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Ebook has 153 lines and 4285 words, and 4 pages

Editor: Vincenzo Spampanato

GIAMBATTISTA DELLA PORTA

LE COMMEDIE

A CURA DI VINCENZO SPAMPANATO

VOLUME SECONDO

BARI GIUS. LATERZA & FIGLI TIPOGRAFI--EDITORI--LIBRAI 1911

GLI DUOI FRATELLI RIVALI

PROLOGO.

Ol? che rumore, ol? che strepito ? questo? Egli ? possibil pure che fra persone di valore e di sangue illustre ci abbia a venir mischiata sempre questa vilissima canaglia? la qual per mostrar a quel popolazzo che gli sta d'intorno, che s'intende di comedie, or rugna di qua, or torce il muso di l?. Par che le puzzi ogni cosa:--Questa parola non ? boccaccevole, questo si potea dir meglio altrimente, questo ? fuor delle regole di Aristotele, quel non ha del verisimile;--pascendosi di quella aura vilissima popolare, n? intende che si dica, e alla fine viene a credere agli altri. E altri pieni d'invidia e di veleno, per mostrar che la comedia non dia sodisfazione agli intendenti e che l'hanno in fastidio, empiono di strepito e di gridi tutto il teatro. E che genti son queste poi? qualche legista senza legge e qualche poeta senza versi.

Credete, ignorantoni, con queste vostre chiacchiere far parere un'opera di manco ch'ella sia, come il mondo dal vostro bestial giudicio graduasse gli onori dell'opere? O goffi che s?te! ch? l'opre son giudicate dall'applauso universal de' dotti di tutte le nazioni: perch? si veggono stampate per tutte le parti del mondo, e tradotte in latino, francese, spagnolo e altre varie lingue; e quanto pi? s'odono e si leggono tanto pi? piacciono e son ristampate, come ? accaduto a tutte l'altre buone sue sorelle che in publico e in privato comparse sono. Vien qua, dottor della necessit?, che con sei tratti di corda non confessaresti una legge, che non sapendo della tua prosumi saper tutte le scienze: certo che se sapessi che cosa ? comedia, ti porresti sotterra per non parlarne giamai. Ignorantissimo, considera prima la favola se sia nuova, meravigliosa, piacevole, e se ha l'altre sue parti convenevoli, ch? questa ? l'anima della comedia; considera la peripezia, che ? spirito dell'anima che l'avviva e le d? moto, ch? se gli antichi consumavano venti scene per far caderla in una, in queste sue senza stiracchiamenti e da se stessa cade in tutto il quarto atto, e se miri pi? adentro, vedrai nascer peripezia da peripezia e agnizione da agnizione. Ch? se non fossi cos? cieco degli occhi dell'intelletto come sei, vedresti l'ombre di Menandro, di Epicarmo e di Plauto vagar in questa scena e rallegrarsi che la comedia sia gionta a quel colmo e a quel segno dove tutta l'antichit? fece bersaglio.

Or questo ? altro che parole del Boccaccio o regole di Aristotele, il qual, se avesse saputo di filosofia o di altro quanto di comedia, forse non arebbe quel grido famoso che possiede per tutto il mondo. Ma tu, che sei goffo, non conosci l'arte. Or gracchiate tanto che crepiate, ch? il nome vostro non esce fuor del limitar delle vostre camere; n? per ci? voi scemerete la fama dell'autore, la qual nasce da altri studi pi? gravi di questo, e le comedie f?r scherzi della sua fanciullezza. Or tacete, bocche di conche e di sepolcri de morti: ch? se provocarete la sua modestia, come or amichevolmente qui vi ammonisce, far? conoscer per sempre chi voi s?te.

Ma questi ignorantoni per la rabbia m'han fatto tralasciare il mio officio che era qui venuto a fare con voi. Or questo serva in vece di prologo, ch? l'argomento della favola lo vedrete minutamente spiegato da questi che vengon fuora.

PERSONE DELLA FAVOLA

DON IGNAZIO giovane innamorato SIMBOLO suo camariero DON FLAMINIO giovane suo fratello PANIMBOLO suo camariero LECCARDO parasito MARTEBELLONIO capitano ANGIOLA vecchia CARIZIA giovane EUFRANONE vecchio POLISSENA sua moglie CHIARETTA fantesca AVANZINO servo Birri DON RODERIGO vicer? della provincia.

Il luogo dove si rappresenta la favola ? Salerno.

DON IGNAZIO giovane, SIMBOLO suo cameriero.

DON IGNAZIO. Egli ? possibile, o Simbolo, ch'avendoti commesso che fussi tornato e ben presto, che m'abbi fatto tanto penar per la risposta?

SIMBOLO. A far molti servigi bisogna molto tempo, n? io poteva caminar tanto in un tratto.

