesso essa ? unit? interiore, armonia. La storia delle Chiese cristiane ? ricca, sotto questo aspetto, di un insegnamento solenne che non deve andar perduto. In essa noi vediamo sempre, di fronte a pochi spiriti irrequieti ed ardenti, autoritari e severi, per i quali l'autorit? era spesso uno strumento di dominio, un numero grande di coscienze nelle quali la medesima fede degli apostoli, dei pastori, degli inquisitori, era una mezza sincerit? e una mezza coscienza, sorretta dall'abitudine, dal timore, dall'ignoranza, accanto alla quale coesistevano motivi di condotta di assai diverso e spesso di opposto valore.
Nella libert? religiosa, invece, la coscienza, messa in possesso di una fede o direttiva spirituale alla quale corrisponda l'intimo testimonio suo proprio, aspira quella fede con tutti i suoi polmoni, la trasfonde nel suo essere morale, ne fa, come io vi dicevo innanzi, la sua stessa temperatura spirituale.
E tanto ? lungi la libert? religiosa dal promuovere la dissociazione e l'anarchia spirituale che solo in essa ? possibile l'unit?. Poich? non vi ? possibile intendere unit? vera fra pi? credenti in ciascuno dei quali s'abbia dissidio e discordia interiore; sia perch? quello che essi contribuiscono all'insieme ? solo una parte di s?, sia perch? il consenso al vincolo esterno rispecchia le stesse fallacie che abbiamo riscontrate nel consenso interiore a una fede, sia infine perch? in ciascuno rimangono elementi non assimilati ed irriducibili, abitudini, egoismi, cupidigie le quali impediscono praticamente l'unit? vera degli animi, l'amore, nel quale sta tutta la legge e tutta la profezia.
L'unit? religiosa.
Se le due esigenze, quella della libert? e quella dell'unit?, fossero inconciliabili, noi dovremmo purtuttavia, penso, dare la precedenza alla prima. Poich? i fini dell'essere e della vita sono concretamente posti nell'individuo e raggiunti da esso, e ogni individuo non pu? altrimenti raggiungerli che cercando la conservazione, la pienezza, l'armonia del suo proprio essere. Se le Chiese esistono per le coscienze e non queste per quelle, il giudizio della coscienza, come Newman diceva, ? superiore al papa, ? definitivo ed inappellabile; e qualora non ci fosse, per ottenere l'unit? delle coscienze, altro modo che il giudizio supremo ed inappellabile del papa, del capo di una Chiesa, rinunziamo alle Chiese, avvenga quel che vuole.
Ma la contraddizione ? impossibile, e per un motivo semplicissimo: l'unit? cercata esiste gi? nelle coscienze, anteriormente ad ogni nostra ricerca; poich? ciascun uomo ? umanit?, ciascuna coscienza ? spirito, una ? l'intima natura e la vocazione originaria degli uomini, che nella vita e nella storia si esplica e si attua, innumerevole nelle forme concrete, identica nelle profonde esigenze ed aspirazioni.
Giungere, dove giunge taluno, sulle tracce di Hegel, a dire all'uomo: sii lo spirito, ? molto, ma non basta; perch? ineluttabilmente, in un certo senso, l'uomo ? questo che gli si chiede di essere; anche quando, negando lo spirito, non si libera dalla immanente dialettica di esso e procura e prepara, nella negazione della negazione, la sintesi.
Cristo ? quindi prima di Kant e dopo Hegel, ? l'inserzione viva, nella storia umana, della suprema esigenza religiosa.
Le Chiese e il loro ufficio.
Ma alcune considerazioni sono qui necessarie per meglio intendere la natura di queste comunit? religiose.
Ma esse coscienze sono poi associate; associate da un'altra serie di fatti spirituali che potremmo dire secondari e riflessi, i quali vengono in rilievo esaminando la formazione storica e la costituzione delle singole Chiese. Essi sono una tradizione comune, dei riti e dei simboli; sono i rapporti pratici di fraternit? correnti fra i socii, le forme concrete di tutela giuridica che lo Stato accorda all'associazione per il raggiungimento dei suoi fini sociali, le iniziative e le opere alimentate con comune sforzo.
Da ci? apparisce, di nuovo, come libert? ed unit? procedono insieme, nelle Chiese degne di questo nome, e si rinsaldano l'una l'altra.
E da ci? anche ci ? permesso di intravedere una pi? alta unit?, non pi? tra i singoli in una Chiesa, ma tra le Chiese medesime. Poich? se ciascuna di queste deve, naturalmente, aver fiducia nella bont? e nell'efficacia dei suoi simboli e delle sue dottrine, senza la quale fiducia non si avrebbe sincerit? ed efficacia di proselitismo, una equa considerazione della infinita molteplicit? e variet? delle coscienze e delle formazioni storiche e delle condizioni di cultura deve pur avvertire ciascuna di esse della contingenza e relativit? sua, nei confini della quale l'opera dello spirito non pu? essere limitata.
E ci? tanto pi? facilmente avverr? quando si tratta di confessioni varie che, come le chiese cristiane di occidente, sono allacciate, nella storia e nella cultura, in un grande processo di formazione comune; o di dottrine metafisiche e morali le quali, a dispetto delle superficiali contraddizioni, di questa cultura cristiana europea sono come il frutto maturo.
