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Read Ebook: Storia degli Italiani vol. 06 (di 15) by Cant Cesare

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Ebook has 764 lines and 165191 words, and 16 pages

LIPPINCOTT'S

FAMILY LIFE SERIES

EDITED BY BENJAMIN R. ANDREWS, PH.D.

TEACHERS COLLEGE. COLUMBIA UNIVERSITY

LIPPINCOTT'S HOME MANUALS

Edited by BENJAMIN R. ANDREWS, PH.D. Teachers College, Columbia University

CLOTHING FOR WOMEN

SUCCESSFUL CANNING AND PRESERVING

HOME AND COMMUNITY HYGIENE

THE BUSINESS OF THE HOUSEHOLD

HOUSEWIFERY

LAUNDERING

HOUSE AND HOME

MILLINERY

LIPPINCOTT'S FAMILY LIFE SERIES

Edited by BENJAMIN R. ANDREWS, PH.D. Teachers College, Columbia University

CLOTHING--CHOICE, CARE, COST

SUCCESSFUL FAMILY LIFE, ON THE MODERATE INCOME

THE FAMILY AND ITS MEMBERS

LIPPINCOTT'S FAMILY LIFE SERIES EDITED BY BENJAMIN R. ANDREWS, PH.D., TEACHERS COLLEGE, COLUMBIA UNIVERSITY

THE FAMILY AND ITS MEMBERS

ANNA GARLIN SPENCER

PHILADELPHIA AND LONDON J.B. LIPPINCOTT COMPANY

PRINTED AT THE WASHINGTON SQUARE PRESS BY J.B. LIPPINCOTT COMPANY PHILADELPHIA, U.S.A.

TO THE MOTHERS AND FATHERS, IN NUMBER BEYOND COUNT, WHOSE COURAGE, LOVE AND FAITHFULNESS CARRY ONWARD THE GENERATIONS AND KEEP THE MAIN CURRENTS OF LIFE STRONG AND WHOLESOME.

INTRODUCTION

Many learned books have been written concerning the evolution of sex, the history of matrimonial institutions and the development of the family. This volume is not an attempted rival of any of these. The work of Havelock Ellis, of Le Tourneau, of Otis T. Mason, of Geddes and Thompson, and others building upon the foundations laid by the great pioneers in the study of the family, constitute a sufficient mine of historical information and scientific analysis and evaluation. The studies and suggestions of Olive Schreiner, Mrs. Clews Parsons, Mrs. Helen Bosanquet, Charlotte Perkins Gilman, Ellen Key and others indicate the tendency of modern inquiry into the just basis of the family order. The work of Professors Howard, Giddings, Thomas, Boss, Goodsell, Calhoun, Patten, Dealey, Cooley, Ellwood, Todd and others in college fields, shows the importance of the family and the necessity of giving all that concerns it the most serious attention.

This book aims to begin where many of these students leave off and to turn specific attention to the problems of personal and ethical decision which now face men and women who would make their own married life and parenthood successful. The past experience of the race is drawn upon only in so far as it seems to explain present conditions and point the way to future social and personal achievements.

This implies that no human being should be wholly sacrificed in personal development to the service or welfare of any other human being, or group of human beings, either inside or outside the family circle. On the other hand, after temporary excursions into an extreme individualism that ordained a free-for-all competition in every walk of life, society is now keenly alive to the need for control of personal desire and individual activity within channels of social usefulness. It is beginning to be clearly seen that society has a right to demand from any person or class of persons that form of community service which definitely inheres in the social function which is assumed by, or which devolves upon, such person or class of persons. In the old days of "status," when each and every person found himself in a place set for him and from which he could not depart, there was only the duty of being content and useful in the "sphere of life to which he was called." In the new condition of "contract," in which each and every person in a democratic community finds himself at liberty to use all common opportunities in the interest of his own achievement, there is the duty of choice along every avenue of purpose and of activity. This gives the new double call to the intelligence and conscience; the call to become the best personality one can make of oneself and the call to serve the common life to ends of social well-being.