DON IGNAZIO. In tanto tempo arei caminato tutto il mondo.

SIMBOLO. S?, col cervello; ma io avea a caminar con le gambe.

DON IGNAZIO. Or questo ? peggio, farmi penar di nuovo in ascoltar le tue scuse. Che hai tu fatto?

SIMBOLO. Son stato al maestro delle vesti.

DON IGNAZIO. Cominci da quello che manco m'importa.

SIMBOLO. Cominciar? da quello che pi? vi piace: sono stato a don Flaminio vostro fratello, per saper la risposta che ave avuto dal conte di Tricarico della vostra sposa.

DON IGNAZIO. Che sai tu che questo mi piaccia?

SIMBOLO. Ve l'ho intesa lodar molto di bellezza, pregate don Flaminio che tratti col conte ve la conceda, passegiate tutto il giorno sotto le sue fenestre, e il pregio che guadagnaste nella festa de' tori mandaste a donar a lei.

DON IGNAZIO. E ci? m'importa manco del primo.

SIMBOLO. Sono stato a madonna Angiola.

DON IGNAZIO. Ben?

SIMBOLO. Non era in chiesa, ch? non era ancor venuta; ed io, per avanzar tempo per gli altri negozi, non l'aspettai.

DON IGNAZIO. Perch? non lasciasti tutti gli altri per aspettar lei?

SIMBOLO. Che sapeva io che desiavate ci?? Se potesse indovinar il vostro cuore, sareste servito prima che me lo comandaste; e se a voi non rincrescer? comandarmi, a me non rincrescer? servirvi. Vi fidate de me de danari, argenti e gioie, e non potete fidar parole o secreti?

DON IGNAZIO. Ho celato il desiderio del mio cuore in sino alla camicia che ho indosso; ma or son risoluto fidarmi di te, cos? per obligarti a consigliarmi ed aiutarmi con pi? franchezza, come per isfogar teco la passione. Ma un secreto s? grande sia custodito da te sotto sincera fede de un onorato silenzio.

SIMBOLO. Vi offro fedelt? e franchezza nell'uno e nell'altro.

DON IGNAZIO. Io ardo della pi? bella fiamma che sia al mondo; e accioch? tu sappi a puntino ogni cosa, cominciar? da capo.--Quando venne il gran capitano Ferrante di Corduba nel conquisto del regno di Napoli, venner con lui molti gentiluomini e signori spagnuoli per avventurieri, tra' quali fu don Rodorigo di Mendozza mio zio e noi fratelli; e dopo la felice conquista di questo regno, noi e nostro zio fummo molto largamente rimunerati da Sua Maest? di molte migliaia di scudi d'entrada e de' primi uffici del Regno: fra gli altri fu fatto vicer? della provincia di questa citt? di Salerno....

SIMBOLO. Tutto ci? sapeva bene, ch? son stato a' vostri servigio

DON IGNAZIO.... Or ei, volendo rallegrare la citta di Salerno sotto il suo governo, il carnescial passato ordin? giochi di canne e di tori in piazza per i gentiluomini, e un sollenne ballo nella sala di Palazzo per le gentildonne. Venne il giorno constituito, venner e canne e tori in piazza e le gentildonne in sala: fra le altre vennero due giovanette sorelle. Ma perch? dico <>, ch? non dico due angiolette? Elle parvero un folgore che lampeggiando offusc? la bellezza di tutte le altre. E se ben Callidora, la minore, fusse d'incomparabil bellezza, posta incontro al sovran paragon di bellezza, a Carizia, restava un poco pi? languida, perch? la maggiore avea non so che di reale e di maraviglioso. Parea che la natura avesse fatto l'estremo suo forzo in lei per serbarla per modello de tutte l'altre opere sue, per non errar pi? mai. Ella era s? bella che non sapevi se la bellezza facesse bella lei o s'ella facesse bella la bellezza; perch? se la miravi aresti desiderato esser tutto occhi per mirarla, s'ella parlava esser tutto orecchie per ascoltarla: in somma tutti i suoi movimenti e azioni erano condite d'una suprema dolcezza. Un s? stupendo spettacolo di bellezza rap? a s? tutti gli occhi e cuori de' riguardanti: rest?r le lingue mute e gli animi sospesi, e se pur se sentiva un certo tacito mormorio, era che ogniuno mirava e ammirava una mai pi? udita leggiadria. Io furtivamente mirava gli occhi di Carizia, i quali quanto erano vaghi a riguardare tanto pungevano poi, e quanto pi? pungevano tanto pi? ti sentivi tirar a forza di rimirargli; e riguardando non si volean partire come se fussero stati legati con una fune, talch? non sapeva discernere qual fusse maggiore o la dolcezza del mirare o la fierezza delle punture: al fin conobbi che l'uno era la medicina dell'altro. E bench? io prevedessi che quel fusse un principio d'una fiamma nascente, dalla quale ogni mio spirito dovea arderne crudelissimamente, pur non potea tenermi di non mirarla: onde per non esser osservato da mio fratello, il prendo per la mano e lo meno nello steccato....

