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Words: 105921 in 26 pages
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: Virgilio nel Medio Evo vol. II by Comparetti Domenico - Literature Medieval History and criticism; Rome In literature; Aeneas (Legendary character) In literature; Epic poetry Latin History and criticism; Virgil Influence; Virgil Criticism and interpretatio
VIRGILIO NEL MEDIO EVO
PER
DOMENICO COMPARETTI
FIRENZE BERNARDO SEEBER Libraio-Editore 1896
FIRENZE-ROMA Tipografia Fratelli Bencini 1896
PARTE SECONDA
VIRGILIO
NELLA LEGGENDA POPOLARE
VIRGILIO
NELLA LEGGENDA POPOLARE
Ben v'ha un pi? antico periodo della poesia volgare, presso taluni popoli d'Europa, in cui questa ? esclusivamente nazionale e non si mescola ancora con elementi estranei alla nazione di cui ? propria. ? questo il periodo in cui i popoli scandinavi, germanici e celtici, nei canti epici dei padri loro, serbano ancora la memoria del loro passato anteriore alla civilizzazione romana e alla loro cristianizzazione. Ma, in quella parte che ? rappresentata nei monumenti scritti oggi superstiti, questo periodo ? d'assai breve durata. Gi? lo stesso porre in iscritto quei canti ? un fatto che rivela l'influenza di una cultura non nazionale, tanto per s? stesso quanto per la forma in cui si compie, essendo latina la lettera di quelle scritture. Ben pi? numerosa ? la classe di quelle poesie volgari medievali nella quale a quelle caratteristiche che ne fanno riconoscere la speciale origine nazionale si uniscono caratteristiche di natura pi? universale, quelle cio? che son dovute agli elementi che cementavano in un consorzio comune, civile, intellettuale e religioso pi? nazioni diverse. E per ultimo pi? ricca di ogni altra ? quella in cui gli elementi specialistici nazionali si perdono di vista, e rimangono soltanto visibili, come moventi poetici, gli elementi comuni del sentimento, della civilt? e della religione. Questa categoria, meno propriamente epica delle altre, si risolve in una moltitudine di narrazioni fantastiche in verso e in prosa, e nella lirica romantica, organo di una subbiettivit? che non ? esclusivamente locale in alcun paese. Nella poesia di queste due ultime categorie, singolarmente nella prima delle due, la grande fucina in cui ? avvenuta la fusione, la permutazione e la trasformazione dei vari elementi nazionali fra loro e con le idee universali, quelle sopratutto dovute alla religione e alla cultura, ed in cui ebbe luogo il trapasso dei testi volgari al latino e nuovamente poi dei latinizzati al volgare, fu la societ? monastica, portatrice e dominatrice dell'idea civile e religiosa, ossia degli elementi assimilatori.
In tutta quest'opera di fusione e, dicasi pure, di confusione, la fantasia ebbe una parte enorme, godendo di una libert? smodata che risultava da una condizione eccezionale dello spirito. Ben si vede che le menti del medio evo hanno abitudini e procedimenti diversi da quelle di epoche pi? normali, e la prevalenza in quell'et? dell'allegoria nelle pi? serie e profonde funzioni intellettuali gi? mostra chiaro come il ravvicinamento di idee disparate dovesse divenir familiare, come si stesse lontani dall'investigar per diritta via la reale natura delle cose e dal rappresentarsele giustamente, e come quindi la fantasia, sempre prona a sconfinare, non potesse trovare nell'azione del pensiero quelle remore e quei correttivi che trova in epoche avvezze universalmente alla critica. Fatto ? che se per alcune fasi della produzione fantastica medievale trovasi un movente razionale che le spiega e le nobilita, ve n'ha una pi? estrema nella quale essa apparisce come cosa di ragion patologica e che mal si spiegherebbe se non si conoscessero le leggi di certi naturali tralignamenti. Chi ben consideri le diverse nature della poesia antica e della medievale, trover? facilmente che il fantasticare vuoto e il sentimentalismo convenzionale con cui finisce questa ha, in ultima analisi, la stessa ragione che ha la retorica e la declamazione in cui si spegne l'altra.
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