Read Ebook: I nuovi tartufi by Guerrazzi Francesco Domenico
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Ebook has 538 lines and 33649 words, and 11 pages
SCRITTI
RACCONTO.
FIRENZE. FELICE LE MONNIER.
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Mi stese la mano,--come tutte le sere quando io lo lasciava sopra la soglia della sua casa dopo avere percorso pi? miglia lungo il lido del mare silenziosi e mesti.
Giovani entrambi, quantunque d'indole, di corpo e di voglie affatto diverse, una invincibile tristezza ci univa finch? gli dur? la vita, la quale fu breve e senza gioie: egli rassegnato, io ribellante; egli mansueto, almeno in sembianza, io iroso; egli sazio del presente, disperato del futuro, io dell'avvenire fidentissimo, e cupido d'impadronirmi del tempo; egli argomentatore per via di formule, io pieno di fantasimi; egli pauroso di darsi in bal?a delle immaginazioni, io non che inchinevole, lieto di lasciarmi trasportare dal torrente della fantasia; egli biondo e di sguardo azzurro e tranquillo, io nero e bieco: e nonostante, la tristezza comune ci tenne uniti. Cos? ai tempi del Terrore in Francia il taglio del ferro congiunse in fondo della paniera con bacio sanguinoso la testa del nobile e del plebeo, del bello e del brutto, dell'animoso e del codardo!
Mi stese la mano con la quale egli soleva stringere la mia,--pi? forte se alla stretta non aggiungeva parola;--meno forte se l'atto accompagnava con un saluto di addio, o con un desiderio di rivedermi il giorno veniente.
E quella sera strinse la mia mano pi? forte, e non proffer? parola; ed io che, sebbene roso dalla medesima malattia, sopportava gravemente vederlo per quel modo disfatto dal verme della tristezza, lo richiamai e gli dissi:
"Ascanio, stasera abbiamo una solennit? alla quale potremmo convenire,--non fosse altro per divagarci..."
"Quale?"
"L'adunanza del Mutuo Insegnamento per la distribuzione dei premii. Paionmi cose degne di vedersi quei giovanetti in virt? della istruzione chiamati a nuova vita, e la esultanza dei parenti, e la carit? pubblica..."
"Ma qui non vedo insidia; e tu, o Ascanio, diffidando sempre di tutto e di tutti, farai come colui che lasciava morirsi di fame per paura di veleno..."
Vediamo adesso gli effetti. Quali argomenti adoperarono essi nella istruzione? Intorno alla primaria, non consultati i climi, gli umori e le nature diverse, tolsero di peso sistemi praticati altrove, e li applicarono ai nostri fanciulli. Cos? Carlo Botta deplora come nelle calate dei Francesi in Italia, alloraquando concessero, per non durare, la facolt? di aggiustarci a nostro senno il freno, gl'Italiani altro non seppero che copiare la costituzione di Francia. A tanto di bassezza eravamo venuti noi altri Italiani, che famosi un giorno nelle arti di reggere i popoli, ormai non sapessimo pi? come governare noi stessi! Questi sistemi che intendono a fabbricare gli uomini come i mattoni, non credo che possano riuscire tra noi. Moti monotoni in casa, canti a saziet? ripetuti, non partecipano elasticit? al corpo, vivezza allo spirito. La obbedienza della macchina male corrisponde alla osservanza spontanea dell'ordine persuasa dall'intelletto, che insegna come la disciplina sia nervo principale di bene regolata milizia. La educazione equivale ai reggimenti politici: anche il reggimento migliore in astratto pu? trovarsi ad essere il peggiore in concreto. Ottimo ha da reputarsi quel governo che sembra pi? acconcio a condurre a salute il popolo a cui si appone: cos? talora giova la democrazia, e talora anche la potest? dittatoriale. Di quale educazione abbiamo mestiero noi altri Italiani adesso? Io te lo dir?, sia pure per fruttarmene taccia di uomo arabico o peggio: noi abbisogniamo di riuscire feroci:
giovent? feroce, Indomita, superba, e di una madre.
Intorno alla secondaria... Ma io predicava anche troppo, e me ne venne fastidio:--per? buona sera..."
"Ascanio, statti per amore di Dio, e parla: tu taci tanto, e tanto ti rimani concentrato, ch'egli ? forza che quando incominci tu faccia un po' come il mare in Olanda una volta ch'egli abbia sconquassati i dicchi."
