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Words: 23870 in 6 pages

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che li renda misteriosi alla nostra immaginazione e tenga lontana l'indagine critica; quanto pi? piccoli sembrerebbero essi se le loro leggende fossero d'un tratto demolite dalla vicinanza del tempo e cadesse l'illusione che li avvolge! Profondo ? il simbolo dell'Iside velata!

Come appare magico e misterioso il promontorio Circeo guardato dalla lontana Astura, dai monti Volsci o da quelli Laziali, ed anche da Terracina, quando cade la sera! Ora invece mi appariva grigio e verde, simile a molti altri monti; spariva quella forma insulare che aveva assunto nella lontananza e lo vedevo scendere verso la pianura pontina con una larga striscia di terra. Le belle forme sparivano e profonde selve coprivano i suoi fianchi fino alla sommit?, mentre questa da lontano sembrava rocciosa e nuda, scintillante di riflessi solari!

Prendemmo terra a Torre Vittoria, dove il piede del promontorio si perde sul lembo della spiaggia, senza per? avere un luogo di approdo in forma di porto. Non vi erano pescatori, n? barche. La torre ? un edificio quadrato, dicesi costruita dai Gaetani. La sua guarnigione ? stata soppressa, come quella di tutte le torri marittime, alla caduta del governo pontificio. Serve ora di caserma ai doganieri ed anzi uno di questi appena ci scorse, scese le scale e venne a salutare i pescatori che ben conosceva, ed a verificare il loro passaporto. Lasciai i marinari sulla spiaggia e con la mia guida mi avviai verso San Felice. La posizione del villaggio e la piccola via che vi conduce mi hanno ricordato Capri. Ma il capo Circeo non ha null'altro, o ben poco, che lo faccia rassomigliare a quest'isola. Dopo un quarto d'ora di non faticosa salita sul declivio coperto di siepi e cespugli di mirto, mi ? apparso il villaggio in una posizione veramente incantevole.

San Felice sta su una piattaforma naturale, abbastanza larga, al di sopra si levano pareti boscose, dinanzi si apre l'immensa distesa e sotto, nella profondit?, il mare turchino. Il paesetto ha poche strade rettilinee ma strette, sormontate dal castello baronale ed una decorosa chiesetta. Di fronte al castello si apre la piazza o strada principale. Le case sono, per solito, di un piano e prive di qualunque pretesa artistica. Fui non poco sorpreso dal fatto che un villaggio cos? antico e separato dal resto del mondo potesse avere il carattere di un borgo aperto. Che San Felice occupi il luogo dell'antica Circea, non pu? essere posto in dubbio, perch? non c'? in tutto il promontorio un'altra superficie libera e piana su cui potesse essere edificata una citt?.

Questi edific? nuovamente l'interno, stanze e saloni, e l'adorn? di pitture. L'attuale deserta abitazione dovette essere allora un luogo delizioso, tale che il nipote del re di Polonia non avrebbe potuto trovarne uno pi? bello. Egli vi si recava spesso, quando lasciava Roma, dove possedeva la villa di fronte alla porta del Popolo; ? stato davvero un benefattore di questo villaggio; lo ha migliorato, vi ha costruito una fontana ed una strada che va al mare, ed ha ricompensato sempre generosamente i servigi resigli.

Presso S. Felice il principe si fece edificare anche un casino, ora in completo sfacelo, come il giardino annesso. Questo casino sta sull'orlo estremo della piattaforma, sul mare, e costituisce il pi? seducente belvedere che abbia mai visto.

Come ho detto, Poniatowski vendette il capo Circeo nel 1822; vendette anche subito dopo la villa in Roma e la collezione di antichit?, e si ridusse a Firenze, dove nel 1831 mor?.

San Felice conta 1200 anime. L'agricoltura ? la sua ricchezza, soprattutto le viti che coprono gli ultimi declivi del capo.

Furono sue industrie un tempo i vasi d'argilla e d'alabastro. Queste fonti di guadagno sono scomparse, pure la popolazione non mi ? sembrato soffra grande miseria. Si trova nel paese un albergo, molto primitivo ed anche un caff?; avrei dovuto pernottarvi, se avessi voluto poi salire sulla vetta del promontorio, ci? che era mio desiderio, non tanto per visitare le antiche mura che si additano come resti del tempio di Circe, quanto per godere l'incantevole panorama. Dicono che di lass?, a 1900 piedi, quando l'aria ? limpida e chiara, si vede il convento di Camaldoli che domina Napoli, e la cupola di S. Pietro di Roma.

Da San Felice si pu? comodamente salire sulla vetta del monte per sentieri rocciosi, fra folti cespugli: ci vogliono per? alcune ore. Mi ero proposto di fare il giro intorno a tutto il capo, ma dovetti abbandonarne l'idea, perch? dalla parte del mare le rocce cadono a picco, non lasciando sentiero possibile sulla spiaggia. La distanza da San Felice fino al punto in cui la parte interna del capo trova di nuovo il mare, presso il canale di Paola, ? di tre miglia ed eguale lunghezza ha il capo: la sua larghezza non ? certo invece pi? di un miglio.

Lasciando San Felice presi dapprima un breve sentiero, assai comodo e agevole, poi scesi per il declivio della roccia gi? al piano boscoso e giunto ai piedi del capo, potei ammirarlo in tutta la sua forma. E' una grandiosa piramide, la cui vetta, nella sua estremit?, si ripiega in alto, dal lato occidentale. Fin verso la cima ? coperto di quercie e di cespugli, fra i quali qua e l? spiccano masse rossastre di acute roccie. Le pareti s'innalzano spesso perpendicolari e sembrano sorreggere un tetto. Tutto il capo sembra un tetto spiovente; ma vi si distinguono dieci monti che portano nomi speciali. Nelle spaccature delle rocce crescono i palmizi nani. Molte palme che adornano il Pincio sono appunto cresciute sul capo Circeo.

Nella mia passeggiata ho attraversato un boschetto di mirti, lentischi ed eriche, che crescono qui arborescenti, ed ho visto alte quercie da sughero, sempre verdi e quercie tedesche. La quercia nordica, che da noi comincia assai tardi a inverdire, in questo clima ? uno degli alberi pi? precoci. Le trovai, gi? perfettamente coperte di fronde, lungo il canale della Linea Pia, mentre l'olmo ne era quasi spoglio. Il bel bosco sul capo porta il nome di Selva Piana: numerosi greggi di pecore e armenti di giovenchi vi pascolano e danno al placido paesaggio un carattere solennemente idilliaco.


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