? Le chiese protestanti valgono in questo pi? della cattolica: perch?, essendo in esse una vita interiore pi? intensa e maggiore sincerit?, nascono fra anime affini rapporti frequenti e stretti di amicizia religiosa e di vera paternit? o fraternit? spirituale. L'esperienza che chi scrive ha fatto, sotto un tale aspetto, della Chiesa cattolica, dell'aridit? delle coscienze che essa educa, del difetto di ogni sussidio affettuoso ed illuminato alla inquietudine religiosa, la incapacit? nelle anime, dominate dal terrore, di ogni cordialit? di rapporti fraterni, ? davvero terrificante.
Per usare ancora una imagine, io direi che l'intelligenza teorica religiosa si va facendo luce pi? chiara ma pi? fredda, e che l'anima, invece, raccoglie pi? intimo e pi? vivo calore d'azione. Educare in noi la volont? buona, nobilitare nelle nostre vite la vita, andare diritto all'animo degli altri, attraversando tutto quello che in essi ci trattiene o ci respinge, questo ? il processo che affina i liberi credenti, questa ? l'unit? che, per i singoli e per le chiese, erompe dalla libert?, una volta che la libert? sia sicuramente conquistata.
In questa ampia e nobile libert? c'? posto per tutti, solo che s'intenda come le molte vie dello spirito procedono dallo stesso principio, conducono allo stesso assoluto; e si accetti questa comune progenitura, questa solidariet? degli individui e delle generazioni, insieme con quel patrimonio di beni che la stirpe spirituale, da cui ciascuno di noi discende, ci trasmette; e su questa parte di patrimonio che ? nostra si riconosca il diritto di tutti e ognuno voglia accrescerlo in s? e per s?, pensando e volendo che ogni accrescimento, da noi laboriosamente conquistato, divenga anche ricchezza degli altri che sono intorno a noi e con noi vivono.
Se amare ? volere il bene, amare il prossimo ? includerlo ed associarlo nella comune ricerca di un identico bene.
Come poteva negli uomini, e sopratutto fra i cristiani, sorgere e radicarsi e diffondersi l'idea di questa vita che si conquista perdendola, di questo arricchimento che ? abnegazione e donazione di s?, di questa personalit? che quanto ? pi? ricca tanto ? pi? rappresentativa, se non perch? veramente tali dottrine ci rivelano ad un tempo il segreto del nostro essere spirituale e il segreto dell'universo spirito? Esci da te, unisciti con l'altro che ? anche te; uniti che siate, cercate profondo, stringetevi insieme, guardate alto, lontano, sino a ohe vi riesca di immergervi in questa grande unit? vivente, che ? voi, che ? prima di voi e dopo di voi, nella quale sparisce per voi il prima e il dopo, perch? essa ? la vita dello spirito eterno, l'assoluta coscienza.
L'avvenire del cristianesimo.
Taluni han cercato, nella loro opera di studiosi, della quale documenti numerosi sono raccolti negli Atti di questi congressi, di fissar le linee di una specie di evangelio primitivo, originario e fondamentale, che potesse essere come il comune patrimonio di tutte le Chiese cristiane e il vincolo della loro unit?. Ma la ricerca ha pur sempre un carattere teologico; ed ? inefficace allo scopo pratico verso il quale fu avviata.
Al cristianesimo non possono esser tracciati confini precisi. Esso ? prima di Cristo, nei profeti; in Cristo ?, come fu dimostrato, inscindibilmente, dottrina morale e visione escatologica; nei seguaci suoi incomincia presto ad essere cristologia. Si fonde in esso la cultura ellenica e crea il domma, la tradizione giuridica e imperiale romana e crea la Chiesa di Roma, riti di varie religioni orientali e creano il culto; superstizioni di popolo trasformano la nuova religione in superstizione.
Gli elementi tradizionali e sociali sono un poco alla volta cos? saldamente costituiti, cos? spontaneamente oggettivati che ogni intimo moto di religiosit? personale, in quanto voglia erompere in proselitismo, ? eresia e scisma. E ogni Chiesa cristiana ? oggi eresia e scisma, per rispetto alle altre. Esse si sono moltiplicate contraddicendosi. E la personalit? religiosa era cos? poco sicura di s?, cos? vincolata alla vecchia tradizione, al bisogno di appoggi esteriori, da esser quindi necessariamente portata a tradursi in chiesa, ad affermarsi come domma e come rito, a dominare ed escludere?.
? Molti si chiedono perch? in Italia il protestantesimo non abbia alcuna forza di proselitismo, e gli sforzi tentati, spesso con molti mezzi, da talune chiese protestanti non dieno che pochissimi frutti. I motivi sono quelli stessi per i quali il movimento protestante non attecch?, in Italia, quattro secoli addietro: la scarsa interiorit? religiosa degli italiani, innanzi tutto. Da allora la presenza e l'autorit? soffocante del cattolicismo della controriforma va maturando un movimento religioso pi? radicale di ogni forma storica di protestantesimo. Gli italiani non potevano andare dal cattolicismo al cristianesimo; troppo cosa loro era quello. Essi potranno forse tentare il rinnovamento del cattolicismo, conservando, radicalmente rinnovati, i valori essenziali, estetici e sociali, di questo; ma, per giungere a ci?, bisogna che si rifacciano prima una coscienza religiosa capace di essere il sustrato del nuovo organismo. Vi siete mai chiesti a che cosa serviranno le nostre magnifiche cattedrali quando teologia e disciplina della Chiesa romana sieno ricordi del passato?
La pace, quando vi fu, fra le diverse confessioni avvenne praticamente, o in odio a un comune nemico pi? forte, la Chiesa di Roma, o per volont? di un comune patrono, lo Stato.
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