Esempj di simili comunanze ricorrono in Toscana, ove nel 1004 Filippo di Fidante e Benedetto di Martino furono nominati consoli del comune ed universit? di Monte Castelli. Chiavenna, borgo della diocesi comasca, situata allo sbocco di due valli che mettono ai paesi transalpini del Reno e dell'Inn, faceva una concordia, citata gi? come antica nel 1155, tra gli abitanti suoi e quelli del vicino Piuro, per la quale quattro uomini di ciascuno di essi giuravano di guidare i due Comuni e le persone e i beni loro con buona fede e senza frode in pace ed in guerra, non usurparsi roba alcuna, ma d'ogni acquisto ripartire tre quarti a' Chiavennaschi, uno a' Piuriesi, e nell'eguale proporzione le spese.

N'era vantaggiata l'industria; e poich? essa ? gran conduttrice di libert?, si cominci? a levar lamenti delle violenze che turbavano il commercio; i lamenti procedeano a minaccie; e se queste non trovassero ascolto, riuscivano in aperta rivolta, cacciando gli esattori e gli espilatori del barone, assalendone anche il castello, e opponendogli barricate e mura; e unitisi sulla piazza del mercato o nella chiesa, gl'interessati giuravano sostenersi contro chiunque pretendesse sopraffarli. E a noi si fa credibile che uno de' pi? efficaci addirizzi a costituire i Comuni fossero appunto le societ? mercantili e artigiane, che trovandosi gi? ordinate con una gerarchia, con regolamenti, con statuti, con cassa, non aveano a dare che un passo per chiedere di partecipare coi nobili al Governo.

Talvolta i re medesimi ne' loro bisogni esibivano di vendere le regal?e, cio? dogane, zecche, mercati, pedaggi; e i Comuni s'affrettavano a comperarle, o le ottenevano in premio della fedelt? e del favore prestato. Tal altra i grandi vassalli insorgevano contro dei vescovi, e gli uni e gli altri armavano i cittadini, che per tal modo venivano a conoscere le proprie forze, e invocavan diritti, in prezzo degli offerti soccorsi. Nella contesa, capitanei e vescovi apprendevano che ricchezza principale era l'abbondare d'uomini, lo perch? ne favorivano l'incremento sminuzzando i possessi, e contentandosi d'una tenue prestazione, purch? vi andasse congiunto l'obbligo di servire nelle milizie.

Stiamo dunque a gran pezza da chi crede che i Comuni derivassero da generosit? dei re, o da accorgimento loro politico. Erano conseguenza del risorgimento popolare; ma i diritti che i liberi traevano in campo, non erano astrazioni costituzionali, e accademici divisamenti repubblicani, bens? un richiamo alle norme dell'umanit?, a quella libert? d'innocui atti, di cui ciascuno sente mestieri come dell'aria. L'associazione dirigevasi non a riforme amministrative, ma ad acquistar forza per diminuire la propria servit?; specie di mutua assicurazione delle inferme moltitudini contro i pochi armati. Non che fosse rivoluzione contro il Governo regio, a questo appoggiavansi coloro i quali scotevano il giogo feudale. E poich? il feudatario, il re ed il vescovo trovavansi spesso a cozzo, e dividevano tra s? i possessi e le citt?, all'uno ricorreva chi fosse malcontento dell'altro, sicuri di trovarlo favorevole, non per generosit? ma per proprio interesse.

Neppure fu una rivoluzione sola che mutasse la forma politica, giacch? non v'aveva un potere unico da abbattere; e a ciascun Comune sovrastando un signore particolare, in ciascuno richiedevasi una particolare rivoluzione. Variissimi dunque erano gl'impulsi, variissimi i mezzi e i risultamenti, e molto vi poteva il caso, n? sempre riuscivasi all'intento; ma la libert?, fallisca cento volte, non per? dispera.

Sarebbe peraltro stato difficile strappare ai feudatarj anche s? poco, quando essi soli e i loro castelli fossero stati muniti, e tutto il resto inerme; atteso che la forza brutale pu? a lungo conservare gli ordini pi? repugnanti alla ragione. Ma allorch? gli Ungheri avevano passato le Alpi, non si pot? combattere in campagna rasa e con eserciti ordinati le loro bande scorridore, ma dovette munirsi ciascun villaggio, ciascuna casa, ciascuna persona; le citt? rinnovarono le mura, diroccate dai Barbari o sfasciate dal tempo; ogni monastero, ogni borgata scav? una fossa, rizz? uno steccato; e le armi, adoperate soltanto dagli uomini del feudatario e per suo cenno, si affilarono per l'individuale sicurezza. Qual cosa infonde tanto coraggio, quanto il conoscere di bastare alla propria difesa? e i nostri padri, che si erano misurati contro l'Unghero, pi? non temeano d'affrontare la masnada del vescovo o del castellano.

