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: Istoria civile del Regno di Napoli v. 2 by Giannone Pietro - Italy History 476-1492; Naples (Kingdom) History IT Storia
ISTORIA CIVILE DEL REGNO DI NAPOLI
DI PIETRO GIANNONE
VOLUME PRIMO
STORIA CIVILE DEL REGNO DI NAPOLI
LIBRO QUARTO
So che alcuni moderni Scrittori, non contenti di quel che s? antichi e gravi Autori rapportano, hanno voluto ricercare in altri paesi l'origine di questi Popoli, ed il nome de' Longobardi non dalla lunghezza delle loro barbe, ma, come credette l'Abate della Noce, dalla lunghezza delle loro alabarde, ed altri altronde, esser derivato.
Alcuni niegano essere dalla Scandinavia usciti, ma dalla interior Germania; dicono che molto prima di quel che narrasi della loro uscita da quella penisola, de' Longobardi fecero menzione Strabone, Tacito, Tolomeo e Patercolo, come di Popoli, che nella interior Germania viveano, onde il nome loro essendo pi? antico, non dalla barba lunga, come dice Paolo Varnefrido, ma altronde uopo ? che derivi. Il nodo con molta facilit? fu sciolto dall'incomparabile Ugon Grozio; poich? questo nome non significa altro, che uomini di barba lunga, come lo riconobbero tutti i Germani, e Varnefrido istesso: ora i nomi di questa sorte, che derivano da' varj abiti ed aspetti, sogliono ora appresso un Popolo, ora presso ad un altro in varj luoghi, ed anche in varj tempi distantissimi, secondo che appare la novit? e stranezza, nascere e spandersi tra quella gente, la quale della novit? si maraviglia. Presso a' Germani, come narra Tacito, era cosa usitatissima farsi crescere i capelli e la barba, n? solevan quelli tosarsi, se non dopo sconfitta l'oste nemica; ma qualora avveniva, che un grande stuolo d'uomini compariva in altra regione con un aspetto assai nuovo e strano, certamente che presso a coloro eran denominati per quel nuovo e strano aspetto, onde eran sorpresi; e quindi non ? maraviglia, se quella novit?, ora in un luogo, ora in un altro avesse prestata occasione al nuovo nome: che fuvvi di comune tra Domizio Enobarbo, Federico Barbarossa, ed alcuni famosi Corsari di questo nome? Niente, se non che, essendo simili d'aspetto, fu anche a lor comune il nome. Ogni ragion vuole adunque, che in s? fatte cose crediamo a' vecchi Scrittori, e delle cose de' Longobardi precisamente a Paolo Varnefrido, che ancorch? nato in Italia, fu d'origine Longobardo, il quale ? l'unico, ed il proprio Scrittore de' fatti loro. Ove manca questo Scrittore, possiam ricorrere ad Erchemperto, e dopo costui agli altri Scrittori contemporanei, che non ne mancano; onde saviamente n'ammonisce Grozio, che dobbiam credere a' vecchi, quando questi nuovi Scrittori nulla ci recan di pi? credibile e di pi? certo; e tenere co' primi, che i Vandali, gli Ostrogoti e Vestrogoti, i Gepidi ed i Longobardi, tutti alla Scandinavia debbiano la loro origine.
Tolta da Alboino questa provincia a' Greci, pass? nel seguente anno 569 ad occupar Trivigi ed Oderzo; indi, lasciatosi addietro Padova, Monte Selice, Mantova e Cremona, sorprende Vicenza, Verona e Trento, e l'altre Terre di quella provincia; e secondo che queste citt? venivan in suo potere, cos? a ciascuna di esse, oltre a lasciargli un valido presidio de' Longobardi, vi creava un Duca, che la reggesse. Questi Duchi nel lor principio, a somiglianza de' Duchi di Francia, che ci descrive Paolo Emilio, non furono, che semplici Uffiziali o Governadori di citt?, e la lor durata pendea dall'arbitrio del Principe, che gli creava.