SIMBOLO. Perch? dubbitavate di vostro fratello?

DON IGNAZIO. Tu sai, da che siamo nati, avemo sempre con grandissima emulazione gareggiato insieme di lettere, di scrima, di cavalcare e sopra tutto nell'amoreggiare, ch? ogniun di noi ha fatto professione di t?r l'innamorata all'altro. Il che s'avenisse cos? di costei, si accenderebbe un odio maggiore fra noi che mai fusse stato; sarebbe un seme di far nascer tra noi tal sdegno che ci ammazzaremmo senz'alcuna pietade.

SIMBOLO. Seguite. E poi?

DON IGNAZIO.... Appena entrammo nello steccato, come in un famoso campo di mostrar virtude e valore, che f?r stuzzicati i tori, i quali furiosi e dalle narici spiranti focoso fiato vennero incontro noi. Onde se mai generoso petto fu stimulato da disio di gloria, fu il mio in quel punto; perch? sempre volgea gli occhi in quel ciel di bellezza, parea che da quelle vive stelle de' suoi begli occhi spirassero nell'anima mia cos? potentissimi influssi, cos? infinito valore ch'io feci fazioni tali che a tutti sembrarono meraviglie, ch'io non solo non andava schivando gli affronti e i rivolgimenti de' tori, ma gli irritava ancora, accioch? con maggior furia m'assalissero. Di quelli, molti ne destesi in terra e n'uccisi; ma in quel tempo ch'io combatteva con i tori, Amor combatteva con me. O strana e mai pi? intesa battaglia! onde un combattimento era nello steccato apparente e un altro invisibile nel mio cuore: il toro alcuna volta mi feriva nella pelle e ne gocciolavano alcune stille di sangue, e il popolo ne avea compassione; ma ella con i giri degli occhi suoi mi fulminava nell'anima, ma perch? le ferite erano senza sangue, niuno ne avea compassione. De' colpi de' tori alcuni ne andavano v?ti d'effetto; ma quelli degli occhi suoi tutti colpivano a segno. Pregava Amore che crescesse la rabbia a' tori, ma temperasse la forza de' guardi di Carizia. Al fin io rimasi vincitore del toro, ella vincitrice di me: ed io che vinsi perdei, e fui in un tempo vinto e vincitore, e restai nella vittoria per amore. Del toro si vedea il cadavero disteso in terra, il mio vagava innanzi la sua bella imagine; il popolo con lieto applauso gradiva la mia vittoria, ed io piangeva la perdita di me stesso. Ahi quanto poco vinsi! ahi quanto perdei! vinsi un toro e perdei l'anima....

SIMBOLO Faceste tanto gagliarda resistenza a' fieri incontri de' tori e non poteste resistere a' molli sguardi d'una vacca?--Come si port? vostro fratello?

DON IGNAZIO. Fece anch'egli grandissime prodezze.--... In somma ella fu l'occhio e la perfezione de tutta la festa. Finito il gioco, fingendomi stracco e altre colorite cagioni, ritrassi don Flaminio dallo steccato, il quale avea gran voglia d'uscirne, e ci reducemmo a casa; ma prima avea imposto ad un paggio s'avesse informato chi fusse. Andai a letto avendo il cuore e gli occhi ripieni della bellezza della giovane e l'anima impressa della sua bella imagine; onde passai una notte assai travagliata. Intesi poi la matina che era una gentildonna onestissima, dotata di molte peregrine virt?, di casa Della Porta; ma povera per essernole state tolte le robbe per caggion de rubellione, ch? Eufranone, il padre, avea seguite le parti del principe de Salerno.

SIMBOLO Se state cos? invaghito di costei, perch? trattar matrimonio con la figlia del conte de Tricarico e ci avete posto don Flaminio vostro fratello per mezano?

DON IGNAZIO. Quando piace a' medici che non calino i cattivi umori ne' luoghi offesi, ordinano certi riversivi: io per ingannar mio fratello, ch? non s'imagini che ami costei, lo fo trattar matrimonio con la figlia del conte.

SIMBOLO Ben, che avete deliberato di fare?

DON IGNAZIO. Per dar fine alle tante volte desiato e non mai conseguito desiderio, t?rla per moglie.

SIMBOLO Avetici molto ben pensato prima?

DON IGNAZIO. E possedendo lei non sar? un terreno iddio?

SIMBOLO Avertite che chi si dispone t?r moglie, camina per la strada del pentimento: pensatici bene.

DON IGNAZIO. Ci ho tanto pensato ch'il pensiero pensando s'? stancato nell'istesso pensiero.

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