Di pi?, in Italia l'aristocrazia non avea messo cos? robuste radici come oltr'Alpi; e nella vasta Lombardia soli forse il marchese di Monferrato e il conte di Biandrate estendeano tanto i possessi, da abbracciare borghi e citt?. La supremazia che i re di Germania pretendevano qui, era d'opinione pi? che di forza. Dalla lontananza o dalle guerre proprie erano impediti di venirvi sovente in persona, unico modo di farvi valere la propria autorit?; se venissero, senza truppe n? rendite mal si reggevano, e lagnavansi che i vassalli non gli sovvenissero del necessario, e li riducessero a cascar di fame. Maggiormente si protraevano gl'interregni di qua dell'Alpi, atteso che non bastava che un re fosse nominato in Germania, ma conveniva venisse a farsi coronare in Milano e Roma; n? di rado i signori nostri negavano omaggio all'eletto dai Tedeschi. Tutto ci? fece la contesa men dura, e pi? pronto l'effetto.

Gran destro ne porse la contesa fra il Sacerdozio e l'Impero, giacch? in quelle reciproche esagerazioni, dove pi? che le armi poteva l'opinione, si trovavano messe in bilancia le competenze delle due autorit?, richiamato a discussione quanto la conquista germanica aveva innestato sul tronco romano, la legittimit? del potere nato dalla forza, il dominio della spada sovra gli spiriti, l'intrusione delle discipline militari nell'ordine civile e fin nella gerarchia ecclesiastica; e l'una e l'altra parte si credette obbligata a dimostrare le proprie ragioni ai popoli, di cui le bisognava l'appoggio. E i popoli impararono che avevano diritti, che per argomenti potevano scegliere a quale prestare il sussidio dell'oro, del brando, delle convinzioni; e di quelli e di queste misurata la potenza, vollero servirsene ad assicurare e crescere quei diritti, che avevano appreso a conoscere e stimare. Trattavasi poi di combattere? bisognava che il conte o il vescovo si servissero del braccio delle plebi: e guaj pe' tiranni il giorno che han bisogno de' loro oppressi!

Contesa tanto vitale non limitavasi a battaglie in campo aperto, ma penetrava nelle citt? e nelle case: spesso una chiesa trovavasi disputata da due vescovi, uno papale ed uno intruso, i quali si perseguivano in guerra; diuturne le vacanze, perch? o il papa negava l'investitura, o i cittadini obbedienza al nominato dall'imperatore; e sempre i vescovi sentivansi sotto ai piedi vacillare il terreno, perch? o non investiti dal re, o non riconosciuti dal papa; e per formare e mantenersi partigiani, cedevano particelle de' loro diritti ai Comuni. Esse citt? giuravansi con altre del sentire medesimo, onde in armi tener testa alle contrarie. Uscita poi vittoriosa la parte ecclesiastica, ingegnavasi di menomare le prerogative regie, ma con ci? raccorciava anche la podest? temporale de' vescovi, fondata sopra regie concessioni.

Col carroccio i popolani s'erano avvezzi a considerarsi, non pi? guerrieri obbligati d'un signore, ma d'una bandiera cittadina, del Cristo che allargava le braccia su quell'antenna, del sant'Ambrogio, del san Zenone, del sant'Alessandro che li benediceva dal gonfalone. Quel parteggiare per l'imperatore o pel papa avea misto i varj ordini d'uomini, per modo che non si guardava tanto se uno fosse capitaneo, nobile o plebeo, ma se imperiale o pontifizio. Le armi e i campi comuni, e la necessit? di usare concordemente le braccia o l'ingegno nella mischia o nei parlamenti, scemavano le distanze fra quelli della parzialit? medesima; poi la trionfante conseguiva vantaggi o privilegi sull'altra, sicch? gli ordini fin allora scrupolosamente distinti venivano ad unirsi nel Comune cittadinesco; e i giudici della citt?, che gi?, duranti le vacanze del vescovado, decidevano in propria testa senza riguardo al visconte, qualora al conte o al vescovo strappassero alcuna nuova porzione di autorit?, la esercitavano pi? piena sovra maggior numero di cittadini, e con restrizioni minori.

