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Read Ebook: Christmas Magic for All Your Gifts Using Scotch Brand Tapes and Sasheen Brand Ribbon by Minnesota Mining And Manufacturing Company

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Ebook has 153 lines and 4285 words, and 4 pages

DON IGNAZIO. Ci ho tanto pensato ch'il pensiero pensando s'? stancato nell'istesso pensiero.

SIMBOLO Che sapete se vostro fratello se ne contenta, o vostro zio che vi vol maritar con una figlia de grandi de Ispagna? Poi, povera e senza dote! Si sdegnar? con voi e forsi vi privar? di quella parte di eredit? ch'avea designato lasciarvi: perch? gli errori che si fanno ne' matrimoni, dove importa l'onor di tutta la famiglia, si tirano gli odii dietro di tutto il parentado e principalmente de' fratelli e de' zii.

DON IGNAZIO. Purch? abbia costei per moglie, perda l'amor del fratello, del zio, la robba e ogni cosa, fin alla vita. Che mi curo io di robba? son altro che miserabili beni di fortuna? L'onest? e gli onorati costumi son i fregi dell'anima; ricchezze ne ho tante che bastano per me e per lei. Or non potrebbe essere che, trattenendomi, don Flaminio mi prevenisse e se la togliesse per moglie, ed io poi per disperato m'avesse ad uccidere con le mie mani? Ho cos? deliberato; e le cose deliberate si denno subbito esseguire.

SIMBOLO Ecco don Flaminio vostro fratello.

DON IGNAZIO. Presto presto, scampamo via, ch? non mi veggia qui ed entri in sospetto di noi.

SIMBOLO. Andiamo.

DON FLAMINIO giovane, PANIMBOLO suo cameriero.

DON FLAMINIO. Panimbolo, quando vedesti Leccardo, che ti disse?

PANIMBOLO. Voi altri innamorati volete sentire una risposta mille volte.

DON FLAMINIO. Pur, che ti disse?

PANIMBOLO. Quel che suol dir l'altre volte.

DON FLAMINIO. Non puoi redirmelo? non v?i dar un gusto al tuo padrone?

PANIMBOLO. Cose di vento.

DON FLAMINIO. E udir cose di vento mi piace.

PANIMBOLO. Che Carizia non stava di voglia, che raggionava con la madre, che ci era il padre, che venne la zia, che sopraggionse la fantesca, che come ar? l'agio parlar?, far?, e cose simili. Ben sapete che ? un furfante e che, per esser pasteggiato e pasciuto da voi di buoni bocconi, pasce voi di bugie e di vane speranze.

DON FLAMINIO. Io ben conosco ch'? un bugiardo: pur sento da lui qualche rifrigerio e conforto.

PANIMBOLO. Scarso conforto e infelice refrigerio ? il vostro.

DON FLAMINIO. Ad un povero e bisognoso come io, ogni piccola cosa ? grande.

PANIMBOLO. Anzi a voi, essendo di spirito cos? eccelso e ardente, ogni gran cosa vi devrebbe parer poca.

DON FLAMINIO. Il sentir ragionar di lei, di suoi pensieri e di quello che si tratta in casa, m'apporta non poco contento; e mi ha promesso alla prima commodit? darle una mia lettera.

PANIMBOLO. O Dio, non v'? stato affermato per tante bocche di persone di credito che non sieno persone in Salerno pi? d'incorruttibil onest? di queste, e che invano spera uomo comprarse la loro pudicizia? n? voi in tanto tempo che la servite ne avete avuto un buon viso.

DON FLAMINIO. Tutto questo so bene. Ma che v?i che faccia? non posso voler altro, perch? cos? vuole chi pu? pi? del mio potere.

PANIMBOLO. Chetatevi e abbiate pazienza.

DON FLAMINIO. La pacienza ? cibo o de santi o d'animi vili.

PANIMBOLO. E voi amate senza goder al presente ci? n? sperar al futuro.

DON FLAMINIO. Almeno, se non ama me, non ama don Ignazio, e non la possedendo io non la possiede egli. Quella sua onest? quanto pi? m'affligge pi? m'innamora: io non posso odiar il suo odio, godo del suo disamore. Ch? s'alle pene ch'io patisco s'aggiungesse il sospetto di don Ignazio, sarebbono per me troppo aspre e insopportabili.

PANIMBOLO. Io dubbito che don Ignazio avendo tentata la via ch'or voi tentate ed essendoli riuscita vana, ch'or ne tenti una pi? riuscibile.

DON FLAMINIO. Don Ignazio non vi pensa n? la vidde.

PANIMBOLO. Son speranze con che ingannate voi stesso.

