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Read Ebook: The Animals' Christmas Tree by Peters John P John Punnett

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Ebook has 1357 lines and 146990 words, and 28 pages

TRANSCRIBER'S NOTE:

Messer Galvano a terra si smontava, e disse:--Lasso! ch'io mi rendo morto. La serpe andava a lui e s? parlava, e disse:--O cavalier, prendi conforto.-- E dolcemente lei lo addimandava: --Dimmi la veritade, o giglio d'orto, per cortesia e per amor di donna: saresti della Tavola ritonda?--

Messer Galvano allor li rispond?a, e nello cuore avea fuoco ed ardura; delle man per lo viso e' si fer?a, vedendo quella s? sozza figura: --Della Tavola esser mi cred?a; or non son pi?, per la disavventura, a dir ch'io sia, e non avere ardire s? sozza cosa conduca al morire!--

La serpe disse:--Deh! non ti sdegnare, o cavaliero, se tu non m'hai morta. Quanti n'? qui e n'? di l? dal mare de' pi? pro' cavalieri che arme porta, un solo colpo non mi potria dare, tanto io sono poderosa e accorta. Gi? pi? di mille aggio discavalcati: tu se' lo fior di quanti n'ho trovati.--

Disse messer Galvano:--Io non mi sdegno se non per tanto ch'io non ho la morte, da poi che piace all'alto Dio del regno che la sventura mia sia tanto forte, che cos? sozza cosa con suo ingegno m'abbia condotto a cos? mala sorte. Dammi la morte e pi? non indugiare, ch'io non ti vo' veder pi?, n? parlare.--

La serpe disse:--O sire, in cortesia, dimmi 'l tuo nome e non me lo celare; ch'? un gentil cavaliere in fede mia, che lungo tempo l'ho avuto a amare. Se tu se' desso, o dolce anima mia, di ricche gioglie t'aver? a donare; che mai pi? ricca gioglia n? pi? bella non ebbe cavalier che monti in sella.--

Messer Galvan rispose:--Altri che Dio di te non por?a fare cosa bella; ma, poi che vuoi saver lo nome mio, lo sire Lancilotto ogn'uom m'appella.-- La serpe li pon mente con disio, e disse:--Tu m'inganni alla favella. Di arme ho avuto a far con Lancilotto: tu se' di lui molto pi? saggio e dotto.--

Messer Galvano s? prese a parlare, e s? li disse molto umile e piano: --Ora m'intendi, pessima mortale-- e l'elmo si cav?ne con la mano, --vegno appellato da tutti 'l liale e avventuroso cavalier Galvano. Se da te scampo ch'io non sia morto, i' prender? allegrezza e gran conforto.--

La serpe l'ud?a molto volentieri; di quella forma s'ha strafigurata: pi? bella che una rosa di verzieri si fece una donzella dilicata; e disse:--Ora m'abbraccia, o cavalieri, ch'io sono la tu' amanza a sta fiata.-- Puoseli 'l braccio al collo e l'ha abbracciato, dicendo:--Tu se' quel c'ho disiato.--

Messer Galvano allor ne fu gioioso, e di buon cuore abbracci? la donzella. Ed ella:--O cavaliero avventuroso pi? che nullo che mai montasse in sella!-- E lui li disse:--O bel viso amoroso, voi che parete in tutto un'angiolella, dite chi s?te e di cui s?te nata, voi che parete un'angiola informata.--

La donzella rispose umile e piana: --Io tel dir?, da poi che 'l vuoi sapere. Figliuola i' son della fata Morgana, di quella donna che guarda l'avere. Molto gran tempo i' son stata lontana, e s? t'ho disiato pur vedere. Pulzella Gaia m'appella la gente: or di me prendi gioia allegramente.--

Messer Galvan non fece pi? dimore, abbracci? la donzella, a quel ch'io sento, e della rama ben ricolse il fiore della donzella piena d'olimento. E disse:--Ogni bellezza, o dio d'amore, m'avete data qui a compimento!-- E cos? stetton fin nona passata Galvano con la rosa imbalconata.

