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Words: 21928 in 3 pages
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BIBLIOTECA POPOLARE CONTEMPORANEA
MATILDE SERAO
SOGNANDO
PROPRIET? LETTERARIA
Reale Tipografia dell'Edit. Cav. N. GIANNOTTA
Premiato Stabilimento a vapore con macchine celeri tedesche
CATANIA - Via Sisto 58-60-62-62 bis - - CATANIA
SOGNANDO
No, giammai la vita inspir? in noi tante inquietitudini, tanti sospetti, tanti timori: giammai noi fummo tanto oppressi dal peso dell'esistenza, e giammai lo trovammo cos? affannoso, cos? duro, cos? minacciante. La funzione del vivere, pensando, sentendo, agendo, ci sembra un continuo problema da risolvere, e l'aver compiuto altre ventiquattr'ore del nostro viaggio, ogni sera, ci d? quasi un senso di sollievo, mentre l'aprir gli occhi alla luce, ogni mattina, ci d? un senso di smarrimento, come se ci misurassimo impotenti a trascorrere la nuova giornata. Ogni passo che noi facciamo, ci sembra arrischiato: ogni fermata ci sembra mortale. Ogni nostro movimento ? da noi troppo discusso, troppo vagliato, e noi andiamo egualmente dalla inerzia al pentimento, dall'azione al pentimento. Quanto migliaja di generazioni d'uomini trovarono facile e piano, a traverso il tempo, lo spazio, a traverso tutte le pi? varie condizioni, appare a noi irto di ostacoli, talvolta insormontabili: le pi? semplici azioni che esseri fatti di sangue e di nervi come noi compirono spensieratamente, sempre, per secoli e secoli, sembrano a noi talmente difficili da lasciarci scoraggiati. La scelta di una carriera, l'abbandono del cuore a un amore, un grande viaggio, una novella intrapresa, un matrimonio, un subitaneo cangiamento di cose, d'idee, di consuetudini, c'immergono nelle pi? amare dubbiezze, ci tolgono ogni equilibrio, spesso ci riducono alla ignavia morale, facendoci rinunziare a risolvere i problemi pi? incalzanti dell'esistenza. Chi ? pi? spensierato, oramai? Mentre tutte le invenzioni della scienza, tutte le leggi della politica, tutte le manifestazioni dell'arte sono dirette ad appianare le difficolt? dell'esistenza, ogni giorno di pi? quest'esistenza pare un orribile nodo gordiano che ? impossibile di sciogliere e che niuno ? tanto audace da tagliare. Noi non vediamo innanzi a noi che erte montagne da ascendere, mentre deboli sono i nostri polmoni e fiacche sono le nostre gambe: non vediamo che deserte pianure da valicare, sotto il sole cocente, pianure senz'acqua e senza oasi, mentre gi? le nostre fauci son disseccate: noi non vediamo che un mare in tempesta da traversare, mentre gi? pende in brandelli la vela della nostra nave senza timone. Ma che ci ? accaduto, dunque? Com'? che abbiamo dimenticato la scienza della vita? Come va che l'arte del vivere non ? pi? nota? Chi ci ha tolto questa scienza e quest'arte? Chi diminu? e sperper? le nostre forze? Chi ha spezzato in noi la molla della nostra energia? Quale mano ha strappato a noi il velo che ci nascondeva la verit? e ci ha resi timidi, trepidanti, quasi vili? Chi, chi ha ingrandito, innanzi a noi, la possanza della vita e ha ammiserito la nostra possanza?
