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Read Ebook: Poesie e novelle in versi by Fontana Ferdinando

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Ebook has 775 lines and 27858 words, and 16 pages

FERDINANDO FONTANA

POESIE

NOVELLE IN VERSI

MILANO

A ANTONIO GHISLANZONI

SCUOLA MODERNA

AD ANTONIO GHISLANZONI, DEDICANDOGLI IL LIBRO.

Non gi?!.... Dalle tue laudi Fu consacrato il primo; Tu lo sapesti scegliere Dal med?ocre limo; All'altro degli stolidi Soltanto il volgo indegno Oggi contrasta il fervido Estro e il robusto ingegno.

? ver, talora il genio Ama le forme strane, Ma il pensator sa leggere Nelle sue cifre arcane, E sa discerner l'enfasi Del verso che non crea Dal balenar fantastico D'una sublime idea.

Spesso il cantor d'Ofelia, Col labbro d'uno stolto, Strambi concetti mormora Ed ? di nebbie avvolto, Ma sempre, come folgore Che irradia la tempesta, Risplende tra le nebbie L'olimpica sua testa....

Evvia!.... se qualche B?cero, Nelle invalide carte, Pallia coll'artificio La mancanza dell'arte; Se con grottesche immagini Pochi grulli impotenti Cercano un vieto elogio A mal composte menti;

Se nella solitudine Dove ti sei rinchiuso ? giunto qualche cantico Di giovinetto illuso. Se un impudente o un ebete Parlando in metro oscuro S'imbranca colle vecchie Che dicono il futuro;

Serba ai pedanti, agli arcadi, Lo scherno e l'ironia; Taglia pei dorsi elastici Le vesti in parodia; Non fornir armi ai deboli Che temono di noi E che verranno a irriderci Cantando i versi tuoi.

Pensa che ai pochi giovani, Che vedon l'ardua meta, Il ben d'un raro plauso I grami giorni allieta.... E che il maggior cordoglio Che contristi i gagliardi ? di sentirsi mettere Col volgo dei codardi.

Emilio Praga.

Due splendide liriche di Arrigo Boito.

LIRICHE

PREFAZIONE AI MIEI VERSI

Esser p?eti ? legger nei futuri Giorni; ? spaziar nel cielo delle indagini Condannate dai timidi cervelli; Esser p?eti o sentirsi maturi Quando nel sangue bollono i vent'anmi; ? ridere di tutto, esser ribelli Alla gloria e agli affanni.

Esser p?eti ? librarsi giganti Sull'universo e, in s? raccolti, vivere Animati da incognita scintilla; ? accogliere del par sorrisi e pianti, Inni e bestemmie, rantoli e vagiti; ? scrutar con impavida pupilla I misteri infiniti;

? piangere col vinto e coll'afflitto, N? al forte, al vincitor, negare il plauso, N? armar la cetra d'una corda sola; ? comprender la colpa ed il delitto, Laudando il sacrif?cio e l'innocenza; ? cantar tra un bicchiero e una carola Il chiostro e l'astinenza.

Prisma novello, col pensiero, i mille Raggi dell'universo in s? raccogliere E mutarli in cadenze e in armonie; Poi fra le genti seminar scintille, Fatali incendi suscitando intorno, Turbando il cranio alle persone pie... O illudendole un giorno!

Esser p?eti ? salir sovra un monte, Di notte, quando il ciel di stelle ? fulgido, E, in estasi, esclamar: "Credo! V'? un Dio!" E inginocchiarsi, e chinare la fronte, Ripieno il cor di mistica paura... Poscia negarlo o metterlo in oblio Discesi alla pianura!

Esser p?eti ? viver d'illusioni Che sull'Eterno Nulla il piede appoggiano; ? celiar con s? stessi e con coloro Che vi sanno ammirar nelle canzoni; ? accettare, negando, il Bene e il Male; ? desiare la miseria e l'oro, La reggia e l'ospedale.

Esser p?eti ? tentar l'oc?ano Della vita; ? svelarlo; ?, ansanti, correre Dietro un caro id?al.... cui non si crede! ? comprender del tutto il nulla arcano, E, d'ogni cosa quaggi? disperando, Trovare ancora entus?asmo e fede Per vivere cantando.

LA FORMA E L'IDEA

La forma son le tenebre, E la luce ? l'Idea; La Forma ? il rito, il simbolo Del pensiero che crea; Il pensiero ? l'Iehova Dei veggenti profeti Che parla dai roveti., E la Forma ? Ges?. La Forma ? la parabola, La Forma ? il pane, ? il vino, ? l'orto, il bacio, il Golgota, ? la Croce, ? Longino; E il pensiero ? l'assiduo Svolgersi del cr?ato, Cui spiegar non ? dato Alle menti quaggi?!