Messer Galvano allor s'arricordava della testa ch'avea messa al paraggio; forte cominci? a pianger, lagrimava, perduto ebbe 'l colore del visaggio. La damigella allora li parlava, dicendo:--Cavaliero pro' e saggio, la verit? mi di' senza tardanza: forse non t'? 'n piacer ch'io sia tu' amanza?--

Messer Galvano disse:--Anima mia, di te mi tegno ricco e pi? pagato che se lo mondo avessi in mia bal?a e 'l paradiso poi mi fosse dato. Ma da te mi part'or con gran dol?a, mai non credo vederti in nessun lato. A corte e' mi conviene andar morire, c'ho fatto un vanto, e nol posso fornire.--

E la Pulzella disse:--O amor mio, to' questo anello e teco il porterai. Quante cose che son di sotto a Dio, se tu gliele addimandi, tu le avrai. E, quando mi vorrai al tuo desio, a questo anello m'addomanderai. Ma non manifestar la gioia avuta, ch? l'anel la vert? avria perduta.--

Messer Galvano alla Pulzella giura di quella gioi' mai non manifestare, e infin la sera, appresso a notte scura, di lei e' non potevasi saziare. La serpe ritorn? in sua figura; messer Galvano prese a cavalcare; e 'l primo don, che dimand? all'anello, si fu un destriero poderoso e bello.

E lo destrier li si fu appresentato; davanti gliel menava uno scudieri. Messer Galvano suso fu montato, e gioioso cavalca pel sentieri. Poi dimand? che presto li sia allato immantinente cento cavalieri, e dodici baron feriti a morte, che per prigioni andassono alla corte.

Poi dimand? una nuova cacciagione, che piedi di caval di drieto avesse, e quei davanti piedi di grifone, la coda d'uno pesce fatta avesse, e le ali con le penne di pavone, lo viso d'una femmina paresse, e un occhio avesse negro e l'altro bianco: s? nuova fiera non fu vista unquanco.

Li baroni s? giunsono alla corte e di messer Galvan fecion richiamo, che lui li avea feriti tutti a morte, --E noi per suo' prigioni ci rendiamo.-- Poi con letizia giunse il baron forte, e i cavalier tutti incontra li and?rno. Per vedere la caccia ch'ei menava molti baroni incontra si li andava.

Messer Galvan con cento cavalieri molto gioioso ven?a cavalcando; ciascuno aveva accanto 'l suo scudieri, con due poi drieto, in mezzo lor menando la nuova fiera sopra d'un destrieri: intorno tutti l'andavan guardando; gi? non aspetta la madre la figlia per andar a veder tal meraviglia.

Piccoli e grandi, ognun s? l'inchinava; tutti dicevan:--Ben vegna 'l barone!-- e quella nuova fiera, ch'ei menava, alla reina s? l'appresent?ne. E la reina quella s? accettava, e in una zambra la messe al balcone; e tutti quei che quella s? vedeva molta gran meraviglia sen faceva.

Troiano avea paura di morire, e della corte tosto si part?a. Messer Galvano si puose a dormire, e fu svegliato all'alba della dia. Ed all'anello tosto prese a dire: --Ora ti priego, non fare indug?a! e tosto e di presente fa' che appaia nelle mie braccia la Pulzella Gaia.--

Dappoi li fu in piacer ch'ella venisse, e la Pulzella fu nelle suo bracce; entrambi duo pareva che morisse; pi? si distendon che non fanno l'acce. E la Pulzella a lui quivi s? disse: --Fa' che lo nostro amor non si discacce! non lo manifestare e non lo dire, se questa gioglia tu non vuoi fornire.--

Messer Galvan rispose:--Non dottare! Or per la terra ogni d? egli armeggiava; tutta la gente fea meravigliare per la grande allegrezza ch'ei menava. E la reina lo fece chiamare, e in una zambra lei s? lo guidava. Di ricche gioglie li mostr? per certo: di sua persona li parl? scoverto.

Messer Galvan non ne v?lse far niente della regina suo vil piacimento. E la regina fe' venir presente donne e donzelle, e fece un torniamento. Li cavalieri, armati immantinente, f?r sul palazzo senza restamento. --Ciascun si vanti--disse la reina, --ch'io vo' sapere chi ha gioia pi? fina.