CAPITOLO I
Alboino per gli tanti e s? veloci acquisti, credendo aver gi? ridotta l'Italia sotto la sua signoria, portatosi a Verona, volle celebrarvi un solenne convito. Teneva questo Principe per moglie Rosmonda figliuola di Comundo Re de' Gepidi, al quale, in una battaglia, colla vita aveva tolta anche la Pannonia, e spinto dalla sua fiera natura, fece del teschio di Comundo fare una tazza, nella quale, in memoria di quella vittoria, solea bere: essendo dunque Alboino in questo convito divenuto allegro, avendo il teschio di Comundo pieno di vino, lo fece presentare a Rosmonda Regina, la quale dirimpetto a lui sedeva, dicendo a voce alta, che voleva in tanta allegrezza avesse ella bevuto con suo padre; la qual voce fu come una ferita nel petto della donna; onde deliberata di vendicarsi, sapendo, che Almachilde, Nobile longobardo, e giovane feroce, amava una sua damigella, tratt? con costei, che celatamente desse opera, che Almachilde in suo cambio dormisse con lei: ed essendo Almachilde, secondo l'ordine della damigella, venuto a ritrovarla in luogo oscuro, giacque, non sapendolo, con Rosmonda, la quale dopo il fatto se gli scoperse, e dissegli, ch'era in suo arbitrio, o ammazzare Alboino e godersi sempre di lei e del Regno, o esser morto dal Re, come stupratore della moglie. Consent? Almachilde di ammazzare Alboino; ma dapoi che eglino l'ebbero ucciso, veggendo, come non riusciva loro di occupare il Regno, anzi dubitando di non esser morti da' Longobardi, per l'amore che ad Alboino portavano, con tutto il tesoro regio se ne fuggirono in Ravenna a Longino, dal quale furono onorevolmente ricevuti. Ma Longino, riputando essere allora il tempo comodo a poter diventare, mediante Rosmonda ed il suo tesoro, Re de' Longobardi e di tutta Italia, confer? con lei questo suo disegno, e la persuase ad ammazzare Almachilde e pigliar lui per marito: il che da lei accettato, ordin? una coppa di vino avvelenato, e di sua mano la porse ad Almachilde, che assetato usciva del bagno, il quale come l'ebbe bevuta mezza, sentendosi commovere le viscere, ed accorgendosi di quel ch'era, sforz? Rosmonda a bere il resto; e cos? in poche ore l'uno e l'altro di loro morirono, e Longino rest? privo della speranza di diventare Re.
I Longobardi intanto, morto Alboino che regn? tre anni e sei mesi, dopo averlo amaramente pianto, raunatisi in Pavia principal sede del suo Regno, fecero Clefi loro Re; uomo quanto nobile, altrettanto di spiriti altieri, e crudele, il quale appresso Ravenna riedific? Imola stata rovinata da Narsete, occup? Rimini, e quasi infino a Roma, ogni altro luogo; ma nel corso delle sue vittorie mor? per mano d'un suo famigliare, non avendo regnato, che diciotto mesi. Fu Clefi in modo crudele, non solamente contra gli stranieri, ma eziandio contra i suoi Longobardi, che questi sbigottiti della potest? regia, punto non curarono d'eleggersi subito altro Re; ma per dieci anni continui vollero pi? tosto a' Duchi ubbidire; ciascun dei quali ritenne il governo della sua citt? e del suo Ducato con piena facolt? e dominio, non riconoscendo come prima l'autorit? Reale, o altro supremo dominio. Questo consiglio fu cagione, che i Longobardi non occuparono allora tutta l'Italia, e che Roma, Ravenna, Cremona, Mantova, Padova, Monselice, Parma, Bologna, Faenza, Forl? e Cesena, parte si difesero un tempo, parte non furon mai da loro conquistate; imperocch? il non avere Re, gli fece men pronti alla difesa; e poich? di nuovo il crearono, divennero meno ubbidienti e pi? facili alle discordie fra loro. La qual cosa, prima ritard? le loro conquiste, e da poi in ultimo fu cagione, che fossero d'Italia cacciati.
Giunto Smaragdo in Ravenna, non tard? guari a porre in opera i suoi disegni: fece egli, che Doctrulfo, uomo in guerra espertissimo, si ribellasse da' Longobardi, e passasse alla sua parte: e non molto da poi prese Brissello, ed all'imperio de' Greci lo sottopose. E mentre Smaragdo faceva questi progressi in Italia, non cessava intanto Maurizio di prender altri mezzi, per discacciar da questa provincia i Longobardi: procurava egli con ogni studio tirar alla sua parte i Franzesi, e finalmente gli venne fatto per via di denaro, d'indurre Childeberto Re di Francia a mover guerra a' Longobardi, i quali temendo allora ragionevolmente del gran danno, che per questo apparecchio e confederazione poteva lor venire di l? dell'Alpi, e considerando, che non d'altra maniera potevasi a tanti mali riparare, e resistere agli sforzi de' Franzesi e de' Romani, se non col rimettersi sotto il dominio di un solo: subito radunati, crearono di comun consentimento per loro Re Autari figliuolo di Clefi nell'anno 585.
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