? la fredda ragione che tanto fece. ? la voce della ragione quella che vi parla, troppo spesso e forse unicamente, all'orecchio, e che vi dice, gelidamente, quanto voi siate impari all'avversario, nella lunga milizia che ? l'esistenza. La fredda ragione v'invita a guardare in voi stessi, a misurarvi, a pesarvi, a calcolarvi; e voi sentite tutta la penuria del vostro vigore, le inevitabili eredit? di debolezza che sono nella specie, le miserie del sangue e delle fibre, le limitazioni implacabili che mette la natura e che mette Iddio, le cadute fatali della volont? innanzi agli istinti che non si domano, le strettoie dove l'uomo si agita, e che la ragione, la fredda ragione, vi descrive, come la catena del galeotto che si porta sino alla morte. Parla al vostro orecchio la fredda ragione e vi mostra lo spettacolo della vita senza velo, senza aureola, nella sua nuda verit?; e voi vedete che siano le vane promesse della giovent?, i fallaci giuramenti della passione, le lusinghe ingannatrici dei trionfi umani, le brevi ed egoistiche gioje dell'et? virile, i tornanti amari ricordi della maturit? e le tristissime decadenze della vecchiaja. Ah essa parla, parla tanto, parla troppo, la ragione, e vi mostra, s?, la via della virt?, ma ve ne dichiara anche tutte le spine pungenti, tutte le asprezze dolorose, tutte le privazioni inenarrabili, e, questa via lunga, ve la fa vedere senza poesia, senz'attrazione, senza fascino, attossicante alla bocca e al cuore come l'assenzio, senza altre consolazioni, senza estremi compensi. S?, ? vero, la ragione vi assegna, rigorosamente, quello che ? il vostro dovere: ma questo dovere ve lo infligge in tutta la sua austerit?, in tutta la sua crudelt?, in tutta la sua amarezza; ma quello che v'impone di fare, la ragione, cio? il vostro dovere, essa ve lo mostra cos? brutto, cos? disadorno, cos? disgustoso, che l'uomo si copre il volto con le mani, per non vedere: e la mortale fiacchezza lo colpisce e lo atterra. Tutto il congegno sociale, cos? bizzarro, cos? stravagante, cos? imperfetto, ma che non si potrebbe mutare, forse, che in peggio, la ragione ve lo smonta, innanzi, nelle sue ruote, e voi ne osservate tutti i traviamenti fatali, tutte le ingiustizie necessarie, tutte le infamie inevitabili e voi provate l'orrore mortale dell'uomo dinanzi ad una macchina mostruosa che lo deve schiacciare. Questo fa, la ragione. ? il suo c?mpito. Essa deve dirvi la verit?; e non importa che questa verit? sia il vostro dolore e la vostra morte.
In un limpido raggio di luna che penetra nella foresta, sotto i grandi alberi dove si ? addormentato il canto degli uccelli, mentre mille insetti notturni frusciano dolcemente, sovra un prato di erbe e di fiori, dorme Titania la bionda, regina delle fate. Bianca, tenue, quasi vaporosa, nella sua veste che pare di argento, velati i begli occhi azzurri da le sottili palpebre, Titania la bionda giace, sui fiori, tutta molle del chiaror lunare che pare tessa una trama scintillante intorno al candido viso e alla leggiadra persona. La foresta manda sospiri e profumi; poco lontano ? Atene. Oberon, marito di Titania, marito tenero e dispettoso, malcontento che Titania si sia rifiutata a un suo lieve capriccio, decide di infliggerle una singolare punizione. Egli distilla sugli occhi di Titania dormiente un succo possente, un magico filtro: per esso, risvegliandosi, Titania amer? follemente il primo essere che incontreranno i suoi occhi, quale che sia questo essere, bello o brutto, elegante o triviale, intelligente o stupido: per questo filtro mirabile, la prima persona che apparir? a Titania la bionda, le sembrer? dotata di una bellezza sovrumana, e ogni suo atto, il pi? volgare, ogni sua parola, la pi? semplice, saranno per Titania una musica soave, un gesto incantevole. Titania la bionda si risveglia, come trasognata: e innanzi ai suoi occhi appare Bottom, un tessitore, un grosso bestione, che si ? smarrito nella foresta, dove, coi compagni, artieri ateniesi, veniva a concertare una commedia, visto che questa povera gente, oltre a tirar la spola, a menar la pialla e a battere il ferro sull'incudine, si industriava anche a recitare, per guadagnar qualche soldo, sopra un teatrino di tavole. Bottom, fra costoro, ? il pi? goffo: brutto, stupido, con grosse orecchie asinine, egli resta anche pi? imbecillito di fronte a Titania la bionda, la esile e lieve regina delle fate, innamorata di lui. La mal?a di Oberon agisce, e la creatura che danza la notte sui prati, fra il coro delle sue ninfe, la creatura che beve la rugiada nel calice di un fiore, abbraccia il grosso bestione, rivolgendogli le pi? appassionate parole, e gli carezza le orecchie asinine amorosamente. Bottom ? stato trasformato dal filtro miracoloso: tutto quello che gli manca, il filtro glielo d?: la sua goffaggine, il suo cretinismo, la sua bruttezza, colorite dagli occhi di Titania in cui il filtro agisce, prendono la parvenza della grazia, della bellezza, della seduzione; e tutta la foresta con i suoi fiori, i suoi profumi, le sue musiche arcane, s'inchina a colui che divenne il signore della sua regina: e le ninfe e i folletti e Titania istessa, trasvolante nel bosco come un'ombra leggiera, s'inchinano a colui che l'incanto fece bello come un dio!
