bell notificationshomepageloginedit profileclubsdmBox

Read Ebook: La Divina Commedia di Dante: Complete by Dante Alighieri

More about this book

Font size:

Background color:

Text color:

Add to tbrJar First Page Next Page

Ebook has 4873 lines and 114327 words, and 98 pages

Divina Commedia di Dante

by Dante Alighieri

August, 1997

Right now we mostly need help with the Italian and Longfellow, I think we may have enough proofers for a first run at the Cary.

We hope to have a decent versions of each one by August 31, 1997

Also because they are so preliminary, I have not placed the names of the person working on the files in them, as I take my complete repsponsibility for all errors that need to be corrected. Credit will be completely given when we have the final version ready.

Michael S. Hart July 31, 1997

The Italian files with no accents appear as follows:

La Divina Commedia di Dante in Italian, 7-bit text1000 Divina Commedia di Dante: Inferno, 7-bit Italian 999 Divina Commedia di Dante: Purgatorio 7-bit Italian 998 Divina Commedia di Dante: Paradiso, 7-bit Italian 997

followed by:

La Divina Commedia di Dante in Italian, 8-bit text1012 Divina Commedia di Dante: Inferno 1011 Divina Commedia di Dante: Purgatorio 1010 Divina Commedia di Dante: Paradiso 1009

and

H. F. Cary's Translation of Dante, Entire Comedy 1008 H. F. Cary's T-anslation of Dante, The Inferno 1007 H. F. Cary's Translation of Dante, Puragorty 1006 H. F. Cary's Translation of Dante, Paradise 1005

and

Longfellow's Translation of Dante, Entire Comedy 1004 Longfellow's Translation of Dante, The Inferno 1003 Longfellow's Translation of Dante, Purgatory 1002 Longfellow's Translation of Dante Paradise 1001

in what I hope will be a timely manner.

Thank you so much for your cooperation and your patience. This will be a LONG month of preparation.

LA DIVINA COMMEDIA

DI DANTE ALIGHIERI

Incipit Comoedia Dantis Alagherii, Florentini natione, non moribus.

La Divina Commedia di Dante Alighieri

INFERNO

Inferno: Canto I

Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che' la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era e` cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura!

Tant'e` amara che poco e` piu` morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, diro` de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.

Io non so ben ridir com'i' v'intrai, tant'era pien di sonno a quel punto che la verace via abbandonai.

Ma poi ch'i' fui al pie` d'un colle giunto, la` dove terminava quella valle che m'avea di paura il cor compunto,

guardai in alto, e vidi le sue spalle vestite gia` de' raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle.

Allor fu la paura un poco queta che nel lago del cor m'era durata la notte ch'i' passai con tanta pieta.

E come quei che con lena affannata uscito fuor del pelago a la riva si volge a l'acqua perigliosa e guata,

cosi` l'animo mio, ch'ancor fuggiva, si volse a retro a rimirar lo passo che non lascio` gia` mai persona viva.

Poi ch'ei posato un poco il corpo lasso, ripresi via per la piaggia diserta, si` che 'l pie` fermo sempre era 'l piu` basso.

Ed ecco, quasi al cominciar de l'erta, una lonza leggera e presta molto, che di pel macolato era coverta;

e non mi si partia dinanzi al volto, anzi 'mpediva tanto il mio cammino, ch'i' fui per ritornar piu` volte volto.

Temp'era dal principio del mattino, e 'l sol montava 'n su` con quelle stelle ch'eran con lui quando l'amor divino

mosse di prima quelle cose belle; si` ch'a bene sperar m'era cagione di quella fiera a la gaetta pelle

l'ora del tempo e la dolce stagione; ma non si` che paura non mi desse la vista che m'apparve d'un leone.

Questi parea che contra me venisse con la test'alta e con rabbiosa fame, si` che parea che l'aere ne tremesse.

Ed una lupa, che di tutte brame sembiava carca ne la sua magrezza, e molte genti fe' gia` viver grame,

questa mi porse tanto di gravezza con la paura ch'uscia di sua vista, ch'io perdei la speranza de l'altezza.

E qual e` quei che volontieri acquista, e giugne 'l tempo che perder lo face, che 'n tutt'i suoi pensier piange e s'attrista;

tal mi fece la bestia sanza pace, che, venendomi 'ncontro, a poco a poco mi ripigneva la` dove 'l sol tace.

Mentre ch'i' rovinava in basso loco, dinanzi a li occhi mi si fu offerto chi per lungo silenzio parea fioco.

Quando vidi costui nel gran diserto, <>, gridai a lui, <>.

Rispuosemi: <

Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi, e vissi a Roma sotto 'l buono Augusto nel tempo de li dei falsi e bugiardi.

Poeta fui, e cantai di quel giusto figliuol d'Anchise che venne di Troia, poi che 'l superbo Ilion fu combusto.

Ma tu perche' ritorni a tanta noia? perche' non sali il dilettoso monte ch'e` principio e cagion di tutta gioia?>>.

<>, rispuos'io lui con vergognosa fronte.

<

Add to tbrJar First Page Next Page

 

Back to top