Insegnati a discutere dei diritti, prendono in dispetto gravezze fino allora tollerate di cheto; alla prima taglia troppo pesante si ammutinano; cominciato che uno abbia, il seguono altri; la torre, da cui il feudatario o il conte minacciava, diviene spesso il ricovero degli affrancati; spesso i monumenti dell'antica magnificenza convertonsi in difese di nuova libert?; e si preparano lotte, risolute perch? di scopo evidente e semplice, e non per capriccio o per obbedienza, ma per tutela dei diritti pi? sacri. Il tentativo fallisce? sono smantellati i fortilizj, uccisi gl'insorti: riesce? i sollevati comprendono la necessit? di unirsi.

Non poca opportunit? vi aggiunsero le crociate; per passare a terrasanta molti baroni vendettero od impegnarono i dominj, o per denaro cedettero qualche parte della giurisdizione ai cittadini, che, durante l'assenza loro, rassodarono i diritti, e di nuovi ne acquistarono; mentre gli uomini che combattevano in Palestina s'abituavano alla libera disciplina dei campi, s'accostavano fra loro ed ai padroni, e ne riportavano pi? libere idee, men servili sentimenti. Quelli poi che fossero capaci di riflettere e di ponderare i civili ordinamenti, dovevano rimanere attoniti allo spettacolo di Venezia, di Pisa, d'altre citt? marittime, che gi? si reggevano a popolo: poi nelle Assise di Gerusalemme trovavano un governo, baronale bens?, ma dov'era provveduto anche alla plebe, chiamata pur essa a parte delle discussioni.

Adunque in due atti spiegavasi quel movimento: sottrarsi con braccio forte alla dominazione armata, poi colla prudenza costituirsi. Che se era difficile quel primo contro conquistatori armati, difficilissimo ? sempre il secondo, e allora viepi? quando di costituzioni non s'aveva alcuna esperienza.

Ma in che consistevano le pretensioni dei Comuni? Domandavano libert? materiale di andare e venire senza pagar pedaggi; di vendere, comprare, possedere il proprio, e lasciarlo ai figli; contrar matrimonj anche fuori del feudo, e con persone di qualsiasi condizione; sicurezza della casa e della persona; una misura fissa nei dazj, nelle decime, nelle prestazioni di corpo dovute al signore, ne' giorni in cui servirlo colla marra o colle armi, nella retribuzione pel forno o pel mulino privilegiato in tutto il feudo; se qualche bestia si svii, non venga al castellano, ma rendasi al proprietario; possa tagliarsi legna morta al bosco; nessuno arresti un comunista senza intervenzione di giudici; siavi un tribunale a cui richiamarsi anche dei torti ricevuti dal signore, e dove giustificarsi col giuramento o per testimoni, anzich? col duello.

Le carte che ci rimangono, per quanto variate, importano l'abolizione delle servit? personali e delle tasse arbitrarie, assicurato agli abitanti lo scegliersi i magistrati municipali, e data a questi autorit? di movere in armi i comunisti quando il credano necessario a tutelare i diritti e le libert? del Comune, sia contro i vicini, sia contro il signore. In quelle medesime ove propriamente veniva riconosciuta una giurisdizione distinta, non si stabiliva gi? chiaro e preciso in qual relazione starebbe d'allora innanzi il Comune col re, col feudatario, col vescovo, bens? riducevasi in iscritto l'ordinamento sociale interno, tutto ci? che potesse contribuire alla civile sicurezza, e massime all'applicazione della giustizia; la parte ove i popoli sentono pi? immediatamente la servit? o la libert?.