"Che se le mie parole avessero la virt? sopra queste anime che ha la calce sopra i cadaveri,--che se non potendo preservarle dalla putredine valessi a consumarle intere,--oh io parlerei fintantoch? mi cessasse a un punto la favella e la vita! Ma ? tempo perduto..."
"Non importa; parla per me: parla come il barbiere di Mida, che seppell? i suoi discorsi dentro la fossa."
"E le canne vi crebbero sopra e propagarono il segreto a tutti i venti. Sta bene, io faveller? dunque come il barbiere del re Mida. E quando il mondo avr? saputo che il re Mida aveva gli orecchi di asino, che cosa avr? imparato?"
"Che il re Mida aveva gli orecchi di asino."
Mutui insegnamenti, guardie civiche, casse di risparmio, congressi scientifici, di effetti pessimi, non in s?, ma per la intempestivit? loro e pei modi co' quali procedono. Questi ed altri trovati dovevano comporre gli architravi, i capitelli, e le altre parti del nuovo edifizio sociale che uomini di molto senno e di miglior cuore intendevano fabbricare. Al cielo non piacque la impresa; allora gli Svelti che stavano a cavallo al fosso, avendo rubate queste invenzioni, si accostarono alla causa vincitrice, ma debole e decrepita, e le dettero ad intendere possedere il segreto del medico Polli di rinnuovare il sangue nelle vene. Dapprima venivano accolti come colui che ha veste rossa dal bufalo, ma a poco a poco il sospetto cessava, e consigli proposti accettavano, e facevano bene, perch? davvero essi erano savi.
Ma del misero stato ove noi semo Condotte dalla vita altra serena, Un sol conforto, e della morte, avemo:
Il discorso di Ascanio mi aveva intronato il cervello: gli prorompeva improvviso dal cuore, ma senza ombra di empito, e diaccio cos? come la neve di gennaio. Io in quel momento non mi sentivo bal?a per ordinarlo e confutarlo, ma non mi sentivo neppure disposto a parteciparlo; mi pareva una grandine di paradossi, una eruzione di misantropia da opprimere, s?, non gi? da persuadere. Ahim?! uguali ad Ascanio altri non pochi mi circondarono nella vita senza fede e senza speranza, e siccome erano disperati veramente, non per vana ostentazione, cos? li vidi appassire, prendere a saziet? la vita, e morire.--Io sopravvivo solo a tanti valorosi amici defunti, ma spossato,--ma rotto come colonna mutilata di un tempio in rovine;--e nonostante, quello che mi sostiene ? un filo di speranza, e dove venisse a spegnersi io mi protenderei sopra la terra, e le direi:--O madre, cuoprimi;--ed ella accoglierebbe gratamente in suo seno un figlio che ha sofferto tanto, goduto nulla;--assolutamente nulla.
Agitato nel profondo, io mi condussi solo all'adunanza; e come soglio, mi posi in disparte oscuro osservatore di quello che avveniva. Gettai uno sguardo sopra la schiera dei fanciulli quivi raccolti per ricevere i premii: e o sia che la impressione delle parole di Ascanio durasse, o fosse veramente cos?, non vidi mai sembianze pi? somiglievoli tra loro, n? tanto stupide. Il mio pensiero trascorse a quei giardini ove i mirti e gli allori appaiono tagliati a guisa di muraglie verdi per cui gli uccelli non vedendo rami verdi e arieggiati fuggono via, gli amanti aborrono coteste ombre mute, e gli altri tutti immaginano passeggiare pei corridori di un convento, non gi? pei floridi viali ove l'uomo si ricrea. La pianta-uomo italiana sembra desiderare libera le rugiade del cielo, e crescere senza impedimento aperta ai raggi del suo sole: ella non consentir? mai a sentirsi ridotta come le dozzine degli aghi dentro cartucce, marcata, numerata, e riposta per ordine dentro agli scaffali.--Ma lasciamo i fanciulli e i loro fati, ch? tale a cui le nostre miserie sono note, e le pu? riparare, provveder? che non vadano in perdizione.