Quale uomo potrebbe continuare a vivere, se la sua immaginazione non rifacesse intorno a s? la vita? Quale donna consentirebbe a vivere, se la sua immaginazione non le nascondesse le laidezze ond'? cosparsa la esistenza e non le infondesse il coraggio di esistere? Sublime potere della fantasia! Per essa, il povero lavoratore che passer? i suoi anni fra la fatica e gli stenti, lasciando di travagliare solo per morire, si creer? del suo lavoro e delle sue privazioni un dovere colorito di tutte le lusinghe di un nobile sacrificio; per essa, il povero impiegato che trascina la sua vita fra aride e mal compensate umili funzioni, vedr? il suo lungo cammino trasformato dal sogno in pace famigliare, coi figli benedicenti alla bont? segreta e costante del padre; per essa, la povera donna mal maritata, sofferente sotto un giogo che la ragione le mostrerebbe assurdo, ma che la fantasia le trasforma in un poetico dovere di onest? e di fedelt?, potr? compiere il suo triste viaggio senza errare, col cuore solitario, ma racconsolato; per essa l'uomo, che sent? mancare in s? e attorno a s? le forze e le occasioni che lo dovevano condurre a una meta agognata, sentir? meno velenose, meno pesanti le delusioni di chi sbagli? la sua strada; per essa la fanciulla che am? invano, che non fu amata, che vede tolta a s? la miglior parte della vita muliebre, cio? l'amore, cerca altri moti pi? altruistici e pi? caritatevoli, di espandere l'ardore non corrisposto del suo cuore; per essa, pel prodigioso potere della fantasia, tutte le esistenze misere, senza conforti materiali, senza conforti morali, -- sono innumerevoli, ahim?, queste esistenze, -- sopportano quietamente la loro desolazione e quasi ne traggono origine di serenit? e di felicit?. Sui nostri chiusi occhi, nel sonno, Oberon gitta la sua arcana mal?a; e l'anima nostra, trasportata dall'azione bizzarra del filtro, non si cura della congerie di tristezze disseminate lungo il corso degli anni, e trova in s? la energia della lotta e della vittoria. Senza fantasia, chi potrebbe amare la vita dove ? l'immondo contatto degli sciocchi e dei perversi, dove s'agitano le passioni pi? odiose e pi? nauseanti, dove la mancanza di fede, il tradimento, l'abbandono colpiscono le anime pi? degne, dove sono tutte le caducit? e tutti gli errori? Chi, senza fantasia, potrebbe subire l'insulto dei potenti, l'indifferenza della folla, la ingratitudine degli amici? Chi, senza fantasia, potrebbe veder morire in s? ogni speranza e fuori di s? ogni desiderio? Chi, senza fantasia, potrebbe patire, sacrificarsi, vivere di abnegazione e di abnegazione morire?
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