Eterna lotta!.... Scorgere L'Idea!.... Vedere il sole!... E disperar d'esprimerlo Con possenti parole! Nelle affannose veglie Concepir l'universo.... E alla foga del verso Non saperlo svelar! Dietro un fatal connubio Il cervello si stanca!.... Giunge lo sposo al tempio, Ma la sposa vi manca; Egli, il Pensiero, l'?voca Colla voce pietosa.... Ma la Forma, la sposa, Non si reca all'altar.

Ahi!.... Talora nel cranio, Indarno affaticato, Disperando, un terribile Dubbio m'? balenato! Pensai che forse esistono Idee s? vaghe e arcane Che invan le menti umane S'attentano a scolpir! Forse pass? fra gli uomini Il sommo dei p?eti Fra la schiera dei mutoli E degli analfabeti.... E, forse, il suo silenzio Fu incompresa epopea, In cui sfugg? l'Idea Della Forma il mart?r!

Ah!.... Perch?, dunque, struggerti, O povero cervello? Contro la Forma, il despota, Sorgi, schiavo rubello! Non ti curar degli uomini! Vivi in te stesso e pensa!.... La tua mel?de immensa Non rivelar che a te! Chiuso nel tuo silenzio Ogni id?oma oblia! Del tempo e dello spazio Comprendi l'armonia! Ogni id?oma e frivolo A esprimer l'Universo! Nato a servire un verso Il mio pensier non ?!!

Evvia!.... Sorridi, Emilio!.... Sorge nel Ciel l'aurora, E, solitario, io vigilo Sulle mie carte ancora! Stolto!.... Giuro il silenzio, E ti favello intanto!.... Stolto!.... E rileggo il canto Che la mia man not?! Emilio, io voglio illudermi! Sono troppo felice! Mi risveglio da un'estasi E il pensiero mi dice: "Stretto ? il fatal connubio! "Chiudi gli occhi e riposa.... "Questa notte la sposa "All'altar si rec?...."

Milano, giugno 1875.

NOJA LETTERARIA

Favello a voi, cui ferve la scintilla Dei febbrili entusiasmi nel cervello; Favello a voi, dentro il cui sguardo brilla La balda gioja d'un pensier novello!

Favello a voi, che, frammezzo alle genti, Vecchi a vent'anni, in silenzio passate, Colla pupilla v?lta ai firmamenti E colle mani alle reni appoggiate.

Favello a voi, cui nota ? l'armonia D'ogni cosa creata, e cui son noti Cogli entusiasmi la melanconia E gli sconforti; a voi favello, iloti,

Dannati a conservar la stessa creta Leggendo dentro ai secoli venturi; Dannati a scorger la splendida meta Dietro le grate di carceri oscuri!

Favello a voi, per cui dolore e gioja, Pari al lampo, non duran che un istante, E che desiate, per fuggir la noja, Un'angoscia od un gaudio incessante;

Favello a voi, che vivete com'ebri D'un arcano licor sovra la terra, Ed avete un uncino nei cer?bri Che l'Universo nei suoi moti afferra!

Noi siam mend?chi, a cui la gente antica Le briciole lasci? di lauta mensa; Viviam di stenti e il genio s'affatica Dietro una turba di fantasmi immensa.

Gli antichi Numi, ispirator dei carmi, Son morti nel sogghigno universale; La Natura ci annoja; il suon dell'armi Ne spaventa; ridiam dell'id?ale;

L'amore ? un campo in cui non resta zolla Da fecondare; senza scrosci ? l'ira; Il nostro corpo e una corteccia frolla, Mentre la mente a nuovi cieli aspira.

E nuovi cieli, splendidi, profondi Come lo spazio, immaginar n'? dato.... Ma dall'estasi, a cui traggonci i mondi Senza cifra, un po?ta non ? nato!

I nostri canti son feti gi? morti; Sono la serpe che la coda addenta; Son l'urna ove troviam pochi conforti E la febbre che i giorni ne tormenta.

Noi li cantiamo a noi stessi soltanto, E all'ultimo levita siamo eguali, Che, derelitto nel suo tempio santo, Celebrer? da solo i rit?ali....

E non ci resta che cingere i fianchi Col bigiastro mantel del pellegrino, E correre la terra erranti e stanchi, E abbandonarci ad un pazzo cammino....

Milano, luglio 1875.

LETTERATURA DISONESTA

A CESARE TRONCONI .

Que la muse, brisant le luth des courtisanes, Fasse vibrer sans peur l'air de la libert?; Qu'elle marche pieds nuds, comme la verit?. ALF. DI MUSSET.

Dunque perch? le pagine Noi modelliam sul vero; Perch? neghiam di battere Ogni volgar sentiero; Perch? volgiamo intrepidi Le pensierose fronti Alla pi? vasta cerchia Di splendidi orizzonti;

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