Tutte le donne e tutte le donzelle e i cavalier si presono a vantare ciascuno delle gioie le pi? belle, e quelle poi li conven?a provare. Messer Galvano stava in mezzo d'elle, e poi e' cominci? cos? a parlare: --Dappoi che ciascheduno s'? vantato, io sopra ci? non voglio aver parlato.--

La regina chiam? messer Galvano, e li disse:--O malvagio iscognoscente, di questa corte tu se' 'l pi? villano: tu non ti vanti di nulla al presente, ora ti d?i un vanto pi? sovrano di nullo cavaliero immantinente. Se tu se' cotal uom come ti fai, sovr'ogni cavalier ti vanterai.--

Allor messer Galvan disse:--Io mi vanto, e d'est? cosa i' mostrer? certanza: io son avventuroso di cotanto pi? d'ogni cavalier che porti lanza; e chi cercasse il mondo tutto quanto, non troveria una s? bella amanza come ? la mia gentile damigella; e quella ? il fiore d'ogni donna bella.--

E la reina disse a tutti quanti: --Lo bando della corte ora intendete, conti e baroni e cavalieri erranti, piccoli e grandi, quanti voi qui s?te. Ciascheduno che s'hanno dato vanti, il terzo giorno a me ritornerete. Chi s'? vantato, e nol possa provare, tosto la testa li far? tagliare.--

La baronia di corte fu partuta; messer Galvano in suo zambra fu ito, ed all'anello disse:--Ora m'aiuta! tosto ti muovi, o messaggiero ardito, e la Pulzella Gaia mi saluta: di' ch'ella vegna col viso chiarito.-- La vert? dell'anello era mancata, per quella gioia c'ha manifestata.

Messer Galvano forte lagrimava, e disse:--Lasso! ch'io mi rendo morto.-- E a quell'anello pur si richiamava: --Di quel ch'io dissi i' non mi fui accorto!-- e fortemente lui lo scongiurava: --Or mi soccorri, ch'io son a mal porto!-- All'anel non valea lo scongiurare, ch? pi? vertude e' non poteva fare.

E 'l terzo giorno disse la regina: --Ciascuno del suo vanto sia fornito.-- Messer Galvan di pianger non rifina, e nello viso tutto era smarrito. E s? chiamava:--O giovane fantina, Pulzella Gaia dal viso chiarito: se a te pur piace ch'io non sia morto, ora mi scampa, ch'io son a mal porto!--

Del terzo giorno fu il termin passato, all'anel non valea lo scongiurare; e per Galvano allora fu mandato, che tosto ei si dovesse apparecchiare venire a corte, dove ? giudicato che a lui bisogna la testa tagliare. Drappi di seta nera ei s'? vestito: messer Galvano alla corte fu ito.

Disse lo re Art?:--Vegnami avanti lo ciocco, e la mannaia, e la mazza, con i baroni e cavalieri erranti, e tosto tutti vadan ver' la piazza.-- Piangendo se ne andavan tutti quanti; messer Galvano ciascuno s? abbraccia. Donne e donzelle, tutte allor piangea d'un s? pro' cavalier ch'elli perdea.

Messer Galvan, lo nobile barone, lo ciocco e la mannaia lui portava; e questo fea perch'elli era ragione; ed aveal tolto a colui che 'l guidava, dicendo:--Poi ch'i'ho fatto tradigione alla Pulzella, che tanto mi amava, dappoi ch'i'ho fallato allo mio amore, ben ? ragion ch'io muora con dolore.--

Messer Galvano alla piazza ne andava: di seta un drappo li fu appresentato. Messer Galvano suso si montava, lo ciocco e la mannaia have posato. Tutti li cavalier gran duol menava del buon Galvano, cavalier pregiato; e poi ciascuno indrieto torna presto: sua cruda morte non vuol aver visto.