Davanti una tavola lunga illuminata da copia di folgoreggianti doppieri, ornata di tappeto verde, sedevano parecchi onorandissimi e onoratissimi Messeri. Menerebbe troppo per le lunghe descriverli tutti: scerr? i principali.--Alla mia destra appariva un personaggio egregiamente nudrito, tondo e rubicondo, con occhi sporgenti e lucidi di quella tale lucentezza che osserviamo negli occhi dei bambini e dei vecchi; quando incomincia o cessa la vita; et? che si toccano per la impotenza imbecille; se non che la infanzia ha davanti a se la speranza, e la vecchiezza il sepolcro. Tutto latte e miele, costui mentre dal cavo degli occhi lasciava di ora in ora cadere gi? per le guance una stilla di umore cristallino e vago, sopra i muscoli dei labbri gli saltellava un riso dolcissimo.--Cos? nei giorni di primavera parte di cielo versa talora sopra la terra una pioggia tranquilla, e dall'altra parte il sole irradiandola converte coteste gocce in rubini, in zaffiri, in crisoliti, insomma nella moltiplice generazione delle gemme per cui tu credi che le Fate insanite rovescino sul mondo tutti i loro scrigni di gioie.--O avventurato bambolo di quaranta e pi? anni! Io non ho tinte che bastino a dipingere la tua beatitudine: tu mi parevi uno di quei putti dorati che sopra gli altari si veggono reggere candelabri, o seduti sopra nuvole formate a sembianza di enormi sfogliate. Se non fossero stati i capelli bianchi, con manifesto errore cresciuti sul tuo capo destinato a perpetua infanzia, con un paio di ale alle spalle ti avrebbero scambiato con Cupido. La provvidenza ti tenga lontana dal disinganno, o innocentissima creatura, perch? il tuo cuore si romperebbe come una tazza di porcellana da mano inesperta lasciata cadere sul pavimento. La natura ti culli, o adulto bambolo, cantandoti la nanna, e ti asperga incessantemente col liquore dei suoi pi? narcotici papaveri.
Fin qui bast? la matita del Callotta;--adesso poi ? mestiero tingere il pennello in rosso..., in quel vermiglio terribile che David diceva ferocemente stemperare alla Convenzione di Francia! E s? che David ebbe cuore aperto alle gentili ispirazioni del bello, e fu valoroso sacerdote delle Muse: non importa; in lui e in altri dovemmo contemplare a quali traviamenti precipiti la fantasia ove prenda le parti della ragione. La mente del poeta e dello artista esaltata dalle vicende politiche delira vaneggiamenti di sangue, che piange poi con dolore inestimabile, ma le lagrime delle diecine degli anni non valgono a lavare le colpe di un giorno.
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--Don Girolamo, prete di santa vita, e di dottrina insigne, stava in casa di costui a condizioni alquanto migliori dei negri adoperati in America alla coltura dello zucchero:--gli pagava una lira al giorno, con obbligo di celebrare la messa, insegnare il latino al ragazzo, accompagnare la signora, tenere i libri di amministrazione, rispondere alle lettere, comporre memorie, suppliche, contratti ec., risquotere le pigioni, badare alla villa e alle ragazze, e la domenica cos? per isvago riscontrare la cassa, rivedere i conti ai servi, e leggere la gazzetta al padrone mentre si radeva la barba...--e tutto questo ed altre cose ancora per una lira: eppure ci stava; tanto ? vero che la natura crea alcuni enti predisponendoli a patire fino alla morte.
Ora ? da sapersi che Don Girolamo da tre mesi indietro aveva ricevuto ordine di comporre cotesto discorso, ed essendovisi affaticato intorno due mesi, trenta giorni fa lo aveva consegnato al padrone, messo in pulito con rara perfezione; ma poich? il padrone ad ogni patto voleva dare ad intendere essere uno di quelli
che quando Amore spira noto, ed a quel modo Ch'ei detta dentro, vo significando;
--Oh come anche in Siberia a cavare miniere?
--Anche in Irlanda a bagnare di sudore una terra che non offre altro che sepolcri all'uomo?
--Anche nella China, ove nasci per essere dato in pasto ai cani!