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Nel 1109 il conte Bertrando donava al Comune di Genova la terra di Gibeletto in Siria: nel 1130 Pavesi e Genovesi stipulavano concordia e reciproca difesa. Nel 1166 i consoli de' mercanti e de' marinaj di Roma agli uomini del Genovesato da Portovenere fino a Noli concedeano pace e sicurezza della persona e degli averi per terra e per mare da Terracina a Corneto, cassando le rappresaglie e qualunque procedura per rapine da trent'anni in poi; renderanno buona giustizia e riparazione; potranno condurre a Roma qualsiasi merce, e farvi contratto; obbligheranno a giurar questa pace i visconti e balii di Terracina, Stura, Ostia, Porto, Santasevera, Civitavecchia; se alcun Romano rechi danno a Genovesi, l'obbligheranno a rifarli, e se non possa, li rifaranno dal Comune; non soffriranno si armino a danno loro legni di corso da Capodanzo a Terracina, e da Caponaro a Corneto; terranno per nemici i Pisani, n? gli accoglieranno sul loro territorio; serberanno pace cogli uomini di Albenga, Portomaurizio, Diano, San Romolo, Ventimiglia, se i loro consoli la giurino ad essi. Di rimpatto i consoli del Comune di Genova giuravano pace ai Romani coi patti medesimi.

Qui avete sott'occhio una vera carta di Comune; e quantunque v'appajano come concessioni quelle che oggi si hanno per generale giustizia, pure alleggeriva la soggezione immediata ai marchesi e conti; la mediata moderava nell'esigenza delle tasse e ne' giudizj; dava a Lucca un'esistenza comunale in faccia ad altri Stati, sicch? l'universit? e i singoli cittadini fossero rispettati come tali.

Bench?, col cessare della guerra delle Investiture, rivalesse l'autorit? dei marchesi, questa non tolse al Comune di Lucca di operare indipendente: dal 1088 al 1144, ebbe guerra coi Pisani; distrusse i castelli Castagnoli, Vaccole, Vecchiano, Ripafratta, appartenenti a Cattanei o conti rurali; da Uguccione e Veltro, visconti di Corvara nella Versilia, compr? questo tenimento e il castello di Vorno che spian?; e chiam? a giudizio arbitrale i vescovi di Luni e i marchesi di Malaspina. Non sapremmo dunque definire a che si riducesse la supremazia dei marchesi di Toscana, che pur sussistette fino a che il marchese Guelfo della casa di Matilde, principe di Sardegna, e duca di Spoleto, nel 1160 al popolo lucchese cedette ogni diritto, azione, giurisdizione, che gli competessero sia a titolo del marchesato, sia per l'eredit? della contessa; solo per novant'anni riservandosi il censo di mille soldi, sebbene non siano pur la met? di quel ch'egli potrebbe ritrarne. Cos? que' cittadini furono riscattati da ogni servit? particolare, e l'assicurata libert? garantirono col giurar fedelt? e sommessione all'imperatore.

Anteriori diritti possedevano le comunit? del lago di Como, giacch? Ottone il Grande nel 962, ad istanza dell'imperatrice Adelaide, confermava agli abitanti dell'Isola Comacina e di Menaggio i privilegi che avevano ottenuti dagli antecessori suoi, assolvendoli da molti pesi e dal venire al placito, se non tre volte l'anno in Milano. Verso il 1090 troviamo i Comaschi alle prese coi popoli della riva dell'Adda, quando il beato Alberto, fondatore del famoso convento di Pontida, s'interpose di pace: i Comaschi lacerarono il suo lodo; mal per loro, giacch? nel combattimento ebbero la peggio.

Del Comune di Brescia trovansi vestigia al 1000: nel 1020 gi? sono citate le concioni pubbliche che si tenevano in San Pietro de Dom, e il banditore comunale, a nome di esso Comune, investiva gli uomini degli Orzi del castello, delle fosse e degli spaldi di Orzi: essi a vicenda promettendo difendere quella r?cca contro chi fosse ardito a disputarne il possesso al Comune di Brescia, presterebbero ogni quindici anni il giuramento, pagherebbero alla madonna d'agosto cinque soldi milanesi. Del 1029 si conosce uno statuto che concerne anche i feudi. Nel 1037, per togliere le contese tra il vescovo e il Comune, pi? di cencinquanta uomini liberi di Brescia si radunano, e Odorico vescovo promette non eriger fortilizj sul colle Cidneo, e cedere al popolo alcuni boschi di Castenedolo e di Montedegno, pena duemila libbre d'oro se fallisca al promesso.

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