Messer Galvano s? prese a parlare, e disse allo re Art?:--Or m'intendete: la baronia fate presto tornare; questa grazia, per Dio, mi concedete! Da tutti quanti mi vo' accombiatare; sar? contento, se 'l don mi farete. Tutti i baroni che son scritti in corte s? vegnano a vedere la mia morte.--

Lo re Art? s? li fece tornare; tutti a messer Galvan furono intorno; e tutti quanti aveano a lagrimare, e da messer Galvan s'accombiat?rno. Messer Galvano si prese a parlare: --Della mia morte non sono musorno. L'anima mia ne raccomando a Dio: morir vo', giacch? piace all'amor mio.--

Galvano al ciocco allor s'inginocchiava, e s? chiamava:--O rosa imbalconata, poi che t'? a grado, morir non mi grava, la mia morte si fu ben meritata. Merta morire mia persona prava. Dove sei tu, o donna delicata? Pure una volta veder ti vorria; poi di morir non mi rincresceria.

Allora la Pulzella con pietade, per camparlo da morte e darli vita, tosto s? corse inver' quelle contrade; drappi di seta nera fu vestita. Molto gioiosa per quei sentier vade; mai non fu vista donzella s? ardita. E, per camparlo, lei si messe in via con molta gente e gran cavalleria.

E la Pulzella fece suo' richieste, ben trentamila giovani donzelle; tutte di seta nera f?r suo' veste, e quelle eran lucenti pi? che stelle; e via cavalcan per ogni foreste. Ben eran venti schiere tutte belle; ciascuna aveva mille cavalieri, e buone arme e correnti destrieri.

Allora la Pulzella molto presta tostamente cavalca in quella parte, appresso a Camellotto senza resta, secondo come dicono le carte; tamburi e trombe, che parea tempesta; e queste gente fea venir per arte. Lo re Art?, quando questo ascoltava, al buon Galvano la morte indugiava.

Tutti li cavalier della ventura vedere andavan quella turba magna. Tosto elli corson, preson l'armadura, e cavalc?ro verso la campagna. Di quella gente avevan gran paura, che coverto era 'l piano e la montagna. Messer Galvan davanti dalle schiere feridor lui vuoi esser lo primiere.

Pulzella Gaia sua magna bandiera in questa ora l? fece fermare. Quando l? apparve la chiarita spera, tutta la gente fe' meravigliare. E lei si trasse fuori d'ogni schiera, e fortemente prese a biastemare: --O cavalier, cattivo e disliale, che l'alto Iddio si ti metta in male!

O dislial, perch? m'hai palesata? Mala ventura a chi ti cinse spada! La pi? gentil donzella hai ingannata che si trovasse per ogni contrada; onde per te io sono imprigionata; ben vo' morir, dappoi ch'ella t'aggrada. Mia madre mi dar? prigion s? forte, che meglio mi sar?a aver la morte.--

E l'uno e l'altro s? forte piang?a, e intrambi duo s? si abbracciava. Lo re, tutta la corte li vedia, di suo' bellezze si meravigliava. E la Pulzella Gaia in quella dia dal buon Galvano s? s'accombiatava. E disse:--Amanza ti convien trovare: pi? non potra'mi veder n? parlare.--

Pulzella Gaia di qui fu partuta, e ritorn? alla savia Morgana. Quando la madre allora l'ha veduta, s? li disse:--Or donde vieni, puttana?-- E po' in prigione lei l'ebbe mettuta in una torre, ch'? tanto sottana; non vedea luce, sol, luna n? stelle, e stava in acqua fino alle mammelle.

CANTARE SECONDO

Lo re Art? al cavalier parloe, e disse:--Ahi, messer Galvan giocondo! pi? bella amanza tu ingannasti m?e, ch'avesse cavalier di questo mondo. Pi? lucente che stella questa foe, le suo' bellezze non trovavan fondo. Tapino te! come fallato hai, ch'alla tua vita pi? non la vedrai!

Messer Galvano allor prese a parlare. Disse:--Signor, se Cristo mi perdona, non so in che parte me ne deggia andare per ritrovar quella gentil persona. Mai barba n? capelli vo' tagliare, n? su tovaglia non manger? adorna, se non racquisto la speranza mia; n? torner? qui la persona mia.--

E, detto questo, elli s'accombiatava. Di presente part? da Camellotto, ed in lontane parte cavalcava; dove andare, non sa lo baron dotto; a molti di Morgana addomandava, dov'ella stava a niuno era noto; e chi in qua, e chi in l? dicia: niuno sapeva qual'era la via.

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