--Anche... e chi sa fin dove avrei moltiplicato le interrogazioni a me stesso, se non mi veniva fatto di levare gli occhi e guardare il Presidente per vedere s'ei burlasse. Potenze dei cieli! il suo sguardo s'incontr? nel mio, e mi sentii le pupille come ferite dal bacino arroventato... pegno fraterno praticato dagl'imperatori cristiani di Costantinopoli;--il freddo lungo la spina divent? maggiore, a modo di Buoso io sbadigliava:
Pur come sonno o febbre mi assalisse,
mi prese nausea grande e languore come alloraquando sorprende il male di mare: chinai la faccia, e gittai tre boccate di acqua o quattro: n? qui rimase il parossismo, ch? un molesto tintinnio ingombravami le orecchie, e le arterie delle tempie picchiavano forte come martelli, e gli occhi vagavano per entro fiumane di sangue. Allo improvviso mi parve che le fibre e le vene del mio cervello, comunque finissime, venissero distese sopra un leuto che il Presidente presentava ridendo alla statua di bronzo di Cosimo I nella piazza del Granduca, e la statua atteggiata la destra in roncigli di bronzo strappare acerbissimamente queste mie povere fibre;--piansi di angoscia, e rilevando disperato la faccia tornai a guardare il Presidente. Egli non discorreva pi?; mangiava: aveva davanti un'oliera con olio, aceto, pepe e sale, e ghermito per le gambe un mazzo di fanciulli, attendeva a trinciarli con un coltellaccio a modo di sparagi... Oh Dio! costui ? un Polifemo in progresso; invece di mangiare uomini nudi e crudi, se li divora vestiti e conditi!--e stavo per venir meno.
"O benedetto chi gli dice: cane e figlio di cane! O se' tu, Zabulone!"
"La tua anima ? in pena?"
"Mi circondano le amarezze della morte; salvami, per amore del Dio di Abramo..."
"Fanciullo incorreggibile, perch? avventurare i tuoi nervi di seta fra questi pettini da lino?--Vieni all'aria aperta."
"O Zabulone!"--Dopo aver fatto un ampio lavacro di aria fresca per lo capo e pel seno, io sospirai: "Costui dev'essere Gog e Magog..."
"Egli ? un uomo."
"No, Zabulone; ? Belzebuth, Belfegor, e Astarot, tutti in un picchio;--lo spirito degli alti luoghi, la legione che travagliava lo indemoniato fra le sepolture."
"Egli ? un uomo? Perch? calunnii Satana? Rispetto ai vinti! Lucifero fu scellerato, ma grande ribelle: ard? muovere guerra al trono di Dio, e nella battaglia rimase fulminato; caduto sopra un mare di fuoco, quivi sta chiuso dentro la immensa sua ira; e quando rugge, dall'Etna, dal Vesuvio, dalla Ecla o dal Chirombaco prorompono fiumi di fuoco; e quando muta fianco, il mondo traballa come un ebbro, l'Oceano sparisce, e si sprofondano i regni. Ora ti par egli che un Satana consenta a diventare borsaiolo?--io che lo conosco da molto tempo, mi guarderei bene da fargli questo torto."
"Chi hai detto conoscere, Zabulone?"
"Il Diavolo e il Presidente..."
Zabulone appartiene al popolo dei Giudei:--i suoi anni sopra questa terra sono molti, ed io lo venero perch? so che ama il prossimo e teme Dio. Raccontare com'io lo conoscessi sarebbe troppo lunga storia. Corre ormai molto tempo ch'ei mi si dice amico, e mi promesse sovente stringere meco pi? ampia conoscenza nell'altro mondo; e siccome io credeva dapprima che gli Ebrei tenessero l'anima morta col corpo,--e poi perch? senza battesimo le anime non si salvano,--pensai o mi burlasse, o mi desiderasse capitar male, e volli contradire, ma per gentilezza mi tacqui. Adesso quasi comincio a sperarlo ancora io, perch? so di certo, e lo posso giurare, che Zabulone impresta sempre il suo danaro a mezzo per cento il mese senza provvisione, e qualche volta anche a meno, non mai a pi?.--E la mia speranza non suona eterodossa, perch? sappiamo come Traiano fosse salvo per le preghiere di San Gregorio Magno, e Stazio poeta per virt? di non so quale altro Santo. Ora tutta la corte celeste porr? la mano al canapo per tirare su l'Ebreo, il quale ebbe in costume di accomodare in presto il suo danaro al sei per cento l'anno.
"Per? di Satana"--soggiunse Zabulone--"troppo ci vuole a raccontare degnamente la storia: se ti basta quella del Presidente, io te la posso dire..."
"Io te ne prego, Zabulone..."
Tent? una via, e fu questa.--Condusse a fitto una casa, e studio fosse o ventura, nelle botteghe terrene io notai un oste, uno armaiolo e un caff?; al primo piano si teneva bisca, al secondo bordello; il terzo abit? il Presidente, quasi trono condegno alla sua divinit?. Quinci come il ragnatelo dal buco muoveva le fila insidiose della tela.
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