DON FLAMINIO. Facil cosa ? ingannar un altro, ma ingannar se stesso ? molto difficile. Io in quel giorno, perch? non avea altro sospetto che di lui, puosi effetto ad ogni suo gesto e conobbi veramente che non s'accorse di lei: perch? dove girava gli occhi, li girava io; dove mirava, mirava io; non diceva parola che non la volesse ascoltare; e accioch? non s'accorgesse di lei, il tolsi dalla sala e il condussi allo steccato; e finito il gioco venne meco a casa, cenammo e ce n'andammo a letto e raggionammo d'ogni altra cosa che vedemmo quel giorno, eccetto che di quelle giovani. Ch? s'egli si fusse accorto di s? inusitata bellezza, non l'arebbe tratto tutto il mondo da quello steccato, da quella sala, dalle sue faldi; e quando t'imposi che ti fussi informato chi fusse, usai la maggior diligenza del mondo ch? non se ne fusse accorto. Io non sono cos? goffo come pensi. E se Leccardo, che abita in casa sua, n'avesse inteso altra cosa, non me l'arebbe referito?

PANIMBOLO. Il parasito Leccardo? state fresco, ch? delle ventiquattro ore del giorno ne sta imbriaco o ne dorme pi? di trenta. Vostro fratello tanto pu? star senza far l'amore quanto il cielo senza stelle o il mar senza tempesta.

DON FLAMINIO. Egli sta invaghito e morto della figlia del conte de Tricarico--ed io sono mezano del matrimonio e mi ci affatico molto per t?rmi da questo suspetto,--e m'ha dato parola che, volendo dargli quarantamila docati, sposaralla; ma egli non vol darne pi? che trentamila.

PANIMBOLO. Come pu? starne invaghito e morto s'ella ? brutta come una simia? n? credo che la torrebbe per centomila; ed essendo egli di feroce e magnanimo spirito, poco si curarebbe di diecimila ducati, ch? se li gioca in mez'ora. Ma dubbito che essendo gran tempo esercitato negli artifici della simulazione, che tutto ci? non dica per ingannarvi; e vi mostrarei per chiarissime congetture ch'egli aspiri a posseder Carizia.

DON FLAMINIO. Non piaccia a Dio che ci? sia! ch? se per altre cortigianucce di nulla ci siamo azzuffati insieme, pensa tu che farebbomo per costoro; e questa ingiuria io la sopporterei pi? volentieri da ogni uomo che da mio fratello.

PANIMBOLO. Egli da quel giorno della festa ? divenuto un altro. Parla talvolta, sta malinconico, mai ride, mangiando si smentica di mangiare, dove prima mangiava per doi suoi pari, la notte poco dorme, sta volentieri solo, e standovi sospira, s'affligge e si crucia tutto.

DON FLAMINIO. Io ho osservato in lui tutto il contrario.

PANIMBOLO. Perch? si guarda da voi solo; n? mai lo veggio ridere o star allegro se non quando ? con voi. Di pi?, non ? mai giorno che non passi mille volte per questa strada dinanzi alla sua casa.

DON FLAMINIO. Io non ve l'ho incontrato giamai.

PANIMBOLO. Deve tener le spie per non esservi c?lto da voi; e quella arte, che voi usate con lui, egli usa con voi. Ma io vi giuro che quante volte m'? accaduto passarvi, sempre ve l'ho incontrato.

DON FLAMINIO. Oim?, tu passi troppo innanzi, mi poni in sospetto e m'ammazzi. Ma come potrei io di ci? chiarirmi?

PANIMBOLO. Agevolissimamente: subbito che l'incontrate, diteli che il conte ? contento dargli li quarantamila scudi purch? la sposi per questa sera; e se non trover? qualche scusa per isfuggir o prolungar le nozze, cavatemi gli occhi.

DON FLAMINIO. Dici assai bene; e or ora vo' gir a trovarlo e fargli l'ambasciata.

PANIMBOLO. Ascoltate: dateli la nuova con gran allegrezza e mirate nel volto e negli occhi, osservate i colori--ch? ne cambier? mille in un ponto: or bianco or pallido or rosso,--osservate la bocca con che finti risi; in somma ponete effetto a tutti i suoi gesti, ch? troverete quanto ve dico.

DON FLAMINIO. Cos? vo' fare.

PANIMBOLO. Ma ecco la peste de' polli, la destruzione de' galli d'India e la ruina de' maccheroni!

LECCARDO parasito, PANIMBOLO, DON FLAMINIO.

LECCARDO. Non son uomo da partirmi da una casa tanto misera prima che non sia cacciato a bastonate?...

PANIMBOLO. .

LECCARDO.... ? forse che debba soffrir cos? miserabil vita per i grassi bocconi che m'ingoio: una insalatuccia, una minestra de bietole come fusse bue? bel pasto da por innanzi alla mia fame bizzarra!...

PANIMBOLO. .

LECCARDO.... Digiunar senza voto? forse che almeno una volta la settimana si facesse qualche cenarella per rifocillar i spiriti!...

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